mercoledì
20 Agosto 2025

La rinascita e lo sviluppo del mosaico, dalla scuola ravennate al contesto nazionale

Fino al 12 gennaio al Mar una mostra che fa capire come l’arte musiva si muova verso il contemporaneo

Achille Funi
Due opere di Achille Funi esposte alla mostra

Pochi giorni ancora e la mostra I’m a mosaic al Mar di Ravenna chiuderà i battenti coronando le celebrazioni del centenario della nascita nel 1924 della Scuola di Mosaico presso la locale Accademia di Belle Arti. Due avvertenze prima di entrare fra i tardivi dei non pochi spettatori che hanno visitato l’esposizione: la sezione permanente del mosaico allestita a pianoterra va in buona parte considerata parte integrante e necessaria al percorso espositivo, non fosse altro per le parti che riguardano la mostra del 1959 dei mosaici tratti da opere di grandi artisti e le collaborazioni fra mosaico, arte e design degli ultimi 20 anni del Novecento. La seconda avvertenza riguarda le aspettative: l’esposizione ovviamente parte concettualmente da Ravenna e si allarga a saggiare il contesto della rinascita e dello sviluppo del mosaico a livello nazionale: ogni tanto si mantiene salda la barra dei rapporti fra Ravenna – fra scuola e professionisti locali – e il contesto nazionale, talvolta invece la mostra scarroccia verso il racconto del mosaico in Italia, al di fuori e oltre Ravenna, rendendo l’impresa affascinante ma con discrezionalità di criteri selettivi. Ad ogni modo, nella sua guida curatoriale a più voci la visita risulta piacevole e mette in grado di capire come l’arte musiva si muova negli ultimi anni sul piano del contemporaneo.

Si parte dal secondo piano, dove nelle tre sezioni storiche curate da Emanuela Fiori si racconta della nascita della scuola del mosaico nel 1924, del rilancio della tecnica musiva in Italia negli anni ‘30 da parte di alcuni artisti nazionali al servizio delle grandi decorazioni parietali che rispondevano ai fini educativi e propagandistici del regime, approfondendo uno di questi interventi eseguito a Ravenna. La sezione parte dagli anni ‘30, prendendo spunto dal Manifesto della pittura murale del 1933, firmato fra gli altri da Sironi, che ufficializzava l’arte pubblica su grande scala. In mostra sono presenti alcune splendide campionature di cartoni realizzate dallo stesso Sironi, da Funi e Severini, artisti che in occasioni e decenni diversi collaborarono con i ravennati per alcuni importanti interventi. Due splendidi cartoni di Sironi leggermente sacrificati e un terzo ben esposto introducono al lavoro che l’artista fece in parte eseguire al Palazzo di Giustizia di Milano dal ravennate Giuseppe Salietti con la collaborazione di Ines Morigi nel 1936. Mancano le fotografie del pannello definitivo collocato a Milano, che renderebbe chiaro il rapporto fra cartone e opera, mentre l’apparato è inserito in modo da contestualizzare i cartoni di Achille Funi per il mosaico del Palazzo della Cariplo a Milano (1941), affidato sempre a Salietti. Il mosaicista risulta essere l’esecutore privilegiato anche da Gino Severini, promotore dell’arte musiva anche in suolo francese: di lui sono in mostra due mosaici originali degli anni ‘30 e una copia che definiscono solo in parte la statura dell’ex futurista, la sua forte relazione con Ravenna e la riflessione sulla tecnica musiva da lui considerata una vera arte autonoma.

La sala successiva è dedicata alla nascita della scuola ravennate, indirizzata al restauro dei grandi monumenti musivi cittadini e secondariamente a opere di traduzione finalizzate alla decorazione. Qui sono esposti i ritratti dei pionieri della Scuola, fra cui il mosaicista Giuseppe Zampiga e il disegnatore e abile copista Alessandro Azzaroni – bellissimi i suoi disegni in mostra – ai quali Corrado Ricci affidò la realizzazione di tavole tratte dai mosaici ravennati.

Rimangono inesplorate le relazioni di Ravenna con la scuola di Spilimbergo, nata qualche anno prima di quella ravennate, e la collaborazione con le manifatture delle tessere e i mosaicisti di Venezia, talvolta chiamati in città a dare una mano; oscuri risultano ancora gli agenti e i motivi che in date antecedenti al 1933 aprirono a Ravenna la strada a una linea musiva fondamentalmente al servizio della grande decorazione parietale. Viene inserita invece la presenza di Cafiero Tuti – docente di decorazione dal 1932 – con alcuni bozzetti e le traduzioni in mosaico, di prassi affidate ad allievi e allieve della scuola. Sotto la guida di Tuti e di Signorini, che nel 1934 sostituiscono Zampiga, la Scuola si distinse sul piano nazionale partecipando a diverse Triennali a Milano, a numerose mostre nazionali a Roma e ad alcune mostre internazionali che vengono citate in catalogo. La sezione si conclude con un interessante approfondimento, grazie a fotografie, bellissimi bozzetti e cartoni, dell’intervento eseguito a Ravenna nella Sala dei Mosaici (ex Casa del Mutilato, 1940-42), l’esempio massimo locale di quella decorazione parietale destinata agli ambienti pubblici al servizio della retorica fascista.

Carlo Pasini
Carlo Pasini, “Arc en ciel”

Collegandosi a questa dimensione di arte pubblica si passa alla sezione contemporanea curata da Giovanna Cassese che illustra in video gli interventi a Roma e a Napoli che hanno coinvolto grandi artisti e mosaicisti non ravennati; l’intervento al Parco della Pace a Ravenna (1984-88), da considerarsi fra i primi di arte pubblica in Italia, avrebbe dovuto forse avere più spazio, anche per ampliare le informazioni che lo riguardano presenti nella mostra permanente al pian terreno.

Al centro della sala spicca un bel lavoro collettivo di un centinaio di mosaicisti, in gran parte ex allievi/e della Scuola ravennate, che riportano alla contemporaneità del linguaggio, esplorato nella successiva sezione a cura di Giovanni Gardini: qui sono allestiti i lavori di Fabrizio Plessi e Coltro, che restituiscono la dimensione smaterializzata della tecnica e i rapporti con la realtà virtuale. I mosaici possono essere sottomessi alle leggi della dinamica mediante effetti liquidi o venire modificati, come nel caso dell’opera di Coltro, modificata proprio di recente e da remoto. La sala successiva si collega nuovamente alla Scuola ravennate con la presentazione di opere di mosaicisti che insegnano oggi in Accademia – fra cui Silvia Naddeo e Leonardo Pivi – o di artisti, mosaicisti e non, che nel tempo sono stati invitati a lavorare con gli studenti di mosaico. Questa sezione, curata da Paola Babini, direttrice dell’Accademia, restituisce prove interessanti che rendicontano l’ampia creatività dell’istituzione in questi anni recenti in contrasto al rischio reale che il mosaico venga cancellato dagli insegnamenti delle scuole superiori del territorio.

La mostra riparte dal piano inferiore, dove le sezioni riaprono agli anni ‘50: un breve sipario illustra il rapporto fra mosaico e arte sacra – un capitolo che andrebbe esplorato perché centrale nella produzione ravennate almeno fino agli anni ‘60 – grazie al bozzetto e mosaico dell’Annunciazione di Alberto Salietti e al grande cartone tratto da San Vitale di Giuseppe Salietti. Pur accennando solo alla mostra del 1959,
che vide i mosaicisti ravennati tradurre progetti di artisti internazionali – visitabile nella permanente a piano terra – la sezione che segue rende la vitalità del mosaico negli anni ‘50, grazie a un interessante lavoro di Lucio Fontana ispirato all’arte antica ravennate. Belle anche
le opere di Campigli in mostra eseguite da Ines Berti e quelle di Afro e Capogrossi degli anni ‘60, nate a seguito della mostra del 1959. Le sale continuano con la presentazione di opere di artisti nazionali che hanno incrociato il mosaico attraverso gli anni ‘80 – fra questi Dorazio, Mondino, Veronesi e un insospettabile Morlotti ben tradotto a mosaico – penalizzati però da un sovraffollamento di opere che aumenta sensibilmente il contrasto di stile. Riallacciandosi alle precedenti sezioni del mosaico digitale e di arte pubblica, la mostra si chiude con opere eseguite nell’arco degli ultimi 30 anni: se più omogenea risulta la sala dedicata agli artisti della Transavanguardia – belli e ben allestiti i pezzi di Chia, Paladino e Cucchi – un po’ più confusa appare l’ultima sala, dove in sintesi sono allestite opere realizzate negli ultimi vent’anni. Nonostante una giusta distanza fra i mosaici, si fatica a mettere insieme lavori di artisti appartenenti a generazioni diverse e ad aree di poetica lontane, selezionati in base a un criterio che evidenzia la vitalità variegata del linguaggio piuttosto che linee omogenee di ricerca.

“I’m a Mosaic”; MAR, Ravenna; fino a 12 gennaio 2025; orari: fino a sabato 9-18, domenica 10-19. Ingresso 10 euro.

Cervia aumenta le tariffe dei parcheggi a pagamento, costeranno fino a 2 euro/ora

I rincari sono già in vigore e riguardano tutte le strisce blu della città

Strisce Blu

Il Comune di Cervia ha stabilito l’aumento delle tariffe orarie per le aree di sosta a pagamento. I rincari riguardano tutte le frazioni della città e sono stati decisi con una delibera di giunta approvata lo scorso 10 dicembre. A darne notizia nei giorni scorsi è stata Azimut, la società pubblico-privata che si occupa di alcuni servizi pubblici per conto dei Comuni romagnoli.

Gli aumenti tariffari sono già entrati in vigore dal 1° gennaio e riguardano le strisce blu situate a Cervia (sia centro che zona mare), Pinarella, Tagliata e Milano Marittima (sia centro che lungomare). Nel dettaglio, il costo orario per le zone verde e gialla è ora di 1,30 euro (lo scorso anno era 1,20 euro) e quello forfettario per 6 ore è di 5,30 euro (lo scorso anno era 4,80 euro). Per gli autocaravan il ticket aumenta a 1,70 euro all’ora, contro 1,50 euro del 2024.

I balzelli riguardano anche le zone rosse, quelle più centrali e dunque più care, che sono arrivate a costare 2 euro all’ora. Fino allo scorso anno la tariffa era di 1,80 euro all’ora. Il forfettario di 6 ore costa 5,30 euro, quello di 12 ore 8,80 euro; mentre nel 2024 erano rispettivamente 4,20 e 8 euro. Infine la zona viola, quella che riguarda solo il lungomare di Milano Marittima, prevede una tariffa unica di 16,50 euro per 6 ore, contro i 15 euro in vigore fino allo scorso anno.

Dopo anni di assenza, si ricostituisce l’associazione comunale Europa Verde-Ravenna

Mariapia Galletti e Antonio Lazzari sono stati nominati all’unanimità come portavoce durante l’ultima assemblea

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Si è svolta negli scorsi giorni l’assemblea degli iscritti di Europa Verde per il comune di Ravenna: dopo molti anni di assenza dal panorama politico ravennate, si ricostituisce così l’associazione comunale del partito. Il gruppo, nato spontaneamente dal basso, si è incontrato online con il desiderio di avviare il difficile cammino di aggregazione di quelle realtà e singoli cittadini che fanno della sostenibilità ambientale, sociale e economica il fulcro del proprio agire.

«Un gruppo che si vuole porre come interlocutore privilegiato per tutte quelle associazioni che in questi anni si sono impegnate nella tutela dell’ambiente e della salute, associazioni a cui non può che andare il nostro ringraziamento per il lavoro fatto fino a oggi e per ciò che continueranno a fare in futuro» spiegano dalla neonata associazione.

I portavoce del gruppo, eletti all’unanimità durante l’assemblea sono Mariapia Galletti e Antonio Lazzari. In qualità di garante del percorso, è intervenuto durante l’assemblea ancheil co-portavoce provinciale Fausto Bordini «Voglio esprimere grande soddisfazione per il lavoro svolto in questi mesi dai Verdi ravennati che, formalizzando la nascita del gruppo comunale, tornano a colmare il vuoto della politica ravennate sui temi ambientali ed ecologisti. Così facendo si impegnano a rappresentare nelle istituzioni le istanze di un mondo troppo spesso lasciato ai margini delle decisioni sul futuro della città».

Vista la vicinanza con le prossime elezioni amministrative, l’assemblea ha dato mandato ai portavoce di esplorare la possibilità di dialogo con le forze del centro-sinistra nel rispetto della linea tracciata dal programma nazionale di Europa Verde e di quanto emerso nel percorso partecipativo fin qui realizzato; percorso che ha permesso già di incontrare numerosi portatori di interesse e che proseguirà nei prossimi mesi.

«Oggi non vogliamo presentare programmi e fare promesse, vogliamo invece raccogliere sfide e istanze a cui dare il nostro contributo. Cercheremo di costruire reti collaborative, senza pregiudizi e con estremo pragmatismo, nel rispetto assoluto dei valori che ci caratterizzano. – conclude infine il gruppo – L’urgenza e la gravità che le crisi economiche e ambientali ci pongono davanti vanno affrontate in maniera innovativa: crediamo che serva un nuovo patto sociale, un nuovo modello di collaborazione che unisca gli intenti e i bisogni del territorio, delle imprese, dei cittadini. Questo sarà il nostro principale obiettivo su cui lavoreremo nei prossimi mesi».

Installate sette nuove fioriere per nascondere le aree ecologiche del centro

Proseguono gli interventi relativi al nuovo piano di servizio raccolta dei rifiuti di Hera

Fioriere Piazza Marsala (RA)

Sono state recentemente installate le sette nuove fioriere con piante verdi per la schermatura delle isole ecologiche del centro storico di Ravenna: il cuore della città è considerato “zona rosa” e servito dalla Raccolta Smeraldo, che prevede il conferimento dell’indifferenziato in un cassonetto intelligente (Smarty) dotato di cassetto con limitatore volumetrico e apribile con l’apposita tessera Hera, mentre per tutti gli altri tipi di rifiuti il servizio di raccolta viene effettuato con nuovi  bidoni stradali con feritoia.

Come previsto nel piano relativo al nuovo servizio di raccolta dei rifiuti, attivato il 16 ottobre 2023, le fiorire a schermo dei cassonetti sono state installate da Hera in via Mordani, via Fantuzzi, via Sette Castelli, via Gaspare Pignatta, via Carlo Matteucci, Piazza Baracca e Piazza Marsala. Questa iniziativa di tutela del decoro del cuore della città si aggiunge all’introduzione dello spazzamento misto (squadra combinata di operatore appiedato con soffiatore con spazzatrice meccanica), che dallo scorso luglio viene alternato a quello meccanizzato puro (solo spazzatrice) per una pulizia più approfondita di marciapiedi, aiuole, piste ciclabili e parcheggi, con maggiore attenzione alle aree pubbliche centrali e ad alta frequentazione.

Sempre da luglio viene utilizzata inoltre la mini aspiratrice elettrica, mezzo ideale per le strade del centro storico, di ridotte dimensioni e con pavimentazioni di pregio, capace anche di raccogliere piccoli oggetti abbandonati, di provvedere alla pulizia con getto d’acqua delle aree interessate dalla sporcizia localizzata e adatta alla finitura degli angoli e delle zone difficilmente raggiungibili. Infine, dalla multiutility comunicati che, come di consueto, anche per le festività natalizie appena concluse, la pulizia del centro storico è stata potenziata con 54 turni aggiuntivi di spazzamento manuale.

Arrestato per violenza domestica grazie a un video inviato dalla figlia alla polizia

Un 54enne è stato ripreso con il telefonino e poi segnalazione inviata sul portale internet della polizia. Secondo le prime verifiche non si è trattato di un avvenimento isolato

Polizia

Un uomo di 54 anni residente in Bassa Romagna è stato arrestato ieri sera (mercoledì 8 gennaio) per maltrattamenti nei confronti della compagna e delle due figlie minorenni. È stata determinata una segnalazione inviata da una delle figlie alla polizia, corredata di video che documentavano gli episodi di violenza fisica e verbale avvenuti tra le mura domestiche nella serata precedente.

La segnalazione è stata fatta attraverso il portale YouPol, la piattaforma studiata dalla polizia di Stato per contrastare gli episodi di spaccio, bullismo e violenza domestica: attraverso l’app infatti è possibile denunciare (anche in forma anonima) crimini e illegalità, con la possibilità di allegare foto e video.

La polizia dell’ufficio anticrimine del commissariato di Lugo è intervenuta immediatamente nell’abitazione, appurando che l’ultimo episodio di aggressione avvenuto in presenza delle figlie (e registrato sui loro telefonini) si inseriva in realtà in un più ampio contesto di maltrattamenti fisici e psichici subiti dalla moglie nel corso degli anni. Gli agenti hanno quindi rintracciato l’uomo sul luogo di lavoro, dove è stato arrestato e condotto nel carcere di Ravenna.

Dopo il furto dello scorso aprile, il tour di Will Hunt riparte da Piangipane

Il trio statunitense torna al Socjale per una serata nel ricordo dei Nirvana. La data del 2024 non si era conclusa nel migliore dei modi: il furgone a noleggio della band era stato infatti scassinato e svaligiato per un totale di 15 mila euro di strumentazioni

Will Hunt

Dopo il successo del tour dello scorso aprile, organizzato in occasione del 30° anniversario della scomparsa di Kurt Cobain, il batterista statunitense Will Hunt torna a Piangipane con i compagni Clayton Sturgeon (voce e chitarra) e Steve Armeli (basso), per aprire il nuovo tour sempre dedicato al ricordo dei Nirvana. La data dello scorso anno non fu fortunata per la band: durante la permanenza a Ravenna infatti il loro furgone a noleggio è stato scassinato, e gli strumenti musicali (alcuni dei quali pezzi unici, per un valore di 15mila euro) sono stati rubati. Nonostante la denuncia alla polizia e gli appelli sui social, ad oggi gli strumenti non sono ancora stati trovati.

L’appuntamento al Teatro Socjale di Piangipane è il 23 gennaio, per una serata all’insegna del grunge e dei brani più iconici della band di Seattle, e il tour proseguirà fino 2 febbraio con 11 date in giro per l’Italia. La ripartenza dal ravennate, dopo la disavventura dello scorso anno, è quasi una sorta di sfida per il batterista (noto per i trascorsi in gruppi come Evanescence, Heroes And Monsters, ma anche per avere accompagnato in tour Vasco Rossi) che, in una dichiarazione rilasciata al Corriere Romagna ricorda comunque con affetto il teatro di Piangipane e l’esperienza italiana in generale: «Portare il nostro tributo ai Nirvana in Italia è sempre emozionante. L’energia del pubblico è contagiosa, e tornare al Socjale dopo quanto accaduto lo scorso anno ha un significato speciale».

Ultimi giorni per visitare la mostra di Nittolo e Freschi alla niArt Gallery

Fino a sabato 11 gli spazi di Via Anastagi dedicati all’arte contemporanea ospiteranno un dialogo pop tra i due artisti, curato da Giovanni Gardini

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Ancora per pochi giorni, gli spazi di NiArt (la galleria di Via Anastagi 4 dedicata all’arte contemporanea, con una particolare attenzione alla tecnica del mosaico), ospiteranno dialogo tra il periodo pop dell’ arte di Felice Nittolo (Coca cola e Mosaico degli anni ‘90) e i Breviari di Luca Freschi, in una mostra curata da Giovanni Gardini.

“Dittico” crea un confronto serrato tra le Coca – Cola degli anni ’90 di Nittolo e i le opere in ceramica di Freschi, in una cornice pop. Se i Breviari sono luoghi della memoria in cui tra lo spazio della cornice e la forma ovale al loro interno, pochi elementi creano soluzioni originali e ogni volta uniche, le Coca – Cola si presentano come contenitori di tessere ed esse stesse tessere di un più ampio e originale mosaico. L’esposizione, inaugurata lo scorso ottobre, sarà visitabile venerdì 10 gennaio dalle 17 alle 19 e sabato 11 dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.

Da Massalombarda allo spazio: il progetto di Wasp per la creazione di basi lunari

L’azienda, specializzata nel settore della stampa 3D, è al lavoro per la creazione di materiali per la costruzione stampati utilizzando materia prima presente sul suolo del satellite

GLAMS ASI Italian Space Agency WASP Padova University

Un piano per stampare in 3D basi spaziali utilizzando come materia prima lo stesso suolo lunare: questo l’ultimo impegno di Wasp (azienda di Massalombarda specializzata in stampa 3D), che lavorerà per i prossimi due anni al progetto “Glams”, finanziato finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana.

Il concetto è quello di ridurre al minimo i costi e l’impatto ambientale dovuti al trasporto di materiali dalla Terra alla Luna, sfruttando le materie prime disponibili localmente, come il suolo composto di regolite, che viene attivata chimicamente per ottenere una sorta di “cemento lunare” e stampata in 3D con le più avanzate tecnologie di Wasp. La base deve considerare le condizioni ambientali, tra cui ampi intervalli di temperatura, gravità ridotta, pressione atmosferica e possibile impatto di micrometeoriti.

Un esempio dei materiali prodotti da Wasp
Un esempio dei materiali prodotti da Wasp

Il progetto è stato presentato al 75° Congresso Internazionale di Astronautica (Iac) a Milano ed è coordinato dal Centro Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo” (Cisas) dell’Università di Padova, e supportato da una partnership conl’Istituto di Chimica della Materia Condensata e di Tecnologie per l’Energia del Cnr (Icmate) con sede a Genova, oltre che dall’azienda romagnola. Il responsabile scientifico è il professor Luca Valentini (Dipartimento di Scienze della Terra) mentre i pacchetti di lavoro sono guidati dal è professor Carlo Bettanini e dalla dottoressa Giorgia Franchin (Dipartimento di Ingegneria Industriale).

Durante la prima fase del progetto, Valentini e Franchin guideranno i ricercatori dell’Università di Padova per la formulazione dei “leganti geopolimerici” ottenuti dall’attivazione chimica della regolite lunare. Dopodiché, l’Istituto di Chimica del Condensato e Tecnologie Energetiche del Cnr di Genova selezionerà agenti schiumogeni adatti a garantire una struttura macro-porosa fissata al legante geopolimerico indurito. Successivamente, Wasp implementerà le formulazioni intraprese durante le fasi precedenti del progetto, per creare un prototipo dell’elemento strutturale di dimensioni medie con struttura macro-porosa fabbricato tramite stampa 3D. Infine, un gruppo coordinato da Carlo Bettanini fornirà sensori per gli elementi strutturali.

La speranza è che il Progetto Glams possa contribuire a soddisfare le esigenze delle agenzie spaziali creando insediamenti umani semi-permanenti sulla Luna entro il prossimo decennio.

L’ex sindaco di Sant’Agata Emiliani è il nuovo segretario della Bassa Romagna

Il commento dopo la nomina da parte dell’associazione: «Metterò a disposizione tutto il mio impegno e la mia esperienza per far sì che questa realtà possa continuare ad essere un punto di riferimento per gli imprenditori del territorio»

EneaEmiliani

Dall’inizio del nuovo anno Enea Emiliani è il nuovo Segretario di Confartigianato della Sezione dell’Unione Bassa Romagna, con sede in via Foro Boario a Lugo. Con questa nomina di Emiliani segue i predecessori Luciano Tarozzi e Maurizio Cottignola, assumendosi la responsabilità della rappresentanza politico-sindacale e la direzione degli uffici dedicati alle imprese associate nel bacino della Bassa Romagna.

Ad Emiliani è stata attribuita anche la responsabilità a livello provinciale del servizio Credito e Incentivi, che si aggiunge al ruolo già in essere di referente del Movimento Giovani Imprenditori. Emiliani ha 43 anni e dal 2022 è funzionario dell’associazione; in precedenza ha lavorato come impiegato bancario per la Banca di Imola, è stato Sindaco di Sant’Agata sul Santerno e componente della Giunta dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna per dieci anni, dal 2014 al 2024.

«Ringrazio i dirigenti e la segreteria di Confartigianato per la fiducia espressa nei miei confronti – così il nuovo segretario commenta la nomina –. Per l’attribuzione di responsabilità molto importanti legate alla vita dell’Associazione e delle imprese associate. […] Metterò a disposizione tutto il mio impegno e la mia esperienza per far sì che Confartigianato possa continuare ad essere un punto di riferimento sul territorio, per chi decide di far nascere, consolidare o sviluppare la propria idea imprenditoriale; per superare tutti gli ostacoli alla libera espressione di quella “vocazione naturale”, come diceva il già Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che nonostante tutto spinge le persone a intraprendere».

Sequestra la ex fidanzata e la minaccia con un machete: arrestato un 24enne

Tutto è partito dall’abitazione di lei a Lugo. La giovane è riuscita a chiamare il padre al telefono

Violenza Sessuale

Avrebbe segregato in casa per alcune ore l’ex fidanzata ventenne, minacciandola anche con un machete, perché lei non accettava la fine della relazione e per tentare di convincerla a non denunciarlo per precedenti maltrattamenti. I carabinieri di Imola, in collaborazione con la polizia, hanno arrestato un italiano di 24 anni, residente in zona, per sequestro di persona, oltre che per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

È successo nella notte tra il 6 e il 7 gennaio. Tutto è cominciato dall’abitazione a Lugo della ragazza. Qui il giovane, sotto la minaccia di un coltello, avrebbe sequestrato e portato a casa la sua ex ragazza. La vittima, dopo circa cinque ore, è riuscita ad utilizzare il cellulare per avvisare il padre che ha chiamato i carabinieri. Quando sono intervenuti il 24enne ha reagito a pugni, ferendo un militare. Sono stati trovati coltelli e machete ed è stato portato in carcere. Pare che nei giorni precedenti la ragazza fosse stata sentita in caserma a Lugo, in quanto vittima di reati da codice rosso. (fonte Ansa.it)

Tutta l’attualità di “Altri libertini”: al Rasi il nuovo spettacolo di Licia Lanera

Fino all’11 gennaio. Una coproduzione di Ravenna Teatro porta in scena tre racconti dal capolavoro di Pier Vittorio Tondelli

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Il nuovo anno de La Stagione dei Teatri inaugura con Altri Libertini, l’opera di Pier Vittorio Tondelli in scena al Teatro Rasi dal 9 all’11 gennaio (sempre alle 21), con la direzione della drammaturga e interprete Licia Lanera, che ha riunito gli attori Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e Roberto Magnani per dare voce all’indimenticato simbolo di una generazione. Sabato 11 gennaio, alle 18 è in programma un incontro con la compagnia in dialogo con il ricercatore Lorenzo Donati a ingresso libero. In questa recensione estratta dalla nostra rivista Palcoscenico, Federica Angelini racconta tutta l’attualità di un’opera solo all’apparenza distante nel tempo.

Cosa ha ancora da dire oggi Pier Vittorio Tondelli a chi nel 1980, quando esce Altri libertini, era un infante o ancora doveva nascere? Potrebbe essere questa la prima domanda che viene naturale porsi in attesa del sipario dello spettacolo che prende il nome dal capolavoro dell’autore di Correggio e che sarà in scena al Rasi. E la risposta è destinata ad arrivare poco dopo, quando scopriamo le biografie dei quattro interpreti dello spettacolo, nati tutti nei primi anni Ottanta, in un gioco di incrocio con quelle dei protagonisti di tre racconti di quella raccolta che allora fu addirittura sequestrata per oscenità e oltraggio della pubblica morale. Oggi non c’è sicuramente più lo scandalo dell’omosessualità, della bestemmia, della droga, ma c’è tutto il resto, ancora attuale perché esistenziale.

Diretti dalla celebre e pluripremiata Licia Lanera (classe 1982) che sul palco introduce, spiega, riflette, interrompe il flusso del racconto per riportarci a quegli anni, a quella generazione, che ci porta a riflettere sul “narcisismo” dell’auotobiografismo in un gioco di specchi con l’autore, ci sono tre voci maschili per Tondelli: Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e il ravennate Roberto Magnani.

Insieme recitano un testo che è quello di Tondelli spesso alla lettera, quello di tre dei sei racconti originari che sono Viaggio, Altri libertini e Autobahn in un intreccio e un dialogo che polverizzano il dilemma se Altri libertini fosse un romanzo in racconti o una raccolta di racconti legati da un filo conduttore. Lo spettacolo è infatti uno e trino e i magnifici interpreti modulano tutti i registri, calcando sull’aspetto della commedia, del ridicolo e del grottesco, là dove possibile, prima di riportarci all’afflato tragico di vite alla disperata ricerca di un senso. C’è dunque il sesso, il turpiloquio, il pettegolezzo, la confessione, in un flusso che si fa caleidoscopio, dove le tre storie si interrompono, riprendono, si ricompongono e si chiudono all’unisono.

In apertura un Siamo solo noi di Vasco Rossi, nel mezzo l’indimenticata e sempre comica e allo stesso tempo amara Sono un ribelle mamma. A testimoniare una generazione dove dell’afflato politico di pochi anni prima si percepiscono ormai i cascami, dove non si profila alcun Sol dell’avvenire all’orizzonte, dove l’eroina è diventata affare comune, dove l’omosessualità è esibita ma non “normalizzata”. Luci accecanti, una scena che Lanera stessa ci racconta, con la cyclette recuperata dalla nonna accanto a un bidone prima che venisse definitivamente gettata via, la scrivania di un ex che l’ha lasciata, perché anche Lanera, come Tondelli, si mette in qualche modo a nudo. E nudi, o meglio in mutande e canottiera, sono gli attori sul palco che con il procedere dello spettacolo invece si coprono, si vestono, fino a cappotto, sciarpa, occhiali, in un’operazione materialmente inversa a quella che invece accade attraverso le parole, dove scopriamo nel corso dello spettacolo i tre io narranti fin nel profondo, fin nei momenti di maggior dolore, annichilimento, sofferenza. Bravi tutti gli interpreti, con una menzione speciale a due camei esilaranti e vagamente liberatori di uno straordinario Giandomenico Cupaiuolo.

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Uno spettacolo per chi aveva vent’anni negli anni Ottanta, come i protagonisti, e per chi è nato in quegli anni, che è un’indagine introspettiva, ma in grado di raccontarci molto di cosa è successo in questi lunghi quarantaquattro anni. Basti dire che oggi viene suggerito come spettacolo per le scuole. Ciò che faceva scandalo allora, oggi ha perso la forza dirompente della provocazione, e ciò che resta è l’essenza tragica del vuoto, di una ribellione senza ormai più idoli da abbattere. C’è la ricerca quasi disperata dell’amore, l’incapacità di viverlo, la fragilità di vite inquiete. Tutto questo nello spettacolo di Lanera torna a essere attuale e presente, quasi tangibile.

Quello al Rasi non sarà il debutto dello spettacolo, ma un ritorno, perché proprio qui a Ravenna si sono svolte le ultime fasi della produzione, incluse alcune prove aperte a cui abbiamo assistito, nel teatro che si è fatto così ancora una volta luogo di sperimentazione. Del resto si tratta di una coproduzione della compagnia Ravenna Teatro a cui si deve anche la presenza in scena di Roberto Magnani.

È morto Stelvio De Stefani, fondatore della De Stefani Spa

Aveva 100 anni. Il 10 gennaio i funerali. Concessionarie chiuse per rispetto

Stelvio De Stefani

È morto a 100 anni, compiuti la scorsa estate, Stelvio De Stefani, fondatore della De Stefani Spa, nota concessionaria ravennate. Ha guidato l’azienda di famiglia, fondata dal padre Evaristo nel 1910, dal giorno della sua scomparsa, nel 1966, fino alla costituzione della Spa, nel 1980.

«Il dottor Stelvio De Stefani – si legge in una nota dell’azienda – non è stato solo il fondatore, ma una guida e una persona che ha dedicato la sua vita a costruire non solo un’impresa di successo, ma una vera e propria famiglia. La sua passione, il suo impegno e la sua dedizione hanno lasciato un’impronta indelebile in ciascuno di noi e in tutto ciò che rappresenta il Gruppo De Stefani oggi. In questo momento di dolore, vogliamo ricordare non solo il leader, ma l’uomo: una persona generosa, sempre pronta a sostenere chiunque avesse bisogno. Il suo esempio ci accompagnerà sempre, e il suo sogno continuerà a vivere attraverso il lavoro e l’impegno di tutti noi».

In segno di rispetto e per permettere a ciascuno di elaborare questo momento difficile, giovedì 9 gennaio la sede di via Dismano rimarrà chiusa, mentre venerdì mattina, 10 gennaio, resteranno chiuse tutte le sedi sia di De Stefani Spa sia di Destefani Group Spa (Ravenna Dismano e Faentina, Cesena, Forlì, Imola, Lugo).

La camera ardente sarà allestita al primo piano della sede di via Dismano 2 dalle ore 10 alle 18 di giovedì 9 gennaio. I funerali si terranno venerdì 10 alle 10 alla Chiesa di San Rocco a Ravenna.

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