mercoledì
02 Luglio 2025

Sfila un Rolex a un turista e scappa in moto con il complice  

Il malvivente riesce a fuggire dopo una colluttazione con le vittime
che lo avevano in un primo momento raggiunto e picchiato

Ha sfilato un Rolex dal valore di di migliaia di euro dal polso di un turista ed è scappato. A finire vittima del malvivente un veronese che stava passeggiando a Milano Marittima, in zona I Traversa, con la moglie e un’altra coppia di amici, con i figli piccoli nei passeggini. Accortosi di quanto accaduto, l’uomo insieme all’amico si è messo all’inseguimento del ladro, riuscendo a bloccarlo e a colpirlo più volte. Il rapinatore però è riuscito a rialzarsi e a raggiungere il complice che lo stava aspettando in sella a una motocicletta, su cui sono riusciti a scappare facendo perdere le proprie tracce.

Un episodio verificatosi attorno alle 23 di giovedì e del tutto simile a quello della sera prima a Riccione, tanto che gli inquirenti pensano che sia la stessa banda. La notizia è riportata sulle pagine del Resto del Carlino e del Corriere Romagna, che rivela come sarebbe stato il quinto episodio del genere accaduto nel Cervese negli ultimi tempi.

In vacanza a Milano Marittima, di notte picchiano in strada i figli di 4 e 5 anni

Denunciata una giovane coppia di genitori di Bergamo, forse ubriachi

Due giovani genitori bergamaschi sono stati denunciati per aver picchiato i figli di 4 e 5 anni. L’episodio risale a giovedì notte, quando alcuni passanti hanno chiamato la polizia municipale dopo averli visti alzare le mani (e, secondo quanto riporta il Resto del Carlino, aggredire con dei morsi) ai danni dei bambini, attorno alle 23.30.

I piccoli sono stati portati al pronto soccorso e poi affidati a una struttura dei servizi sociali in attesa della decisione del tribunale dei minori, che potrebbe affidarli ad altri familiari.

I due genitori – secondo l’Eco di Bergamo palesemente ubriachi – sono stati sottoposti a esami per verificare l’alcol presente nel sangue mentre secondo alcune testimonianze si sarebbero innervositi anche perché avrebbero voluto vivere la movida di Milano Marittima (dove si trovano in vacanza) ma i bambini, a quell’ora, stavano evidentemente mostrando segni di stanchezza.

«Uso il burkini: è per donne libere. Le femministe contrarie dicono sciocchezze»

Parla la ravennate Marisa Iannucci, da vent’anni musulmana
«I divieti in Francia sono un atto grave e irresponsabile»

«Al mare resto vestita, come tante altre persone. A volte sì, uso il burkini. Ne ho più d’uno, li ho comprati a Londra. Certo non si passa inosservati, ma non ha niente a che fare con l’oppressione o la mancanza di libertà delle donne. Anzi, è senz’altro un accessorio usato dalle donne più abbienti e più libere, quelle che frequentano i villaggi turistici nei paesi musulmani, le piscine e le spiagge in Europa». A parlare è Marisa Iannucci, 45 anni. Ravennate, italianissima, da circa vent’anni è musulmana e da oltre dieci porta il velo. Presidente dell’associazione Life, ha da poco pubblicato un libro dal titolo “Contro l’Isis”, in cui ha raccolto le fatwa delle autorità religiose musulmane contro il califfato.

Senza mezze misure, liquida le polemiche sul burkini scaturite in Italia in questi giorni come «l’ennesima stupidaggine estiva» e le posizioni di alcune «pseudo femministe», che ritengono sia giusto vietarlo per liberare le donne musulmane dall’oppressione degli uomini, solo delle «sciocchezze».

«Le donne oppresse – dice Iannucci – stanno a casa a lavare, a cucinare, a fare figli. Mica vanno in piscina con i burkini comprati a Londra…».

Facendo un passo indietro, il burkini (un costume intero che copre interamente il corpo, lasciando liberi viso, mani e piedi, «simile a quello dei surfisti, lanciato sul mercato già da parecchi anni, molto comodo per nuotare», per usare le parole di Iannucci) è diventato di grande attualità in questi giorni per i divieti applicati in alcune località marittime della Francia, che ora le musulmane non possono frequentare con quel costume perché manifesterebbe «in maniera ostentata un’appartenenza religiosa» e quindi «rischia di creare disturbo all’ordine pubblico», per citare le nuove leggi.

«Il costume è invece un segno dei tempi, del cambiamento culturale dovuto al mescolamento di culture – continua Iannucci – e nonostante il nome idiota non ha nulla a che fare con il burqa, esistendone anche dei modelli molto aderenti, per esempio. Il divieto in Francia è senz’alto una cosa grave, perché sono gravi tutti quei divieti che limitano la libertà personale delle donne. Come al solito si decide, o meglio, gli uomini hanno il potere di decidere sul corpo delle donne, quanto bisogna coprirsi o quanto bisogna scoprirsi. Temo che il fondamentalismo laicista in Francia, unito al forte clima islamofobo, potrà produrre molto di più, e che il divieto del costume da bagno per le donne musulmane sia solo uno dei tanti provvedimenti discriminatori di cui sono oggetto i musulmani in quel paese. Ciò non fa altro che esacerbare gli animi in un momento molto difficile per tutti e questo lo trovo assolutamente irresponsabile».

E in Italia? «La polemica – risponde Iannucci – ha fatto emergere l’etnocentrismo e l’islamofobia di tanta parte del cosiddetto femminismo o veterofemminismo italiano. Niente di nuovo per me, ma sicuramente quelle femministe che ritengono che limitare le donne nella gestione del loro corpo, e quindi nelle loro libertà personale, sia un modo di liberarle hanno decisamente dei grossi problemi. Si tratta soltanto di atteggiamenti neocolonialisti di cui l’Europa non si è mai liberata».

La critica che viene rivolta più spesso è che le donne musulmane non dovrebbero rassegnarsi al fatto che loro non possono andare al mare svestite e gli uomini sì… «Anche gli uomini praticanti devono coprirsi con il pantalone – replica Iannucci –, ma i praticanti musulmani di solito non vanno al mare dalle nostre parti perché comunque si troverebbero attorno gente nuda e dovrebbero stare con gli occhi bassi, non è un luogo adatto. Io, come molti, vado al mare in luoghi meno affollati e nei giorni feriali ma non tutti lo possono fare, preferiscono andare all’estero, in paesi musulmani dove sono tutti un po’ più vestiti. E nessuno guarda. Diciamo che, come altri musulmani europei, noi cerchiamo compromessi, e il burkini è uno di questi, ma mi sembra che non lo si sia capito. Nessuno obbliga le donne a indossarlo, perche le donne che lo indossano non sono quelle delle classi meno abbienti o meno istruite».

«Uso il burkini: è per donne libere. Le femministe contrarie dicono sciocchezze»

Parla la ravennate Marisa Iannucci, da vent’anni musulmana «I divieti in Francia sono un atto grave e irresponsabile»

«Al mare resto vestita, come tante altre persone. A volte sì, uso il burkini. Ne ho più d’uno, li ho comprati a Londra. Certo non si passa inosservati, ma non ha niente a che fare con l’oppressione o la mancanza di libertà delle donne. Anzi, è senz’altro un accessorio usato dalle donne più abbienti e più libere, quelle che frequentano i villaggi turistici nei paesi musulmani, le piscine e le spiagge in Europa». A parlare è Marisa Iannucci, 45 anni. Ravennate, italianissima, da circa vent’anni è musulmana e da oltre dieci porta il velo. Presidente dell’associazione Life, ha da poco pubblicato un libro dal titolo “Contro l’Isis”, in cui ha raccolto le fatwa delle autorità religiose musulmane contro il califfato.

Senza mezze misure, liquida le polemiche sul burkini scaturite in Italia in questi giorni come «l’ennesima stupidaggine estiva» e le posizioni di alcune «pseudo femministe», che ritengono sia giusto vietarlo per liberare le donne musulmane dall’oppressione degli uomini, solo delle «sciocchezze».

«Le donne oppresse – dice Iannucci – stanno a casa a lavare, a cucinare, a fare figli. Mica vanno in piscina con i burkini comprati a Londra…».

Facendo un passo indietro, il burkini (un costume intero che copre interamente il corpo, lasciando liberi viso, mani e piedi, «simile a quello dei surfisti, lanciato sul mercato già da parecchi anni, molto comodo per nuotare», per usare le parole di Iannucci) è diventato di grande attualità in questi giorni per i divieti applicati in alcune località marittime della Francia, che ora le musulmane non possono frequentare con quel costume perché manifesterebbe «in maniera ostentata un’appartenenza religiosa» e quindi «rischia di creare disturbo all’ordine pubblico», per citare le nuove leggi.

«Il costume è invece un segno dei tempi, del cambiamento culturale dovuto al mescolamento di culture – continua Iannucci – e nonostante il nome idiota non ha nulla a che fare con il burqa, esistendone anche dei modelli molto aderenti, per esempio. Il divieto in Francia è senz’alto una cosa grave, perché sono gravi tutti quei divieti che limitano la libertà personale delle donne. Come al solito si decide, o meglio, gli uomini hanno il potere di decidere sul corpo delle donne, quanto bisogna coprirsi o quanto bisogna scoprirsi. Temo che il fondamentalismo laicista in Francia, unito al forte clima islamofobo, potrà produrre molto di più, e che il divieto del costume da bagno per le donne musulmane sia solo uno dei tanti provvedimenti discriminatori di cui sono oggetto i musulmani in quel paese. Ciò non fa altro che esacerbare gli animi in un momento molto difficile per tutti e questo lo trovo assolutamente irresponsabile».

E in Italia? «La polemica – risponde Iannucci – ha fatto emergere l’etnocentrismo e l’islamofobia di tanta parte del cosiddetto femminismo o veterofemminismo italiano. Niente di nuovo per me, ma sicuramente quelle femministe che ritengono che limitare le donne nella gestione del loro corpo, e quindi nelle loro libertà personale, sia un modo di liberarle hanno decisamente dei grossi problemi. Si tratta soltanto di atteggiamenti neocolonialisti di cui l’Europa non si è mai liberata».

La critica che viene rivolta più spesso è che le donne musulmane non dovrebbero rassegnarsi al fatto che loro non possono andare al mare svestite e gli uomini sì… «Anche gli uomini praticanti devono coprirsi con il pantalone – replica Iannucci –, ma i praticanti musulmani di solito non vanno al mare dalle nostre parti perché comunque si troverebbero attorno gente nuda e dovrebbero stare con gli occhi bassi, non è un luogo adatto. Io, come molti, vado al mare in luoghi meno affollati e nei giorni feriali ma non tutti lo possono fare, preferiscono andare all’estero, in paesi musulmani dove sono tutti un po’ più vestiti. E nessuno guarda. Diciamo che, come altri musulmani europei, noi cerchiamo compromessi, e il burkini è uno di questi, ma mi sembra che non lo si sia capito. Nessuno obbliga le donne a indossarlo, perche le donne che lo indossano non sono quelle delle classi meno abbienti o meno istruite».

Rubano un’auto da una casa, ma poi la lasciano in un campo per scappare dai carabinieri

Avevano appena rubato un’auto da una casa nella zona di Santa Lucia, a Faenza, e stavano completando l’opera, quando una pattuglia dei carabinieri li ha messi in fuga. I ladri sono stati costretti ad abbandonare l’auto in un campo. Più che sorpreso il proprietario, quando nel cuore della notte è stato svegliato dai carabinieri che gli hanno restituito l’automobile che ancora non sapeva che gli avessero rubato…

Il tutto è stato possibile grazie alla segnalazione di un cittadino che aveva notato i due individui aggirarsi con fare sospetto tra le abitazioni. E sempre grazie alla segnalazione di un cittadino, nel corso della stessa notte (quella tra giovedì e venerdì), i carabinieri hanno messo in fuga altre due persone, che si aggiravano nella zona di via Bernardi, a Faenza, e che si sono dileguate tra i campi facendo perdere le proprie tracce.

Vede i carabinieri e fa inversione: in auto aveva capi d’abbigliamento taroccati

Alla vista dei carabinieri ha fatto inversione in via Canale Molinetto, ma i militari si sono messi al suo inseguimento. Una volta raggiunto ha accostato e poi ha tentato un’ultima disperata fuga a piedi nei campi. I carabinieri lo hanno però bloccato e poi identificato. Si tratta di un senegalese di 51 anni, residente a Ravenna, con diversi precedenti e con pendente un rigetto all’istanza di aggiornamento del proprio permesso di soggiorno.

In auto l’uomo nascondeva capi d’abbigliamento di grandi marche, taroccate, probabilmente destinati alla vendita abusiva in spiaggia. L’uomo è stato denunciato per ricettazione e introduzione nello stato di merce con marchi falsi.

Riceve come resto per l’aperitivo una banconota da 50 euro falsa, poi la usa e viene denunciato in «buona fede»

Ha pagato il parcheggio con una banconata falsa da 50 euro, che aveva ricevuto come resto la sera prima all’aperitivo di un noto locale di Marina di Ravenna. Ai carabinieri ha detto di non essersi accorto della differenza e di aver utilizzato la banconota in buona fede. Nonostante la sua versione sia stata ritenuta verosimile dai militari, il giovane ravennate è stato denunciato per “spendita di banconote false in buona fede”, una circostanza dovuta.

La banconota è stata quindi inviata alla Banca d’Italia per tutti gli accertamenti del caso: non è escluso infatti – ricordano in una nota i carabinieri – che attraverso l’analisi delle modalità di contraffazione si possa risalire sino al produttore.

L’anomalia è stata riscontrata dalla responsabile del parcheggio del centro storico che ha ricevuto i 50 euro, risultati “positivi” alla verifica con la macchinetta utilizzata negli esercizi commerciali per verificare la bontà del denaro.

Con la cannabis faceva anche l’olio In casa mezzo chilo di piante

Arrestato 35enne di Campiano. Aveva anche libri e istruzioni

È iniziata all’alba di ieri, giovedì 18 agosto, l’operazione antidroga (con tanto di unità cinofile) dei carabinieri di Cervia-Milano Marittima che ha portato all’arresto di un 35enne italiano, di Campiano di Ravenna, trovato in casa con mezzo chilo di marijuana.

La droga, custodita sotto forma di piante allo stato grezzo, veniva raffinata separando le infiorescenze dagli arbusti e tramite elaborazioni l’uomo otteneva olio ad elevata concentrazione di principio attivo e altri derivati.

Ingente anche il volume di pubblicazioni trovate in casa, riguardanti il tema della coltivazione e della raffinazione della cannabis.

Questa mattina il tribunale ha confermato l’arresto e rinviato il processo a fine mese. Il giovane, oltre al reato di detenzione di stupefacenti, dovrà rispondere anche della detenzione di alcuni barattoli di polvere da sparo trovati in casa insieme alla droga.

Commercialista sotto inchiesta a Forlì, la lista civica La Pigna chiede le dimissioni del Cda di Ravenna Holding

La lista civica La Pigna, in una nota firmata dal coordinatore Veronica Verlicchi e dal consigliere comunale Maurizio Bucci, chiede al sindaco De Pascale la rimozione di Lea Mazzotti dall’incarico di sindaco revisore di Romagna Acque spa. Si tratta della commercialista indagata dalla procura della Repubblica di Forlì con l’accusa di truffa e di appropriazione indebita di circa 600mila euro (vedi l’articolo tra i correlati qui a fianco) ai danni di una sua cliente.

«Essendo rappresentante per l’area ravennate nel collegio sindacale di Romagna Acque Spa – scrivono dalla Pigna –, di cui è socia Ravenna Holding Spa, chiediamo al sindaco di attivarsi immediatamente con il presidente di Ravenna Holding».

«La galassia dei ruoli e degli incarichi presenti nel poltronificio che noi intendiamo contrastare fortemente – continuano Bucci e Verlicchi – oltre a generare un giro cosotoso per i cittadini ravennati di favori ad amici e appartenenti al Pd, evidenzia la totale mancanza di verifica e controlli sulle persone che vengono incaricate a ricoprire ruoli di responsabilità nelle società partecipate dal Comune di Ravenna attraverso Ravenna Holding. Responsabilità questa del presidente e degli amministratori di Ravenna Holding di cui chiediamo le dimissioni in blocco ed immediate. Chiediamo, altresì, che il Sindaco riferisca al primo consiglio comunale la posizione della sua Amministrazione su questa triste vicenda».

Commercialista sotto inchiesta a Forlì, la lista civica La Pigna chiede le dimissioni del Cda di Ravenna Holding

La lista civica La Pigna, in una nota firmata dal coordinatore Veronica Verlicchi e dal consigliere comunale Maurizio Bucci, chiede al sindaco De Pascale la rimozione di Lea Mazzotti dall’incarico di sindaco revisore di Romagna Acque spa. Si tratta della commercialista indagata dalla procura della Repubblica di Forlì con l’accusa di truffa e di appropriazione indebita di circa 600mila euro (vedi l’articolo tra i correlati qui a fianco) ai danni di una sua cliente.

«Essendo rappresentante per l’area ravennate nel collegio sindacale di Romagna Acque Spa – scrivono dalla Pigna –, di cui è socia Ravenna Holding Spa, chiediamo al sindaco di attivarsi immediatamente con il presidente di Ravenna Holding».

«La galassia dei ruoli e degli incarichi presenti nel poltronificio che noi intendiamo contrastare fortemente – continuano Bucci e Verlicchi – oltre a generare un giro cosotoso per i cittadini ravennati di favori ad amici e appartenenti al Pd, evidenzia la totale mancanza di verifica e controlli sulle persone che vengono incaricate a ricoprire ruoli di responsabilità nelle società partecipate dal Comune di Ravenna attraverso Ravenna Holding. Responsabilità questa del presidente e degli amministratori di Ravenna Holding di cui chiediamo le dimissioni in blocco ed immediate. Chiediamo, altresì, che il Sindaco riferisca al primo consiglio comunale la posizione della sua Amministrazione su questa triste vicenda».

Marito e moglie vendevano in spiaggia anche strumenti tarocchi per il pedicure

Per loro sarà vietato tornare nel comune di Ravenna per tre anni

Sei persone fermate dalla polizia municipale, giovedì mattina, tra Punta Marina e Lido Adriano nell’ambito dei controlli contro l’abusivismo in spiaggia che hanno visto coinvolti circa venti agenti. Tutti stranieri in regola con il permesso di soggiorno, sono stati sorpresi mentre vendevano materiale contraffatto e non solo.

Due di loro, marito e moglie, entrambi romeni, sono stati denunciati perché trovati a vendere giubbotti palesemente contraffatti (riproduzioni della marca Colmar) nonché strumenti per l’igiene, a loro volta contraffatti (nella fattispecie, per pedicure di Scholl), per un valore approssimativo di circa 600 euro.

Oltre al materiale contraffatto, l’operazione ha permesso di sequestrare diverse centinaia di articoli, consistenti per lo più in capi d’abbigliamento, teli, borse e beauty, per un valore stimato in circa 7/8.000 euro. A carico di quattro ambulanti è scattato il previsto verbale, per commercio abusivo, pari ad oltre 5.000 euro ciascuno. Ai due cittadini comunitari, a seguito dei fatti accertati dalla Pm, la questura ha notificato provvedimento di divieto di ritorno nel Comune di Ravenna per tre anni.

«Per la prima volta – fa rilevare il comando della municipale – sono stati sequestrati sull’arenile oggetti di noti marchi, contraffatti, destinati alla cura della persona. Segno che il mercato dei falsi sta dirigendo la propria attenzione verso nuovi settori, tra l’altro con potenziali conseguenze negative per il consumatore, considerato che la merce acquistata non risponde agli standard di sicurezza imposti dalla normativa dell’Unione europea e nazionale».

Cerimonia per Ettore Muti autorizzata Al cimitero dovrà vigilare la polizia

Il sindaco: «Ho scritto al prefetto per evitare derive fasciste»
Vietati bandiere, drappi e vessilli oltre che ogni tipo di orazioni

Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, già nei primi giorni del suo insediamento, ha inviato una lettera al prefetto e al questore chiedendo «di porre in essere ogni azione di loro competenza per evitare che la cerimonia in programma domenica a ricordo del defunto Ettore Muti possa assumere le caratteristiche degli anni precedenti e far sì che venga vietato: ogni atto o comportamento indecoroso o incompatibile con una cerimonia rispettosa dell’ordine democratico; l’ingresso alle persone munite di bandiere, drappi o vessilli di ogni tipo; ogni tipo di orazione all’interno dell’area cimiteriale e ogni gestualità inneggiante al fascismo».

Lo si legge nella risposta dello stesso sindaco all’interrogazione sul tema della consigliera Raffaella Sutter (Ravenna in Comune). Risposta nella quale si fa anche riferimento al fatto che il questore ha disposto con propria ordinanza specifici servizi di vigilanza e di ordine pubblico al cimitero monumentale il 21 agosto.

«Rispondo alla consigliera Sutter e a tutti coloro – continua il sindaco – che in questi giorni hanno espresso la loro preoccupazione e mi hanno sollecitato a intervenire per quanto di mia competenza. Lo faccio premettendo che come sindaco di una città Medaglia d’oro al valor militare della Resistenza, che ha fatto e continuerà a fare dell’antifascismo uno dei pilastri fondanti del suo vivere civile, non sottovaluto affatto manifestazioni come questa, che ritengo ancor più pericolose nel clima di intolleranza, odio e xenofobia che sempre più sta divampando in ogni angolo del mondo. Per spegnere un fuoco sul quale ogni giorno si getta irresponsabilmente ulteriore benzina dobbiamo mettere in campo un impegno quotidiano, che deve essere soprattutto di carattere culturale. Dobbiamo concentrarci innanzitutto sui più giovani, realizzando iniziative nelle scuole, portando avanti quel progetto di educazione civica che fa parte del mio programma elettorale e che mira a rendere tutti i bambini e le bambine che vivono nella nostra città, da qualsiasi parte del mondo vengano, adulti che condividono i valori fondanti della Repubblica italiana e dell’Europa unita, in un clima di pace e rispetto reciproco».

«Ciò premesso – prosegue il sindaco – mi sono impegnato a mettere in campo ogni azione, nell’ambito delle diverse competenze, affinché la cerimonia, già prevista per il giorno 21 agosto, venga svolta nel pieno rispetto dei principi costituzionali, delle norme e dei regolamenti che disciplinano lo svolgimento delle cerimonie funebri e commemorative all’interno del cimitero di Ravenna».

Nella lettera inviata a prefettura e questura è stato quindi altresì richiesto che, nel disporre la vigilanza e il servizio di ordine pubblico, siano adottate tutte le misure necessarie affinché siano garantiti il rispetto e l’applicazione delle norme del regolamento di polizia mortuaria, in particolare quelle che disciplinano l’ingresso e il comportamento da tenersi all’interno e in prossimità del cimitero.

Il Comune precisa che «l’espletamento della cerimonia in oggetto è consentito dal regolamento comunale di polizia mortuaria» ma lo svolgimento deve avvenire nel pieno rispetto delle prescrizioni previste agli articoli 22, 23 e 24. «A tal fine si rileva – continua la nota inviata da Palazzo Merlato – che l’autorizzazione è stata concessa dal soggetto gestore dei servizi cimiteriali con il preciso richiamo ai suddetti articoli regolamentari, specificando che la commemorazione è autorizzata a condizione che sia tenuto un comportamento consono al luogo, che non siano introdotte bandiere, drappi o vessilli di qualsiasi formazione politica, che non sia arrecato disturbo, intralcio e/o pericoli all’interno o all’esterno del cimitero a tutti coloro che lo visiteranno nel lasso di tempo in cui verrà effettuata la cerimonia. Il personale addetto alla vigilanza sorveglierà affinché le suddette prescrizioni vengano rispettate, in stretta collaborazione con le autorità competenti all’ordine pubblico, sulla base della specifica citata ordinanza, al fine di dare immediatezza ai necessari interventi».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi