In agosto, con la sudarella in agguato e le proposte marine non sempre all’altezza, non è proprio agevole gustarsi un buon calice di vino. La soluzione però c’è, ed è andare direttamente alla fonte del buon vino, visitando le innumerevoli cantine che costellano le colline romagnole. Ve ne suggeriamo alcune, consci del fatto che, in questo spazio, anche solo un mero elenco di proposte non sarebbe mai minimamente esaustivo.
Questo piccolissimo viaggio potrebbe dunque sicuramente iniziare sulle colline di Oriolo dei Fichi, nel faentino, luogo di rara bellezza dove, su un’altura dalla quale la vista spazia dall’antica torre medievale di Oriolo all’Adriatico, c’è la cantina San Biagio Vecchio (via Salita di Oriolo, 11/a). I vini che fanno sono identitari del territorio – albana, sangiovese, trebbiano, centesimino e così via – ed è un vero godimento degustarli negli aperitivi che i titolari organizzano dal mercoledì al sabato nello spazio antistante la cantina insieme a una piccola proposta gastronomica. Difficile scegliere il migliore tra i vini di San Biagio Vecchio, ma per una serata agostana punterei sul Tasso
Barbasso, una dissetante interpretazione del Trebbiano in versione frizzante, o sul CacciaBruco, snello e beverino, un uvaggio con il 20% di malvasia aromatica (macerata una settimana sulle bucce), il 40% di trebbiano romagnolo e il 40% di albana. È il classico vino che invoglia fin dal colore, quasi dorato, e il taglio di malvasia frena l’impulsività di trebbiano e albana creando un equilibrio da manuale. Spostandoci un bel po’ più a sud, impossibile non fare un passaggio alla Tenuta Saiano di Poggio Torriana (via Casone, 35), nel riminese, cantina (con B&B) che sorge su di una collina spettacolare, attorno alla quale i giovani Olivia Lucchi e Alex Fulvi hanno creato il Bucolica Wine Garden, una situazione che sfrutta la produzione della tenuta, un luogo dove mangiare, stare bene e toccare con mano la buona agricoltura. Anche qui i vini si potrebbero scegliere bendati, però, sempre in ottica estiva, credo che il Rude, rosato frizzante ottenuto da uve sangiovese, sia la morte sua. Bel naso, con sentori di frutti rossi e floreali, e lievi note minerali. In bocca è vivace, sapido e rinfrescante. Non da meno L’Animo, bianco macerato da uve grechetto gentile (che da queste parti chiamano rebola), agrumato, sapido e fresco. Anche la società agricola Delle Selve (via Delle Selve, 11, frazione Santa Cristina) può contare sulla dolcezza del panorama riminese (in una micro-valle nella seconda linea di colline rispetto al mare, da cui si scorgono San Marino e la Val Marecchia), e le degustazioni curate dal giovane Alberto Volanti sono curate e interessanti. Da provare sicuramente: il Rossopoco, un Rubicone Rosato da Montepulciano e Sangiovese originalissimo, verticale e super sapido; e l’Erretre, un sauvignon blanc davvero minerale, fresco ed equilibrato. Torniamo ora verso nord, e a Collinello, dietro Bertinoro, troviamo l’azienda agricola La Via del Colle (via Collinello, 1501). Anche qui, il luogo è da non credersi e la terrazza, in cui il sabato pomeriggio vengono organizzate le degu- stazioni dei vini con i prodotti del forno agricolo e dell’orto, gode di una vista surreale fino al mare. Tanti, i vini che escono da La Via del Colle e che il vignaiolo Francesco Bandi cura artigianalmente con grande amore. Tra questi, sulla terrazza io aprirei l’albana Ultra, maturata in anfora georgiana, dal naso incredibile, con fiori e frutti gialli, anice stellato, erbe aromatiche e un sentore di crosta di pane. E, perché no, il freschissimo Muschè, un pet nat frizzante naturale con il fondo da uve moscato giallo.
Da qui si fa poi poca strada per arrivare a Bertinoro, dove in fondo a via Colombaia ci sono i venti ettari della tenuta di Alberto Mazzotti. Mi piace considerare Alberto un “vignaiolo filosofo”, perché le visite alla sua cantina sono sempre esperienze umanamente accrescitive. Mazzotti non etichetta i suoi vini e li vende esclusivamente a privati, con una lavorazione delle uve a basso impatto. Immersa nel verde, l’antica struttura che ospita la cantina è accogliente e famigliare, e il consiglio è di lasciarsi guidare negli assaggi dei vini, ascoltando i racconti di una persona rara.
Cambiando zona, andiamo a Bagnolo, nell’areale di Castrocaro Terme. È qui, su 13 ettari di magnifiche colli- ne a 300 metri, che sorge la cantina Marta Valpiani (via Bagnolo, 158), in cui sono coltivati solo vitigni autoctoni: albana, sangiovese e trebbiano romagnoli. La visita in cantina – e le degustazioni in un ambiente magnifico – sono assolutamente da provare (prenotazione obbligatoria, martavalpiani.it) e una volta ambientati si potrebbero stappare un paio di bianchi adattissimi alla calura stagionale. Uno è l’albana Delyus, con sentori di frutta gialla, fiori bianchi, erbe aromatiche e agrumi, a cui segue un sorso fresco, minerale, salato, di grande ed elegante equilibrio. L’altro è il trebbiano frizzante Zorba, agrumato e molto dissetante.
Anche le colline di Brisighella non scherzano in quanto a bellezza, e il Podere La Berta (via Berta, 13) ne incarna appieno il potenziale, incastonato tra i calanchi, il bosco dell’Olmatello e le vigne. Qui le degustazioni in vigna (prenotazioni su poderelaberta.com) sono ormai leggendarie,
basti pensare a una tavolata al tramonto, nel bel mezzo delle viti, fiocamente illuminata da lucine e il gioco è fatto. Tra i vini che assaggerei volentieri, il Pagadebit, sapido e di buona acidità e dal bellissimo naso, e l’Olmatello, sangiovese in purezza profondo ed elegante, che può funzionare benissimo anche in una notte d’estate. Non dimentichiamo poi che al Podere La Berta si può anche optare per una birra artigianale, che l’azienda realizza nel suo birrificio in Toscana.

In Valconca tra botti d’autore e canti gregoriani
Nel cuore della Valconca (siamo nel riminese), a San Clemente, c’è una cantina biodinamica (con annesso relais) molto particolare e originale, onestamente di una bellezza unica e quasi spirituale, la Tenuta Mara, quasi un museo a cielo aperto. Sorta nei primi anni del 2000 sulle dorsali collinari che collegano l’entroterra riminese al mare, Tenuta Mara ha iniziato a produrre vino nel 2011 ed è subito diventata una delle realtà più sorprendenti e innovative della Romagna. Qui la visita con degustazione (prevede vari pacchetti e va prenotata su tenutamara.it) è davvero un’esperienza unica, tra opere d’arte e il sottofondo di canti gregoriani. Dopo una breve introduzione alla storia della tenuta, alle caratteristiche della terra e alla gestione biodinamica, in visita si ripercorrono le varie fasi della vite attraverso le diverse stagioni, con una panoramica sulle vigne. Tenuta Mara è nota per i sangiovese, ma si possono iniziare gli assaggi con il freschissimo rosato Mary Rose, perfetto per qualsiasi situazione estiva. Poi va certamente provato il Chillea, da uve 100% sangiovese, affinato in anfora. Un vino non proprio estivo ma comunque in possesso di un’ottima acidità, per il quale si può fare un’eccezione. Sicuramente più leggero e fresco è il Totmà, anche questo biodinamico, da uve 100% pinot nero.