Su una superficie di 6,5 ettari sarà realizzato un invaso capace di contenere 143mila mc di acqua per evitare il ripetersi di problemi di emergenza idraulica accaduti negli ultimi anni. È prevista anche un’azione di rinaturalizzazione
Il Consorzio ha a disposizione 3,375 milioni di euro di finanziamenti pubblici (2,8 dalla Regione e il resto dalla legge per il contrasto alla subsidenza) per il primo stralcio di un’opera di oltre quattro milioni.
In sintesi il progetto del Consorzio prevede la realizzazione di un volume d’invaso della capacità di 143.000 metri cubi su una superficie di 6,5 ettari, alle spalle della vasca di accumulo della centrale di pompaggio irrigua Santerno-Senio 3, in località Savoie di Castel Bolognese. L’altezza utile dell’invaso è di 3,2 metri. Sono inoltre previsti: il risezionamento dello scolo Rivalone, affluente del Canale dei Mulini, la realizzazione di un manufatto di regolazione, di uno sfioratore in destra idraulica del Rivalone, di uno scarico di fondo della cassa nello scolo Prati di Solarolo, di un manufatto sottopassante il Rivalone per il collegamento allo stesso scolo Prati e di un nuovo tracciato di quest’ultimo.
In pratica, il regolatore lungo il Canale dei Mulini serve a limitare la portata fluente a valle nel valore, calcolato di sicurezza, di 4 metri cubi al secondo. Le portate in eccesso rispetto a tale valore che si possono generare in occasione di eventi di pioggia vengono così dirottate lungo il Rivalone, appositamente risezionato, per poi essere immesse tramite lo sfioratore nell’invaso. A emergenza cessata, l’acqua invasata viene restituita al reticolo di bonifica tramite lo scarico a gravità nello scolo Prati di Solarolo.
Il Canale dei Mulini è un’opera idraulica artificiale. All’originaria preminente funzione di vettore d’acqua utilizzata per generare energia motrice a servizio dei mulini è subentrata, nel corso del tempo, una funzione di adduzione dell’acqua distribuita a uso irriguo, nonché di scolo delle acque di pioggia. In particolare, quest’ultima funzione ha fatto emergere già da alcuni anni criticità legate alle trasformazioni territoriali avvenute nel dopo guerra del secolo scorso.
La soluzione di un ridimensionamento del canale lungo i quasi 40 km dall’origine alla foce non è praticabile per evidenti ragioni tecnico-economiche. Pertanto, l’unica infrastruttura che concretamente può attenuare il grado di rischio idraulico nella zona interessata è la cassa d’espansione, vale a dire un invaso capace di contenere le portate in eccesso affluenti al canale e di restituirle al reticolo di bonifica a emergenza cessata.
Non c’è dubbio che il Canale dei Mulini di Castel Bolognese, Lugo e Fusignano sia una delle opere che più impreziosiscono il territorio della bassa pianura ravennate. Basti pensare ai numerosi manufatti e fabbricati di interesse storico che si incontrano lungo il tracciato del canale, dalla diga leonardesca nel torrente Senio all’origine, al Molino Scodellino recentemente oggetto di un’importante attività di valorizzazione, fino ai cosiddetti chiaviconi della Canalina in corrispondenza di quella che era l’antica foce in Reno. Non sono di minore interesse gli elementi naturalistici quali, ad esempio, l’area di riequilibrio ecologico del podere Gagliardi a monte di Lugo e la zona protetta nel tratto terminale, ora privo di funzione idraulica, compreso tra il Canale di bonifica in destra di Reno e il fiume Reno in Comune di Alfonsine.