Secondo Fipe il giro d’affari di queste manifestazioni in provincia è di 37 milioni di euro. La lista civica: «Concorrenza sleale favorita dal Comune»
«Sono oramai diversi anni che sollecitiamo le amministrazioni comunali della provincia, al fine di contrastare questa illegalità diffusa, a disciplinare con regole certe e quindi con un regolamento un comparto economico attualmente senza regole, così come previsto dalla legge regionale, approvata nel 2013 che prevede la definizione di un regolamento e di calendario annuale delle sagre, in maniera che restino solo quelle ‘vere’ e senza fini di lucro». Confcommercio si scaglia in particolare contro le sagre che promuovono prodotti che non hanno legami con il territorio.
Il tema è affrontato anche dalla Pigna che, con Veronica Verlicchi, chiede che le sagre paesane siano fatte con «prodotti tipici locali e con il coinvolgimento dei ristoratori». In particolare la consigliera sottolinea – così come Confcommercio – la differenza di trattamento per quanto riguarda imposte e gli adempimenti burocratici. «La concorrenza sleale é favorita anche dall’incapacità dell’amministrazione a guida Pd di redigere un calendario di eventi che favorisca le attività economiche, e di conseguenza il turismo, invece di penalizzarle». Inoltre «la stessa amministrazione elargisce, peraltro senza pretendere alcuna rendicontazione, contributi comunali alle pro loco, ai comitati cittadini, a parrocchie ed addirittura ad imprese che organizzano eventi enogastronomici che promuovono e valorizzazione prodotti di altre regioni o nazioni». La Pigna sottolinea anche che molto spesso delle società private collaborano con le pro loco per queste feste ma non i ristoratori.