Le regole per le elezioni in programma a Ravenna il 3 e 4 ottobre
Le elezioni, al tempo della pandemia, prevedono particolari misure di sicurezza sanitaria per elettori e operatori dei seggi. In sintesi, ai seggi si va con mascherina, si rispetta il distanziamento e si usa il gel disinfettante, prima e dopo il voto.
Il diritto al voto viene assicurato, oltre a chi è ricoverato in ospedale (anche in reparti Covid), anche a chi si trova a casa, in quarantena o isolamento fiduciario.
Le indicazioni sono previste nel Decreto-legge 117/17, dell’agosto scorso, cui si aggiunge un “Protocollo sanitario e di sicurezza per lo svolgimento delle consultazioni elettorali dell’anno 2021”, sottoscritto dal Ministro dell’Interno e dal Ministro della Salute, nel quale sono contenute le indicazioni operative circa le misure di prevenzione da adottare durante tutte le operazioni di voto.
Operazioni di voto in sicurezza
Per accedere ai seggi è obbligatorio l’uso della mascherina da parte di tutti gli elettori e di ogni altro soggetto avente diritto all’accesso (scrutatori e rappresentanti di lista).
Nei seggi che prevedono più sezioni elettorali, al fine di evitare la formazione di assembramenti, deve essere prevista aree di attesa all’esterno.
Al momento dell’accesso nel seggio, l’elettore dovrà igienizzarsi le mani con il gel disinfettante. Quindi l’elettore, dopo essersi avvicinato ai componenti del seggio per l’identificazione e prima di ricevere la scheda e la matita, dovrà igienizzarsi nuovamente le mani. Completate le operazioni di voto, potrà essere fatta una ulteriore igienizzazione delle mani prima di lasciare il seggio.
Nel corso delle operazioni di voto, saranno effettuate periodiche pulizie dei locali e disinfezione delle superfici di contatto, compresi tavoli, cabine elettorali e servizi igienici.
Nei seggi, compatibilmente con le caratteristiche strutturali degli edifici adibiti a seggi elettorali, si dovrebbero prevedere percorsi dedicati e distinti di ingresso e di uscita, chiaramente identificati con opportuna segnaletica.
I locali destinati al seggio devono prevedere un ambiente sufficientemente ampio per consentire il distanziamento non inferiore a un metro sia tra i componenti del seggio che tra questi ultimi e l’elettore. Si deve, però, anche garantire la distanza di due metri al momento dell’identificazione dell’elettore, quando a quest’ultimo sarà necessariamente chiesto di rimuovere la mascherina limitatamente al tempo occorrente per il suo riconoscimento.
Le misure e norme in tema sanitario previste per le consultazioni, sono sul sito della Regione Emilia-Romagna dedicato alle elezioni, all’indirizzo www.regione.emilia-romagna.it/elezioni, realizzato in collaborazione tra l’Agenzia di Informazione e Comunicazione della Giunta regionale e l’Assemblea legislativa.
Ecco come può votare chi sia in quarantena o isolamento
Con il decreto-legge 117/2021 sono state disciplinate le modalità di raccolta del voto degli elettori in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario e degli elettori sottoposti a trattamento ospedaliero o domiciliare per Covid-19.
In continuità con quanto già disposto per le consultazioni del 2020, è stata prevista l’istituzione di sezioni ospedaliere nelle strutture sanitarie con almeno 100 posti-letto che ospitano reparti Covid-19, le quali, attraverso i relativi seggi speciali, saranno chiamate, anche a provvedere alla raccolta del voto domiciliare e del voto dei ricoverati nei reparti Covid-19 di strutture sanitarie con meno di 100 posti-letto.
In caso dell’impossibilità di una loro costituzione, le sezioni ospedaliere e i seggi speciali potranno essere composti da personale delle Unità speciali di continuità assistenziale regionale (Uscar) o, in subordine, da soggetti appartenenti alle organizzazioni di protezione civile che abbiano manifestato disponibilità. Ove ulteriormente necessario, il sindaco provvederà alla nomina di suoi delegati.
Per assicurare l’esercizio del diritto di voto da parte di coloro che si trovino in trattamento domiciliare, in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario, è stata riconosciuta ai Comuni nei quali non sono ubicate strutture sanitarie Covid la possibilità di istituire seggi speciali per la raccolta del voto domiciliare. In caso di accertata impossibilità per il Comune di costituire tali seggi speciali, potrà essere istituito un solo seggio speciale per due o più enti locali. Per garantire adeguate condizioni di sicurezza, infine, è stato disposto che i componenti delle sezioni ospedaliere e dei seggi speciali dovranno essere in possesso del green pass.
Il leader del Popolo della Famiglia sostiene il candidato sindaco di Lista per Ravenna
08/03/2013 Milano, trasmissione L’ultima parola nella foto il giornalista Mario Adinolfi
Il giorno dopo Matteo Salvini (in piazza del Popolo venerdì per Filippo Donati) arriva a Ravenna un altro nome noto della politica nazionale. Si tratta di Mario Adinolfi, fondatore e leader del Popolo della Famiglia, che si presenta alle Amministrative di Ravenna nel polo civico che sostiene il candidato a sindaco Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna
L’appuntamento è quindi dalle 16 di sabato, 25 settembre, in piazza XX Settembre, in centro a Ravenna.
Parteciperà al comizio elettorale con Adinolfi anche lo stesso Ancisi.
A seguire un aperitivo offerto dal Popolo della Famiglia.
Sopralluogo a Ravenna del presidente della Commissione Impianti della Federazione ciclistica
I partecipanti all’incontro Sul Bike Park, tra cui Giuseppe Pedicini (il secondo da Destra)
Nella mattinata di lunedì 20 settembre un altro importante tassello verso la realizzazione del Bike Park di Ravenna è andato al suo posto: già a partire dai prossimi mesi può partire la fase di progettazione. Il passo avanti è stato compiuto grazie alla visita del presidente della Commissione impianti della Federazione ciclistica italiana, l’architetto Giuseppe Pedicini, e dell’architetto Roberto Zanatta, membro della medesima commissione, che ha portato all’avvio ufficiale della collaborazione tra Federazione Ciclistica Italiana e il Comune di Ravenna.
Il presidente Pedicini, invitato in città dal comitato Amici del ciclismo, che lo scorso febbraio aveva promosso la raccolta firme per chiedere la realizzazione del Bike Park, ha incontrato il sindaco Michele de Pascale, l’assessore allo sport Roberto Fagnani, il dirigente e la responsabile dell’UO Impianti sportivi Luca Leonelli e Angela Marchetti.
Presenti anche i presidenti del Comitato regionale dell’Emilia-Romagna e del Comitato provinciale di Ravenna della Federazione ciclistica Italiana, Alessandro Spada e Claudio Vassura.
«L’idea progettuale presentata dal Comitato Amici del Ciclismo e sposata da questa amministrazione comunale – ha affermato il presidente Pedicini, che ha colto l’occasione per portare i saluti del presidente della Federazione ciclistica italiana Cordiano Dagnoni – è molto bella e affascinante. Il Ravenna Bike Park potrà essere un impianto di caratura nazionale unico nel suo genere e la Federazione Ciclistica Italiana sarà al fianco dell’amministrazione e degli Uffici comunali preposti per dare un supporto tecnico sin dalle prime fasi di analisi e progettazione».
Durante l’incontro sono state ripercorse le tappe che hanno portato il sindaco de Pascale e la sua giunta a sposare l’idea del Bike Park e a finanziare con 1 milione di euro la realizzazione dell’impianto. Sono state anche discusse le potenzialità di rigenerazione e rilancio dell’ex ippodromo che questo progetto comporta, così come la necessità di coniugare la fruibilità di un impianto di avviamento e pratica del ciclismo come questo con altre discipline sportive.
«Dopo la giornata odierna – ha affermato Emiliano Galanti del Comitato Amici del Ciclismo – siamo ancora più convinti della bontà della nostra proposta e motivati nel vederla realizzata in tempi ragionevoli. Crediamo ci siano ormai tutte le condizioni per avere a Ravenna un impianto di livello nazionale, un’infrastruttura sportiva con una sua spiccata unicità che ci permetterà di mettere a disposizione delle nuove generazioni uno spazio in cui allenarsi e gareggiare in un contesto sicuro e accogliente. Un grande grazie, ancora una volta, all’amministrazione comunale, alla Federazione ciclistica italiana e a tutte le persone che hanno creduto al progetto firmando la petizione».
Carradori a 360 gradi: «Abbiamo problemi di personale che si potrebbero risolvere assumendo i “camici grigi”. In arrivo 20 milioni per la nuova Maternità di Ravenna»
Tiziano Carradori
Per quasi otto anni, dal 2004 al 2012, ha guidato l’Ausl della provincia di Ravenna, da poco più di un anno è invece diventato il nuovo direttore generale dell’Azienda sanitaria della Romagna. Abbiamo fatto il punto sulla pandemia e sullo stato della sanità pubblica locale con Tiziano Carradori.
Direttore, com’è la situazione Covid in provincia? «Allo stato attuale i dati ci dimostrano un sostanziale controllo di quello che è l’andamento della pandemia. Registriamo da diverse settimane un contenimento dei tassi di incidenza in tutti i distretti e una loro stabilizzazione a dei livelli significativamente inferiori della soglia dei 250 per 100mila abitanti».
Sotto controllo anche i ricoveri…
«Sì, non destano preoccupazione al momento. Il 13 settembre avevamo 75 letti occupati da pazienti Covid in tutta la Romagna, di cui 8 in terapia intensiva. Su 2.900 posti letto complessivi, tanto per rendere l’idea».
Il merito è dei vaccini? «Come ha dimostrato anche l’ultimo rapporto Iss, la vaccinazione completa con due dosi dà un controllo dell’infezione molto alto e ancora più rilevante è il grado di riduzione delle conseguenze dell’infezione».
Le persone ricoverate in questo momento in Romagna non sono vaccinate? «Direi che quasi la totalità non lo è. Poi ci sono persone vaccinate ma molto anziane, con diverse patologie. Il grado di protezione dei vaccini è una evidenza poco discutibile. Solo chi non la vuole vedere, non la vede».
Possiamo quindi stare tranquilli anche per questo autunno-inverno, grazie ai vaccini? «Abbiamo il virus che continua a mutare, ma finora il grado di copertura dei vaccini si estende anche alle varianti. Un’alta percentuale di vaccinati – da non confondere con l’immunità di gregge, al momento lontana dal poter essere raggiunta – minimizza quelli che sono i rischi di aumento considerevole dell’incidenza e conseguenze più negative su terapie intensive e decessi. Qui arriveremo presto all’80 percento dei vaccinati e questo riduce enormemente il grado di apprensione con il quale ci accingiamo ad affrontare il periodo climaticamente più freddo».
Non torneremo più ai Covid Hospital, come quello di Lugo… «Ritengo che sia altamente improbabile. Il piano che abbiamo adottato sarà costantemente aggiornato all’andamento degli eventi ma non richiede di destinare esclusivamente alla pandemia una struttura ospedaliera. Altrimenti correremmo il rischio ancora una volta di dimenticarci di tutto ciò che Covid non è. Se ne occuperà la nostra rete di Malattie infettive, sfruttando all’occorrenza tutto ciò che abbiamo appreso in questi mesi».
Veniamo a un tasto dolente, immaginiamo, per lei: i sanitari che hanno deciso di non vaccinarsi… «Innanzitutto va detto che su oltre 17mila colleghi, finora sono stato costretto a irrorare solo un centinaio di sospensioni (di cui una ventina in provincia di Ravenna, ndr). E una decina sono già state ritirate, in quanto hanno cambiato idea. E tra i dipendenti non vaccinati i medici sono pochissimi, in realtà».
Ci sono anche alcuni dirigenti, però. Ha parlato con loro? «Le leggi quando ci sono si rispettano, non c’è molto da discutere. In questo Paese abbiamo deciso che un dipendente della sanità è obbligato alla vaccinazione. Oltretutto se si tratta di medici c’è anche un problema di deontologia professionale. Quindi la dialettica è relativa: non sono stato ascoltato, ma non è una questione personale».
Non è tra quelli quindi che si impegna personalmente per stanare i no vax… «Credo che in questo Paese non si riesca più ad affrontare le cose tranquillamente. Chi sostiene l’opportunità di vaccinare, ne vorrebbe introdurre l’obbligo, viene indicato come portatore di morte da alcuni. E allo stesso tempo si trattano a male parole coloro che – a mio modesto avviso, senza evidenze – hanno dei dubbi. Abbiamo a livello internazionale tali e tante prove empiriche sui vaccini, che noi dovremmo invece lavorare sul rendere evidenti queste cose. I dubbiosi così potranno ricredersi. In un recente studio internazionale si fa notare che solo una minima parte di coloro che non si sono vaccinati è no vax, il resto sono persone che hanno deciso di prendere tempo, piuttosto che di cercare più informazioni o scegliere tra un vaccino rispetto a un altro. Non va fatta di tutta l’erba un fascio: il nostro compito dovrebbe essere solo quello di informare».
Le sospensioni del personale non vaccinato potrebbero creare problemi in termini di assistenza? «Al momento no. Ma è evidente che ogni astensione non programmata ha delle ripercussioni».
Soddisfatto di come è stata gestita la campagna vaccinale? Cosa risponde alle polemiche sui costi eccessivi del Pala De André? «Siamo tra i territori con tassi di ospedalizzazione migliori in Italia, grazie anche al nostro impegno nell’ambito del tracciamento contatti e proprio alle vaccinazioni. Abbiamo iniziato a vaccinare dal 27 dicembre e siamo arrivati ad avere fino a 12-13mila vaccinazioni al giorno. Per riuscirci, devi avere gli spazi. In Romagna avevamo costi differenziati a causa di condizioni logistiche diverse, il De André ha costi di riscaldamento che influivano moltissimo. La pandemia genera dei costi e le dinamiche a cui far fronte non consentono sempre quell’agire che si richiederebbe in un contesto normale. L’obiettivo della campagna era la riduzione dei tempi di risposta e allo stesso tempo una potenza di fuoco: il Pala De André era l’ideale. Per trovare un’alternativa più economica, ma anche con minore capacità produttiva, ci abbiamo messo d’altronde mesi e mesi. Resteremo all’Esp anche in futuro, considerando anche che non ci saranno le stesse esigenze di questo inverno».
Si possono quantificare i “danni collaterali” del Covid, in termini di visite e appuntamenti saltati, di liste d’attesa? «Ancora risentiamo degli effetti di aver dovuto nelle primissime fasi interrompere l’attività ordinaria, chirurgica e specialistica. Si erano accumulati interventi, prestazioni diagnostiche. Che ancora non siamo riusciti compiutamente a recuperare. Anche perché in alcuni settori non troviamo risorse sul mercato professionale e abbiamo lunghi tempi di attesa, con anche il privato accreditato che ha difficoltà a garantirci la produzione, come per esempio nell’endoscopia. Ci sono ancora degli strascichi che ci impediscono di dire che tutto sia tornato alla normalità».
E ci sono effetti collaterali anche di carattere sanitario? «Certo, penso alla salute mentale, alle conseguenze comportamentali negli adolescenti. E poi ci sono effetti socio-economici, che in maniera indiretta influiscono anche sulla salute della popolazione. Ci vorrà del tempo per poter delineare un quadro preciso».
Ha parlato a più riprese di carenza di personale. Come si può risolvere il problema? «Dal punto di vista universitario sono state fatte scelte che daranno dei risultati in futuro, con un aumento dei posti significativo, dal 2017 sono quasi raddoppiati. Nel frattempo però ci troviamo in una situazione di evidente difficoltà, non riusciamo a coprire i nostri fabbisogni, di personale medico ma non solo. Personalmente, qui in Romagna, ci sono decine di posti che non riesco a coprire. Con il paradosso che ci sono laureati in medicina abilitati alla professione, che possono lavorare nelle strutture private accreditate ma che non possono essere assunti nel servizio sanitario italiano fino a quando non ottengono una specializzazione. Avevo proposto a diversi livelli di intervenire: ci sono 15- 16mila di questi “camici grigi” che potrebbero essere assunti e allo stesso tempo essere messi in condizione di acquisire la specializzazione mentre lavorano. Ma è rimasta una richiesta inascoltata».
A che punto è il progetto del nuovo pronto soccorso di Ravenna? Perché non si è intervenuti prima? «Oltre a criticità generali comuni a tutti i Ps, quello di Ravenna soffre per dei problemi di carattere strutturale. È piccolo. Fu inaugurato nel 2012 sulla base di un progetto della fine degli anni novanta. Ma nel frattempo gli accessi avevano iniziato ad aumentare del 3 percento l’anno e anche i casi, con l’invecchiamento della popolazione, sono diventati più complessi, sono aumentati i tempi di permanenza. Si poteva intervenire prima, certo. Ma adesso lo abbiamo fatto e siamo stati velocissimi: abbiamo già commissionato il progetto, finanziato, e a cavallo dell’anno partiremo con i cantieri. Non solo: a fine mese faremo il concorso per il nuovo primario, visto che l’attuale va in pensione a novembre e non vogliamo restare neanche un giorno senza…».
Altri investimenti importanti per la provincia di Ravenna? «Su Ravenna di qui a qualche settimana finanzieremo con circa 20 milioni di euro il nuovo palazzetto per Maternità e infanzia. Altri 15-20 milioni di euro andranno per le Case della Salute (a partire da quella in darsena, a Ravenna, che verrà realizzata a ridosso del nuovo Parco Cesarea, ndr). Abbiamo poi già finanziato il progetto della nuova palazzina direzionale che ci consentirà di procedere con la dismissione degli uffici in centro. A Lugo, invece, siamo prossimi a consegnare il nuovo Padiglione D ed è in programma una ristrutturazione e un ampliamento del Pronto soccorso, per 1,5 milioni di euro; arriveranno poi ulteriori posti letto in medicina d’urgenza e faremo un potenziamento della terapia intensiva. Anche a Faenza interverremo sul pronto soccorso e sui reparti di semi – intensiva. Complessivamente sono in arrivo decine di milioni di euro, oltre 70, per la provincia».
Un’ultima domanda sull’Ausl Romagna: a sette anni dalla nascita ufficiale c’è ancora chi dice che la sanità pubblica si è impoverita sui singoli territori. È vero? «Penso che quello che abbiamo fatto in Romagna sia una cosa molto importante e di alta qualità. Quindi tutto va bene? No. Ci sono potenzialità e risorse professionali che vanno sfruttate di più. E sarà responsabilità di ognuno di noi, dal sottoscritto a chi esercita funzioni di Governo, in Regione e non solo, fare in modo che queste potenzialità vengano sfruttate appieno, facendo anche notare che rappresentiamo un’ampia percentuale di popolazione della regione. Detto questo, con la nascita dell’Ausl Romagna abbiamo eliminato una spesa considerevole destinata a degli aspetti burocratico-amministrativi; risorse che sono state destinate a servizi per la popolazione, non viceversa. Fino ad oggi l’azienda unica ha sicuramente più portato, che tolto. E lo dimostra il fatto che il territorio della Romagna è caratterizzato da alti livelli di immigrazione sanitaria».
L’azienda del trasporto pubblico: «Non bisogna ignorare i mezzi aggiuntiv, a costo anche di dividere le comitive di amici»
Ressa sugli autobus a Ravenna in questi giorni di ripresa della scuola, in una foto postata sui social
“#Rispettiamoci”. È l’hashtag che sintetizza la comunicazione che Start Romagna renderà disponibile al mondo della scuola per raggiungere gli studenti e le loro famiglie.
Alla responsabilità delle aziende del trasporto pubblico nel garantire che le regole siano declinate sotto l’aspetto organizzativo, «si deve aggiungere il coinvolgimento dei passeggeri per ottenere il risultato che tutti vogliamo – si legge nella nota inviata alla stampa da Start -, contenere i rischi di contagio. Per questo è importante che ragazzi e genitori siano informati, così da favorire una maggiore serenità e collaborazione».
A bordo, dove la capienza è all’80% come da disposizioni governative, significa derogare dal distanziamento «e ciò può ingenerare l’idea che si sia fuori dai limiti di legge». La capienza è evidenziata sui cartelli esposti fuori da ogni bus che indicano il numero massimo dei passeggeri. A breve, progressivamente, sarà possibile conoscere la capienza in tempo reale da device.
La deroga dal distanziamento è resa possibile dal continuo ricambio d’aria dei mezzi che avviene mediamente ogni 150 secondi, oltre al corretto utilizzo della mascherina e all’occupazione ordinata degli spazi. A bordo sono presenti dispenser con gel per la sanificazione delle mani.
«Ciò rende possibile garantire il servizio a tutti gli studenti come verificato nei tavoli prefettizi e grazie all’incremento della flotta di oltre 100 bus privati in Romagna», assicura Start.
Anche il titolo di viaggio va tenuto facilmente disponibile ad eventuale verifica. In caso, l’acquisto è possibile anche tramite le app DropTicket, myCicero, Roger e Muver.
Sulle corse più frequentate e in base al monitoraggio costante delle capienze, Start Romagna ha organizzato i cosiddetti ‘Bis Covid’. «Accade troppo spesso che vengano ignorati per fretta o per non separare le comitive di amici – scrivono dall’azienda -. Con casi limite, ad esempio, della discussione con genitori che volevano imporre su quale bus doveva salire il figlio».
Le segnalazioni su disfunzioni, per la loro più celere soluzione, possono essere indirizzate alla mail servizioclienti@startromagna.it
Ai chiostri francescani di Ravenna la cerimonia di consegna dei riconoscimenti
Ventidue bambini e bambine di prima media sono stati premiati ai chiostri francescani di Ravenna nell’ambito della seconda edizione di “Progetto futuro”, promosso dalla fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, dalla Secm Srl (azienda che opera nel settore dei prodotti ambientali, ideatrice dell’iniziativa), dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Ravenna e dalla Fondazione Golinelli di Bologna.
Ai 22 premiati sono state assegnate borse di studio da 750 euro (di cui 250 sotto forma di attività didattiche già svolte) in quanto considerati i più meritevoli tra i frequentanti (lo scorso anno scolastico) la quinta elementare nel comune di Ravenna, nel contesto di un programma di valorizzazione delle capacità individuali e in particolare delle competenze in ambito metodologico, scientifico e tecnologico, per favorire la conoscenza di sé e delle proprie potenzialità.
Anna Corbara, tra i premiati
Ecco la graduatoria finale, in ordine alfabetico, degli assegnatari della borsa di studio: Giulia Amadori, Enrico Amore, Francesco Bazzocchi, Nicolò Berti, Nicola Biondi, Giulia Bonazza, Anna Corbara, Alexandra Costrut, Beatrice Domenichini, Silvia Falcone, Jeremi Febechi Nwosu, Carlo Fraccaroli, Maria Gentile, Lorenzo Marsiglio, Diego Messina, Matteo Minghetti, Matteo Montesi, Giulio Pincini, Desideria Saviotti, Alice Tramontani, Alice Valigiusti, Martina Venturi.
Intanto sono partiti gli Sms per la terza dose alle persone con immunodepressione
A partire da oggi, lunedì 20 settembre, l’Azienda Usl della Romagna ha avviato la chiamata attiva (tramite Sms) delle persone con patologie che comportano una condizione di immunodepressione, al fine di prenotare la terza dose del vaccino anti Covid.
Si tratta di pazienti in carico ai reparti di Nefrologia, Ematologia e Oncologia.
Potranno prenotare la terza dose solo i cittadini che riceveranno l’Sms dall’Azienda Sanitaria.
Intanto, il nuovo decreto sul green pass obbligatorio al lavoro ha dato un’altra accelerata alle prenotazioni delle prime dosi. In provincia di Ravenna, infatti, si è passati dalle 780 prenotazioni effettuate dal 9 al 12 settembre alle 2.241 dal 16 al 19 settembre. Quasi il triplo.
Le associazioni ambientalista si danno appuntamento anche a Ravenna
Venerdì 24 settembre anche a Ravenna si terrà il Global Climate Strike indetto da Fridays for Future. L’appuntamento è in piazza del Popolo alle 9.
«L’autunno 2021 – si legge in una nota dei promotori – sarà, sia a livello locale che internazionale, un momento storico estremamente importante per la realizzazione della transizione ecologica. Infatti manca poco più di un mese alla COP26, meeting internazionale che si terrà in Scozia, dove i paesi di tutto il mondo saranno tenuti a presentare il loro piano di contrasto alla crisi climatica. La COP26 sarà un incontro estremamente importante perché i prossimi 6 o 7 anni sono gli ultimi che ci restano per evitare quelli che la comunità scientifica definisce “punti di non ritorno”; momenti in cui la CO2 emessa nell’atmosfera raggiunge un livello tale da causare eventi climatici estremi, irreversibili ed imprevedibili».
A Ravenna invece manca poco alle elezioni comunali «ed allo stesso tempo la nostra città nell’ultimo anno è stata al centro dei riflettori nazionali per quanto riguarda importanti temi ambientali come il consumo di suolo e la realizzazione dell’impianto Carbon Capture and Storage che Eni intende realizzare a largo delle coste di Ravenna. Perciò come Fridays for Future riteniamo che oggi sia il momento giusto per prendere una posizione chiara e netta verso la transizione ecologica e la salvaguardia del nostro futuro».
Aderiranno alla manifestazione rappresentanti di Fridays for Future Faenza, Per il Clima – Fuori dal fossile Ravenna, Legambiente, Ortisti di Strada e prenderanno la parola diversi studenti di Ravenna.
Sono 34 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna su quasi 500 tamponi (dato aggiornato alle 12 di oggi, lunedì 20 settembre). Si tratta di 33 pazienti in isolamento domiciliare e 1 ricoverato.
Oggi la Regione non ha comunicato decessi, mentre sono stati comunicati 23 guarigioni. Restano “vuote” le terapie intensive in provincia.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 20 SETTEMBRE
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 420.794 casi di positività, 333 in più rispetto a ieri, su un totale di 14.694 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 2,3%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 172 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 393.770. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 13.586 (+157). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 13.127 (+152), il 96,6% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano quattro decessi: due in provincia di Piacenza (un uomo di 79 anni e una donna di 96), uno a Parma (una donna di 91 anni) e uno a Ferrara (un uomo di 91 anni).
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.438.
Rispetto a ieri scende il numero dei ricoverati in terapia intensiva (-2), che sono attualmente 43; i ricoverati negli altri reparti Covid salgono a 416 (+7).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 3 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 5 a Parma (invariato), 3 a Reggio Emilia (invariato), 5 a Modena (-2), 12 a Bologna (invariato), 3 a Imola (invariato), 7 a Ferrara (invariato), 1 a Forlì (invariato), 4 a Rimini (invariato rispetto a ieri). Nessun ricovero in terapia intensiva a Ravenna e a Cesena.
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 26.042 a Piacenza (+13 rispetto a ieri, di cui 7 sintomatici), 32.011 a Parma (+51, di cui 17 sintomatici), 50.746 a Reggio Emilia (+17, di cui 12 sintomatici), 71.273 a Modena (+62, di cui 36 sintomatici), 88.240 a Bologna (+78, di cui 60 sintomatici), 13.424 casi a Imola (+8, di cui 6 sintomatici), 25.453 a Ferrara (+20, di cui 15 sintomatici), 33.081 a Ravenna (+34, di cui 13 sintomatici), 18.327 a Forlì (+22, di cui 14 sintomatici), 21.285 a Cesena (+10, di cui 5 sintomatici) e 40.912 a Rimini (+18, di cui 9 sintomatici).
I colleghi hanno portato l’ultimo saluto, all’ospedale di Ravenna, a Gabriele Gazzani, autista di ambulanza del 118, morto nei giorni scorsi a causa del Covid.
Gazzani aveva 61 anni ed era vaccinato; è morto dopo essere stato ricoverato per circa due settimane.
Infermieri e soccorritori lo hanno salutato in divisa e a sirene spiegate, con le sirene accese delle ambulanze in fila, davanti alla sede del 118. Poi i funerali si sono svolti a San Pietro in Vincoli.
Sui social è virale la foto del giorno dopo dal letto con il figlio d’arte reduce da due stagioni alla Consar
“20 Settembre, stanza 1016. La famiglia si allarga. Buongiorno Italia”. All’indomani della vittoria contro la Slovenia, che ha incoronato la nazionale maschile di volley campionessa europea, Alessandro Michieletto e Francesco Recine festeggiano pubblicando la foto del loro risveglio con la coppa. Una foto – ricorda il Corriere della Sera – che richiama quella di Bonucci e Chiellini subito dopo la vittoria italiana agli Europei di calcio.
Recine, classe 1999, è nato a Ravenna (poi cresciuto a Macerata) e ha conquistato la nazionale grazie anche agli ultimi due campionati con la Consar Ravenna (da quest’anno è passato a Piacenza).
Figlio d’arte, papà Stefano, cresciuto pallavolisticamente a Ravenna, ha disputato 17 campionati di A1 consecutivi; mamma Beatrice (Bigiarini) a Ravenna ha vinto pure la Coppa dei Campioni…
Nel territorio ravennate sono stati eseguiti mille tamponi
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi, 19 settembre, si sono registrati 42 casi di contagio da coronavirus: si tratta di 17 asintomatici e 25 sintomatici; 41 sono in isolamento domiciliare e uno ricoverato. I tamponi eseguiti sono stati 1.020. Oggi la Regione non ha comunicato decessi in provincia (due in tutta l’Emilia-Romagna). Sono state comunicate 43 guarigioni.
Per quanto riguarda il quadro regionale, dall’inizio dell’epidemia si sono registrati 420.461 casi di positività, 343 in più rispetto a ieri, su un totale di 25.147 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore (1,4%). L’età media dei nuovi positivi di oggi è 38,3 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Modena con 81 nuovi casi, seguita da Bologna con 48. Poi da Ravenna (42), Parma (39), Rimini (37), Reggio Emilia (33) e Ferrara (25), Piacenza (19). e infine Cesena e Forlì (8) e il Circondario Imolese (3).
Rispetto a ieri sale sia il numero dei ricoverati in terapia intensiva (+4, per un totale di 45) che quello negli altri reparti Covid, che sono attualmente 409 (+2). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 3 a Piacenza (invariati rispetto a ieri), 5 a Parma (invariato rispetto a ieri), 3 a Reggio Emilia (invariati rispetto a ieri), 7 a Modena (+2 rispetto a ieri), 12 a Bologna (+1), 3 a Imola (+1), 7 a Ferrara (invariato), 1 a Forlì (invariato), 4 a Rimini (invariati rispetto a ieri). Nessun ricovero in terapia intensiva a Cesena e Ravenna.