martedì
26 Agosto 2025

La Soprintendenza sui reperti di piazza Kennedy: «Perché valorizzare un buco?»

Proseguono gli scavi, interessanti finora solo dal punto di vista
storico. Sarà pronta in giugno, ma con il cantiere su Sant’Agnese

«Ravenna è una città dove per fortuna ci sono chiese bizantine visitabili e si continua a discutere della valorizzazione di un buco?». Il buco sarebbero gli scavi di piazza Kennedy e la dichiarazione, in risposta ai giornalisti, è di Valentina Manzelli, archeologa della Soprintendenza che sta seguendo i lavori nell’ormai ex parcheggio più frequentato del centro storico. Una sintesi brutale (poi spiegata con toni meno tranchant) ma efficace del pensiero degli addetti ai lavori, seppur molto abbottonati, che hanno incontrato la stampa in municipio per fare il punto sullo stato del cantiere. Partito lo scorso giugno, dopo poche settimane ci furono i primi ritrovamenti e i lavori degli archeologi sono proseguiti parallelamente a quelli degli operai in due scavi separati. Quello più a ridosso di via D’Azeglio – nei cosiddetti Orti Rasponi – è stato definitivamente chiuso nelle ultime settimane dopo essere arrivati a toccare con mano resti risalenti addirittura all’età imperiale – a circa sei metri di profondità – quando l’area era di fatto allagata con tanto di segni evidenti di un crollo o un incendio nella parte edificata. L’altro scavo, quello ancora aperto e visibile ai passanti, mostra attualmente alcuni muri perimetrali risalenti al medioevo (XII secolo) di Sant’Agnese, chiesa bizantina costruita alla fine del V secolo che la tradizione vuole che sorgesse sopra il tempio di Ercole e che oggi si ritrova tristemente attraversata dalle condotte realizzate senza troppa attenzione a fine anni Ottanta per ospitare i cavi della Telecom. Se non sono stati rinvenuti resti pavimentali e quelli murari versano in condizioni labili, è invece degno di nota il ritrovamento dell’altare, con il ciborio praticamente conservato in maniera integrale, mentre ha destato sorpresa tra gli archeologi anche l’individuazione dell’abside paleocristiano, cercato ma non trovato nel corso dei sondaggi effettauti all’inizio del novecento.

Ora l’ultima fase sarà quella dell’ulteriore approfondimento, solo nella zona appunto del ciborio e dell’abside, alla ricerca dei resti della chiesa del VI secolo, anche se gli archeologi non si aspettano di trovare, come successo finora, reperti di reale valore, se non dal punto di vista dei dati storici e della stratigrafia, in grado di raccontare l’evoluzione della città nei secoli ed evitare in futuro, magari, alcuni interventi nel sottosuolo. Ma nulla, al momento, che valga davvero la pena conservare in loco e mostrare al pubblico a fine scientifico. A meno che il futuro sindaco non decida di voler valorizzare la piazza – altrimenti pressoché vuota – sfruttando questi ritrovamenti. Ma sarà un costo a carico del Comune, di cui la Soprintendenza pare non voler sentirne neppure parlare. «Già adesso non riusciamo a effettuare la manutenzione necessaria dei siti archeologici presenti in Emilia-Romagna – commenta il soprintendente regionale per l’archeologia, Luigi Malnati –: i costi per una valorizzazione e la gestione degli scavi di piazza Kennedy non possono essere sostenuti dalla Soprintendenza. Senza contare che ci sono vari esempi di scavi archeologici abbandonati a se stessi che si sono trasformati in immondezzai e un progetto di copertura non è sempre sostenibile…». Al margine della conferenza stampa Malnati propone piuttosto l’idea di lasciare il segno di quanto scoperto nel sottosuolo in maniera simbolica sulla superficie, sfruttando anche le colonne di Sant’Agnese conservate a palazzo Rasponi che già è previsto possano tornare nella piazza nel progetto di riqualificazione.

«Al termine degli scavi – si limita a dire anche il soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, Giorgio Cozzolino – sarà l’amministrazione a decidere il da farsi per la valorizzazione». Amministrazione che nel caso dovrà quindi accollarsi le spese, ancora difficilmente quantificabili, anche perché molto dipende dal tipo di progetto che si vorrà mettere in campo. Qualche idea ce l’ha, l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Roberto Fagnani, presente in municipio ma per forza di cose poco propenso a parlare. Perché naturalmente il suo mandato è in scadenza, come quello di tutta la giunta, in attesa delle elezioni di giugno. Ma anche perché deve comunque fare i conti con le dichiarazioni del sindaco uscente (stranamente assente in conferenza stampa), Fabrizio Matteucci, che a più riprese nei mesi scorsi ha assicurato che piazza Kennedy diventerà «una piazza archeologica», o comunque potrà contare in futuro sui reperti in mostra per cittadini e turisti. Non proprio quello che pensano gli archeologi. Il tutto in uno scenario che vede le Soprintendenze in via di scioglimento nell’ambito della riforma statale che porterà a Ravenna la nascita di un ufficio unico che si dovrà occupare di beni architettonici e archeologi allo stesso tempo, alla cui guida non è ancora certo che ci sarà nuovamente Cozzolino. Quello che è certo è che dopo le elezioni il nuovo sindaco e il nuovo soprintendente dovranno trovare una soluzione definitiva, mentre già il prossimo giugno il resto della piazza verrà inaugurata – assicura nuovamente l’assessore Fagnani –, come da programmi, seguendo il progetto definitivo, con la nuova pavimentazione, i chioschi e i bagni pubblici. Per la nuova piazza pedonale di Ravenna, che nascerà con il cantiere di Sant’Agnese ancora aperto nella sua porzione più a ridosso dell’ex Casa del Mutilato.

La Soprintendenza sui reperti di piazza Kennedy: «Perché valorizzare un buco?»

Proseguono gli scavi, interessanti finora solo dal punto di vista storico. Sarà pronta in giugno, ma con il cantiere su Sant’Agnese

«Ravenna è una città dove per fortuna ci sono chiese bizantine visitabili e si continua a discutere della valorizzazione di un buco?». Il buco sarebbero gli scavi di piazza Kennedy e la dichiarazione, in risposta ai giornalisti, è di Valentina Manzelli, archeologa della Soprintendenza che sta seguendo i lavori nell’ormai ex parcheggio più frequentato del centro storico. Una sintesi brutale (poi spiegata con toni meno tranchant) ma efficace del pensiero degli addetti ai lavori, seppur molto abbottonati, che hanno incontrato la stampa in municipio per fare il punto sullo stato del cantiere. Partito lo scorso giugno, dopo poche settimane ci furono i primi ritrovamenti e i lavori degli archeologi sono proseguiti parallelamente a quelli degli operai in due scavi separati. Quello più a ridosso di via D’Azeglio – nei cosiddetti Orti Rasponi – è stato definitivamente chiuso nelle ultime settimane dopo essere arrivati a toccare con mano resti risalenti addirittura all’età imperiale – a circa sei metri di profondità – quando l’area era di fatto allagata con tanto di segni evidenti di un crollo o un incendio nella parte edificata. L’altro scavo, quello ancora aperto e visibile ai passanti, mostra attualmente alcuni muri perimetrali risalenti al medioevo (XII secolo) di Sant’Agnese, chiesa bizantina costruita alla fine del V secolo che la tradizione vuole che sorgesse sopra il tempio di Ercole e che oggi si ritrova tristemente attraversata dalle condotte realizzate senza troppa attenzione a fine anni Ottanta per ospitare i cavi della Telecom. Se non sono stati rinvenuti resti pavimentali e quelli murari versano in condizioni labili, è invece degno di nota il ritrovamento dell’altare, con il ciborio praticamente conservato in maniera integrale, mentre ha destato sorpresa tra gli archeologi anche l’individuazione dell’abside paleocristiano, cercato ma non trovato nel corso dei sondaggi effettauti all’inizio del novecento.

Ora l’ultima fase sarà quella dell’ulteriore approfondimento, solo nella zona appunto del ciborio e dell’abside, alla ricerca dei resti della chiesa del VI secolo, anche se gli archeologi non si aspettano di trovare, come successo finora, reperti di reale valore, se non dal punto di vista dei dati storici e della stratigrafia, in grado di raccontare l’evoluzione della città nei secoli ed evitare in futuro, magari, alcuni interventi nel sottosuolo. Ma nulla, al momento, che valga davvero la pena conservare in loco e mostrare al pubblico a fine scientifico. A meno che il futuro sindaco non decida di voler valorizzare la piazza – altrimenti pressoché vuota – sfruttando questi ritrovamenti. Ma sarà un costo a carico del Comune, di cui la Soprintendenza pare non voler sentirne neppure parlare. «Già adesso non riusciamo a effettuare la manutenzione necessaria dei siti archeologici presenti in Emilia-Romagna – commenta il soprintendente regionale per l’archeologia, Luigi Malnati –: i costi per una valorizzazione e la gestione degli scavi di piazza Kennedy non possono essere sostenuti dalla Soprintendenza. Senza contare che ci sono vari esempi di scavi archeologici abbandonati a se stessi che si sono trasformati in immondezzai e un progetto di copertura non è sempre sostenibile…». Al margine della conferenza stampa Malnati propone piuttosto l’idea di lasciare il segno di quanto scoperto nel sottosuolo in maniera simbolica sulla superficie, sfruttando anche le colonne di Sant’Agnese conservate a palazzo Rasponi che già è previsto possano tornare nella piazza nel progetto di riqualificazione.

«Al termine degli scavi – si limita a dire anche il soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, Giorgio Cozzolino – sarà l’amministrazione a decidere il da farsi per la valorizzazione». Amministrazione che nel caso dovrà quindi accollarsi le spese, ancora difficilmente quantificabili, anche perché molto dipende dal tipo di progetto che si vorrà mettere in campo. Qualche idea ce l’ha, l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Roberto Fagnani, presente in municipio ma per forza di cose poco propenso a parlare. Perché naturalmente il suo mandato è in scadenza, come quello di tutta la giunta, in attesa delle elezioni di giugno. Ma anche perché deve comunque fare i conti con le dichiarazioni del sindaco uscente (stranamente assente in conferenza stampa), Fabrizio Matteucci, che a più riprese nei mesi scorsi ha assicurato che piazza Kennedy diventerà «una piazza archeologica», o comunque potrà contare in futuro sui reperti in mostra per cittadini e turisti. Non proprio quello che pensano gli archeologi. Il tutto in uno scenario che vede le Soprintendenze in via di scioglimento nell’ambito della riforma statale che porterà a Ravenna la nascita di un ufficio unico che si dovrà occupare di beni architettonici e archeologi allo stesso tempo, alla cui guida non è ancora certo che ci sarà nuovamente Cozzolino. Quello che è certo è che dopo le elezioni il nuovo sindaco e il nuovo soprintendente dovranno trovare una soluzione definitiva, mentre già il prossimo giugno il resto della piazza verrà inaugurata – assicura nuovamente l’assessore Fagnani –, come da programmi, seguendo il progetto definitivo, con la nuova pavimentazione, i chioschi e i bagni pubblici. Per la nuova piazza pedonale di Ravenna, che nascerà con il cantiere di Sant’Agnese ancora aperto nella sua porzione più a ridosso dell’ex Casa del Mutilato.

Marcegaglia: «Con questi fondali al porto mezzo milione di costi in più all’anno»  

Intanto il Comune annuncia di voler scavare 5 milioni di metri cubi
per arrivare a un pescaggio a quota -12,5 metri

«Anche altri colleghi imprenditori portuali hanno sollevato il problema che da tempo ci troviamo ad affrontare e cioè quello di una forte penalizzazione a causa dello scarso pescaggio dei fondali del canale Candiano. Lo segnaliamo oggi perché forse si sono create le condizioni per un più razionale progetto di dragaggio, nell’auspicio che il commissario, Contrammiraglio Giuseppe Meli, possa quanto prima occuparsene».

È quanto afferma Aldo Fiorini, direttore dello stabilimento Marcegaglia di Ravenna, all’indomani del consiglio comunale sul tema, nel corso del quale il Comune ha annunciato – tramite le parole del vicesindaco Giannantonio Mingozzi, in risposta a un’interrogazione di Pietro Vandini del Movimento 5 Stelle – l’intenzione di aumentare la profondità dei fondali fino ad arrivare soltanto a 12,5 metri (un tempo si parlava anche di due metri in più), scavando cinque milioni di metri cubi di fanghi. Uno andrebbe sui terreni della partecipata Sapir nelle aree della cosiddetta Logistica 1, altri due finirebbero in mare e i restanti due sarebbero da trattare in impianti adeguati. Il tutto aspettando il nuovo regolamento in materia atteso per maggio.

«L’attuale pescaggio – spiega Fiorini – ci impone di lavorare con navi più piccole e costi più alti. A volte siamo costretti ad allibare su altre banchine, con costi vivi di mezzo milione all’anno. È una condizione che mina la nostra competitività, quella del porto in generale e, a ricaduta, ha effetti negativi su tutto l’indotto che rappresenta una consistente quota del Pil ravennate».

Marcegaglia: «Con questi fondali al porto mezzo milione di costi in più all’anno»  

Intanto il Comune annuncia di voler scavare 5 milioni di metri cubi
per arrivare a un pescaggio a quota -12,5 metri

«Anche altri colleghi imprenditori portuali hanno sollevato il problema che da tempo ci troviamo ad affrontare e cioè quello di una forte penalizzazione a causa dello scarso pescaggio dei fondali del canale Candiano. Lo segnaliamo oggi perché forse si sono create le condizioni per un più razionale progetto di dragaggio, nell’auspicio che il commissario, Contrammiraglio Giuseppe Meli, possa quanto prima occuparsene».

È quanto afferma Aldo Fiorini, direttore dello stabilimento Marcegaglia di Ravenna, all’indomani del consiglio comunale sul tema, nel corso del quale il Comune ha annunciato – tramite le parole del vicesindaco Giannantonio Mingozzi, in risposta a un’interrogazione di Pietro Vandini del Movimento 5 Stelle – l’intenzione di aumentare la profondità dei fondali fino ad arrivare soltanto a 12,5 metri (un tempo si parlava anche di due metri in più), scavando cinque milioni di metri cubi di fanghi. Uno andrebbe sui terreni della partecipata Sapir nelle aree della cosiddetta Logistica 1, altri due finirebbero in mare e i restanti due sarebbero da trattare in impianti adeguati. Il tutto aspettando il nuovo regolamento in materia atteso per maggio.

«L’attuale pescaggio – spiega Fiorini – ci impone di lavorare con navi più piccole e costi più alti. A volte siamo costretti ad allibare su altre banchine, con costi vivi di mezzo milione all’anno. È una condizione che mina la nostra competitività, quella del porto in generale e, a ricaduta, ha effetti negativi su tutto l’indotto che rappresenta una consistente quota del Pil ravennate».

Aveva ucciso la moglie con il coltello Condannato a sei anni: vizio di mente

L’omicidio a Lugo la scorsa estate, senza un motivo apparente

Aveva ucciso la moglie mentre dormiva, tentando poi, senza riuscirci, di suicidarsi. Il tutto senza un motivo apparente. Ferino Belletti, 83enne, è in carcere da quel 5 luglio dell’anno scorso, quando si è consumato l’omicidio nella loro casa di via Garigliano, a Lugo (vedi articoli correlati).

Ieri mattina (martedì 5 aprile) è stato condannato dal tribunale di Ravenna a sei anni di reclusione. Lo scrivono i quotidiani locali nell’edizione di oggi in edicola.

La procura aveva chiesto otto anni ma a pesare è stata la perizia psichiatrica (gli è stato riconosciuto un vizio parziale di mente), oltre all’incensuratezza dell’uomo, al fatto che avesse già deciso di risarcire la figlia e il rito abbreviato scelto dal suo avvocato, Ermanno Cicognani.

I due erano sposati da circa 40 anni e avevano gestito insieme anche un negozio di alimentari. A mandare in depressione l’anziano pare possa essere stata anche la pensione. La moglie si chiamava Rosa Bassani e aveva 74 anni.

Dopo le nuove telecamere, Lido Adriano chiede risposte anche su degrado e scuola

Assemblea pubblica della pro loco con la giunta quasi al completo
Ancarani (Fi) protesta: «Spot elettorale per De Pascale del Pd»

Con una simbolica inaugurazione, sono state accese nei giorni scorsi a Lido Adriano le nuove telecamere del circuito di sorveglianza fortemente volute dalla pro loco del presidente Gianni de Lorenzo.

Il progetto, del valore di 105mila euro, è stato finanziato dal Comune con il contributo dalla fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Le immagini riprese dalle strumentazioni vengono simultaneamente trasmesse alla caserma dei carabinieri di Lido Adriano, al sistema alla centrale operativa del comando di Polizia Municipale mediante ponte radio, alla questura e al comando dei carabinieri di Ravenna.

Le nuove telecamere, dodici, sono collocate nei punti cruciali di ingresso alla località e terranno monitorati flussi in entrata e in uscita.

Ma la sicurezza non è l’unico tema al centro del dibattito, a Lido Adriano, con la pro loco che invita tutti i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica di giovedì 7 aprile, dalle 20.30, al centro sociale Il Desiderio. Saranno presenti il sindaco e la giunta quasi al completo, per rispondere su tematiche che riguardano via Bonifica, il nuovo polo scolastico, il piano dell’arenile, le aree verdi e il degrado tra i ruderi del paese.

Contro questo tipo di assemblee delle pro loco (il 16 ne è in programma un’altra a Lido di Classe) si è scagliato in questi giorni Alberto Ancarani di Forza Italia, che contesta la partecipazione della giunta in scadenza, che potrebbe rivelarsi come uno spot per il candidato a sindaco del Pd, Michele De Pascale (il comunicato integrale di Ancarani qui sotto tra gli allegati).

Dopo le nuove telecamere, Lido Adriano chiede risposte anche su degrado e scuola

Assemblea pubblica della pro loco con la giunta quasi al completo
Ancarani (Fi) protesta: «Spot elettorale per De Pascale del Pd»

Con una simbolica inaugurazione, sono state accese nei giorni scorsi a Lido Adriano le nuove telecamere del circuito di sorveglianza fortemente volute dalla pro loco del presidente Gianni de Lorenzo.

Il progetto, del valore di 105mila euro, è stato finanziato dal Comune con il contributo dalla fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Le immagini riprese dalle strumentazioni vengono simultaneamente trasmesse alla caserma dei carabinieri di Lido Adriano, al sistema alla centrale operativa del comando di Polizia Municipale mediante ponte radio, alla questura e al comando dei carabinieri di Ravenna.

Le nuove telecamere, dodici, sono collocate nei punti cruciali di ingresso alla località e terranno monitorati flussi in entrata e in uscita.

Ma la sicurezza non è l’unico tema al centro del dibattito, a Lido Adriano, con la pro loco che invita tutti i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica di giovedì 7 aprile, dalle 20.30, al centro sociale Il Desiderio. Saranno presenti il sindaco e la giunta quasi al completo, per rispondere su tematiche che riguardano via Bonifica, il nuovo polo scolastico, il piano dell’arenile, le aree verdi e il degrado tra i ruderi del paese.

Contro questo tipo di assemblee delle pro loco (il 16 ne è in programma un’altra a Lido di Classe) si è scagliato in questi giorni Alberto Ancarani di Forza Italia, che contesta la partecipazione della giunta in scadenza, che potrebbe rivelarsi come uno spot per il candidato a sindaco del Pd, Michele De Pascale (il comunicato integrale di Ancarani qui sotto tra gli allegati).

Dopo le nuove telecamere, Lido Adriano chiede risposte anche su degrado e scuola

Assemblea pubblica della pro loco con la giunta quasi al completo Ancarani (Fi) protesta: «Spot elettorale per De Pascale del Pd»

Con una simbolica inaugurazione, sono state accese nei giorni scorsi a Lido Adriano le nuove telecamere del circuito di sorveglianza fortemente volute dalla pro loco del presidente Gianni de Lorenzo.

Il progetto, del valore di 105mila euro, è stato finanziato dal Comune con il contributo dalla fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Le immagini riprese dalle strumentazioni vengono simultaneamente trasmesse alla caserma dei carabinieri di Lido Adriano, al sistema alla centrale operativa del comando di Polizia Municipale mediante ponte radio, alla questura e al comando dei carabinieri di Ravenna.

Le nuove telecamere, dodici, sono collocate nei punti cruciali di ingresso alla località e terranno monitorati flussi in entrata e in uscita.

Ma la sicurezza non è l’unico tema al centro del dibattito, a Lido Adriano, con la pro loco che invita tutti i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica di giovedì 7 aprile, dalle 20.30, al centro sociale Il Desiderio. Saranno presenti il sindaco e la giunta quasi al completo, per rispondere su tematiche che riguardano via Bonifica, il nuovo polo scolastico, il piano dell’arenile, le aree verdi e il degrado tra i ruderi del paese.

Contro questo tipo di assemblee delle pro loco (il 16 ne è in programma un’altra a Lido di Classe) si è scagliato in questi giorni Alberto Ancarani di Forza Italia, che contesta la partecipazione della giunta in scadenza, che potrebbe rivelarsi come uno spot per il candidato a sindaco del Pd, Michele De Pascale (il comunicato integrale di Ancarani qui sotto tra gli allegati).

Tutti i candidati di Ravenna in Comune: da Lamri a Iannucci, da Moroni a Farabegoli

Capolista i portavoce Manzoli e Casalino. Un mix tra società civile
e politica. Molti i giovani e rappresentanti di associazioni

Eccoli i 32 in lista per Ravenna in Comune, il progetto che unisce quasi tutte le anime di sinistra della città, associazioni e singoli cittadini a sostegno della candidatura a sindaco di Raffaella Sutter.

L’assemblea (il gruppo si è dato regole precise e a oggi l’assemblea conta 400 aderenti circa) ha votato una lista di nomi da candidare per il nuovo consiglio comunale di Ravenna alle amministrative di giugno (dove Ravenna in Comune si presenta in netta alternativa al Pd) che sono un mix tra rappresentanza politica e rappresentanza civile, molti giovani, età media sui 40 anni, qualche vecchia conoscenza e tanti nomi nuovi (almeno per la politica).

Capolista come prevedibile i due portavoce dell’assemblea Massimo Manzoli (noto per il suo impegno nel Gruppo dello Zuccherificio, tra gli autori tra l’altro dell’ultimo report sulle mafie in Emilia-Romagna), Dora Casalino, operatrice sociale anche lei senza esperienza politica alle spalle ma una militanza sui temi di carattere, appunto, sociali. Entrambi poco più che trentenni.

A seguire, in ordine alfabetico, si trova un nome storico dell’associazionismo ravennate come Gabriele Abrotini, tra i comitati per l’acqua pubblica e già militante in Aer.

Tra i nomi di spicco della società civile c’è l’intellettuale Tahar Lamri, scrittore, drammaturgo (recentemente anche interprete teatrale) di origine algerina, ravennate da tempo, una voce da sempre fuori da qualsiasi coro. E non è il solo di origine straniera. C’è per esempio Fatou Lo Boru (moglie del parlamentare di “Possibile” Andrea Maestri), Simona Ciobanu, molto nota per la sua attività con l’associazione Terra Mia, e ancora la giovane Anida Poljac, figlia di profughi bosniaci con una laurea in giurisprudenza. Italiana dalla nascita è invece Marisa Iannucci, presidente di Life, associazione di donne musulmane, intellettuale femminista di recente passata alle cronache anche per essere stata assolta da una querela a opera del Centro per gli studi islamici che possiede e gestisce la moschea di cui anni fa Iannucci aveva messo in dubbio la trasparenza nella gestione.

Ancora tra i nomi più noti della società civile c’è quello di Tania Moroni, attivista Lgbt e promotrice del festival vegano di Ravenna, e quello di Anna Agati, artista del gruppo Arsra, tra le ideatrici del Ravennopoli, il gioco di ruolo con cui Ravenna ha anche accolto la giuria del 2019, tra le animatrici della feste medievali alla Rocca e dello spettacolo “Darsena open show”.

Tra i nomi invece noti alla politica c’è quello di Ilario Farabegoli, ex assessore di Rifondazione comunista, e dalle stesse file arriva quello di Raffaella Veridiani, nota soprattutto per l’impegno sul tema casa. E poi ancora c’è Raffaella De Mucci (maestra, ex consigliera comunale di Sel) e Nicola Staloni, attuale consigliere provinciale di Sel. Claudio Fabbri, avvocato, era candidato anche ad Alfonsine e vanta un’appartenenza all’Anpi così come invece Andrea Giuliani viene dalla Fiom. Alessandro Perini (37 anni), ex Pd, ora nelle file di Possibile, è uno degli uomini più attivi per Ravenna in Comune fin dalla fondazione, così come Filippo Cicognani (classe 1984), dalle file del Pdci.

Tra gli altri nomi noti a chi in città si occupa di storia, cultura e politica ci sono poi quelli di Luca Dubbini e Giorgio Stamboulis (quest’ultimo del circolo Dock ’61) e per il settore sociale quello di Elena Starna.

A completare la lista Desiderio Basile, Francesco Alberto Bellini, Antonia Bufano, Gabriella Floro Flores, Marco Frisone, Marinella Isacco, Lorenzo Mancini, Antonio Onza, Maria Domenica Scarpone, Simonetta Scotti e Luana Vacchi.

Tutti i candidati di Ravenna in Comune: da Lamri a Iannucci, da Moroni a Farabegoli

Capolista i portavoce Manzoli e Casalino. Un mix tra società civile e politica. Molti i giovani e rappresentanti di associazioni

Eccoli i 32 in lista per Ravenna in Comune, il progetto che unisce quasi tutte le anime di sinistra della città, associazioni e singoli cittadini a sostegno della candidatura a sindaco di Raffaella Sutter.

L’assemblea (il gruppo si è dato regole precise e a oggi l’assemblea conta 400 aderenti circa) ha votato una lista di nomi da candidare per il nuovo consiglio comunale di Ravenna alle amministrative di giugno (dove Ravenna in Comune si presenta in netta alternativa al Pd) che sono un mix tra rappresentanza politica e rappresentanza civile, molti giovani, età media sui 40 anni, qualche vecchia conoscenza e tanti nomi nuovi (almeno per la politica).

Capolista come prevedibile i due portavoce dell’assemblea Massimo Manzoli (noto per il suo impegno nel Gruppo dello Zuccherificio, tra gli autori tra l’altro dell’ultimo report sulle mafie in Emilia-Romagna), Dora Casalino, operatrice sociale anche lei senza esperienza politica alle spalle ma una militanza sui temi di carattere, appunto, sociali. Entrambi poco più che trentenni.

A seguire, in ordine alfabetico, si trova un nome storico dell’associazionismo ravennate come Gabriele Abrotini, tra i comitati per l’acqua pubblica e già militante in Aer.

Tra i nomi di spicco della società civile c’è l’intellettuale Tahar Lamri, scrittore, drammaturgo (recentemente anche interprete teatrale) di origine algerina, ravennate da tempo, una voce da sempre fuori da qualsiasi coro. E non è il solo di origine straniera. C’è per esempio Fatou Lo Boru (moglie del parlamentare di “Possibile” Andrea Maestri), Simona Ciobanu, molto nota per la sua attività con l’associazione Terra Mia, e ancora la giovane Anida Poljac, figlia di profughi bosniaci con una laurea in giurisprudenza. Italiana dalla nascita è invece Marisa Iannucci, presidente di Life, associazione di donne musulmane, intellettuale femminista di recente passata alle cronache anche per essere stata assolta da una querela a opera del Centro per gli studi islamici che possiede e gestisce la moschea di cui anni fa Iannucci aveva messo in dubbio la trasparenza nella gestione.

Ancora tra i nomi più noti della società civile c’è quello di Tania Moroni, attivista Lgbt e promotrice del festival vegano di Ravenna, e quello di Anna Agati, artista del gruppo Arsra, tra le ideatrici del Ravennopoli, il gioco di ruolo con cui Ravenna ha anche accolto la giuria del 2019, tra le animatrici della feste medievali alla Rocca e dello spettacolo “Darsena open show”.

Tra i nomi invece noti alla politica c’è quello di Ilario Farabegoli, ex assessore di Rifondazione comunista, e dalle stesse file arriva quello di Raffaella Veridiani, nota soprattutto per l’impegno sul tema casa. E poi ancora c’è Raffaella De Mucci (maestra, ex consigliera comunale di Sel) e Nicola Staloni, attuale consigliere provinciale di Sel. Claudio Fabbri, avvocato, era candidato anche ad Alfonsine e vanta un’appartenenza all’Anpi così come invece Andrea Giuliani viene dalla Fiom. Alessandro Perini (37 anni), ex Pd, ora nelle file di Possibile, è uno degli uomini più attivi per Ravenna in Comune fin dalla fondazione, così come Filippo Cicognani (classe 1984), dalle file del Pdci.

Tra gli altri nomi noti a chi in città si occupa di storia, cultura e politica ci sono poi quelli di Luca Dubbini e Giorgio Stamboulis (quest’ultimo del circolo Dock ’61) e per il settore sociale quello di Elena Starna.

A completare la lista Desiderio Basile, Francesco Alberto Bellini, Antonia Bufano, Gabriella Floro Flores, Marco Frisone, Marinella Isacco, Lorenzo Mancini, Antonio Onza, Maria Domenica Scarpone, Simonetta Scotti e Luana Vacchi.

«Risse e violenze». E il questore per sicurezza chiude la discoteca

Sigilli a Conselice, dove in ottobre era stato accoltellato un ragazzo

Sabato, 9 aprile, era in programma l’ultimo appuntamento della stagione. L’ultimo “Toga Party”, come sono stati ribattezzati, alla discoteca (ma non solo) Planet Kart di Conselice. Ma oggi, martedì 5 aprile, i carabinieri hanno messo i sigilli all’ingresso del locale, dando esecuzione al decreto di chiusura (di 6 giorni) del questore, Mario Mondelli, «a difesa degli interessi collettivi dell’ordine e della sicurezza pubblica».

Il provvedimento arriva dopo una serie di episodi di violenza avvenuti nel corso del 2015 nel locale o nelle sue immediate vicinanze. In particolare, durante i “Toga Party”, i carabinieri sono intervenuti più volte per risse e atti di violenza, fino all’accoltellamento di un giovane dello scorso ottobre. Diverse le denunce, anche per tentato omicidio, minaccia aggravata, porto abusivo di armi, lesioni personali aggravate e rissa.

Anziano adescato da una 26enne e preso a bastonate dal marito. Il VIDEO dal parco

Ottantenne faentino gravissimo in ospedale dopo essere stato
picchiato. I due sorpresi a casa col bottino e traditi dalle telecamere

È ricoverato in gravissime condizioni il faentino di 80 anni vittima della violenta rapina andata in scena verso l’ora di pranzo di ieri (lunedì 4 aprile) al parco del Loto di Lugo. L’anziano è caduto nella trappola di una rumena di 26 anni, sua conoscente, che con la scusa di un passaggio ha trascinato l’ottantenne a Lugo dopo averlo incontrato al Mercatone Uno di Russi.

La giovane aveva detto all’anziano di avere appuntamento con la sorella al parco, ma a raggiungerla è stata invece il marito, un pachistano di 39 anni, che con il volto travisato ha colpito a bastonate in testa l’anziano, alle spalle, facendolo crollare in terra, prima di infierire con calci e pugni. Il tutto per rapinarlo dei circa 500 euro in contanti che aveva prelevato poche ore prima, e di alcuni oggetti di valore.

I carabinieri sono giunti sul posto poco dopo l’ambulanza attorno alle 13.30, riuscendo a ottenere dall’anziano, ancora cosciente, informazioni utili per risalire all’identità della ragazza, sorpresa poco dopo nella sua abitazione di Villanova di Bagnacavallo insieme al marito. Nella casa è stata ritrovata anche la refurtiva e i due sono stati incastrati anche dalle immagini delle telecamere della videosorveglianza del parco del Loto.

Entrambi – con precedenti anche per tentata truffa ai danni di un altro anziano – sono ora in carcere in attesa della convalida dell’arresto.

Qui sotto i due video diffusi dai carabinieri che riprendono l’arrivo al parco dell’anziano con la ragazza e poco dopo del marito che ha poi preso a bastonate l’80enne.

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