Vino faentino nei calici di Giappone e Usa

L’azienda agricola La Sabbiona produce 50mila bottiglie all’anno a Oriolo: il 30 percento va all’estero.

Operaio

Ci sono molti modi di produrre vino. Alessandra Ravagli ha scelto quello che passa dalla tradizione e dalla vendita a chilometro zero. La sua azienda agricola vende soprattutto al mercato contadino di Campagna Amica di Coldiretti e i suoi campi consistono in quattro ettari di vitigni che Ravagli coltiva dal 2010, un lavoro tramandato dal padre al quale paga un contratto di affitto per i terreni. «Prima ero impiegata nella ristorazione, poi ho scelto questa attività che dà soddisfazione ma costa anche molti sacrifici». I suoi terreni si trovano a Ragone e producono una decina di tipi di vino, puntando sui vitigni autoctoni e sui bianchi aromatici che «per fortuna vanno molto di moda ultimamente».

Quella di Alessandra Ravagli è un’azienda «a conduzione familiare, molto piccola» ma non per questo è meno dispendiosa. I costi burocratici sono «gli stessi, a prescindere dagli ettari di cui si dispone». Raccoglie cento quintali ad ettaro: una parte la conferisce alla cantina sociale, l’altra la vinifica. «In questo modo riesco a tenere alta la qualità del vino, che vendo direttamente, e a selezionare le uve». Un lavoro fatto a mano che conta molto sul passaparola: «Ciò che è importante, con questa filosofia, è trovare il ristoratore che abbia voglia di spendere parole sul tuo vino, magari con la stessa passione che ci metti tu quando glielo vendi».

A Ragone i vigneti coltivati
da Alessandra Ravagli: «La sfida
di quest’anno è preservare
la qualità nonostante l’acidità del prodotto»

La vendemmia 2017 non è andata male: «Ho già pigiato tutto, ho quasi finito, e devo dire che a differenza di altri che si lamentano per la quantità io non ho riscontrato grosse differenze. Le gelate invernali hanno toccato qualche varietà, non ho avuto grandine e sono riuscita ad irrigare durante il periodo più siccitoso». Il problema quest’anno forse sarà tenere sotto controllo la qualità del vino – «L’uva ha molta acidità» – sperando di arrivare ai picchi degli ultimi due anni quando Ravagli ritiene di aver fatto un ottimo lavoro: «Tutto quello che so l’ho imparato da mio padre, poi negli ultimi anni ho acquisito una certa esperienza. Ogni anno provo a migliorarmi e devo dire che le annate 2015 e 2016 sono state quelle che mi hanno soddisfatto di più».

Una storia molto diversa è quella dell’azienda agricola La Sabbiona, a Oriolo dei Fichi, nel Faentino. Dal 1970 la famiglia Altini è attiva nella produzione di vino e oggi ha 28 ettari di terreno, di cui 17 a vigneto. La Sabbiona è anche agriturismo e nella parte restante dei campi crescono cereali, frutta e ulivi.

«Mio padre inizialmente vendeva vino sfuso – spiega Mauro Altini – poi dal 1998 abbiamo aumentato la quantità. Oggi abbiamo una produzione artigianale che ci permette di produrre circa 50mila bottiglie all’anno». Di queste, il 30 percento finisce all’estero, con il mercato giapponese e quello statunitense su tutti. «Sono mercati che danno molta soddisfazione, loro sono interessati ai nostri vini più tipici e valorizzano l’impegno dei viticoltori». In totale sono 14 le tipologie di vino che La Sabbiona manda nelle cantine. Viene vinificata il 70 percento circa dell’uva e il resto viene venduto. Come nel caso di Ravagli, il fatto di non mettere in bottiglia tutto il prodotto raccolto permette di selezionarlo e creare vini di maggiore qualità. Quest’anno anche La Sabbiona ha anticipato rispetto agli scorsi anni la raccolta dell’uva e conferma una diminuzione della resa: «Circa il trenta percento in meno, dovuto in parte alle gelate e in parte al clima dell’estate. Abbiamo però giocato d’anticipo e la qualità si è salvata. I risultati ci sembrano ottimi».

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