venerdì
01 Agosto 2025

Da Ravenna a Bologna il primo corridoio controllato doganale stradale

I ringraziamenti del presidente dell’Autorità portuale

È di questi giorni la notizia dell’avvio, il 29 dicembre scorso, del primo corridoio controllato doganale stradale, un “Fast Corridor” da Ravenna a Bologna grazie al quale si semplificano le procedure e si velocizza il trasferimento delle merci dal porto di Ravenna all’Interporto di Bologna.

«Dopo circa un anno di lavoro – ricorda il Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di Marco – fatto anche di seminari di formazione per il personale delle aziende coinvolte, è stata avviata la sperimentazione per le merci su gomma (ma si spera presto di poter far viaggiare lungo questo corridoio anche quelle su ferrovia) e dal 29 dicembre scorso il Fast Corridor a Ravenna è realtà».

L’avvio di questo corridoio fa parte del progetto “Port of Ravenna Fast Corridor” co-finanziato al 50% dalla Commissione Europea e inserito nel programma Ten-T per sostenere il potenziamento delle infrastrutture di trasporto europee «rappresenta una rivoluzione all’interno della tradizionale catena logistica intermodale internazionale – continua Di Marco – e come tutte le rivoluzioni, forse, inizialmente può spaventare. Sono convinto però che si aprano, grazie alla tecnologia utilizzata – che oltre a velocizzare procedure e operazioni, garantisce anche, attraverso la completa tracciabilità delle merci, livelli massimi di sicurezza – concrete opportunità di intercettare nuovi traffici, di diversificarne i flussi e di attrarre merci a maggiore valore aggiunto, a beneficio di tutte le attività del nostro scalo. La tecnologia va sempre vista come un mezzo messo a disposizione dell’uomo, in questo caso dell’intera comunità portuale (Dogana, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Agenti marittimi, Imprese ed Associazioni di categoria) che saprà utilizzarne positivamente, e propositivamente, le possibilità che offre per migliorare qualità dei servizi e del lavoro. Per questo l’Autorità Portuale si è fatta soggetto coordinatore e facilitatore nella realizzazione di tale progetto».

«Voglio ringraziare tutti i soggetti, a vario titolo coinvolti, in questo progetto – continua la nota di Di Marco –: oltre a noi, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, T.C.R. – Terminal Container Ravenna SpA, HUB TELEMATICA Scarl (partner tecnologico per lo sviluppo del Port Community System), l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Scuola Europea di Alti Studi Tributari e UIRNet SpA., che hanno contribuito in maniera determinante a questo importante risultato. Mi sia concesso un ringraziamento particolare alla Agenzia delle Dogane, al suo Direttore, Giuseppe Peleggi, che ha scelto Ravenna, prima per la sperimentazione dello Sportello Unico Doganale, poi per quella dello sdoganamento in mare e infine per l’avvio, unici in Adriatico (in Italia i soli altri porti che lo utilizzano sono Genova, La Spezia e Livorno), di questo corridoio controllato doganale che diventa un importante servizio complementare allo sdoganamento in mare stesso. Basti pensare che TCR SpA, Terminal Container Ravenna, ha completato l’installazione e l’attivazione operativa dei due varchi automatizzati previsti dal progetto co-finanziato che consentono una integrazione diretta fra i sistemi informatici ed il varco nell’ottica di una futura eliminazione delle soste ed una completa dematerializzazione delle operazioni di varco. Il corridoio consente inoltre un migliore e più ampio utilizzo dei servizi forniti dal Port Community System per il coordinamento degli scambi informativi fra i soggetti attuatori del corridoio doganale controllato (Gestore della Missione, Autotrasportatore, UIRNET, Agenzia delle Dogane, Gestore del magazzino di T.C. di sbarco, Gestore del magazzino di T.C. di destinazione, GdF, Agenzia marittima). La fase di sperimentazione del corridoio è stata possibile grazie non solo all’impegno dei partner di progetto, ma soprattutto alla disponibilità operativa della società Cogefrin Logistic Bulk Terminal Srl che è il Gestore della Missione del nuovo corridoio e di CONSAR Ravenna che ha curato il trasporto dei contenitori lungo il corridoio controllato. E anche a questi va il mio ringraziamento per il lavoro svolto».

Ecco il nuovo Piano dei rifiuti della Regione Obiettivo 70 percento di riciclo entro il 2020

Riciclare entro il 2020 almeno il 70 percento di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e ridurre al 5 percento lo smaltimento a partire dal conferimento in discarica. Questi, in sintesi, gli obiettivi che la Regione si dà con il nuovo Piano per la gestione dei rifiuti. Obiettivi ambiziosi se confrontati con quelli indicati dall’Europa, di gran lunga inferiori: 60 percento di raccolta differenziata al 2025 (65 percento al 2030) e, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento in discarica, il 10 percento entro il 2030. Da sottolineare come oggi questa percentuale in Italia sia prossima al 40 percento.

«Come avevamo promesso – ha ricordato il presidente Bonaccini – , dopo aver legiferato per primi in Italia in tema di economia circolare, con la legge regionale 16/2015, oggi (venerdì 8 gennaio, ndr) in Giunta abbiamo approvato il Piano per la gestione dei rifiuti, che verrà messo alla discussione e all’approvazione dell’Assemblea legislativa nei tempi prestabiliti, e cioè entro la primavera. È un risultato che ci colloca tra le realtà più avanzate in Europa».

«Il Piano, che intende uniformare e integrare principi e azioni che dovranno essere realizzati sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna, garantirà una gestione più innovativa e razionale, volta a ottimizzare l’uso dell’impiantistica esistente su scala regionale e a porre le basi per una tariffa unica di smaltimento – sottolinea l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo – . Tutto ciò avrà anche ripercussioni importanti e positive in termini di risparmi per i cittadini, che vedranno a regime una riduzione delle proprie bollette».

Le azioni concrete che consentiranno di raggiungere gli obiettivi del Piano sono – si legge in una nota della Regione – la tariffazione puntuale, gli Accordi di filiera previsti e in parte già sottoscritti, il fondo incentivante previsto dalla legge regionale 16/2015. Sono previsti solo tre impianti di discarica in Emilia-Romagna, in via prioritaria per i rifiuti speciali, e la cessazione dei conferimenti di rifiuti urbani indifferenziati in due degli otto impianti di incenerimento.

Ecco il nuovo Piano dei rifiuti della Regione Obiettivo 70 percento di riciclo entro il 2020

Riciclare entro il 2020 almeno il 70 percento di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e ridurre al 5 percento lo smaltimento a partire dal conferimento in discarica. Questi, in sintesi, gli obiettivi che la Regione si dà con il nuovo Piano per la gestione dei rifiuti. Obiettivi ambiziosi se confrontati con quelli indicati dall’Europa, di gran lunga inferiori: 60 percento di raccolta differenziata al 2025 (65 percento al 2030) e, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento in discarica, il 10 percento entro il 2030. Da sottolineare come oggi questa percentuale in Italia sia prossima al 40 percento.

«Come avevamo promesso – ha ricordato il presidente Bonaccini – , dopo aver legiferato per primi in Italia in tema di economia circolare, con la legge regionale 16/2015, oggi (venerdì 8 gennaio, ndr) in Giunta abbiamo approvato il Piano per la gestione dei rifiuti, che verrà messo alla discussione e all’approvazione dell’Assemblea legislativa nei tempi prestabiliti, e cioè entro la primavera. È un risultato che ci colloca tra le realtà più avanzate in Europa».

«Il Piano, che intende uniformare e integrare principi e azioni che dovranno essere realizzati sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna, garantirà una gestione più innovativa e razionale, volta a ottimizzare l’uso dell’impiantistica esistente su scala regionale e a porre le basi per una tariffa unica di smaltimento – sottolinea l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo – . Tutto ciò avrà anche ripercussioni importanti e positive in termini di risparmi per i cittadini, che vedranno a regime una riduzione delle proprie bollette».

Le azioni concrete che consentiranno di raggiungere gli obiettivi del Piano sono – si legge in una nota della Regione – la tariffazione puntuale, gli Accordi di filiera previsti e in parte già sottoscritti, il fondo incentivante previsto dalla legge regionale 16/2015. Sono previsti solo tre impianti di discarica in Emilia-Romagna, in via prioritaria per i rifiuti speciali, e la cessazione dei conferimenti di rifiuti urbani indifferenziati in due degli otto impianti di incenerimento.

Ecco il nuovo Piano dei rifiuti della Regione Obiettivo 70 percento di riciclo entro il 2020

Riciclare entro il 2020 almeno il 70 percento di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e ridurre al 5 percento lo smaltimento a partire dal conferimento in discarica. Questi, in sintesi, gli obiettivi che la Regione si dà con il nuovo Piano per la gestione dei rifiuti. Obiettivi ambiziosi se confrontati con quelli indicati dall’Europa, di gran lunga inferiori: 60 percento di raccolta differenziata al 2025 (65 percento al 2030) e, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento in discarica, il 10 percento entro il 2030. Da sottolineare come oggi questa percentuale in Italia sia prossima al 40 percento.

«Come avevamo promesso – ha ricordato il presidente Bonaccini – , dopo aver legiferato per primi in Italia in tema di economia circolare, con la legge regionale 16/2015, oggi (venerdì 8 gennaio, ndr) in Giunta abbiamo approvato il Piano per la gestione dei rifiuti, che verrà messo alla discussione e all’approvazione dell’Assemblea legislativa nei tempi prestabiliti, e cioè entro la primavera. È un risultato che ci colloca tra le realtà più avanzate in Europa».

«Il Piano, che intende uniformare e integrare principi e azioni che dovranno essere realizzati sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna, garantirà una gestione più innovativa e razionale, volta a ottimizzare l’uso dell’impiantistica esistente su scala regionale e a porre le basi per una tariffa unica di smaltimento – sottolinea l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo – . Tutto ciò avrà anche ripercussioni importanti e positive in termini di risparmi per i cittadini, che vedranno a regime una riduzione delle proprie bollette».

Le azioni concrete che consentiranno di raggiungere gli obiettivi del Piano sono – si legge in una nota della Regione – la tariffazione puntuale, gli Accordi di filiera previsti e in parte già sottoscritti, il fondo incentivante previsto dalla legge regionale 16/2015. Sono previsti solo tre impianti di discarica in Emilia-Romagna, in via prioritaria per i rifiuti speciali, e la cessazione dei conferimenti di rifiuti urbani indifferenziati in due degli otto impianti di incenerimento.

Ora è ufficiale: i 5 Stelle sono spaccati Una nuova lista contro Michela Guerra

Alla guida dei dissidenti la consigliera uscente Francesca Santarella:
«Lo abbiamo fatto per evitare un conflitto autodistruttivo…»

Dopo giorni e giorni di silenzio e «no comment», l’annuncio arriva tramite una nota inviata alla stampa. Ora è ufficiale, è in campo un’altra lista del Movimento 5 Stelle. Una lista alternativa a quella che ha da poco scelto – tramite l’assemblea dei meet-up – come candidata a sindaco Michela Guerra (vedi articoli correlati) e che quindi la sfida per ottenere la certificazione e l’uso esclusivo del simbolo, non essendo naturalmente ammissibile la presentazione di due liste a 5 Stelle alle prossime amministrative di Ravenna. Ora spetterà – a quanto ci risulta – agli utenti certificati sul web dirimere la questione.

Portavoce – e molto probabilmente candidata a sindaco – di questa seconda lista è come ampiamente previsto Francesca Santarella, consigliera comunale grillina uscente, in rotta da tempo con il capogruppo Pietro Vandini, tra i sostenitori invece appunto di Michela Guerra. Santarella, nella nota, parla di un gruppo di attivisti «da sempre in prima linea nelle battaglie culturali e ambientali per il nostro territorio», ma non ci è stato possibile chiedere al momento ulteriori dettagli non essendo riusciti a contattare in alcun modo la consigliera.

«Il Movimento Cinque Stelle – è l’attacco del comunicato stampa – è governato solo da poche e semplici regole e dalla fedeltà ai programmi elettorali presentati. Chiunque può, da regolamento, proporre una lista e richiederne la certificazione, a seguito della quale si è autorizzati all’uso esclusivo del nome e del simbolo “Movimento 5 Stelle”. Dopo aver partecipato lungamente ed attivamente alle iniziative del Meetup, non comprendendone più le “dinamiche”, abbiamo convenuto che il percorso politico in atto aveva più elementi di divergenza che di comunione: non volendo alimentare un conflitto autodistruttivo abbiamo ritenuto opportuno proseguire la nostra attività e giungere alla presentazione di questa lista».

Il silenzio finora adottato, secondo Santarella, «non può aver recato danno ad alcuna altra lista. Il silenzio non è mai diffamatorio. Il silenzio è imposto dal regolamento del Movimento che permette solo alla lista certificata e agli eletti, durante la loro attività istituzionale, di proporsi come Movimento 5 Stelle alla cittadinanza».

Così Santarella & Co. si limitano per il momento a rendere pubblico «di aver inoltrato richiesta di “certificazione” secondo le modalità indicate dal Movimento. Attendiamo dunque serenamente l’esito della nostra richiesta, nell’auspicio che a Ravenna possa presentarsi, qualunque essa sia, una lista Cinque Stelle degna di portare avanti le idee che hanno riavvicinato tante persone alla politica e alla speranza in un’Italia più onesta, rispettata e custodita come il nostro bene più prezioso, unico al mondo».

Pedone investito in viale Randi Un 20enne in prognosi riservata 

L’auto viaggiava verso il centro, al volante un 50enne illeso L’impatto alla fine della discesa del cavalcavia sull’Adriatica

Un ragazzo di vent’anni (D. S. D. le iniziali) è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Ravenna dopo essere stato investito da un’auto in viale Randi, alla prima periferia della città, nella serata di venerdì 8 gennaio: i medici si sono riservati la prognosi.

L’impatto è avvenuto nel tratto di strada tra la rotonda Lussemburgo e il cavalcavia sulla statale Adriatica che porta al centro commerciale Esp verso le 20.30 quando la Toyota Yaris condotta da C. M., un cinquantenne ravennate che è rimasto illeso, viaggiava verso il centro città e ha colpito il pedone in transito sulla carreggiata al termine della discesa del ponte. La dinamica esatta dell’incidente è al vaglio dell’ufficio dell’Infortunistica della polizia municipale di Ravenna che è intervenuta per i rilievi.

Bimbo rischia di soffocare alla materna In ospedale per precauzione, ora sta bene

L’episodio in una scuola comunale: ancora da stabilire la causa L’intervento del personale ha assicurato la normale respirazione

È stato subito dimesso dall’ospedale, dove era stato portato a scopo precauzionale, e si trova a casa con la famiglia in buone condizioni di salute il bambino che nel pomeriggio di oggi 8 gennaio è stato soccorso alla scuola materna comunale Mani Fiorite di Ravenna per quello che appariva come un rischio di soffocamento. Le cause del problema non sono ancora note ma l’intervento di maestre e personale scolastico ha riportato il piccolo alla normale respirazione. Si è deciso comunque il trasporto al Santa Maria delle Croci per precauzione. «Ho parlato adesso con la mamma dopo che in queste ore l’assessore Ouidad Bakkali e io siamo stati in contatto con il personale della scuola e i medici del pronto soccorso e della Pediatria – ha detto il sindaco Fabrizio Matteucci –. Naturalmente la mamma del bimbo è in contatto con i medici dell’ospedale nel caso si manifestassero dei problemi di qualsiasi tipo. Desidero ringraziare per la loro professionalità il personale della scuola e medici e personale sanitario».

«Primi in regione per consumo di suolo e ultimi nella spesa per manutenzione»

La preoccupazione di Ravenna in Comune per la gestione del territorio
«Costruire nuovi immobili è più facile che ristrutturare: è inaccettabile»

Primi in regione per consumo di suolo ma ultimi per spesa nella sua manutenzione. È l’opposta situazione della provincia messa in luce da Ravenna in Comune che, in vista delle prossime elezioni amministrative di giugno dove candida a sindaco Raffaella Sutter, propone un cambio di rotta: ristrutturare l’esistente non può più avere costi superiori alle nuove costruzioni.

«Sulla base dei dati diffusi dall’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale – si legge in una nota diffusa – a Ravenna si consuma suolo ad una velocità da metropoli, pari a circa 9mila ettari l’anno, un valore ben al di sotto dei 33mila di Roma, ma quasi al pari di città come Milano e Torino, seconde nella graduatoria nazionale con 11mila ettari totali bruciati. Secondo la rilevazione, spetta, dunque, a Ravenna la maglia nera regionale del consumo di suolo, dato che Ferrara si ferma a 6.500 ettari, Bologna 5mila, mentre Forlì e Rimini non vanno oltre i 3mila. Dal censimento del 2011, inoltre, risultava come nel Comune di Ravenna fossero presenti 69989 unità immobiliare attive occupate mentre 20254 non occupate cioè circa il 23 percento del totale».

Un dato che si contrappone a un altro di segno opposto: «A fronte di tutto ciò la provincia di Ravenna risulta, però, in regione essere nel 2015 la provincia con la minor spesa per la manutenzione del territorio come si può vedere nella mappa ricavata da un’analisi basata su opendata da Franco Morelli. Tutto ciò è allarmante».

Un ampliamento della città a fronte di un aumento di appartamenti e negozi sfitti: «Una scelta politica scellerata che non ha più senso e crea le basi per ulteriori problemi che vanno dalla distruzione dell’agricoltura all’abbandono delle periferie, dall’aumento preoccupante del rischio idrogeologico alle infiltrazioni della criminalità organizzata». Non solo: «Questa situazione porta ad un aggravarsi del dissesto idrogeologico del nostro territorio come mostrano le sempre più frequenti gravi emergenze ed episodi estremi».

Una stoccata a chi ha amministrato il territorio da anni, senza fare nomi esplici: «Non è più possibile credere alle promesse di chi da anni a parole promette “consumo zero” e nei fatti continua a distruggere territorio aumentando rischio idrogeologico, incrementando esponenzialmente i centri commerciali…».

Dagli incontri con la cittadinanza e con esperti del settore sarebbero emerse le difficoltà quotidiane legate alla ristrutturazione degli immobili, anche privati: «Ci si perde tra lenta burocrazia, poca chiarezza e difficoltà nelle messe a norma, costi altissimi che rendono assolutamente più conveniente la costruzione di un nuovo immobile invece che la sistemazione dell’esistente. Noi siamo pronti a fare di tutto per cambiare questa linea partendo da riconversione ecologica, efficientamento energetico e ammodernamento, recupero e riutilizzo di strutture abbandonate. Immaginare una politica in cui Ravenna venga prima degli interessi economici privati è possibile».

«Primi in regione per consumo di suolo e ultimi nella spesa per manutenzione»

La preoccupazione di Ravenna in Comune per la gestione del territorio
«Costruire nuovi immobili è più facile che ristrutturare: è inaccettabile»

Primi in regione per consumo di suolo ma ultimi per spesa nella sua manutenzione. È l’opposta situazione della provincia messa in luce da Ravenna in Comune che, in vista delle prossime elezioni amministrative di giugno dove candida a sindaco Raffaella Sutter, propone un cambio di rotta: ristrutturare l’esistente non può più avere costi superiori alle nuove costruzioni.

«Sulla base dei dati diffusi dall’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale – si legge in una nota diffusa – a Ravenna si consuma suolo ad una velocità da metropoli, pari a circa 9mila ettari l’anno, un valore ben al di sotto dei 33mila di Roma, ma quasi al pari di città come Milano e Torino, seconde nella graduatoria nazionale con 11mila ettari totali bruciati. Secondo la rilevazione, spetta, dunque, a Ravenna la maglia nera regionale del consumo di suolo, dato che Ferrara si ferma a 6.500 ettari, Bologna 5mila, mentre Forlì e Rimini non vanno oltre i 3mila. Dal censimento del 2011, inoltre, risultava come nel Comune di Ravenna fossero presenti 69989 unità immobiliare attive occupate mentre 20254 non occupate cioè circa il 23 percento del totale».

Un dato che si contrappone a un altro di segno opposto: «A fronte di tutto ciò la provincia di Ravenna risulta, però, in regione essere nel 2015 la provincia con la minor spesa per la manutenzione del territorio come si può vedere nella mappa ricavata da un’analisi basata su opendata da Franco Morelli. Tutto ciò è allarmante».

Un ampliamento della città a fronte di un aumento di appartamenti e negozi sfitti: «Una scelta politica scellerata che non ha più senso e crea le basi per ulteriori problemi che vanno dalla distruzione dell’agricoltura all’abbandono delle periferie, dall’aumento preoccupante del rischio idrogeologico alle infiltrazioni della criminalità organizzata». Non solo: «Questa situazione porta ad un aggravarsi del dissesto idrogeologico del nostro territorio come mostrano le sempre più frequenti gravi emergenze ed episodi estremi».

Una stoccata a chi ha amministrato il territorio da anni, senza fare nomi esplici: «Non è più possibile credere alle promesse di chi da anni a parole promette “consumo zero” e nei fatti continua a distruggere territorio aumentando rischio idrogeologico, incrementando esponenzialmente i centri commerciali…».

Dagli incontri con la cittadinanza e con esperti del settore sarebbero emerse le difficoltà quotidiane legate alla ristrutturazione degli immobili, anche privati: «Ci si perde tra lenta burocrazia, poca chiarezza e difficoltà nelle messe a norma, costi altissimi che rendono assolutamente più conveniente la costruzione di un nuovo immobile invece che la sistemazione dell’esistente. Noi siamo pronti a fare di tutto per cambiare questa linea partendo da riconversione ecologica, efficientamento energetico e ammodernamento, recupero e riutilizzo di strutture abbandonate. Immaginare una politica in cui Ravenna venga prima degli interessi economici privati è possibile».

Il gattino si perde a Castelbolognese e sale su un’auto: ritrovato a Faenza dopo dieci giorni

Storia a lieto fine grazie a Facebook e all’interessamento dell’Enpa di Lugo: nel 2015 oltre 400 gatti assistiti (circa la metà da abbandoni) e 270 hanno trovato una nuova famiglia

Si è perso a Castelbolognese salendo accidentalmente su un’auto: dopo dieci giorni hanno ritrovato il gattino smarrito in centro a Faenza, grazie al passaparola su Facebook lanciato dall’Enpa. È una delle storie del 2015 della sezione di Lugo dell’Ente nazionale protezione animali che fa il bilancio dell’attività svolta nell’anno appena concluso.

Complessivamente più di 400 i gatti che l’Enpa di Lugo ha assistito e curato all’infermeria felina di Bizzuno (nel 2014 furono 273), una ventina gli interventi chirurgici e 282 gli interventi per sterilizzazioni. L’infermeria ospita animali incidentati o abbandonati per il tempo necessario alla cura e alla restituzione ai legittimi proprietari o all’affidamento ad eventuali richiedenti. Degli oltre 400 gatti ospitati circa la metà proviene da abbandoni: «Un numero molto preoccupante – scrive l’Enpa – che ancora una volta dimostra come chi adotta un animale molto spesso non è consapevole dell’impegno che quest’ultimo richiede pensando che sia un essere indipendente e non abbia bisogno di cure e attenzioni e che quindi ci si possa facilmente sbarazzare di lui». I decessi, circa una novantina, hanno interessato in prevalenza gattini abbandonati o gatti adulti incidentati e/o malati arrivati in gravi condizioni di salute.

Sul fronte adozioni sono stati 270 i gatti a cui è stata trovata una nuova casa e per questo i volontari ringraziano tutte le persone che hanno deciso di allargare la loro famiglia accogliendo un amico a quattro zampe. Il gattino ritrovato a Faenza è uno dei 22 che si erano persi e che sono stati restituiti ai legittimi proprietari grazie soprattutto alle condivisioni sui social network.

Non solo gatti: la sezione lughese ha inoltre recuperato e curato allattandoli e svezzandoli una decina tra cuccioli di riccio, gufo reale, civetta, lepre e picchio rosso.

Infine oltre all’attività di soccorso vi è stata un’intensa attività istituzionale di rapporti con i referenti dei Comuni dell’Unione della Bassa Romagna, l’organizzazione banchetti di raccolta fondi e sensibilizzazione ad un corretto rapporto uomo-animale (60), la programmazione di eventi di beneficenza e numerose iniziative educative (giornata contro l’abbandono, festa degli amici cucciolotti, giornata degli animali, raccolte cibo, open day infermeria felina).

«Il 2015 è stato un anno molto impegnativo e intenso – afferma Elio Geminiani neo presidente della sezione lughese – sia per il numero di animali assistiti sia per la difficoltà di portare avanti un lavoro che richiede operatività quotidiana esclusivamente con l’ausilio di un gruppo di volontari che dedicano parte del loro tempo libero alla tutela, alla cura e al rispetto dei diritti degli animali».

Il vicesindaco chiede altri 30 pompieri per riaprire il distaccamento al porto

In provincia i vigili del fuoco sono 164: l’apertura del presidio fisso a Cervia ha reso necessario lo spostamento della squadra portuale

Potenziare l’organico attuale con l’aggiunta di trenta vigili del fuoco per arrivare al completamento della pianta organica provinciale che prevede 194 pompieri in modo da riattivare il distaccamento terrestre al porto di Ravenna. È la richiesta che il vicesindaco Giannantonio Mingozzi ha rivolto al ministero degli Interni, alla direzione centrale per le risorse umane e alla direzione regionale vigili del fuoco dell’Emilia Romagna facendo seguito alla medesima richiesta di aumento organico avanzata a fine dicembre dal comandante provinciale Pierpaolo Patrizietti. La richiesta di Mingozzi è stata comunicata anche alla prefettura.

La chiusura del distaccamento portuale è arrivata all’inizio di ottobre 2014, come già raccontato su queste pagine (vedi articolo tra i correlati). Il riordino delle strutture territoriali dei vigili del fuoco, decretato dal ministero dell’Interno in agosto e effettivo dal primo giorno di ottobre, ha causato la chiusura del distaccamento portuale per ridistribuire il personale in dotazione e garantire la trasformazione del distaccamento di Cervia da stagionale per il solo periodo estivo a permamente per tutto l’anno. La vicenda aveva sollevato le perplessità dei sindacati temendo una diminuzione della sicurezza complessiva: il consolidamento cervese è un miglioramento per quel territorio ma rappresenta un prezzo alto da pagare in termini provinciali modificando la copertura di una fetta importante di territorio.

Il vicesindaco ha inviato agli interlocutori istituzionali una lettera nella quale si esprime condivisione di quanto richiesto dal comando provinciale: «I vigili del fuoco di Ravenna – afferma Mingozzi – hanno garantito in maniera pressoché continuativa l’operatività di una squadra terrestre dislocata al distaccamento porto; questo dispositivo di soccorso non può essere pregiudicato da problemi di consistenza organica. La notevole estensione territoriale della zona nord del comune di Ravenna, la presenza del porto canale interessato da incrementi di traffico marittimo e mercantile e del terminal passeggeri, nonché delle 38 attività operanti in zona portuale e soggette alla normativa Seveso 3, che costituiscono più del 50 per cento di tutte le attività di questa categoria esistenti nell’intero territorio regionale, rappresentano le priorità per l’impegno dei pompieri».

Anche un corso d’arte in biblioteca per le persone senza dimora

Al primo incontro una quarantina di “allievi”, tra cui i profughi
pachistani in città in questi mesi, hanno preso appunti e disegnato

Una quarantina di persone – perlopiù i profughi pakistani di cui si è occupata anche la stampa nelle scorse settimane, vedi articoli correlati – ha partecipato nei suggestivi locali della biblioteca Classense di Ravenna al primo di una serie di incontri sull’arte rivolti ai senza dimora.

Si tratta di un’iniziativa promossa da Avvocato di strada e di un progetto di Marina Mannucci, dal titolo “Segni, tracce, simboli – Ripartiamo dall’arte per comunicare e per convivere”. E così una quarantina di senzatetto in questo primo incontro hanno iniziato a prendere appunti e anche a disegnare.

«Il linguaggio universale dell’arte – si legge nella descrizione del progetto – avvicina al senso di una comune appartenenza umana, offrendo anche la possibilità d’interpretare i suoi contenuti e le sue forme in base alle singole specificità personali e culturali. L’arte è un’opportunità affinché a chiunque – autoctono o straniero, giovane o adulto – sia permesso di migliorare la qualità della propria vita, attraverso la ricerca continua, libera e responsabile del vero, del bene e del bello, nonché scoprire un codice comune di comunicazione e di dialogo interpersonale. L’arte facilita la formazione armonica della persona umana, nell’ottica di una “educazione permanente”, condizione necessaria per la crescita culturale, civile e libera di donne e uomini».

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