Le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil della provincia di Ravenna, insieme alla Rsu aziendale, esprimono forte preoccupazione e contrarietà per quanto sta avvenendo all’interno della Diemme Enologia, azienda storica con sede a Lugo che vanta una ottantina di dipendenti ed è punto di riferimento nella produzione di macchinari per l’enologia.
Secondo i sindacati, dopo mesi di discutibile gestione della cassa integrazione ordinaria, l’azienda ha effettuato quattro licenziamenti individuali e unilaterali, per poi richiedere successivamente alle organizzazioni sindacali l’attivazione di un altro accordo di cassa integrazione. «Un comportamento cinico e inaccettabile – dichiarano le sigle –, a causa del quale hanno perso il posto di lavoro quattro persone, mentre i lavoratori ancora in forza si vedranno ridurre ulteriormente il potere di acquisto dei propri salari e aumentare le incertezze per quanto riguarda il futuro dell’azienda. Come sempre più spesso avviene, un certo tipo di aziende scarica le conseguenze di momenti di crisi e difficoltà su lavoratori e lavoratrici. Facciamo notare che, oltre a essere un comportamento eticamente più che discutibile, questa condotta contravviene al patto per il lavoro e per il clima a cui dovrebbero attenersi le aziende della Regione e le loro rappresentanze datoriali».
A ciò si aggiungerebbe il rifiuto aziendale di riconoscere la maturazione completa dei ratei mensili (tredicesima, ferie, permessi) a tutti i lavoratori, indipendentemente dai giorni effettivamente lavorati: «Una scelta che penalizza fortemente i dipendenti – proseguono i sindacati –, già colpiti nei mesi scorsi da una significativa riduzione del salario dovuta al ricorso agli ammortizzatori sociali».
Le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm, unitamente alla Rsu, proclamano quindi lo stato di agitazione con blocco degli straordinari e delle flessibilità, riservandosi di attuare ulteriori iniziative di mobilitazione, compresi scioperi, qualora non si aprisse un confronto. I sindacati sottolineano come «il rispetto delle persone e dei diritti dei lavoratori non possa essere considerato una variabile economica: rappresenta la base stessa su cui si fonda la dignità del lavoro e la credibilità di un’impresa».