«Su 293 imprese che hanno avuto danni per 35,6 milioni di euro (senza contare i mancati fatturati) a oggi solo 4 (l’1,3 percento) hanno ricevuto risorse dallo Stato (per 6,1 milioni) con pratiche semplici e rapide in quanto esportatrici.
Sono in estrema sintesi i dati delle aziende associate di Cna Ravenna, forniti nel corso di un momento di confronto ospitato dall’associazione a un anno dall’alluvione della Romagna, in cui la vicepresidente di Cna Ravenna e Cna Nazionale, Marianna Panebarco, ha sottolineato come la struttura commissariale si sia rivelata «una struttura lenta e inadatta a gestire una ricostruzione così complessa come quella alluvionale attraverso pratiche complicate e piene di limiti che hanno reso più lungo e difficile – a volte quasi impossibile – ottenere i ristori e procedere con la ricostruzione».
Luca Coffari, responsabile del dipartimento Politiche economiche, sindacali e sociali di Cna Ravenna, ha presentato attraverso dati e statistiche, lo stato dell’arte: «I numeri di Cna Ravenna fotografano una situazione desolante sul fronte dei ristori alle imprese: 293 imprese associate hanno avuto danni per 35,6 milioni ai quali si aggiungono i mancati fatturati; di queste ad oggi solo 4 hanno ricevuto risorse dallo Stato per 6,1 milioni con pratiche semplici e rapide in quanto esportatrici, che in due tranche hanno visto riconoscere anche giustamente i mancati fatturati; cosa preclusa a tutte le altre aziende colpite».
«L’entità dei danni delle imprese è variabile – continua Coffari -, si va da 1.042 euro a 10 milioni, il 42% ha avuto danni inferiori ai 10mila euro; il 29% tra 10 e 50mila euro; l’11% tra 50 e 100mila euro; il 16% con danni sopra ai 100mila mentre il 2% ha avuto danni sopra ad 1 milione di euro».
Cna Ravenna ha poi voluto monitorare l’andamento della presentazione delle pratiche sulla piattaforma Sfinge, da parte di tutte le imprese (anche quelle non associate) scegliendo come territorio campione l’area della Romagna Faentina. Il 29 febbraio, in tutto il faentino avevano presentato domanda solo 12 imprese su 850 potenziali (1,4%); nel secondo monitoraggio dell’8 maggio, le imprese che hanno presentato le domande sono state 44 su 850 (5,18%) con contributi richiesti per 4,5 milioni che però si sono tradotti in soli 162.777,50 euro di contributi effettivamente concessi, appena il 3,5% di quanto richiesto. Questo a causa delle complessità delle procedure – spiegano dall’associazione – che hanno portato infatti per il 47,7% delle pratiche presentate una richiesta d’integrazione (21) e 3 (6,8%) con esito negativo.
Con un recente sondaggio su un campione di 112 aziende socie, Cna ha indagato anche il sentiment delle imprese colpite dall’alluvione, che per il 26% come maggiore difficoltà ha segnalato la tenuta psicologica ed il senso di abbandono; il 15,8% sono in difficoltà per i tempi davvero troppo lunghi per avere i contributi dallo Stato; il 15% ha invece difficoltà per trovare le risorse economiche per riavviare l’attività e sopportare il calo di fatturato; mentre l’8% è preoccupato per l’incertezza sui lavori strutturali di messa in sicurezza , temendo nuove alluvioni.
A portare commoventi testimonianze, anche alcune imprese gravemente danneggiate.
Andrea Magnani, C.M. – Conselice: «La nostra azienda è stata colpita in pieno da entrambe le alluvioni: dopo la prima ci siamo rialzati abbastanza rapidamente, il colpo di grazia è arrivato con la seconda che ci ha messo definitivamente in ginocchio. Dopo lo sconforto iniziale, riacquistata un po’ di lucidità, abbiamo cercato un’area sicura dove trasferire ciò che siamo riusciti a salvare. Dopo è iniziata la lunga fase di recupero con un’ulteriore bonifica dello stabilimento e degli uffici, durato molte settimane. In queste fasi il supporto di Cna è stato notevole, con una grande capacità di far emergere tutti i casi e i problemi delle imprese. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto valere inizialmente la copertura assicurativa che ci ha consentito di riprendere l’attività in minima parte. L’aiuto vero è arrivato poi dai contributi come impresa esportatrice da Simest, grazie anche all’aiuto di Cna che ci ha assistito nella presentazione delle pratiche. Gli effetti dell’alluvione si sentono ancora oggi, ma questi aiuti ci hanno sicuramente consentito di ripartire e ridurre al massimo le inefficienze».
Orietta Caravita, Caravita Recinzioni – Bagnacavallo: «L’acqua e la melma ci hanno rubato casa e azienda. Uso il verbo “rubare” perché, come in un furto, mi sono sentita incolpevole come se qualcuno mi avesse rubato una parte della mia vita senza che potessi fare niente. Dopo un primo momento di confusione abbiamo unito le forze in un unico sforzo per ripartire: quando abbiamo condiviso su Facebook la richiesta di aiuto per la nostra azienda, in poche ore avevamo 40 angeli del fango davanti alla porta pronti ad aiutarci. Invito la politica a considerare sempre con maggiore importanza lo sviluppo economico e sociale senza dimenticare le future generazioni. Questa catastrofe ci ha dimostrato che la natura è più forte dell’uomo e che la crescita economica da sola non basta più. Non ci si può più permettere di vivere in un paese disorganizzato, È arrivato il momento di fare quel salto di qualità sempre annunciato e mai realizzato. La sostenibilità deve essere intesa come cambio di visione che ci faccia passare alla cura, al dovere, alla solidarietà fattiva».
Volturno Valgimigli, Tipografia Valgimigli – Faenza: «L’alluvione ha lasciato un segno indelebile in ognuno di noi. Nella mia azienda il livello dell’acqua ha raggiunto i 3 metri di altezza, danneggiando 700 quintali di carta, oltre a tutti i macchinari e portandosi via 120 anni di storia dell’azienda e della mia famiglia. Ho pensato di chiudere l’azienda, ma poi ho pensato ai dipendenti e alle loro famiglie. Mi hanno dato ancora più coraggio i tanti ragazzi che ci hanno aiutato a pulire tutto e rimetterci in piedi, ma dallo Stato non abbiamo ancora ricevuto nessun aiuto, nemmeno economico. Abbiamo ricevuto soldi solo dalle donazioni Cna e dai fondi personali accantonati per le pensioni, mentre le assicurazioni ci hanno pagato solo dopo sei mesi. Se oggi siamo ripartiti è solo grazie agli aiuti della comunità e a tanti sacrifici personali».