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Manzoli (Ravenna in Comune): «L’inceneritore sulla Romea sarà spento a fine giugno?»

Veduta aerea della discarica di via Romea Nord a Ravenna e inceneritore

Il consigliere comunale di opposizione interviene sul futuro dell’impianto di smaltimento attivo dal 1999 e il più vecchio dell’Emilia-Romagna: doveva essere chiuso a fine 2018 secondo i piani della Regione ma è stata necessaria una proroga di altri sei mesi

«A fine giugno 2019 l’inceneritore di Ravenna verrà realmente spento?».
Se lo chiede Massimo Manzoli, consigliere comunale per la lista Ravenna in Comune, a proposito dell’impianto in via Romea che secondo il piano regionale dei rifiuti del 2016 doveva essere chiuso a fine 2018 e invece è stata necessaria una proroga perché lo scenario reale in Emilia-Romagna si è rivelato diverso da quello pianificato sulle carte. Secondo Manzoli la proroga arriverà a scadenza alla fine di giugno, cioè fra due mesi. «Si riuscirà per una volta – chiede ancora il consigliere di opposizione – a mettere davanti a ogni scelta l’interesse pubblico e la salute dei cittadini invece di utilizzare politiche di mercato che mettono in primo piano gli interessi di Hera?».

Qualche giorno fa è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato sulla discarica Tre Monti di Imola che ha respinto il ricorso di Regione, Conami e Herambiente contro la sentenza del Tar che a gennaio del 2018 aveva bocciato l’ampliamento volumetrico in sopraelevazione (ne parliamo in un nostro editoriale, ndr).

La discarica imolese è chiusa da quando arrivò la sentenza del Tar: «Da allora – ricorda Manzoli – è ancora attiva una soluzione emergenziale portando parte dei rifiuti (quelli prodotti nei comuni ravennati di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese e Riolo Terme) all’inceneritore di Forlì, mentre quelli del circondario imolese nel termovalorizzatore di Granarolo».
Nella discarica imolese secondo i dati Hera ogni giorno venivano conferite 900 tonnellate di rifiuti, con picchi mensili di 15mila tonnellate al mese e una media annuale di 160mila tonnelate.

A giugno del 2018 avevamo chiesto al sindaco Michele de Pascale di fare il punto della situazione sulle prospettive dell’inceneritore a sei mesi dalla data teorica di spegnimento.
E il primo cittadino così rispose: «L’intenzione della Regione sarebbe di interrompere il conferimento di Rsu ma di proseguire con lo smaltimento dei rifiuti speciali che non fanno parte del servizio pubblico ma sono a libero mercato. Per noi questo non è accettabile. Nel momento in cui si valuta che l’impianto è vetusto e quindi è meglio se non riceve più Rsu allora deve essere spento completamente (posizione già espressa dal suo predecessore Matteucci e che richiederà una trattativa con la Regione, ndr).

Non è sindrome Nimby, è solo ragionare in termini di pianificazione pubblica dove ognuno fa la sua parte e a Ravenna rimarrebbe comunque una discarica».