Un omaggio a “Nino” a un anno della scomparsa: «Il suo manifesto, per tutelare l’area Cmc»
Saturno “Nino” Carnoli (a destra) con Giuliano “Mudanda” Mazzesi
Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione Dis-ordine un intervento dedicato a Saturno “Nino” Carnoli, in occasione del primo anniversario della scomparsa dell’intellettuale e “agitatore culturale” ravennate avvenuta il 26 marzo 2020
«Le ultime notizie sulla destinazione dell’area della sede operativa della Cmc di Ravenna hanno riaperto l’annosa questione della Darsena e della sua destinazione. È stato e lo è tuttora un tema ricorrente nel dibattito della città, tenuto in vita da gruppi di cittadini protagonisti della politica locale e che ha visto la testimonianza di personalità forti dell’opinione pubblica ravennate come Saturno Carnoli, mai dimenticata voce critica e al contempo propositiva della città.
La Darsena è un luogo dal forte valore simbolico e storico, per decenni lasciato in uno stato di abbandono e degrado, che oggi deve essere ripensato come un’importante opportunità di sviluppo del centro città verso il mare. Uno sviluppo che non può essere disgiunto da quello culturale e urbanistico, da interpretare secondo i criteri della tutela propri dell’archeologia industriale, del recupero del verde urbano, della valorizzazione turistica, del piccolo commercio e dell’attività artigianale.
La stessa Sovrintendenza ai Beni Culturali avrebbe titolo ad esercitare il proprio compito di tutela e controllo sugli edifici storici di tutta l’area, come il corpo centrale dell’ex Cmc, elegante esempio di architettura razionalista, senza dimenticare gli altri volumi architettonici che ormai appartengono al paesaggio storico della Darsena, come l’antico magazzino della Montecatini.
Una corretta riqualificazione dell’area potrebbe anche diventare l’occasione per riconnettere il quartiere Gulli alla Darsena e risanare una frattura innaturale tra queste due aeree urbane, vissute come entità separate nonostante la loro contiguità.
Anche l’Amministrazione Comunale ha recentemente dimostrato un rinnovato interesse con un nuovo bando di progetti per attività e laboratori da promuovere nel quartiere a testimonianza dell’attualità del problema e della necessità di una sua concreta risoluzione.
Saturno Carnoli, che per la tutela del territorio e del patrimonio culturale della sua città ha speso la propria vita, fu anche un geniale illustratore nel campo della grafica politica degli anni Sessanta e Settanta. Tra queste sue opere ne campeggia una proprio sulla Cmc del tempo, una serigrafia del 1969 resa con bicromia rosso-arancione, che immortala il volto di un muratore. Chi scruta l’orizzonte con dignità ed equilibrio, è un personaggio ben conosciuto in città in quegli anni, Giuliano Mazzesi detto Mudânda, personalità trasversale, esperto di lirica, che con passione e dignità sapeva affrontare la durezza della vita entusiasmandosi sempre di fronte alla bellezza e alla nobiltà d’animo. Il manifesto può oggi essere interprete e logo dell’iniziativa che intende tutelare l’area Cmc, riadattato al contesto attuale, ma ben collegato al passato.
Saturno Carnoli, del quale ricorre l’anniversario della scomparsa, sarebbe felice di rivedere a distanza di cinquant’anni il proprio segno grafico, già espresso nella forma del ritratto all’amico Mudânda, il muratore che ha dato lavoro e intelligenza a difesa della cooperazione, ripreso nel presente per una causa che è stata uno dei suoi cavalli di battaglia più significativi: la città come spazio di vita, come tessuto urbano in continua rigenerazione, sempre al vaglio della conoscenza del territorio e della memoria storica».
La mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil per la contrattazione integrativa
Una raccolta firme, a partire da oggi (25 marzo), che interesserà circa 60.000 dipendenti del Sistema Sanitario Regionale, per informare e sensibilizzare le istituzioni locali e la Regione sulla priorità di contrastare riduzioni di stipendio e presidi il 9 aprile, davanti a tutti i principali ospedali.
È questa la decisione presa al termine dell’assemblea di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl che si è svolta ieri pomeriggio alla presenza di oltre 200 delegati Rsu eletti nelle aziende del Sistema Sanitario Regionale.
Al centro della discussione, la questione della contrattazione integrativa e delle risorse necessarie per poterla rendere realmente esigibile.
Infatti – si legge in una nota inviata alla stampa dai sindacati – «la gestione dell’emergenza, le necessità legate alla crescita di voci di spesa quali ad esempio straordinario o indennità di turno, unitamente all’imprescindibile aumento delle assunzioni stanno paradossalmente provocando una diminuzione dello stipendio delle dipendenti e dei dipendenti. Una diminuzione causata dai vincoli e dai limiti imposti dalle leggi e fortemente voluti negli anni scorsi dal Ministero dell’Economia e della Finanza».
In sostanza, essendo bloccate le risorse e aumentate le esigenze (sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo), nel momento di maggior pressione dell’emergenza coronavirus, certe aziende hanno proposto di calare alcuni istituti della contrattazione aziendale (ad esempio la quota di produttività), e in termini più generali «risulta in ogni caso impossibile – scrivono ancora i sindacati – dare il via a percorsi di valorizzazione economica e professionale che oggi vanno riconosciuti senza se e senza ma a tutti coloro che hanno dimostrato essere il vero valore aggiunto del nostro sistema sanitario. Riteniamo improponibile qualsiasi ipotesi di calo dello stipendio e vogliamo, con questo percorso di coinvolgimento di tutti i delegati aziendali, costruire una rivendicazione che interessi la politica e le direzioni generali del nostro sistema sanitario fino ad arrivare alla Regione, in funzione del suo ruolo di governo della sanità emiliano romagnola».
Attraverso una raccolta firme nelle aziende, «consegneremo un documento ai presidenti delle Conferenze Territoriali Socio Sanitarie e ai Direttori Generali. Le firme saranno infine consegnate all’Assessore alla Sanità per rivendicare l’apertura di un confronto che renda la contrattazione integrativa lo strumento per gestire l’organizzazione del lavoro oltre che elemento centrale per la valorizzazione dell’impegno degli operatori della nostra sanità e della qualità del Servizio Sanitario Regionale».
Venerdì l’apertura del nuovo cavalcaferrovia. Ma ci sono altri 60 milioni di euro di investimenti della Rete Ferroviaria
Come già annunciato, il nuovo ponte Teodorico apre al traffico stradale.
Da venerdì 26 marzo il centro storico della città di Ravenna e la zona della Darsena – separate dai binari delle linee Bologna-Ravenna e Ferrara-Ravenna – saranno di nuovo collegate da un cavalcaferrovia realizzato da Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), in sostituzione del vecchio ponte Teodorico, con un investimento di 9 milioni di euro.
LE CARATTERISTICHE DEL NUOVO PONTE
440 tonnellate di acciaio, sagomate e saldate con oltre 6mila ore di lavoro, assemblate per mezzo di 162 giunti e oltre 24mila bulloni. Il nuovo ponte è lungo 58 metri, largo 19 e scavalca i binari ad una quota di quasi 7 metri. È costituito da una campata unica, sorretta da due spalle in cemento armato, ai cui lati sono stati realizzati un percorso pedonale e uno ciclabile. Il collegamento con la viabilità esistente è garantito da due rampe di accesso lunghe 60 metri
LE FASI DEI LAVORI
La demolizione del vecchio Ponte Teodorico, preceduta da interventi propedeutici avviati a inizio 2020, è avvenuta nel mese di giugno dello scorso anno.
Successivamente sono state realizzate le spalle di appoggio dell’impalcato e fra i binari sono stati montati due pilastri metallici verticali provvisori, sormontati da rulliere e piastre, per sostenere l’impalcato del nuovo ponte durante la fase di varo.
La struttura metallica, assemblata all’interno del cantiere, è stata varata alla fine del mese di dicembre. Lo “scheletro del nuovo ponte” è stato inizialmente sollevato con l’ausilio di martinetti e successivamente collocato su speciali carrelli ribassati, per avvicinarlo ai binari. Due gru della portata di 630 e 730 tonnellate – posizionate alle due estremità del futuro cavalcaferrovia. – hanno poi sollevato e infine posato il nuovo ponte nella posizione definitiva.
Verniciatura della struttura, posa della pavimentazione stradale e dei guardrail, montaggio dei parapetti in vetro, realizzazione della segnaletica stradale e installazione dell’impianto di illuminazione sono stati gli interventi finali che hanno completato l’opera.
Speciali isolatori sismici, realizzati su misura, conferiscono alla struttura maggiore resistenza in caso di eventi sismici.
Comprese nei lavori anche opere di mitigazione ambientale, già avviate e in parte completate, fra cui il rivestimento delle scarpate dei rilevati con terreno vegetale e il rinverdimento con idrosemina, la messa a dimora di essenze arboree e arbustive autoctone al piede delle nuove scarpate e il rivestimento in mattoni dei muri in calcestruzzo.
IL CANTIERE E I RITARDI
Un cantiere complesso per l’interferenza dei lavori con il traffico ferroviario. Per ridurre le ripercussioni sulla circolazione dei treni molte attività si sono svolte in orario notturno e nei fine settimana. In particolare sono state utilizzati tre week end per la demolizione del vecchio cavalcaferrovia, uno per il varo del nuovo ponte e venti per interventi di completamento.
Fra le numerose attrezzature da cantiere impiegate, anche speciali macchine per il taglio laser o plasma, utilizzate per realizzare le varie parti del ponte.
La durata dei lavori – 280 giorni – ha risentito della sospensione di circa due mesi delle attività – fra marzo e maggio 2020 – e di un rallentamento delle forniture del materiale necessario, «situazioni entrambe causate dal lockdown imposto dall’emergenza sanitaria», scrivono da Rfi per giustificare il ritardo di circa 3 mesi con cui si è completato l’intervento.
L’area interessata dalla realizzazione dei lavori in oggetto si colloca in una zona della città immediatamente extramuraria, a ridosso della linea nord-est della struttura difensiva di epoca tardo antica (V secolo) poi ristrutturata e caratterizzata dalla realizzazione della Rocca Brancaleone (XV secolo). Per questo le attività di scavo sono avvenute con la presenza di un archeologo.
RFI, HUB PORTUALE DI RAVENNA: L’IMPEGNO DI RETE FERROVIARIA ITALIANA
L’intervento rientra nell’ambito degli accordi sottoscritti da RFI con il Comune di Ravenna, l’Autorità Portuale e la Regione Emilia Romagna, per migliorare l’accessibilità ferroviaria all’area portuale. Le dimensioni del vecchio ponte non permettevano infatti il passaggio dei treni merci adibiti al trasporto di semirimorchi o di interi camion (autostrada viaggiante).
Al Porto di Ravenna, per la sua posizione strategica all’interno dei Corridoi Baltico – Adriatico e Mediterraneo, RFI ha destinato un investimento di oltre 74 milioni di euro.
GLI INTERVENTI FUTURI
Potenziamento della stazione merci Sinistra Candiano:
7 nuovi binari arrivo/partenza in aggiunta ai 5 attuali e centralizzazione ed elettrificazione di tutto il fascio (investimento 21 milioni di euro)
già ultimata la “bretella” che permette ai treni merci di bypassare la stazione di Ravenna. Concluso anche il progetto definitivo della nuova stazione merci. Prossima apertura della conferenza dei servizi.
Realizzazione della nuova stazione merci Destra Candiano
centralizzazione ed elettrificazione dei 6 binari esistenti, costruzione di 3 nuovi binari ed elettrificazione della tratta di collegamento con l’attuale stazione di Ravenna (investimento 26,7 milioni di euro)
predisposto lo studio di fattibilità e avviati i rilievi per l’esecuzione del progetto definitivo.
Eliminazione del passaggio a livello di via canale Molinetto
l’aumento del numero dei treni sulla linea ferroviaria Castelbolognese-Ravenna e l’incremento del traffico stradale hanno reso necessaria l’eliminazione di questo punto di intersezione fra la viabilità su ferro e quella su gomma, che sarà sostituito da un sottopassaggio carrabile (investimento 15 milioni di euro).
ultimato il progetto definitivo, in corso la conferenza dei servizi.
Compresi nel pacchetto di interventi anche il nuovo cavalcaferrovia Teodorico e il prolungamento del sottopassaggio della stazione ferroviaria di Ravenna, per un investimento complessivo di 11,8 milioni di euro.
La curva dei contagi resta in discesa in Emilia-Romagna, mentre la provincia di Ravenna è di nuovo tra quelle più colpite. Almeno stando ai dati del bollettino Covid di oggi, 24 marzo, che vedono la provincia ravennate registrare 226 nuovi casi in 24 ore, dato più alto della regione dopo quello di Bologna. Si tratta di 102 asintomatici e 124 con sintomi; 222 in isolamento domiciliare e 4 ricoverati.
I tamponi eseguiti sono stati 2.660.
Oggi la Regione ha comunicato 8 decessi per la provincia di Ravenna: quattro pazienti di sesso maschile di 67, 80, 86 e 89 anni e quattro pazienti di sesso femminile di 74, 86, 91 e 99 anni.
Sono state comunicate circa 253 guarigioni.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 24 MARZO
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 322.337 casi di positività, 1.725 in più rispetto a ieri (poco più della metà asintomatici), su un totale di 34.163 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5%.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 3.400 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 238.912.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 71.856 (-1.720 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 67.845 (-1.680), il 94,5% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 45 nuovi decessi: 3 nel parmense (2 donne, di 71 e 75 anni, e un uomo di 85); 2 nella provincia di Reggio Emilia (una donna di 85 anni e un uomo di 68 anni); 4 nella provincia di Modena (una donna di 67 anni e 3 uomini, di 57, 60 e 81 anni); 12 nella provincia di Bologna (6 donne – rispettivamente di 67, 81, 88, 92, 96, 98 anni – e 6 uomini, di 67, 76 – quest’ultimo deceduto a Imola – 82, 88, 91, 95 anni); 4 nella provincia di Ferrara (una donna di 78 anni e 3 uomini, di 84, 85 e 88 anni); 8 in provincia di Ravenna (4 donne – rispettivamente di 74, 86, 91, 99 anni – e 4 uomini, di 67, 80, 86, 89 anni); 6 in provincia di Forlì-Cesena (3 donne, di 86, 96 e 97 anni, e 3 uomini, di 78, 80 e 107 anni); 6 nel riminese (una donna di 82 anni e 5 uomini di 46, 71, 81, 84 e 86 anni). Nessun decesso in provincia di Piacenza.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.569.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 397 (+2 rispetto a ieri), 3.614 quelli negli altri reparti Covid (-42).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 8 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 26 a Parma (+1), 33 a Reggio Emilia (invariato), 76 a Modena (-1), 122 a Bologna (+3), 28 a Imola (-4), 36 a Ferrara (+1), 19 a Ravenna (invariato), 11 a Forlì (+1), 8 a Cesena (+1) e 30 a Rimini (+1).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.432 a Piacenza (+69 rispetto a ieri, di cui 42 sintomatici), 21.918 a Parma (+163, di cui 112 sintomatici), 39.251 a Reggio Emilia (+187, di cui 70 sintomatici), 55.369 a Modena (+165, di cui 109 sintomatici), 69.662 a Bologna (+311, di cui 110 sintomatici), 11.264 casi a Imola (+48, di cui 21 sintomatici), 18.868 a Ferrara (+140, di cui 37 sintomatici), 25.065 a Ravenna (+226, di cui 124 sintomatici), 12.879 a Forlì (+145, di cui 118 sintomatici), 15.949 a Cesena (+96, di cui 67 sintomatici) e 30.680 a Rimini (+175, di cui 108 sintomatici).
Si tratta della scultura che in origine proteggeva il sarcofago del Sommo Poeta e che tornerà a Ravenna dopo 160 anni
Dopo i prestigiosi prestiti giotteschi dalle Gallerie degli Uffizi e dell’accordo siglato fra Ravenna e Firenze, un’altra significativa opera arriverà a Ravenna direttamente dal Museo del Louvre di Parigi per la mostra Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio, a cura di Massimo Medica, in programma presso la Chiesa di San Romualdo di Ravenna dal 24 aprile al 4 luglio.
La mostra è promossa dal Comune di Ravenna, assessorato alla Cultura e organizzata dal Mar – Museo d’Arte della Città di Ravenna anche grazie al prezioso contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, della Camera di Commercio di Ravenna e della Regione Emilia- Romagna.
È stata presentata in videoconferenza la scultura, Madonna in Trono con Bambino, alla presenza tra gli altri della vice ministra agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Marina Sereni, dell’Ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset e del Parlamentare Europeo Sandro Gozi.
Si tratta della scultura che in origine proteggeva il sarcofago del Sommo Poeta e che, per le celebrazioni dantesche nel settecentesimo anno della sua morte, torna a Ravenna dopo circa 160 anni in occasione della mostra.
Dopo la morte avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321, a seguito dell’ultima impresa diplomatica svolta per conto del da Polenta di Ravenna a Venezia, Dante, venne sepolto in una piccola cappella addossata al muro del convento di San Francesco a Ravenna, che anticamente era conosciuta come “La Cappella della Madonna” per via della presenza di una antica immagine mariana identificata dallo studioso Corrado Ricci con quella oggi conservata al Museo del Louvre, proveniente infatti da Ravenna.
A seguito di diverse trasformazioni del sepolcro di Dante e della ricostruzione da parte dell’architetto Camillo Morigia, la Madonna fu del tutto rimossa e si persero le sue tracce fino a quando, verso il 1860, fu acquistata a Ravenna da un collezionista francese il barone Jean-Charles Daviller (Roma, 1823-Parigi, 1883) che nel 1884, la donò al museo del Louvre.
Si tratta di un indiscusso capolavoro realizzato in marmo, databile tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, che ritorna per l’occasione nella città di origine, documentando la sua pertinenza alla tradizione bizantina, rivisitata tuttavia secondo una sensibilità già tutta occidentale e gotica.
Ancora oggi nel museo Dante di Ravenna si trova un calco in gesso dell’opera, donato alla città nel 1921 dal governo francese, in occasione delle solenni celebrazioni del VI Centenario della morte dell’esule fiorentino.
L’altorilievo rappresenta la Vergine assisa in trono elegantemente drappeggiata all’antica, mentre il Bambino, benedicente con la mano destra e raffigurato come autorevole Maestro, tiene il Rotolo delle Sacre Scritture con la sinistra.
Eventi in streaming sui canali ufficiali: dal “rabbocco” dell’olio al “Dante teologo”, alla diretta del Mei
Cerimonia dell’olia alla Tomba di Dante, foto di repertorio
Il 25 marzo si celebra il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. La data è quella che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia e nel 2021, settimo centenario della morte del Sommo Poeta, assume un significato ancor più particolare.
A Ravenna per l’intera giornata si susseguiranno iniziative dedicate principalmente agli studenti, ma sicuramente apprezzate da tutti coloro che amano Dante, tutte trasmesse in diretta streaming sul sito vivadante.ite sulla pagina facebook Ravenna per Dante, canali ufficiali delle celebrazioni del settimo centenario a Ravenna.
Il 25 marzo Ravenna celebra il giorno dedicato a Dante a partire dalla zona dantesca e da ciò che più contrassegna la celebrazione del poeta: luce e poesia. Sarà il sindaco Michele de Pascale alle 9.30 ad aprire la Tomba e a rabboccare l’olio che arde nella lampada perenne, pratica quotidiana che permette di tenere sempre accesa la lampada che i fiorentini donarono per onorare il poeta e per la quale ogni anno portano, in solenne cerimonia, l’olio dei colli toscani. Seguirà un altro gesto importante che sta tenendo viva la memoria del Poeta, la lettura quotidiana di un canto della Divina Commedia davanti alla Tomba. Sarà Mara Dirani, che presta il proprio servizio come custode, a leggere il primo canto della Commedia. Si tratta di un gesto che vuole tenere insieme il valore della cura e della custodia con quello della conoscenza e della trasmissione del sapere. Un auspicio a che presto chiunque desideri fare esperienza del Poeta e del suo lascito possa venire alla Tomba e addentrarsi nella straordinaria relazione che vive tra Dante e Ravenna.
La mattinata proseguirà alle 10.30 con la diretta dalla Sala Dantesca della Biblioteca Classense.
Dopo gli interventi del sindaco de Pascale e della presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense, Patrizia Ravagli, il regista e attore Massimiliano Finazzer Flory presenterà il suo film Dante, per nostra fortuna, con l’anteprima assoluta della proiezione proprio in occasione del Dantedì a Ravenna. «Ravenna non è dove mi attendo di omaggiare la morte di Dante – dichiara Finazzer Flory – ma il luogo in cui sento pienamente la vita di Dante e dell’Italia. Di più, avverto una commozione che sa di comunità e l’eco delle sue parole come guida a noi in viaggio».
L’itinerario della Divina Commedia di Massimiliano Finazzer Flory ha come protagonista un bambino che legge il libro di Dante e sogna. Il cortometraggio attraversa in 27 minuti ventuno canti (dieci dell’Inferno, cinque del Purgatorio, sei del Paradiso) attraverso la danza e la magia del teatro, guidati da una voce dantesca fuoricampo. In ogni canto sono presenti una colonna sonora dedicata e una scenografia digitale tratta dalle illustrazioni di Gustave Doré, con costumi ispirati dalla pittura medioevale di Giotto.
A seguire nella mattinata si svolgerà La scuola per Dante, un progetto di video e prodotti multimediali creati da studenti e studentesse delle scuole di Ravenna in occasione delle celebrazioni del centenario dantesco. La presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense, Patrizia Ravagli, presenterà i progetti, esito di un percorso di oltre due anni che ha visto un fitto dialogo tra le istituzioni della città e le scuole della provincia di Ravenna. L’iniziativa ha coinvolto oltre 60 istituti e ha portato all’elaborazione di oltre 40 progetti, contraddistinti dalla pluralità dei saperi (umanistici, scientifici, estetici), dalla partecipazione, dal desiderio di sentirsi soggetti attivi e propositivi, anche in questo anno di chiusure per le scuole. Il percorso è ancora attivo e i risultati saranno continuamente aggiornati sul sito vivadante.it.
Nel pomeriggio, alle 17, l’appuntamento quotidiano con L’ora che volge il Disio – Lettura perpetua della Commedia presso la tomba di Dante, che vedrà Massimiliano Finazzer Flory leggere il Canto XXV del Paradiso.
Alle 17.15 in diretta streaming viene dato ampio spazio alle iniziative pensate per i ragazzi e le ragazze. Verrà proiettato un video realizzato nell’ambito di “Cantare Dante a scuola” dai bambini e dalle bambine del coro di voci bianche Libere Note delle scuole primarie “Giovanni Pascoli” e “Filippo Mordani”, diretto dalla maestra Catia Gori. “Cantare Dante a scuola” è un progetto di Ambrogio Sparagna e Orchestra Popolare Italiana prodotto da Archivio Aurunco e Finisterre in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, che ha visto la partecipazione di molti studenti dei diversi ordini scolastici del territorio nazionale. Gli studenti hanno appreso, unitamente a tutti gli altri partecipanti, attraverso i materiali didattici lo studio del canto “a poeta” dantesco imparando a cantare le antiche melodie popolari utilizzate dai poeti-pastori e, allo stesso tempo, hanno realizzato una serie di attività performative sul repertorio dantesco.
Alle 17.30 in diretta streaming, a cura della Biblioteca Classense, l’incontro formativo Dante, il mi̕’ babbo. Come leggere Dante ai ragazzi, pensato per docenti, bibliotecari e genitori che vogliano avvicinare anche i più piccoli alla figura di Dante Alighieri. Partecipano Chiara Lossani e Michael Bardeggia, autrice e illustratore del libro per l’infanzia Dante, il mi’ babbo, edizioni Arka 2020.
Sul sito vivadante.it saranno caricati ulteriori contributi speciali in occasione della giornata. Si segnalano in particolare il lancio di Dante teologo e profeta della libertà, trailer dell’omonimo ciclo di conferenze a cura di Alberto Casalboni e dell’Associazione Romagna Camaldoli, in compartecipazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna. Le cinque conferenze sono state registrate nella basilica di San Francesco e ogni mercoledì dal 31 marzo al 28 aprile saranno rese disponibili sul sito delle celebrazioni. Le prime cinque lezioni tenute da Alberto Casalboni, padre cappuccino di grande esperienza nello studio e nella esegesi del testo dantesco, vengono accompagnate dall’interpretazione dell’attore Gianfranco Tondini. La lezione conclusiva, affidata al monaco e teologo Ubaldo Cortoni, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, è prevista nella basilica di San Francesco il 5 maggio.
Iniziative anche Faenza: la Biblioteca Manfrediana in occasione del Dantedì ha lanciato il progetto che vede una terzina della Divina Commedia disponibile via whatsapp ogni giorno. Per iscriversi è necessario inviare un messaggio tramite whatsapp al 333.2314278. L’invio giornaliero proseguirà per tutto l’anno 2021. Inoltre, in attesa di aprire al pubblico, sui canali social e Youtube della Biblioteca, sarà inaugurata digitalmente la mostra virtuale ‘Omaggio a Dante’, nella Sala del Settecento, che espone edizioni dantesche e materiale documentario sul Poeta. Tra le rarità esposte, un incunabolo del 1477 stampato a Venezia e cinque edizioni del XVI secolo, fra le quali una stampata da Francesco Marcolini, ricca di un centinaio di xilografie, definite le prime illustrazioni moderne della “Commedia” (https://www.youtube.com/channel/UChXVALGyNqiJHtbkrRC6hbw).
Musica e parole, sempre in streaming, sono al centro del progetto “Suona Dante” organizzato dal MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza con gli artisti under 35 selezionati dal Contest Musicisti per “Il Treno di Dante”. Parteciperanno in collegamento gli Equ con “In Viaggio con Durante”, le Vita Nova con “In Treno Con Dante” e Nemo con “Nemo vs Dante”. Saranno ospiti della trasmissione Francesco Maria Gallo con “Inferno”, la sua prima opera rock elettro sinfonica, con il primo clip “Caronte”, primo singolo estratto da “Inferno” e Ricky Portera, chitarrista di Vasco Rossi e degli Stadio. Conduce il cantautore Lorenzo Baglioni di Firenze e interverrà Giordano Sangiorgi del MEI. Dalle ore 21.30 in streaming sulla pagina Facebook ufficiale di Dantedì e del MEI (www.facebook.com/MeetingDegliIndipendenti).
«Cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Draghi nell’aula del Senato in vista del Consiglio Europeo in programma domani.
In provincia di Ravenna le scuole (dalle elementari in avanti) sono chiuse dal 2 marzo, nidi e materne dall’8 marzo.
E le previsioni sono che l’Emilia-Romagna resterà in zona rossa anche la settimana dopo Pasqua, quindi la novità riguarderebbe anche la nostra provincia.
L’ex allenatore di Fusignano dopo le dimissioni del mister della Fiorentina: «La colpa è della cultura della vittoria ogni costo»
Nel mondo del calcio stanno facendo molto discutere le dimissioni di Cesare Prandelli, ormai ex allenatore della Fiorentina, a causa dello stress.
Un episodio analogo a quello che ha portato alla fine della carriera da allenatore di Arrigo Sacchi, che mollò dopo una vittoria (con il suo Parma) a Verona perché – parole sue – «lo stress era diventato insopportabile».
Ecco che quindi i grandi quotidiani nazionali hanno intervistato in queste ore l’ex Ct di Fusignano, che ha raccontato la sua esperienza.
«Per la tensione dormivo poco», ha detto Sacchi alla Gazzetta, mentre in una lunga intervista al Corriere della Sera va nel dettaglio, ricordando come dopo quell’ultima vittoria a Verona «non avevo provato nulla: nessuna soddisfazione, nessuna emozione. Lì capii che era arrivato il momento di chiudere».
Al Corriere Sacchi racconta che «lo stress è stato un compagno di vita» e confessa di essere andato da uno psicologo.
«La colpa – citiamo ancora l’intervista di Carlos Passerini – è della cultura della vittoria ad ogni costo, sbagliatissima. Il concetto del “se non vinci sei un fallito” è il peggior insegnamento che si possa dare a un ragazzo. L’errore, la sconfitta, fanno parte della vita. Perdi solo se non dai il massimo. E se non impari».
Sono “solo” 65 i casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna. Ma come al solito i dati del martedì (aggiornati alle 12 del 23 marzo) risentono degli effetti del weekend e sono inferiori rispetto a quelli dell resto della settimana.
Si tratta di 32 maschi e 33 femmine; 36 asintomatici e 29 con sintomi; 55 in isolamento domiciliare e 10 ricoverati.
I tamponi eseguiti sono stati 1.305. Oggi la Regione ha comunicato 3 nuovi decessi per la provincia di Ravenna.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 23 MARZO
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 320.632 casi di positività, 1.578 in più rispetto a ieri (684 asintomatici), su un totale di 35.928 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 4,4%.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 2.671 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 235.512.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 73.596 (-1.150 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 69.542 (-1.117), il 94,5% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 57 nuovi decessi: 1 in provincia di Piacenza (un uomo di 78 anni); 2 nel parmense (due donne, di 66 e 91 anni); 2 nella provincia di Reggio Emilia (entrambe donne, di 74 e 81 anni); 9 nella provincia di Modena (quattro donne di 53, 73 e due di 79 anni; cinque uomini, di 64, 68, 72, 75 e 92 anni); 23 nella provincia di Bologna (9 donne: di 46, 65, 66, 76, 82, 87, due di 88 e una di 90 anni residente a Imola; 14 uomini – di 65, 70, 72, due di 77, di cui uno residente a Imola, 79, due di 81, 82, due di 84, 86, 89 – residente a Imola – e 92 anni); 4 nella provincia di Ferrara (una donna di 61 anni e tre uomini di 79, 86 e 92 anni); 3 in provincia di Ravenna (due donne, di 86 e 92 anni, e un uomo di 83 anni); 12 in provincia di Forlì-Cesena (sei donne, di 74, 78, 79, 83, 84 e 93 anni; sei uomini, rispettivamente di 61, 68, 73, 77, 83 e 94 anni); 1 nel riminese (una donna di 89 anni).
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.524.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 395 (+5 rispetto a ieri), 3.659 quelli negli altri reparti Covid (-38).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 9 a Piacenza (-1), 25 a Parma (+1), 33 a Reggio Emilia (+1), 77 a Modena (-1), 119 a Bologna (-1), 32 a Imola (-1), 35 a Ferrara (+2), 19 a Ravenna (+2), 10 a Forlì (+1), 7 a Cesena (numero invariato rispetto a ieri) e 29 a Rimini (+2).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.363 a Piacenza (+80 rispetto a ieri, di cui 52 sintomatici), 21.756 a Parma (+187, di cui 104 sintomatici), 39.064 a Reggio Emilia (+192, di cui 102 sintomatici), 55.204 a Modena (+296, di cui 195 sintomatici), 69.370 a Bologna (+356, di cui 206 sintomatici), 11.216 casi a Imola (+39, di cui 17 sintomatici), 18.728 a Ferrara (+101, di cui 30 sintomatici), 24.839 a Ravenna (+65, di cui 29 sintomatici), 12.734 a Forlì (+67, di cui 56 sintomatici), 15.853 a Cesena (+99, di cui 63 sintomatici) e 30.505 a Rimini (+96, di cui 40 sintomatici).
Verrà demolita e ricostruita, mantenendo sempre l’operatività. Previste tre vasche, tribune, ma anche bar, ristorante e centro fitness
Nella seduta di oggi (23 marzo) la giunta comunale di Ravenna ha approvato una delibera con la quale valuta accoglibile la proposta presentata dalla società cooperativa consortile Arco Lavori per la realizzazione di una nuova piscina comunale in regime di finanza di progetto. Le proposte pervenute erano state due e sono state valutate sulla scorta di una apposita relazione tecnica.
«Oggi stesso – dichiara l’assessore allo Sport Roberto Fagnani – convocheremo le associazioni sportive per illustrare loro i contenuti della proposta che risponde alle valutazioni e richieste a suo tempo effettuate. Parallelamente il procedimento coinvolgerà la competente commissione consiliare e l’intero consiglio comunale, che si dovranno esprimere in merito all’inserimento dell’intervento nel programma triennale dei lavori pubblici. L’obiettivo è quello, portando a conclusione il percorso intrapreso, di arrivare alla realizzazione di un impianto che soddisfi al meglio tutte le esigenze dei diversi tipi di fruitori».
Quello proposto da Arco Lavori si configura come un impianto polivalente con, al suo interno, un centro benessere, un centro fitness, un bar e un ristorante. L’impianto sportivo, secondo il progetto preliminare presentato, è separato dalle altre attività.
Nella sua configurazione finale l’impianto sportivo è costituito da tre vasche, una (principale) da 50 x 25 metri profonda da 2 a 3 metri, una da 25 x 21 metri profonda 1.80 metri e una terza da 21 x 15 metri profonda 1.40 metri. Alla vasca principale è affiancata una tribuna per il pubblico, oltre ad una seconda tribuna per gli atleti. Di fianco alle vasche secondarie è presente un’ulteriore tribuna. La durata richiesta per la concessione è di 25 anni.
Il progetto permette lo svolgimento di eventi di alto livello sportivo nella vasca principale dotata di tribuna e si presta ad un utilizzo molto versatile essendo dotato di due vasche secondarie, differenti per dimensioni e profondità, che rendono più semplice l’accesso ad un’utenza più ampia e differenziata sia in termini di età che di condizioni fisiche, in quanto grazie alla presenza di due vasche secondarie è possibile differenziare le temperature dell’acqua secondo le varie esigenze.
La proposta – come richiesto dal Comune alla luce delle esigenze emerse da parte dei portatori di interesse e anche del consiglio comunale nel corso dell’approfondimento di una precedente opzione – contempla la demolizione e ricostruzione per fasi dell’impianto sportivo al fine di non interrompere l’attività ma parzializzandola nelle aree disponibili garantendo sempre l’accessibilità di una vasca; e un ampliamento degli attuali spazi acqua, grazie all’intervenuta acquisizione, mediante cessione gratuita, di un’area adiacente al lotto su cui insiste l’attuale piscina, utilizzabile appunto per l’ampliamento della stessa.
Ne parla Manuela Claysset della Uisp, nell’ambito di un percorso contro tutte le discriminazioni al via il 24 marzo
È in calendario il 24 marzo (ore 18) il primo incontro, di quattro in programma, del percorso online di sensibilizzazione “Si può giocare alla pari? Sport e contrasto alle discriminazioni di (ogni) genere” con l’intervento di docenti universitari. Gli incontri fanno parte del progetto pluriennale “Pluriverso (VI edizione) – Sport e fairplay relazionale”, promosso e organizzato dalle associazioni Femminile Maschile Plurale, Uisp, Pscichedigitale e Psicologia Urbana e Creativa, in compartecipazione con il Comune di Ravenna (assessorato Pubblica Istruzione, Infanzia, Politiche di genere e assessorato alla Sport.
Gli altri appuntamenti sono previsti il 31 marzo (“Le parole giuste: linguaggio e discriminazione di genere nello sport”), il 7 aprile (“Atlete, arbitre, allenatrici: un viaggio tra passione e pregiudizi”) e il 13 aprile (“Operare sul campo per promuovere parità di genere, contro i pregiudizi”). Gli incontri sono gratuiti e su prenotazione sul sito www.femminilemaschileplurale.it
Sul tema ecco un’intervista a Manuela Claysset, responsabile nazionale politiche di genere e diritti della Uisp (Unione sport per tutti), a cura del team del progetto Pluriverso/Femminile Maschile Plurale.
Manuela iniziamo questa intervista con una breve definizione di sport? «Lo sport è un fenomeno sociale di fondamentale importanza: una centrale formativa, culturale ed educativa che, alla pari della scuola e della famiglia, è in grado di trasmettere valori ed ideali in modo molto trasversale e coinvolgere ampie fasce della nostra popolazione. Lo sport infatti rappresenta e trasmette valori universali quali il rispetto delle regole e dell’avversario, le idee di inclusione e di gioco di squadra e non va considerato esclusivamente per i suoi aspetti agonistico e competitivo perché sempre di più lo sport si associa alla promozione della salute, del benessere sia individuale che collettivo».
Nonostante i suoi contenuti valoriali lo sport rappresenta però uno dei terreni più permeabili alle diseguaglianze di ogni tipo che rischiano di dare voce a discriminazioni e pregiudizi, primo di tutto quello legato al genere.
«Se guardiamo i numeri della pratica sportiva l’Istat ci dice che in Italia nel 2016 oltre 35 milioni di italiani sono persone attive; 14.792.000 persone praticano sport in modo continuativo; quelle che praticano sport saltuariamente sono 5.690.000 mentre oltre 15 milioni – il 25% della popolazione – svolge solo qualche attività fisica . Gli sportivi che praticano con continuità sono in aumento ma se analizziamo i dati per genere si evidenzia che sono il 20,8% tra le donne e il 29,7% tra gli uomini. Il gap di genere tocca il 22,9% tra i 18 e i 19 anni , i sedentari rappresentano 39,2% della popolazione, ma le donne lo sono di più degli uomini – il 43,4 % rispetto al 34,2% tra gli uomini».
Negli ultimi anni, però, lo sport femminile ha iniziato a suscitare interesse ed è spesso in primo piano sui mezzi di informazione. «Si è indubbio che lo sport femminile stia vivendo una grande stagione di risultati e visibilità. Ne sono un esempio i risultati e le medaglie degli ultimi grandi eventi sportivi; si pensi, ad esempio, alla Nazionale Calcio femminile , ma anche all’esito delle Olimpiadi invernali in Corea o altri grandi appuntamenti internazionali che hanno visto brillare nelle competizioni le atlete italiane.
Ciononostante, permangono forti discriminazioni e diseguaglianze, sia nei numeri, sia nel valore dei riconoscimenti sportivi ed economici, probabilmente in ragione di una diversa cultura dello sport e dell’attività motoria, indicata come pratica del tempo libero e non come parte fondamentale della vita di ogni individuo. Occorre infatti rilevare che, in Italia, è ancora predominante l’idea di sport basata sul risultato, sulla competizione, sulla forza, dunque prevalentemente pensato “al maschile” e ancora oggi le donne che praticano sport devono contrastare pregiudizi e stereotipi sui concetti di femminilità e mascolinità».
Il problema allora si sposta dall’ambito specifico sportivo a quello generale di una società che deve ancora fare i conti con “le differenze”? «Nello sport, più che in altri ambiti , siamo condizionati da una cultura che ancora oggi promuove modelli stereotipati, dove spesso anche attraverso il linguaggio rischiamo di escludere e discriminare. La formazione rappresenta il primo impegno per promuovere una diversa cultura inclusiva: formazione rivolta ai dirigenti, alle figure tecniche, educatori ed educatrici che rappresentano il principale punto di riferimento per chi pratica sport».
Abbiamo riferimenti teorici, di principio che possono aiutarci ad elaborare buone prassi per promuovere un’altra cultura del movimento e contrastare le barriere all’accesso paritario allo sport? «Certo, nello sport occorre valutare quali azioni di promozione sportiva e regole statutarie possono essere messe in campo per contrastare le diseguaglianze e promuovere una nuova stagione della pratica sportiva, in linea con i principi della Carta Europea dei Diritti delle Donne nello sport promossa dalla Uisp. Presentata la prima volta dalla Uisp nel 1985, nel 1987 questa Carta dei Diritti venne fatta propria dall’Assemblea legislativa europea. Un documento frutto della elaborazione di donne dello sport e non solo e che raccoglieva alcune importanti raccomandazioni e principi.
Dopo 25 anni dalla presentazione della Carta, nell’ambito del progetto Olimpya la Uisp, insieme con altre associazioni europee, ha apportato integrazioni al documento originale, alla luce dei cambiamenti occorsi e del nuovo assetto europeo. È nata così la Carta Europea dei Diritti delle Donne nello Sport, rivolta alle organizzazioni e alle federazioni sportive, a tutti gli sportivi, ai gruppi di tifosi, alle autorità pubbliche, alle istituzioni europee e a tutte quelle organizzazioni che possono avere un impatto diretto o indiretto sulla promozione dello “sport per tutti e per tutte”. Lo scopo prevalente è quello di incentivare campagne a favore delle pari opportunità fra donne e uomini nello sport.
La Carta inoltre affronta diverse problematiche senza limitarsi alla denuncia, ma cercando di diffondere e promuovere buone pratiche, sperimentate e realizzate nei Paesi Europei per diminuire le discriminazioni verso le donne nello sport. Prende in esame vari ambiti e sfaccettature del fenomeno sportivo : la pratica sportiva; la leadership; educazione e sport; ricerca e comunità scientifica; donne, sport e media; spettatori e tifoserie» .
Hai accennato alle buone pratiche che Olympia è in grado di avanzare nel sociale ce ne puoi parlare più nello specifico? «Rispetto ai singoli ambiti vengono avanzate possibili proposte, ad esempio per promuovere l’incremento della pratica sportiva femminile si suggerisce di svolgere attività con orari più flessibili, di progettare attività che prevedano sport di squadra un forma mista, di incentivare le attività che coinvolgono genitori e bambini e di dedicare maggiore attenzione agli impianti sportivi, con spazi e spogliatoi adeguati oltre ad individuare iniziative che rispettino le diverse sensibilità culturali riguardo alla corporeità. Ad esempio il progetto “ Piscina al femminile” che promuove la pratica del nuoto e della ginnastica in acqua tra le donne che seguano precetti religiosi che non consentono di esporre il corpo agli sguardi maschili o semplicemente tra donne che non sono a proprio agio a mostrarsi in costume in ambiente misto.
Per promuovere la leadership femminile nello sport, nella Carta sono prese in esame alcune possibilità, come ad esempio la scelta di tutele e di quote, considerando la rappresentanza in proporzione delle tesserate e delle praticanti nelle diverse discipline; inoltre per incentivare la circolazione di dati e la condivisione di strategie dovrebbero essere promossi momenti di confronto tra le diverse esperienze europee, analizzando e raccogliendo i dati dai diversi Paesi della Comunità.
Se prendiamo in esame la governance dello sport nel nostro Paese registriamo ancora la totale assenza a livello nazionale di donne che ricoprano ruoli di Presidenti di Federazione sportiva: si stanno svolgendo le Assemblee elettive e non si registrano cambiamenti, nonostante la presenza di diverse donne Vicepresidenti e segretarie generali».
La pallavolista Laura Lugli, citata recentemente per danni dalla sua vecchia società per la sua maternità, esempio eclatante di disparità di genere nello sport
Cosa ci puoi dire sul tema dello sport a livello professionale? «Penso che ci sia ancora molto da fare, che permangano diseguaglianze della condizione femminile é evidente soprattutto per quanto riguarda la condizione delle atlete italiane, penalizzate rispetto ai colleghi uomini sia in termini economici, sia di carriera. La legge sul professionismo sportivo (Legge 91 del 1981) di fatto esclude le donne, delegando alle Federazioni il riconoscimento del professionismo solo per gli uomini e che ancora oggi si limita a un numero contenuto di discipline.
Per le donne che fanno sport, e che possiamo definire nella stragrande maggioranza dilettanti, mancano ancora provvedimenti organici per riconoscimento di tutele e, primo fra tutte, la maternità: tanti sono gli episodi che hanno evidenziato quello che subiscono le atlete, spesso costrette a firmare in cui non è prevista la maternità. Questo nonostante la Legge di Bilancio 2018 che ha approvato per la prima volta un “fondo Maternità” per le atlete; solo attraverso un impegno trasversale di diversi soggetti è possibile modificare questa situazione che penalizza fortemente le donne, spesso costrette a scegliere di abbandonare lo sport anzitempo.
Occorre parlare di tutele, di lavoro e di diritti anche nello sport. I decreti di riforma dello sport approvati dal Governo Draghi il 23 febbraio scorso sono un punto di partenza, in cui per la prima si sottolineano le tutele per i lavoratori sportivi, il professionismo per le atlete, il contrasto alla violenza di genere nello sport. Sono decreti che presentano ancora molti limiti ma che possono certamente essere una base di partenza da migliorare».
I tuoi esempi di buone prassi riguardano un’inclusione a 360 gradi che tenga conto anche del rispetto per le altre culture e per le persone portatrici di disabilità. «Certamente lo sport è un incredibile campo di inclusione, che può contribuire a superare diseguaglianze e discriminazioni. Come Uisp abbiamo avviato e consolidato esperienze e progetti: per noi la persona è al centro delle nostre proposte, quindi lo sport e l’attività motoria si devono “ modellare” in base alle diverse esigenze, possibilità, specificità.
Se penso a progetti sulla disabilità penso ad esperienze che ci vedono collaborare con i Centri di Salute Mentale di molte realtà, con iniziative come Matti per il calcio, oppure Esponiamoci, iniziative che uniscono attività sportiva e socializzazione, turismo, inclusione. Ma anche attività rivolta a ragazzi e ragazze con disabilità fisica. Penso, inoltre, a tutte le attività rivolte a migranti, iniziative storiche come i Mondiali antirazzisti e all’Almanacco antirazzista, un vero e proprio calendario di eventi sviluppati in tutta Italia. Sport come incontro ma dove è anche possibile fare azioni specifiche. Siamo i promotori dell’osservatorio contro le discriminazioni istituito presso Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Le discriminazioni di genere nello sport coinvolgono anche altri aspetti e la Carta Europea affronta in particolare le discriminazioni verso le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali – cosiddette Lgbt – ed occorre promuovere azioni specifiche per contrastare l’omofobia nello sport.
Proprio dal confronto e dalla collaborazione con associazioni Lgbt e il mondo accademico – come ad esempio la collaborazione con il Centro Sinapsi dell’Università di Napoli Federico II – la Uisp ha realizzato un percorso di formazione rivolto ai propri dirigenti e tecnici, per iniziare al nostro interno il difficile percorso di sensibilizzazione del mondo sportivo sulle difficoltà delle persone lesbiche, gay e transessuali nello sport. Da questo percorso è nata la scelta di attivare l’identità Alias anche per quanto concerne il tesseramento; la Uisp è l’unica associazione sportiva del nostra Paese che abbia avviato un tesseramento – Alias appunto – che consenta alle persone transessuali di identificarsi con il genere che sentono proprio, senza aver completato il percorso di transizione.
Piccoli segnali, azioni che portano ad una diversa cultura nello sport e da questo, nella nostra società: serve un forte impegno politico di tutti e di tutte per raggiungere determinati risultati ed occorre partire proprio dalla conoscenza, dalla contaminazione di saperi ed esperienze».
Danni ingenti alla struttura della filiale della Cassa di viale Virgilio
Un boato ha svegliato poco prima dell’alba i residenti nella zona di viale Virgilio, a Lido Adriano.
Alcuni malviventi hanno infatti fatto esplodere il bancomat della filiale della Cassa di Ravenna, riuscendo a scappare, stando alle prime testimonianze, con un bottino consistente, di decine di migliaia di euro.
Sul posto i carabinieri, che visioneranno le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza per tentare di risalire all’identità dei ladri.