A più di un mese dall’emergenza alluvione che ha piegato la Romagna, la zona collinare sta ancora facendo i conti con le conseguenze degli smottamenti che ne hanno modificato irreversibilmente la morfologia.
A Casola Valsenio, dove una frana ha tagliato a metà la valle isolando per decine di giorni il piccolo comune di 2.600 abitanti, si lavora alacremente per ripristinare la viabilità.
Nicola Grementieri, agricoltore e referente di Coldiretti per l’alta collina faentina, nei giorni cruciali dell’emergenza ha ospitato 27 sfollati e i soccorsi nel suo agriturismo Ca’ Nova.
Qual è la situazione attuale a Casola?
«Ci sono aziende agricole che ancora non hanno la possibilità di accedere ai poderi, in tanti casi non riusciamo a raggiungere i terreni per lo sfalcio della medica e del foraggio e la trebbiatura. Come Coldiretti abbiamo fatto il censimento di tutte le aziende per valutarne l’autosufficienza aziendale da qui a un anno, sulla base di quello che hanno stoccato a oggi e di quello che riusciranno a raccogliere nelle prossime settimane. È di estrema importanza ripristinare la viabilità per riuscire a raccogliere più prodotto possibile».
Ci sono ancora difficoltà negli spostamenti quindi?
«Casola ha ancora strade rurali inaccessibili, mente le strade comunali iniziano adesso a riaprire alla normale viabilità. Oggi le forze in campo con gli escavatori sono pompieri, esercito, aziende agricole che hanno dato la disponibilità dei propri mezzi al Comune e anche ditte private che stanno operando insieme a loro. È di estrema importanza che i soccorsi rimangano almeno fino a fine luglio».
Nel settore agricolo quali sono le coltivazioni più colpite? Penso in particolare ai castagneti, una particolarità della zona…
«Abbiamo centinaia di ettari di castagneto tra Brisighella e Casola in cui il terreno è scivolato a valle o a cui non è possibile arrivare. È fondamentale ripristinare l’accesso entro il mese di settembre, perché la stragrande maggioranza delle aziende agricole di questo territorio ha la sua entrata principale nell’allevamento, nella selvicoltura e nella castanicoltura. Per quanto riguarda l’allevamento c’è stata una campagna di solidarietà incredibile da parte di agricoltori e allevatori dell’Emilia, di Ferrara e del Nord Italia nella donazione foraggio. Inoltre, come Coldiretti abbiamo aperto un conto corrente per raccogliere».
Esistono polizze assicurative per far fronte alle perdite e ai danni subiti?
«No. Bisogna che arrivino il prima possibile dei fondi per sopperire ai danni delle aziende agricole. È di estrema importanza che siano indennizzate al cento percento per consentire loro di rimanere sul territorio. Se perdiamo allevatori, agricoltori, castanicoltori, perdiamo un presidio del territorio irrecuperabile in futuro».
Per quanto riguarda il settore della ristorazione e del turismo, invece?
«Abbiamo avuto tantissime disdette, i danni sono stati importanti. Ad oggi il turismo sta ripartendo, anche grazie agli stranieri, ma rimaniamo in grande difficoltà con la fruizione del territorio da parte di chi gira a piedi, in bici e a cavallo. Siamo comunque in grado di offrire tutti i servizi necessari per passare un soggiorno di benessere e tranquillità. Ai turisti dico: date una mano alla collina faentina e prenotate».
Cosa ne pensa della nomina del generale Figliuolo come commissario?
«È una persona di alto profilo e di grande esperienza, ma è necessario che stia sul territorio. Deve trasferirsi in prefettura a Ravenna ed essere presente durante la ricostruzione per confrontarsi con i sindaci e i portatori di interesse come le aziende agricole».