martedì
26 Agosto 2025

Razzia al centro sportivo: i ladri fermati in auto. Sono tre ragazzi di 19 e 20 anni

Rubate attrezzature da migliaia di euro alla “Graziola” di Faenza

I carabinieri hanno incrociato un’auto con a bordo tre giovanissimi (risultati poi essere un 20enne russo, un connazionale italiano e un 19enne marocchino, tutti da tempo residenti a Faenza) intorno alle 4 di notte e hanno così deciso di fermarla per un controllo, in via Oberdan a Faenza. Nel bagagliaio dell’auto i militari hanno scoperto attrezzi da palestra, indumenti sportivi, integratori e trofei delle società Atletica 85 e Real Faenza Calcio, che hanno sede al centro sportivo “Graziola” di Faenza. Il successivo sopralluogo al centro ha confermato i sospetti: qualcuno era entrato scassinando porte e serrature, cassetti e armadietti per fare razzia di qualciasi cosa, dalle cialde per il caffè ai dischi di ghisa per il bodybuilding. Dalle successive perquisizioni domiciliari, inoltre, i carabinieri hanno trovato a casa del 20enne russo altri oggetti dello stesso genere, riconducibili a un furto messo a segno la settimana scorsa sempre negli uffici delle due società sportive di Faenza, che non era stato ancora denunciato.

Portati in caserma i tre – con una serie di piccoli precedenti alle spalle – hanno confessato i furti e sono stati arrestati per furto aggravato in concorso e denunciati per porto di arnesi da scasso (ritrovato sempre nell’auto). Il 20enne russo dovrà rispondere anche di ricettazione per quanto ritrovato a casa, mentre il connazionale italiano di porto illegale di arma da taglio, essendo stato sorpreso con un cutter in tasca.

La merce recuperata, del valore di alcune miglia di euro, è stata riconosciuta dai responsabili delle società sportive che quindi hanno potuto riprenderne possesso.

In tribunale a Ravenna gli arresti sono stati convalidati e l’avvocato dei tre indagati ha chiesto i termini a difesa: il giudice ha sottoposto fino alla data del processo i tre ventenni alla misura cautelare dell’obbligo di firma tutti i giorni presso la caserma dei carabinieri.

I mosaicisti al Comune: Non sappiamo ancora nulla della Biennale di Ravenna

L’Aimc chiede lumi sul bando per il concorso del festival di mosaico. E il comitato non ha ancora informazioni sulla mostra principale del Mar

Mancano poco più di sei mesi alla nuova edizione della biennale RavennaMosaico, festival nato nel 2009 e giunto alla sua quinta edizione, quella della svolta, secondo gli annunci del sindaco Michele de Pascale. «Rivoluzioneremo la Biennale – erano state le parole del sindaco poco dopo essere stato eletto (vedi articoli correlati) – che in questi anni ha goduto di risorse troppo scarse, investiremo significativamente su questo evento e lo faremo con un comitato scientifico di livello internazionale e il coinvolgimento forte dei mosaicisti, per una manifestazione dal richiamo internazionale».

Il tutto in un anno, il 2017, in cui per la prima volta dopo circa 13 anni il Museo d’Arte della città di Ravenna non presenterà, come noto, la tradizionale “grande mostra”. Al suo posto – oltre ad altri eventi minori – una mostra importante sempre al Mar ma nell’ambito appunto della Biennale – in programma dal 7 ottobre – anche se il comitato di garanzia del festival, riunito nelle scorse settimane dal Comune, non ne è stato ancora informato ufficialmente nei dettagli.

E a lamentare ritardi è anche l’Aimc, l’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei, che collabora nell’organizzazione con il Comune e che ha inviato nei giorni scorsi una mail all’assessore alla Cultura, Elsa Signorino, in cui si chiedono notizie del concorso, realizzato nell’ambito del festival, “Opere dal mondo”, dedicato ai soci dell’associazione, 220 provenienti da 43 Paesi di tutto il mondo.  «Siamo bersagliati dalle mail dei nostri soci che ci chiedono notizie per il concorso e il festival – scrive nella mail il presidente di Aimc, Nikos Tolis –. Non essendoci ancora il bando online personalmente sono preoccupato perché il tempo per la realizzazione dell’opera si accorcia e questo va a scapito della qualità dell’esposizione». Non è stato infatti ancora pubblicato dal Comune il bando per il concorso – confermato in via ufficiosa anche per il prossimo anno – che porta in occasione della biennale opere inedite in mosaico provenienti da tutto il mondo e selezionate da un’apposita commissione. Solitamente – ci fanno sapere dall’associazione – il bando veniva pubblicato non più tardi del mese di gennaio precedente alla biennale.

Nuovi velox fissi a San Pancrazio e Godo: attivi dall’1 aprile e non è uno scherzo

I box nel comune di Russi sono cinque: gli apparecchi per il controllo della velocità veranno posizionati a rotazione

Sulle strade del comune di Russi sono stati installati cinque nuovi box per velox fissi, due a San Pancrazio e tre a Godo: dall’1 aprile verranno utilizzati sistemando a rotazione gli apparecchi per la misurazione della velocità istantanea e nonostante la data particolare non si tratta di uno scherzo. Si tratta di scatole blu che possono funzionare in entrambi i sensi di marcia, con o senza pattuglia presente. Quelli di Godo sono in via Faentina alle porte del centro abitato mentre quelli di San Pancrazio sono sulla provinciale Roncalceci.

Il telefonino danneggia il cervello? Due ex calciatori vendono uno scudo adesivo…

L’ex Juve Ivano Bonetti e l’ex Ravenna Marcello Marrocco hanno fondato un’azienda che si occupa di tecnologia applicata alla salute

Ivano Bonetti, bresciano classe 1964, è un ex calciatore che ha militato in importanti squadre di serie A come Genoa, Sampdoria e Juventus. Marcello Marrocco invece è una vecchia conoscenza del Ravenna, squadra che ha portato per ben due volte in serie C1 e poi in serie B. Dopo l’addio al calcio giocato i due amici si sono reinventati completamente nella veste di imprenditori e hanno fondato a Ravenna la Mobisafe Distribution Italia. L’azienda si occupa di tecnologia applicata alla salute e distribuisce, in esclusiva in Italia, lo SkudoWave, un nanoprocessore inserito in una placca di resina adesiva grande quanto un bottone, che si applica direttamente sul telefonino.

L’innovativa nanotecnologia che lo compone è studiata per proteggere il cervello dai danni biologici che secondo alcuni studi possono essere generati dai campi elettromagnetici degli apparecchi elettronici, telefonino in primis. «Ho incontrato per caso il dottor Nicola Limardo, l’ideatore di SkudoWave, e questo piccolo oggetto mi ha incuriosito – ha affermato Bonetti –. All’interno c’è una tecnologia unica al mondo. Io sono stato sempre attento alla prevenzione e alla salute, e, sapendo quanto oggi i cellulari siano diffusi e importanti per la nostra vita, ho deciso di dedicarmi con passione a questo progetto per diffondere il concetto di prevenzione».

Secondo la ITU, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, ci sono 6,8 miliardi di telefoni su 7,1 miliardi di persone. Che le radiofrequenze siano più o meno dannose per l’uomo è un argomento su cui si è dibattuto molto. Una ricerca di scienziati svedesi guidati da Lennart Hardel dell’ospedale universitario di Obrero in Svezia ha calcolato che usare per più di dieci anni telefonini o apparecchi senza fili aumenti tra il 20% e il 30% il rischio di ammalarsi di tumore cerebrale.

«L’efficacia di SkudoWave e ciò che lo rende unico nel mondo – ha affermato Marrocco – è che non è un prodotto schermante. Le cosiddette schermature in genere interferiscono con il corretto funzionamento del telefono, costringendolo ad aumentare la potenza, con un conseguente aumento, anziché una riduzione, dell’esposizione e del danno».

Il telefonino danneggia il cervello? Due ex calciatori vendono uno scudo adesivo…

L’ex Juve Ivano Bonetti e l’ex Ravenna Marcello Marrocco hanno fondato un’azienda che si occupa di tecnologia applicata alla salute

Ivano Bonetti, bresciano classe 1964, è un ex calciatore che ha militato in importanti squadre di serie A come Genoa, Sampdoria e Juventus. Marcello Marrocco invece è una vecchia conoscenza del Ravenna, squadra che ha portato per ben due volte in serie C1 e poi in serie B. Dopo l’addio al calcio giocato i due amici si sono reinventati completamente nella veste di imprenditori e hanno fondato a Ravenna la Mobisafe Distribution Italia. L’azienda si occupa di tecnologia applicata alla salute e distribuisce, in esclusiva in Italia, lo SkudoWave, un nanoprocessore inserito in una placca di resina adesiva grande quanto un bottone, che si applica direttamente sul telefonino.

L’innovativa nanotecnologia che lo compone è studiata per proteggere il cervello dai danni biologici che secondo alcuni studi possono essere generati dai campi elettromagnetici degli apparecchi elettronici, telefonino in primis. «Ho incontrato per caso il dottor Nicola Limardo, l’ideatore di SkudoWave, e questo piccolo oggetto mi ha incuriosito – ha affermato Bonetti –. All’interno c’è una tecnologia unica al mondo. Io sono stato sempre attento alla prevenzione e alla salute, e, sapendo quanto oggi i cellulari siano diffusi e importanti per la nostra vita, ho deciso di dedicarmi con passione a questo progetto per diffondere il concetto di prevenzione».

Secondo la ITU, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, ci sono 6,8 miliardi di telefoni su 7,1 miliardi di persone. Che le radiofrequenze siano più o meno dannose per l’uomo è un argomento su cui si è dibattuto molto. Una ricerca di scienziati svedesi guidati da Lennart Hardel dell’ospedale universitario di Obrero in Svezia ha calcolato che usare per più di dieci anni telefonini o apparecchi senza fili aumenti tra il 20% e il 30% il rischio di ammalarsi di tumore cerebrale.

«L’efficacia di SkudoWave e ciò che lo rende unico nel mondo – ha affermato Marrocco – è che non è un prodotto schermante. Le cosiddette schermature in genere interferiscono con il corretto funzionamento del telefono, costringendolo ad aumentare la potenza, con un conseguente aumento, anziché una riduzione, dell’esposizione e del danno».

«Sessismo e razzismo alla Rai, non basta parlare di errore e scusarsi»

Il deputato ravennate Paglia (Si) sul caso “donne dell’Est” alla trasmissione di Paola Perego: «Il problema sta nel manico»

«Quando accadono queste cose il problema è nel manico, credo che a quel livello andrebbe risolto. Altro che scuse». Il deputato ravennate Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) non si accontenta delle scuse dei vertici Rai dopo il caso della trasmissione “Parliamone Sabato” condotta da Paola Perego in cui è andata in onda una lista di sei punti intitolata “I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est” a cui è seguito un dibattito con vari vip in studio incentrato sullo stesso argomento.

«Si manda in onda sulla prima rete tv una discussione dai presupposti sessisti e razzisti, poi si parla di errore e di follia e ci si scusa. Può funzionare così? Io non credo – commenta Paglia dalla sua pagina Facebook –, anche perché non mi sembra proprio un errore, ma l’ennesimo cedimento ad un presunto senso comune deteriorato, che si alimenta con la scusa di rappresentarlo. D’altra parte se la principale azienda culturale del Paese può diffondere stereotipi della peggior specie, cosa dobbiamo aspettarci dai social?».

Sui social dalle prime ore immediatamente successive alla messa in onda (sabato dalle 16.40) è cominciata a montare la polemica e la critica per la scelta degli autori del programma.

Il San Zaccaria sbaglia due rigori ma esulta lo stesso a Jesi

A1 femminile/ Nonostante gli errori dal dischetto di Baldini e Pondini le biancorosse di Lorenzini piegano in trasferta le avversarie marchigiane. A decidere il match sono nella ripresa Venturini e Principi

Jesina-San Zaccaria 1-2
JESINA (4-4-1-1): Guidi; Picchiò, Cuciniello (31’ st Lucarini), Alunno, De Sanctis; Campesi, Scarponi (14’ st Battistoni) Zambonelli, Vagnini (20’ st Piergallini); Catena, Monterubbiano. A disp.: Cantori, Becci, Barchiesi. All.: Trillini.
SAN ZACCARIA (3-4-1-2): Dolan; Quadrelli (1’ st Baldini), Tucceri, Venturini; Diaz, Pastore, Pondini, Santoro (39’ st Peare); Principi; Cimatti (23’ st Filippi), Razzolini. A disp.: Tampieri, Casadio, Muratori, Barbaresi. All.: Lorenzini.
ARBITRO: Andrea Pasqualetto di Aprilia.
RETI: 11’ st Venturini, 18’ st Principi, 44’ st Zambonelli.
NOTE: Ammonite Tucceri, Cuciniello. spettatori 100 circa. Al 26’ st Baldini calcia fuori un rigore; al 33’ st Pondini calcia fuori un rigore.
L’organico delle biancorosse del San Zaccaria

In terra marchigiana un San Zaccaria compatto e arcigno riesce ad avere la meglio su una Jesina tutt’altro che arrendevole e che anzi mette in campo tutta la sua buona volontà nonostante le assenze di tre giocatrici impegnate con la nazionale giovanile. La squadra di Fausto Lorenzini conquista così tre punti molto importanti in ottica futura e prosegue la sua marcia verso il miglior piazzamento possibile in ottica play-out nonostante due errori dal dischetto che, per fortuna, non pesano nel risultato finale.

La cronaca Il tecnico Lorenzini manda in campo il San Zaccaria con il consueto 3-4-1-2. A supporto delle punte Cimatti e Razzolini c’è come sempre Principi, mentre a far coppia con Pondini c’è Pastore. Santoro in corsia sinistra e Diaz a destra, linea difensiva con Quadrelli, Tucceri, Venturini. Sul fronte opposto l’iniziale 4-4-1-1 dello Jesina cambia in corso d’opera in un 4-2-3-1 con Vagnini, Campesi e Catena a supporto dell’unica punta Monterubbiano. La prima frazione di gioco è combattuta, con la squadra di casa che chiude bene ogni spazio e si difende con ordine provando a colpire di rimessa. Sulla sponda opposta il San Zaccaria dimostra comunque di riuscire a tenere in mano le redini del gioco, anche se riesce a produrre occasioni poco concrete. Interessanti i cross al centro dell’area, ma che sono spesso preda del portiere. Al 12’ un tiro di Giada Pondini da fuori area termina fuori di poco. Al 24’ invece Razzolini riceve in area, prova il tiro ma Guidi blocca. Il San Zaccaria è sempre propositivo e continua a impegnare Guidi, al 26’ lo fa anche Santoro mentre alla mezz’ora una punizione di Principi tagliata in area arriva tra i piedi di Diaz, ma la difesa marchigiana recupera e spazza via il pericolo prima che la messicana riesca a tirare. Al 36’ è il turno di Linda Tucceri Cimini su punizione, la specialista biancorossa disegna una bella traiettoria a giro, ma il pallone esce di poco oltre l’incrocio dei pali. Nel frattempo il passaggio al 4-2-3-1 dello Jesina produce i primi frutti ed al 38’ la squadra di casa si porta dalle parti di Dolan, ma Venturini di testa anticipa Monterubbiano al limite dell’area.

Al rientro in campo Lorenzini sostituisce Quadrelli con Baldini. In difesa arretra Diaz, mentre l’attacco passa a tre con Baldini-Cimatti-Razzolini. È proprio la neo entrata a rendersi subito pericolosa poco dopo 1’ di gioco, difendendo palla in area ed impegnando Guidi in una parata in due tempi. Al 3’ invece un tiro di Principi da fuori area termina a lato. Nei primi minuti di gioco il San Zaccaria mantiene costantemente il possesso palla e manda in affanno la Jesina ed infatti all’11’ il risultato della gara cambia in favore della squadra di Lorenzini. Principi subisce un contrasto falloso sulla tre quarti, Tucceri Cimini pennella in area una punizione che Venturini di testa spedisce nell’angolino più lontano per lo 0-1. Passano sette minuti e il San Zaccaria raddoppia sull’asse Baldini-Principi, con la prima brava a gestire palla sulla destra e a trovare il corridoio giusto in orizzontale per Principi, il suo tiro non lascia scampo a Guidi. Al 26’ il San Zaccaria potrebbe calare il tris, ma Baldini dal dischetto manca il bersaglio. La stessa sorte tocca a Pondini, a cui al 33’ viene lasciato l’incarico di trasformare un altro rigore assegnato per atterramento di Principi in area, ma la centrocampista non riesce a regalarsi un gol nel giorno del suo compleanno e calcia fuori. Sono errori che potrebbero improvvisamente diventare pesantissimo, perché al 44’ Zambonelli dal vertice destro dell’area indovina una parabola che supera Dolan e finisce all’incrocio. L’americana salva il San Zaccaria al 47’ quando respinge un tiro ravvicinato di Monterubbiano.

L’arte di vendere al mercato di due generazioni di formaggiai

La testimonianza della storica famiglia Bussi: «Tutto partì nel 1952 da abusivi, in bici a vendere olio»

Era partito con la bicicletta, vendendo l’olio nel Dopoguerra e ha vissuto il periodo d’oro dell’ambulantato, quando ancora i supermercati non c’erano e per fare la spesa si andava al mercato. Luciano Bussi era uno degli storici formaggiai di Ravenna: una vita di lavoro, di mercati e di intuizioni che riportano uno spaccato storico del commercio ravennate. A raccontare la sua storia è il figlio Roberto che porta avanti l’attività del padre, morto a fine gennaio, a 79 anni.

Roberto si è reso conto che i tempi sono cambiati e ha puntato forte sul turismo e sulla specializzazione dei prodotti: «L’italianità paga ancora, il prodotto tipico attira, soprattutto i turisti stranieri». Bisogna però scegliere luoghi dove arrivano le famiglie. Così già all’inizo degli anni Duemila i Bussi hanno deciso di vendere la licenza a Marina di Ravenna, dove pure vivono. Spiega Roberto: «Le famiglie avevano già cominciato a calare e i giovani non erano troppo interessati ai nostri prodotti, così abbiamo venduto finché c’era mercato». Oggi l’attività di Bussi, che è orgogliosamente attiva dal 1956, mantiene solo due mercati ambulanti invernali: quello di Ravenna e quello di Russi. In totale quattro giorni di lavoro ai quali si aggiungono varie fiere in Romagna. In estate invece in piazza si va tutti i giorni puntando sui mercati in Riviera: Cervia, dove è presente dal 1963, Gatteo a Mare, Bellaria, Igea Marina e Lido degli Estensi, ultimo investimento in ordine di tempo. Nel comune di Ravenna ha tenuto la piazzola estiva solo a Marina Romea. Se si vuole raccontare il calo del turismo locale questo sarebbe un bel punto di partenza per una riflessione, anche perché il padre di Roberto era stato uno dei pionieri dei mercati sul litorale: «Fu tra i primi operatori a Marina di Ravenna e Punta, poi partecipò a tutti i mercati della costa. Io cominciai a lavorare con lui a 18 anni, in estate facevamo dieci mercati a settimana, non ci fermavamo mai. Era la metà degli anni Ottanta, i miei amici si divertivano e io lavoravo: all’inizio non mi piaceva, poi mi sono appassionato. Del resto, voglia di studiare ne avevo poca…».

Luciano Bussi ha cominciato da abusivo, nel 1952. In bici si faceva tutta la costa ravennate e con i fusti d’olio da vendere. Ad aiutarlo a entrare nel settore fu il suo tutore, Luigi Guardigli, conosciutissimo ex commerciante del mercato coperto. La prima licenza arrivò nel 1956 e da allora l’attività non si è mai interrotta. Il mercato era a Borgo San Rocco, i bancali venivano custoditi in chiesa, la piazzola assegnata da un vigile urbano volta per volta. La bici aveva già lasciato posto all’Ape, poi arriverà il furgone usato negli anni Sessanta e il primo camion-negozio nel 1973. Bussi si specializzò in formaggi, poi acquisì la licenza per i salumi e per altri prodotti. «A un certo punto avevamo licenze per tutto, anche il non alimentare, ma non ci interessava», ricorda Roberto. Già allora era importante specializzarsi, ma senza esagerare: «Eravamo supermercati ambulanti, vendevamo tantissimo scatolame. Le persone venivano a fare la spesa, poi sono arrivati i centri commerciali e tutto è cambiato».

Uno dei prodotti scoperti dal padre e che ancora oggi costituisce buona parte del fatturato di Roberto è il baccalà: «D’inverno ne vendo tantissimo, è uno dei prodotti in cui ho scelto di specializzarmi». Già, perché per sopravvivere alla crisi è necessario puntare sulla qualità, sulla clientela affezionata e sul mestiere: a Roberto è stata insegnata l’arte di essere un battitore, chiamare la clientela, fare dimostrazioni. «Funziona, ma non bisogna esagerare, ci si regola a seconda dei luoghi».

Ad abbattere i guadagni, oltre alla crisi, sono tasse, burocrazie e complicanze varie. «A Ravenna eravamo dieci formaggiai fino a 15 anni fa, siamo rimasti in due. Pensavo ingenuamente che la clientela aumentasse ma, come mi aveva detto un vecchio concorrente di papà, mi sbagliavo». Ogni ambulante si deve creare la sua nicchia e – avverte Roberto – non ci sono ricette di successo universali. Un mercato può andare benissimo per qualcuno e far chiudere bottega a un altro. «Di certo oggi guadagno meno di mio padre, per vari motivi, ma il lavoro non mi manca. Una bella fetta di clientela viene dalla Germania, io con loro “sparlo” un po’ di tedesco. Me lo ha insegnato mio babbo che lo imparò da certi napoletani che vendevano le giacche al mercato…». Altra storia, altre epopee.

L’arte di vendere al mercato di due generazioni di formaggiai

La testimonianza della storica famiglia Bussi: «Tutto partì nel 1952 da abusivi, in bici a vendere olio»

Era partito con la bicicletta, vendendo l’olio nel Dopoguerra e ha vissuto il periodo d’oro dell’ambulantato, quando ancora i supermercati non c’erano e per fare la spesa si andava al mercato. Luciano Bussi era uno degli storici formaggiai di Ravenna: una vita di lavoro, di mercati e di intuizioni che riportano uno spaccato storico del commercio ravennate. A raccontare la sua storia è il figlio Roberto che porta avanti l’attività del padre, morto a fine gennaio, a 79 anni.

Roberto si è reso conto che i tempi sono cambiati e ha puntato forte sul turismo e sulla specializzazione dei prodotti: «L’italianità paga ancora, il prodotto tipico attira, soprattutto i turisti stranieri». Bisogna però scegliere luoghi dove arrivano le famiglie. Così già all’inizo degli anni Duemila i Bussi hanno deciso di vendere la licenza a Marina di Ravenna, dove pure vivono. Spiega Roberto: «Le famiglie avevano già cominciato a calare e i giovani non erano troppo interessati ai nostri prodotti, così abbiamo venduto finché c’era mercato». Oggi l’attività di Bussi, che è orgogliosamente attiva dal 1956, mantiene solo due mercati ambulanti invernali: quello di Ravenna e quello di Russi. In totale quattro giorni di lavoro ai quali si aggiungono varie fiere in Romagna. In estate invece in piazza si va tutti i giorni puntando sui mercati in Riviera: Cervia, dove è presente dal 1963, Gatteo a Mare, Bellaria, Igea Marina e Lido degli Estensi, ultimo investimento in ordine di tempo. Nel comune di Ravenna ha tenuto la piazzola estiva solo a Marina Romea. Se si vuole raccontare il calo del turismo locale questo sarebbe un bel punto di partenza per una riflessione, anche perché il padre di Roberto era stato uno dei pionieri dei mercati sul litorale: «Fu tra i primi operatori a Marina di Ravenna e Punta, poi partecipò a tutti i mercati della costa. Io cominciai a lavorare con lui a 18 anni, in estate facevamo dieci mercati a settimana, non ci fermavamo mai. Era la metà degli anni Ottanta, i miei amici si divertivano e io lavoravo: all’inizio non mi piaceva, poi mi sono appassionato. Del resto, voglia di studiare ne avevo poca…».

Luciano Bussi ha cominciato da abusivo, nel 1952. In bici si faceva tutta la costa ravennate e con i fusti d’olio da vendere. Ad aiutarlo a entrare nel settore fu il suo tutore, Luigi Guardigli, conosciutissimo ex commerciante del mercato coperto. La prima licenza arrivò nel 1956 e da allora l’attività non si è mai interrotta. Il mercato era a Borgo San Rocco, i bancali venivano custoditi in chiesa, la piazzola assegnata da un vigile urbano volta per volta. La bici aveva già lasciato posto all’Ape, poi arriverà il furgone usato negli anni Sessanta e il primo camion-negozio nel 1973. Bussi si specializzò in formaggi, poi acquisì la licenza per i salumi e per altri prodotti. «A un certo punto avevamo licenze per tutto, anche il non alimentare, ma non ci interessava», ricorda Roberto. Già allora era importante specializzarsi, ma senza esagerare: «Eravamo supermercati ambulanti, vendevamo tantissimo scatolame. Le persone venivano a fare la spesa, poi sono arrivati i centri commerciali e tutto è cambiato».

Uno dei prodotti scoperti dal padre e che ancora oggi costituisce buona parte del fatturato di Roberto è il baccalà: «D’inverno ne vendo tantissimo, è uno dei prodotti in cui ho scelto di specializzarmi». Già, perché per sopravvivere alla crisi è necessario puntare sulla qualità, sulla clientela affezionata e sul mestiere: a Roberto è stata insegnata l’arte di essere un battitore, chiamare la clientela, fare dimostrazioni. «Funziona, ma non bisogna esagerare, ci si regola a seconda dei luoghi».

Ad abbattere i guadagni, oltre alla crisi, sono tasse, burocrazie e complicanze varie. «A Ravenna eravamo dieci formaggiai fino a 15 anni fa, siamo rimasti in due. Pensavo ingenuamente che la clientela aumentasse ma, come mi aveva detto un vecchio concorrente di papà, mi sbagliavo». Ogni ambulante si deve creare la sua nicchia e – avverte Roberto – non ci sono ricette di successo universali. Un mercato può andare benissimo per qualcuno e far chiudere bottega a un altro. «Di certo oggi guadagno meno di mio padre, per vari motivi, ma il lavoro non mi manca. Una bella fetta di clientela viene dalla Germania, io con loro “sparlo” un po’ di tedesco. Me lo ha insegnato mio babbo che lo imparò da certi napoletani che vendevano le giacche al mercato…». Altra storia, altre epopee.

Tornano i cortometraggi da Sogni Al Rasi dal 22 al 25 marzo

Il circolo Sogni presenta la diciottesima edizione del festival internazionale di cortometraggi “Corti da Sogni Antonio Ricci”. Dal 22 al 25 marzo sono in programma quattro giornate di proiezioni, eventi speciali e incontri con registi e attori provenienti dall’Italia e dall’estero. Sul palco del teatro Rasi di Ravenna si andranno a scoprire le cinematografie di tutti i continenti. Come da tradizione, l’ingresso è gratuito (tesseramento in loco per il circolo Sogni 2 euro).

Le proiezioni prenderanno il via mercoledì 22 marzo dalle 20.30. Si proseguirà al giovedì, quando le visioni dei corti cominceranno alle 18. Al venerdì le proiezioni saranno dal mattino (dalle 10), aperte al pubblico nell’ambito del laboratorio promosso dal Grr festival. Sempre al venerdì la programmazione riprenderà alle 18 per proseguire per tutta la sera. Il sabato è prevista una giornata di cinema a partire dalle 9.15 con le proiezioni dei corti dedicati al pubblico dei giovani e giovanissimi. Dopo i corti del mattino, si riprenderà alle 16 e dalle 20 ci sarà la serata finale, condotta dal giornalista Alberto Mazzotti, con la proiezione e la premiazione dei cortometraggi vincitori. La serata di premiazioni sarà preceduta da un aperitivo, intorno alle 19.30, in compagnia dei protagonisti del festival presenti a Ravenna.

Il festival è organizzato dal circolo del cinema Sogni e dalla Uicc con il patrocinio e il contributo del ministero per i Beni e le attività culturali, in compartecipazione con il Comune di Ravenna e con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Nell’edizione 2017 di Corti da Sogni saranno proposti, in concorso, 69 cortometraggi provenienti da 27 nazioni e selezionati tra le oltre 1.400 opere iscritte al festival. Per la prima volta il festival ospiterà un cortometraggio proveniente dal Kuwait. Dei lavori giunti in selezione, il 31% è rappresentato da opere prime; a testimonianza di ciò vi è anche la giovane età dei partecipanti, il 34% dei registi e delle registe ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Le registe rappresentano circa il 30% di tutti gli iscritti al concorso.

Oltre ai corti in concorso, il Festival proporrà alcuni eventi speciali. La finestra sul cinema d’autore quest’anno è dedicata a Osvaldo Cavandoli, figura di riferimento per il cinema d’animazione italiano e conosciuto al grande pubblico per il personaggio La Linea: nella giornata di apertura, il mercoledì sera, è in programma una conversazione tra il figlio, Sergio Cavandoli, ed Eric Rittatore, presidente dell’associazione culturale Cartùn. Sabato pomeriggio sarà proiettato, alla presenza dell’attore Germano Gentile, il film “Blaxploitalian”, che indaga sulla presenza dei neri nel cinema italiano attraverso lo sguardo di Fred Kuwornu, regista di origini ghanesi nato e cresciuto a Bologna e newyorchese d’adozione. E l’artista e incisore ravennate Giuseppe Maestri, al quale è dedicato uno dei premi del festival, riceverà un ulteriore omaggio grazie alla proiezione del video “The Encounter (L’incontro)” di Luca Maria Baldini.

Per tutte le novità in tempo reale si può consultare la pagina Facebook del circolo Sogni Antonio Ricci

E intanto piazza Kennedy si anima: in arrivo i prodotti tipici di Bell’Italia

La riqualificazione non è ancora terminata ma sono stati annunciati i primi eventi. E il Fellini ha inaugurato il suo nuovo spazio con i tavoli

È scaduto ieri, domenica 19 marzo, il termine ultimo dei lavori di riqualificazione di piazza Kennedy secondo il contratto d’appalto. Ma la piazza non è ancora del tutto terminata, mancando piccoli ritocchi nella pavimentazione e l’installazione dei nuovi lampioni (vedi articoli correlati), che l’assessore comunale Roberto Fagnani assicura – sul Corriere Romagna in edicola ieri – torneranno entro mercoledì, dopo che erano stati installati quattro mesi fa e poi rimossi non essendo conformi al capitolato.

Intanto la piazza è già di fatto stata inaugurata dal Fellini che ha allestito tavolini, fioriere e ombrelloni e venerdì sera ha organizzato il primo evento nell’ex parcheggio del centro di Ravenna, in collaborazione con l’associazione studentesca Kartoffel.

Ma il primo vero e proprio evento pubblico che ospiterà piazza Kennedy sarà – dal 29 marzo al 2 aprile – “Bell’Italia”, la manifestazione enogastronomica che coinvolge tutte le 20 regioni italiane con oltre 40 stand di prodotti tipici. Alle bancarelle si affiancheranno eventi paralleli in campo artistico e culturale in centro a Ravenna tra piazza del Popolo, piazza XX Settembre e, appunto, piazza Kennedy. La manifestazione ancor prima farà tappa a Lugo, dal 24 al 26 marzo.

Morti mamma e bimbo di 5 mesi: il padre era alla guida ubriaco e senza patente

E il 24enne per giustificarsi avrebbe detto in un primo momento ai soccorritori di essere stato investito mentre era a piedi

Il 24enne rumeno Constantin Cristinel Maruntelu era alla guida dell’auto senza patente ed è risultato essere positivo all’alcoltest. Si tratta del giovane padre che è finito fuori strada con una Fiat Multipla nella tarda serata di sabato a Lugo in un incidente che ha provocato la morte del figlio Riccardo, di soli 5 mesi, e successivamente in ospedale anche della compagna e madre del piccolo, la 25enne Planiza Husovic, di origini bosniache.

L’esito del test è riportato sul Carlino di Ravenna in edicola oggi, lunedì 20 marzo, che scrive anche come il giovane avrebbe inizialmente raccontato ai soccorritori di essere stato investito mentre era a piedi, essendo stato trovato ferito sull’asfalto (balzato fuori dall’auto) e, appunto, senza patente.

Il giovane padre è ricoverato al Bufalini di Cesena e non sarebbe più in pericolo di vita.

L’incidente si è verificato intorno alle 22 su via Dè Brozzi, dove l’auto si è schiantata nella rotonda all’altezza di via Canaletto, cappottandosi più volte, senza nessun altro mezzo coinvolto.

Riviste Reclam

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