Vendemmia 2017, produzione in calo. Coldiretti: «In collina il 35 percento in meno»

Prezzi in aumento nel listino della Camera di Commercio. In provincia sette aziende agricole su dieci coltivano uva. La burocrazia schiaccia gli investimenti: 70 pratiche per una bottiglia

Vendemmia

Se tutto andrà come previsto, la vendemmia del 2017 porterà ad avere meno vino ma di qualità migliore. «Se le leggi del mercato sono valide, dovrebbe essere una buona notizia», è l’auspicio di Massimiliano Pederzoli, presidente della Coldiretti di Ravenna. Tradotto in due frasi: la qualità si paga, soprattutto se la materia prima scarseggia.

La fotografia della provincia
Con 16mila ettari utilizzati, Ravenna è la prima in regione per superficie vitata: il 25 percento è destinato alla produzione di vini di origine controllata. Non è tutto: la provincia ravennate è anche una delle più produttive in Italia, con la resa per ettaro che nel 2015 ha toccato i 270 quintali. Forse per questo il calo del 30 percento – «Ma in collina si arriva anche al 35», dice Pederzoli – stimato per quest’anno potrebbe fare meno male nella nostra provincia. «Le produzioni viticole conferite sino ad oggi dai nostri soci – dichiara il presidente della cooperativa Cesac di Conselice, Stefano Andraghetti – mostrano un ottimo livello qualitativo mentre dal punto di vista quantitativo risultano leggermente inferiori rispetto al raccolto del 2016». Lo scorso anno in provincia sono stati raccolti oltre 3,9 milioni di quintali di uva da vino. Un terzo dell’intera regione. Il 70 percento delle aziende agricole produce uva. Si tratta quindi di una coltivazione fondamentale. L’estensione media dei vigneti ravennati è superiore ai tremila ettari. Si coltiva, al 77 percento, bacca bianca: è il dato più alto in tutta la Regione. La maggior parte dei vigneti produce Trebbiano (10.700 ettari), seguito dal Sangiovese (1.800), Merlot (470), Longanesi (440) e Albana (412).

116mila
Gli ettari a vite in provincia
Primo posto in regione

I problemi dei viticoltori
Le dolenti note riguardano una certa riduzione della superficie coltivata negli ultimi dieci anni: duemila ettari sono stati persi. Non solo, c’è una problematica che riguarda la vetustà degli impianti: l’età media è di circa trent’anni. A non aiutare i coltivatori ad investire c’è anche il discorso della burocrazia. Secondo un’indagine Coldiretti per arrivare a produrre una bottiglia di vino ci vogliono 70 pratiche burocratiche, «una situazione «insostenibile». Così a volte di fronte alla prospettiva di un investimento, la paura di dover perdere tempo tra bolli e scartoffie frena i coltivatori. Coldiretti ha proposto lo scorso anno una serie di norme che sono confluite nel testo unico approvato all’inizio dell’anno. Le pratiche burocratiche si sono snellite e la situazione  è migliorata leggermente ma Pederzoli parla solo di «qualche timido passo avanti», che pare una frase volta a vedere il bicchiere mezzo pieno. La vendemmia intanto è stata anticipata di qualche settimana e quasi tutti i viticoltori sono ormai alla fine della raccolta. «La siccità e alcune gelate hanno influenzato molto la stagione», spiega Pederzoli. Le gelate, nello specifico, sono state quelle primaverili, arrivate nelle notti di una primavera più calda della media che aveva fatto germogliare i vigneti per poi metterli in ginocchio con le brinate notturne.

3,9 milioni
I quintali prodotti nel 2016
Un terzo dell’Emilia-Romagna

La dinamica dei prezzi
Resta da capire come influirà una produzione di questo tipo sui costi delle bottiglie. Per farsi un’idea della dinamica dei prezzi si può dare un’occhiata al listino della Camera di Commercio: una borsa che divide in tre piazze (Faenza, Ravenna e Lugo) la provincia. A Ravenna, cento chili di Trebbiano di Romagna vanno da 46 a 55 euro. Lo scorso anno – nello stesso periodo –  la forbice era più stretta, da 45 a 50. A Faenza e Lugo le quotazioni sono espresse con una diversa unità di misura. La quotazione, di un bianco comune su Faenza va da 0,45 a 0,72 euro al litro. Lo scorso anno era molto più bassa: da 0,29 a 0,38. Stesso discorso per il Sangiovese: si va da 0,78 a 0,86 euro al litro. Nel 2016 i prezzi oscillavano tra i 0,46 e 0,52 euro. Sulla piazza di Lugo i rossi e i rosati si scambiano ad almeno 0,62 euro al litro contro lo 0,33 dello scorso anno.  «In queste prime settimane – dice ancora Andraghetti – il mercato dei mosti ha evidenziato un sensibile incremento delle quotazioni influenzato dalle previsioni di vendemmia, che indicano una diffusa contrazione produttiva non soltanto in Italia, ma in tutta Europa. I corretti parametri chimico-fisici delle prime quantità di uve collocate nelle vasche di fermentazione lasciano presupporre che la produzione vinicola di quest’anno presenterà un buon livello qualitativo, secondo il miglior standard romagnolo». A ben vedere, le previsioni di Pederzoli potrebbero essere rispettate e se il trend sarà confermato avremo una di quelle annate dal vino pregiato, e si potrà fare un figurone quando ci si presenterà a casa di amici con un “Sangiovese 2017”.

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