La crescita del turismo è tra le principali cause dei mutamenti nel centro storico di Ravenna. Ne sono convinti i titolari di alcune agenzie immobiliari della città, che attribuiscono l’esodo dei residenti e l’aumento di bar e ristoranti al maggiore numero di visitatori nel capoluogo bizantino. Un fenomeno che non sembra avere ancora raggiunto dimensioni preoccupanti, ma che è comunque in corso e da monitorare.
Sul fronte residenziale, segnala Francesco Berardi di Idea Casa, «la maggior parte dei proprietari preferisce sfruttare gli immobili per gli affitti brevi». Lo conferma anche Andrea Stecca dell’Agenzia Nuova Casa in piazza Baracca: «Gli appartamenti per le locazioni abitative sono sempre meno. Molti li stanno ristrutturando per convertirli al mercato turistico. Ravenna non è ancora ai livelli delle grandi città d’arte, la situazione resta accettabile, ma la direzione è quella. La nostra città ha un turismo più stagionale rispetto a Roma, Firenze e Venezia, dove è diventato quasi impossibile trovare casa. Ma dall’altra parte, ha prezzi molto più abbordabili e competitivi».
Secondo Stecca, le conseguenze sono positive: «Da una città chiusa e ferma, Ravenna è diventata piena e dinamica. Fino a pochi anni fa il centro era molto più spoglio e silenzioso; ora invece stiamo diventando attrattivi per il mercato internazionale. A mio parere bisogna lavorare sempre di più per attirare capitali dall’estero, che ancora mancano. Lo si può fare solo aprendosi al mondo».
Per Berardi invece «il turismo può aiutare ad avvicinare i grandi investitori da fuori, ma dall’altra parte può mettere in difficoltà i cittadini che cercano affitti a lungo termine». Il co-titolare di Idea Casa, che si trova in via IV Novembre da 40 anni, sottolinea anche che «la difficoltà di parcheggio e lo spostamento di alcuni servizi essenziali, come l’anagrafe, hanno inciso nel trasformare il centro storico in un quartiere per lo shopping. Di conseguenza è cambiata anche la situazione sul fronte delle attività commerciali».
Un altro mutamento riguarda infatti le vetrine: i negozi tradizionali tendono a scomparire a favore delle grandi catene di abbigliamento. «Una tendenza in atto in tutta Italia, anche a causa della concorrenza dei colossi dell’e-commerce», precisa Berardi. Sta di fatto che «oggi una piccola azienda ha più difficoltà rispetto a una multinazionale, che ha una maggiore possibilità di affrontare il rischio di aprire e chiudere».
Ad aumentare sono anche le attività di ristorazione, come evidenzia Stecca: «È un’altra conseguenza del turismo. I visitatori giornalieri, soprattutto i passeggeri delle navi da crociera, cercano locali in cui bere e mangiare tra un monumento e l’altro. Non hanno tempo né interesse a comprare vestiti». In questo senso, prosegue il titolare dell’Agenzia Nuova Casa, «bene ha fatto il Comune a favorire i tavoli all’aperto, che hanno ravvivato la città. Un’altra tendenza positiva è lo snellimento delle procedure burocratiche per le ristrutturazioni: fino a dieci anni fa gli architetti lamentavano le difficoltà e lungaggini degli uffici, mentre oggi finalmente Palazzo Merlato ha capito la necessità di cambiamento e velocità. Di conseguenza, sono partiti molti progetti che porteranno un grande beneficio al centro storico». Degno di nota lo spazio che occuperà il marchio Rolex: «Un negozio di tre piani che aprirà entro Natale in via Matteotti (si tratta della nuova sede della gioielleria Errani, ndr)», rivela Stecca. «Un marchio così importante mancava in centro; l’investimento è stato notevole ed è in corso un lavoro di altissimo livello».
In generale, ammette l’agente, «sono sempre di più i grandi gruppi che prendono vetrine e metri quadrati al posto dei piccoli negozi». Ma c’è una conseguenza anche sulla tranquillità dei cittadini: «I primi ad andarsene dal centro storico sono stati i residenti che non erano abituati al flusso di visitatori e al rumore», chiosa Stecca. «Ma è un’evoluzione che aspettavamo, perché porta ricchezza». Bisogna solo vedere se sarà distribuita tra tutti o se, come di solito accade, resterà nelle mani di pochi.
Alex Giuzio