venerdì
12 Settembre 2025

La zia di Giulia Lavatura: «Gli psicologi ci dicevano che non aveva istinti suicidi»

Parla la parente della 41enne che si è buttata dal nono piano per suicidarsi con la figlia e il cane: la donna si è salvata, mentre non c’è stato scampo per la bimba e l’animale. La zia critica l’operato del Centro di salute mentale e ricorda il periodo in cui la donna incinta aveva lasciato la casa per andare ospite di Josefa Idem

Schermata 2024 01 09 Alle 18.43.15«Psicologi e psichiatri dicevano che aveva un disturbo bipolare ma ci dicevano di stare tranquilli perché non aveva istinti suicidi». Sono le parole di Rosetta Lavatura, la zia paterna di Giulia Lavatura, la 41enne di Ravenna che ieri, 8 gennaio, ha tentato il suicidio gettandosi dal nono piano della palazzina in cui abitava portando con se la figlia di sei anni e il cane. La donna è sopravvissuta, mentre la bambina e l’animale sono morti, e ora è in arresto per omicidio.

La parente, attaccata duramente dalla 41enne in un post pubblicato su Facebook poco prima di compiere il drammatico gesto lanciandosi dalle impalcature dei lavori edili della palazzina in via Dradi, è stata intervistata da “Ore 14”, trasmissione Rai. La donna ha ricostruito il lungo percorso di disagio mentale vissuto da Giulia che era seguita dal centro di salute mentale.

«Il Csm ha sbagliato – dice la zia –, non doveva essere lei a chiedere di farsi ricoverare, dovevano capire loro lo stato di salute di Giulia. E non possono essere i parenti ad obbligarti, ecco perché odiava me e suo padre, perché ci vedeva come quelli che la facevano ricoverare».

La parente paterna ricorda poi i difficile momenti della gravidanza di Giulia che aveva sospeso l’assunzione dei medicinali e imposto al padre e alla zia di non andarla a trovare per nessuna ragione: «Per un anno non l’abbiamo vista, era andata anche via di casa e per un periodo è stata ospitata da Josefa Idem». L’ex campionessa olimpionica e senatrice del Pd ha ricordato la conoscenza della giovane sulle pagine de Il Resto del Carlino senza particolari dettagli sulla natura del loro rapporto di amicizia.

Danzatori al museo: la performance ispirata a San Romualdo negli spazi del Mar

Appuntamento mercoledì 10 gennaio con l’esibizione in tre repliche dedicata alla celebre pala del Guercino, sfondo della coreografia tra monitor e ristampe

Mar Ravenna Museo Arte

Il Museo Mar si farà teatro di una performance curata da Giorgia Salerno con gruppo nanou. In scena negli spazi espositivi  MondoImmondo, Visioni Estatiche in Guercino, una rappresentazione ispirata al celebre dipinto del santo ravennate Romualdo conservato all’interno del museo. L’appuntamento è mercoledì 10 gennaio con tre repliche, alle ore 15, 16 e 17. Il costo del biglietto è di 6 euro.

Durante l’esibizione, i danzatori si muoveranno tra le immagini scomposte del dipinto, riprodotte in modo seriale attraverso monitor e stampe e distribuite su tutta l’area in cui si trova l’opera originale, in modo tale da indagarla e amplificarla.

Tra i significati della performance, la volontà di ricomporre frammenti e dettagli attraverso una visione complessiva dell’opera d’arte, animata grazie ai corpi dei danzatori mossi dalle forze contrastanti del dipinto. Tra le ispirazioni del progetto, la biografia di Romualdo firmata da san Pier Damiani, dove il fondatore della congregazione camaldolese viene ritratto come un personaggio sapiente e autorevole, modello ideale per una riforma generale della società ecclesiastica e civile a contrasto con una società dissoluta e superba.

Nella raffigurazione del Guercino, una pala d’altare commissionata per il monastero di Classe a Ravenna nel 1642, il pittore si sofferma sull’immagine di Romualdo in estasi. Accanto a lui il diavolo, ritratto con le fattezze di un uomo dai tratti mostruosi, dal colorito rossastro e con piedi e mani dai lunghi artigli, contrapposto a un angelo intento a fustigarlo con una verga. È la rappresentazione del “mondo immondo” in cui l’umanità insolente si scontra con la perfezione e la virtù divina. Luce e oscurità sono in perenne lotta in una danza avvolgente in cui, in modo alternato, una prende il sopravvento sull’altra.

A 5 mesi dal voto si dimette il vicesindaco: «Non sento la fiducia della giunta»

Fabbri lascia le deleghe di cui era titolare lamentando la fine della coesione nella squadra di governo locale. La sindaca Pula si dice sorpresa e assume le deleghe ad interim in attesa di una nuova assegnazione. A giugno si vota

323005594 3345816782299998 5027233039878914224 NGianfranco Fabbri annuncia le sue dimissioni da vicesindaco di Conselice, rimettendo tutte le deleghe nelle mani della sindaca Paola Pula (Pd). Nella lettera con cui lascia l’incarico si parla di “crescente e progressivo logoramento del rapporto fiduciario con il sindaco e parte della giunta, che ho invece sempre considerato la condizione indispensabile per svolgere con serenità, passione e costruttività il mio mandato”. Conselice è uno dei 14 comuni della provincia di Ravenna (su 18) che andranno al voto per le amministrative il prossimo giugno e la prima cittadina uscente ha concluso il secondo mandato. Non è ancora stato ufficializzato il nome del candidato del centrosinistra ma il nome più quotato è quello di Andrea Sangiorgi, assessore nella giunta attuale.

Nella squadra di governo locale, Fabbri è titolare di deleghe pesanti: urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici e patrimonio, polizia locale, legalità e sicurezza.

Le parole di addio al ruolo di amministratore pubblico sono una critica al clima in giunta: «Un’Amministrazione deve lavorare in gruppo e con coesione. I componenti devono sentire fiducia ed essere rispettati, sensazioni che personalmente non percepisco più da tempo. Aggiungo che nonostante il vuoto di fiducia e il senso di delegittimazione accresciutosi nel tempo ed acuitosi in particolare negli ultimi mesi, ho scelto di rimandare le mie dimissioni fino ad ora, per senso di dovere e per concludere o strutturare al meglio la maggior parte delle attività affidate alla mia funzione, nel rispetto dei miei concittadini e della Comunità che è ancora alle prese con le gravi conseguenze dovute alle catastrofi di maggio e luglio 2023 che hanno interessato il nostro Comune».

La prima cittadina dice di aver appreso la notizia con sorpresa e dispiacere: «Sono sorpresa per il metodo adottato e per le motivazioni addotte; in questi anni abbiamo sempre lavorato di comune accordo e in squadra e mai sono emerse, da parte del vicesindaco e degli altri componenti della giunta, voci contrarie o critiche alle decisioni assunte e alle scelte fatte sempre collegialmente. Gli obiettivi del nostro lavoro sono sempre stati condivisi e mai fino a oggi erano emerse problematiche tali che facessero presagire questa decisione proprio a ridosso della fine del mandato e a pochi giorni dall’approvazione del Documento unico di programmazione e del bilancio di previsione 2024-2026».

Le deleghe di Fabbri passeranno ad interim alla sindaca, ma a breve saranno nuovamente assegnate contestualmente alla definizione dei nuovi assetti di giunta.

Franciscus, ritratto di un rivoluzionario. Il «musical civile» di Simone Cristicchi

Il cantante-attore-autore presenta il suo nuovo spettacolo: «Nasce dall’amicizia con alcune suore di clausura. Ma il mio San Francesco non sarà un santino»

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Simone Cristicchi abbraccia la fama come cantautore, vincendo nel 2007 il primo premio al Festival di Sanremo con il brano “Ti regalerò una rosa”, pezzo profondamente legato alla sfera del disagio mentale e della realtà psichiatrica. Negli anni successivi al debutto, Cristicchi si orienta sempre di più verso il mondo letterario e scenico, cimentandosi come autore, attore e infine regista dei propri spettacoli. All’interno delle piece, testi e musiche inedite si mescolano per dare voce allo sfaccettato immaginario dell’artista, da sempre legato al tema dell’alienazione e dell’indagine interiore.
Il suo ultimo spettacolo, Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli, è stato scritto in collaborazione con Simona Orlando e si propone di indagare l’iconica figura di San Francesco, con uno sguardo lontano da mistificazioni e fanatismi, ma in grado di osservare il suo lato più umano e rivoluzionario, visionario al punto da rasentare la follia.

Dopo il debutto al Goldoni di Bagnacavallo, lo spettacolo sarà al teatro Masini di Faenza dal 9 all’11 gennaio 2024.

Da cosa nasce Franciscus?

«L’idea nasce dall’incontro, quasi casuale, con il mondo del francescanesimo e con alcune suore di clausura, con cui ho stabilito una vera amicizia. Nel 2018 mi è capitato di fare diversi ritiri in eremi francescani, grazie ai quali sono nate canzoni, poesie e un libro sulla felicità, oltre che le basi per questo spettacolo. In tempi più recenti, sono stato contattato tramite una lettera da una suora di clausura: aveva ascoltato una mia canzone “Abbi cura di me” e da quello scambio epistolare è nata una reale amicizia. Sono andata a trovarla nel bresciano, vedendo con i miei occhi il mondo della clausura. Franciscus vuole approfondire un gigante della spiritualità attraverso la modernità del suo messaggio, in uno spettacolo che parla all’oggi, senza essere una mera ricostruzione storica e biografica della vita del Santo. Al centro del testo, il mondo della follia e quello delle rivoluzioni, storicamente intersecati tra loro. Il mio San Francesco non sarà un santino, ma il ritratto attuale di un rivoluzionario. Mi sono chiesto cosa potrebbe dirci oggi, dopo una pandemia e le guerre che ci circondano»

Come è strutturato lo spettacolo?

«Lo immagino come un musical, ma con una sola persona in scena. Lo spettacolo contiene otto miei brani inediti, accompagnati da sonorità orientali composte da Tony Canto. Al centro della scena, il dialogo e lo scontro tra due personaggi, entrambi impersonati da me: uno sono io, Simone, e racconterò ciò che ho capito di Francesco in questi anni di indagini e riflessioni, l’altro si chiama Cencio, ed è uno stracciarolo che passeggia per il mondo appropriandosi di un suo nuovo linguaggio, a tratti molto comico, che attinge da umbro, francese, latino e spagnolo. Cencio, con la sua comunicazione bizzarra e il suo peregrinare senza meta, incarna la vox populi della diffidenza verso Francesco, critica il santo, lo sminuisce, senza davvero conoscerlo».

Quello della follia è un tema ricorrente nel suo percorso artistico, da dove nasce questa esigenza? 

«Si tratta di una ricerca che ha avuto origine nel 2006, girando Dall’altra parte del cancello, una lunga ricerca sulla vita in manicomio prima dell’emandamento della legge Basaglia. In quel periodo ho intervistato centinaia di persone, tra dottori, infermieri e soprattutto degenti. Da questa indagine è emersa un’emozione immensa e tanto dolore. Per questo il tema della follia è presente in tutti i miei spettacoli, trovo affascinante esplorare una diversa prospettiva di vedere le cose, ma sono consapevole di star parlando di una patologia organica che affligge gli esseri umani, e cerco di farlo con tatto, senza paura e senza giudizio, combattendo lo stigma che ancora affligge i pazienti psichiatrici. Anche “Ti regalerò una rosa”, il brano che si è classificato al primo posto al Festival di Sanremo, nasce da questa ricerca»

Che influenza ha avuto sulla sua carriera una vincita importante come quella sul palco dell’Ariston?

«Nel 2007 ho vinto Sanremo con una canzone molto particolare, il cui testo che affronta un tema tabù. Credo sia stato un unicum nella storia del Festival, e questo per me è importante. Ho acquisito un’enorme popolarità da quella vittoria e sono riuscito a canalizzarla con lucidità per diventare un artista libero, avulso dalle dinamiche commerciali. Non baratterei la mia idea artistica con nessun numero di vendite, follower o classifiche. Voglio continuare a esplorare e creare, senza preoccupazioni o forzature esterne. Oggi il teatro è la mia isola felice, mi permette ogni giorno di sperimentare, mettere a fuoco a tutti i miei talenti, dalla scrittura al canto o recitazione, e scoprirne dei nuovi, come la regia».

Com’è stato il “passaggio” da cantautore ad attore teatrale?

«Il passaggio vero e proprio è avvenuto nel 2010, quando ho trasformato un mio libro, Mio nonno è morto in guerra, in un monologo teatrale sulla guerra di Russia. Credo che il monologo sia la forma di recitazione più complessa, per questo desideravo misurarmici. Questa “sfida” ha fatto sì che il grande Antonio Calenda mi notasse, firmando con me per tre spettacoli. Recitare è qualcosa che ho “imparato facendo”, il palcoscenico mi ha dato modo di imparare quest’arte che era da sempre solo un’inutizione in me. Lavorare con Calenda poi mi ha permesso di raffinare il mio stile rendendolo unico: inizialmente mi rifacevo al teatro canzone di Gaber, ma, grazie alle sperimentazioni col regista, è nato il mio “musical civile”, legato al rigore storico e alla veridicità dei testi, oltre che alla loro interpretazione artistica».

Immagina un ritorno nella scena musicale nel suo futuro?

«Il mio ultimo album è uscito nel 2013, da allora continuo a scrivere canzoni e a cantarle dal vivo, ma lo faccio all’interno dei miei spettacoli. Anche in Franciscus c’è tanta musica, pezzi inediti scritti con passione che sono felice di condividere con il pubblico. In futuro probabilmente raccoglierò alcuni di questi brani in un album, ma la mia esigenza adesso è quella di scrivere per il teatro».

Prorogato a Palazzo Malagola il progetto espositivo su Demetrio Stratos

Dopo la chiusura prima di Natale ora la mostra ha riaperto l’8 gennaio e sarà visitabile fino al 31

Archiviostratos Malagola5 Marcocasellinirmal 1 A seguito del grande successo di pubblico, la mostra Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979, allestita a Palazzo Malagola, è stata riaperta fino al 31 gennaio.

La mostra è curata dai due co-direttori di Malagola, Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari, e riguarda la presentazione – in forma espositiva – di una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito a dicembre 2022 dal Comune di Ravenna, con co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente da Daniela Ronconi Demetriou, vedova Stratos.

Il percorso espositivo spazia dalla documentazione audiovisiva di performance, lezioni e concerti, agli appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, dai materiali che ripercorrono gli stretti legami con altri artisti – John Cage su tutti – e alle stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni.

Poi strumenti musicali, oggetti, cimeli e capi d’abbigliamento, libri e dischi in vinile, manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca. Orari di visita: lun-sab 10-13 e 15 -18 (domenica solo al mattino). Gratuita. Info: 348-1382632.

Interrogata la donna che si è buttata dal nono piano. Fiori e peluche in via Dradi

Giulia Lavatura ha risposto per quasi due ore a tutte le domande del Pm

È stata sentita per quasi due ore all’ospedale Bufalini di Cesena, dove è ricoverata, Giulia Lavatura Truninger, la donna di 41 anni che ieri mattina si è buttata dal nono piano del palazzo dove vive, in via Dradi a Ravenna, portando con sé la figlia Wendy, di sei anni, che è morta per le conseguenze dell’impatto.

La donna è in stato di arresto ed è stata sentita dal Pm Stefano Stargiotti, dal dirigente della squadra Mobile Claudio Cagnini, dal responsabile della Pschiatria e dall’avvocato difensore Massimo Ricci Maccarini.

Alternando il pianto alle parole – citiamo un’agenzia dell’Ansa – ha risposto a tutte le domande, restituendo tutti i dettagli della tragedia.

Si è ora in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto per omicidio aggravato e uccisione di animale, visto che nella caduta ha portato con sé anche il cagnolino. In quella sede il legale è pronto a sollevare formalmente la questione psichiatrica legata al movente del caso: la donna era seguita da almeno una decina di anni dal centro di salute mentale di Ravenna.

Intanto, in via Dradi sono comparsi biglietti, fiori e peluche per ricordare Wendy (nella fotogallery qui sopra di Massimo Argnani).

Un pomeriggio in biblioteca con giochi da tavolo e di ruolo per tutte le età

Appuntamento a ingresso libero il 13 gennaio con i bibliotecari che aiuteranno i genitori e i giocatori. La “Taroni” si è dotata di diversi giochi in scatola utilizzabili anche nelle ore di apertura ordinaria

Un pomeriggio di giochi da tavolo e di ruolo adatti a tutte le età alla biblioteca Taroni di Bagnacavallo. Appuntamento sabato 13 gennaio dalle 14.30 alle 18.30: accesso libero e gratuito, per i giochi di ruolo è prevista la prenotazione al numero 0545-280912 oppure scrivendo a biblioteca@comune.bagnacavallo.ra.it.

Negli ultimi mesi del 2023 la biblioteca si è dotata di giochi da tavolo che possono essere utilizzati sia durante l’apertura ordinaria che in questi pomeriggi “speciali” in cui i bibliotecari Elisabetta Cannata e Andrea Pezzi coadiuveranno genitori e ragazzi di tutte le età al loro utilizzo. Qualche tavolo sarà invece dedicato ai giochi di ruolo, con la preziosa collaborazione del volontario civico Dario Giardini e dell’associazione La Gilda del Leone Rosso di Faenza.

«Lo scopo di questi pomeriggi – spiega Patrizia Carroli, coordinatrice della Biblioteca Taroni – è sia mettere in relazione tra loro i ragazzi e diverse generazioni, grazie a un momento ludico-sociale rappresentato dal gioco da tavolo, sia consolidare lo spazio della biblioteca come centro propulsore di comunità».

L’appello ai medici Inps: «Di fronte avete persone con difficoltà, siate più umani»

Il 3 gennaio è morta una donna che sei mesi prima era stata visitata per la revisione dell’invalidità civile, il figlio ricorda il senso di umiliazione provato dalla madre: «Spero che i medici si facciano un esame interiore per avere maggiore serenità nei confronti di chi si rivolge a loro con sacrifici e sofferenze alle spalle»

DottoressaRiceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un 42enne all’indirizzo dei tre medici, di cui sceglie di non fare il nome, che lo scorso 31 maggio all’Inps di Ravenna hanno visitato la madre poi deceduta il 3 gennaio 2024.

Gentili Dottoresse, gentile Dottore,

lo scorso 31 maggio 2023 eravate parte della commissione medica che ha visitato mia mamma all’Inps di Ravenna, Graziella Bandini, per la revisione della sua invalidità civile.

Sono infinitamente addolorato di comunicarVi che mia mamma è venuta a mancare il 3 gennaio 2024. Sono ancor di più combattuto nel ricordare le parole di mia mamma all’indomani della visita sostenuta da Voi. La sera stessa mi disse di essersi sentita umiliata e che qualcuno della commissione medica le avrebbe detto che “stava benissimo”, quasi a voler dire che fingesse nelle sue difficoltà. Io non ho idea di come sia andata, ma in 42 anni mia mamma non mi ha mai detto una bugia.

Mia mamma quel giorno per venire presso di Voi fece uno sforzo non indifferente. A causa della sua malattia respiratoria da diversi mesi non usciva più di casa a causa dello sforzo da sostenere per muoversi, e quando vi riferì delle sue difficoltà respiratorie l’avete trattata in quel modo. Mia mamma si fidava dei medici e da Voi, che avete scelto una delle professioni dalla missione più alta e nobile che esista, chiunque si attenderebbe un minimo di empatia e questo al di là dei parametri, delle tabelle, delle crocette, della burocrazia sulla quale io non discuto (si applicano delle regole).

Io capisco che forse possa essere frustrante sentirsi più un impiegato che un medico, ma vorrei che vi ricordaste che di fronte a Voi non ci sono dei codici a barre, ma degli esseri umani, con mille difficoltà alle spalle, con una vita carica di sacrifici, che a fatica arrivano alla fine del mese.

Nei giorni immediatamente successivi al suo ricovero (7 dicembre) a casa di mia mamma ho trovato solamente cibo scaduto a novembre. Forse Voi non sapete che cosa significa, ma ve lo spiego: mia mamma aveva smesso di mangiare, presa sia dalla depressione della malattia alimentata dall’essersi sentita denigrata alla visita (una delle conseguenze della BPCO è proprio la depressione), sia dall’ansia di dover restituire 1.900 euro e di vedersi revocata la pensione di invalidità che era il suo unico modo per sostenersi.

Io non ho nulla contro di Voi, ho anzi il massimo rispetto, ma sono infinitamente amareggiato dal Vostro atteggiamento come medici, e non potrò mai dimenticare come vidi mia mamma, con in mano le carte della Vostra visita. Non potrò mai dimenticare la sua disperazione, la sua paura, il suo sentirsi sola, dimenticata, ferita. E il fatto che mamma fosse troppo debole per riuscire a reagire in ospedale, e che ora non sia più con me, è dovuto anche alla durezza alla quale si è trovata davanti quel giorno e nelle settimane successive.

Io, Dottoressa, Dottore, l’unica cosa che spero di ottenere con queste parole, è auspicare che Voi possiate farvi un esame interiore e, in futuro, ritrovare una maggiore serenità e umanità nei confronti di chi si troverà di fronte a Voi, come peraltro – ripeto – credo sia giusto aspettarsi da un medico.

Vi saluto e Vi porgo i miei più cordiali saluti.

Daniele Pompignoli, 
figlio di Graziella Bandini

L’Iva sul gas balza al 22 percento, Federconsumatori: «E le promesse del Governo?»

L’associazione: «Per non parlare degli aumenti dovuti al passaggio sul mercato libero. Cittadini lasciati alla deriva»

Conti Correnti 605194.largeIl 2024 si apre all’insegna di forti rincari. Federconsumatori dell’Emilia-Romagna denuncia in particolare l’aumento dell’Iva sulle bollette del gas, causato dalla decisione del Governo di non mantenere l’Iva al 5 percento. Dal 1° gennaio l’aliquota è passata al 10% per i primi 480 mc consumati e al 22% per i consumi eccedenti, a fronte di un consumo medio annuo pari a 1.400 mc.

«L’abbassamento del prezzo della materia prima del 6,7% è ben lontano dal compensare l’incremento dell’Iva» – si legge in una nota di Federconsumatori, secondo cui ogni famiglia, subirà un aggravio di circa 102,15 euro annui sulla bolletta del gas.

«Per non parlare degli incrementi dovuti al passaggio sul mercato libero che determineranno, secondo le nostre valutazioni – continua la nota -, aggravi delle bollette pari al +11% per le offerte sul mercato del gas a prezzo variabile e +49% per quelle a prezzo fisso. Situazione ancora peggiore per gli utenti con contratto a prezzo fisso che non beneficiano di nessuna riduzione del costo del gas e risentono interamente dell’aumento della tassazione. In condizione ancora peggiore si ritrovano quegli utenti con un reddito Isee compreso tra 9.531 e 15.000 euro che dal 1 gennaio hanno perso il bonus energia perché il Governo non ha rifinanziato neppure questa misura. Le promesse governative di non abbandonare i cittadini sono un lontano ricordo, la realtà è che sono lasciati alla deriva».

Quasi otto mesi dopo, ha riaperto a Lugo la scuola dell’infanzia Capucci

Grazie al sostegno della fondazione Specchio dei Tempi

Scuola Lugo Infanzia
Il sindaco a scuola nel giorno della riapertura

Ha riaperto ieri (8 gennaio) a Lugo la scuola dell’infanzia comunale Capucci, ripristinata dopo l’alluvione grazie al sostegno della Fondazione Specchio dei Tempi.

L’alluvione aveva reso inutilizzabile il pavimento della scuola al di sotto del quale era collocato l’impianto di riscaldamento. Per questo, dopo aver rimosso i legni che costituivano la precedente pavimentazione, è stato necessario sostituire il pannello radiante e posare infine il nuovo pavimento. Nei mesi di chiusura sono stati realizzati anche i lavori di consolidamento antisismico finanziati dal Pnrr, l’intervento sarà completato la prossima estate durante le vacanze.

I 130 bimbi della Capucci hanno frequentato la scuola in questi primi mesi in due sedi provvisorie: i più piccoli nella scuola dell’infanzia statale Fondo Stiliano e medi e grandi nei locali allestiti all’interno del centro sociale Il Tondo.

«Non finiremo mai di ringraziare Specchio dei Tempi per questo intervento che permette di riportare bimbi e personale nel loro edificio naturale – ha detto il sindaco Davide Ranalli – . Ai ringraziamenti aggiungo la scuola dell’infanzia statale Fondo Stiliano e la dirigente Federica Serenari per l’ospitalità di questi mesi e il direttivo del centro sociale Il Tondo che, ben consapevole dei bisogni, ha messo a disposizione gli spazi. In questo modo i bimbi hanno vissuto un inizio anno sereno. Grazie ai nostri uffici, il settore 0-6 e l’Ufficio tecnico, per il grande lavoro che ha portato a questo risultato».

Cordoglio nel mondo della cooperazione per la morte dello storico direttore di Deco

Gianni Celletti è ricordato come colui che salvò l’azienda da una fine quasi certa

GIANNI CELLETTILutto nel mondo della cooperazione per la morte di Gianni Celletti, direttore per oltre 25 anni di Deco Industrie, dove entrò nel 1977 per terminare la sua carriera nel 2009.

Alla Deco Industrie è ricordato con gratitudine come colui che ha saputo, in un momento molto difficile di molti anni fa, salvare l’azienda da una fine quasi certa e tracciarne il percorso che l’ha resa la cooperativa florida che è ora.

«Per dare la misura dell’uomo, austero nei modi e grande professionista – dichiara Antonio Campri, attuale presidente di Deco Industrie – mi basta ricordare il colloquio che mi fece per assumermi: parlammo delle campagne napoleoniche e delle relative nozioni di storia e geografia. Tutti temi non strettamente legati all’incarico che avrei successivamente eseguito per Deco ma che rilevavano a Celletti chi ero. Un modo, a pensarci ora, molto contemporaneo di svolgere un colloquio di assunzione, avanti decine di anni sulle pratiche di allora. Sua inoltre la scelta di diversificare nell’alimentare, una decisione “strana” ma rilevatasi da subito strategica e vincente».

“Gianni – afferma Giorgio Dal Prato, lo storico amministratore delegato – era un uomo di grande rigore morale e professionale e con esso sostenuti i soci della Deco, motivandoli a fare i sacrifici necessari per far crescere l’azienda, destinando sempre le risorse alla ricostruzione di quel patrimonio umano, tecnologico e finanziario che contraddistingue la coopertiva».

«I suoi valori – ha dichiarato Renzo Piva, direttore tecnico Deco per 25 anni – erano cultura, onestà, rigore e laicità, ed era in grado di farti capire che se perseguiti, l’azienda sarebbe cresciuta, cosa che in effetti è stata e ha permesso a Deco Industrie di ottenere grandi risultati».

Operata la 41enne che si è buttata dal nono piano, non è in pericolo di vita

La prognosi iniziale è di 40 giorni: potrebbe essere stata la recinzione di un cantiere ad attutire la caduta. Morti invece la figlia e il cagnolino che la donna ha portato con sé. Era seguita dal Centro di salute mentale e ultimamente soffriva molto per le vicende legate a burocrazia e crediti del Superbonus

6La donna di 41 anni che questa mattina, 8 gennaio, si è lanciata dal nono piano di una palazzina di Ravenna non è in pericolo di vita. È stata sottoposta a un intervento chirurgico ed è ricoverata in Rianimazione all’ospedale Bufalini di Cesena. La prognosi dei medici all’arrivo al pronto soccorso è stata di 40 giorni. Ad attutire il colpo potrebbe essere stata la recinzione del cantiere edile sulla quale è caduta insieme alla figlia di sei anni e al cagnolino che invece, come noto, sono morti sul colpo. Per questo la donna è in arresto, accusata di omicidio pluriaggravato e uccisione di animali.

8Il marito – che lavora sulle piattaforme di estrazione metano ed era rientrato da pochi giorni dopo tre settimane passate lontano per lavoro – era in casa e non si è accorto di nulla: ha appreso la vicenda solo quando la polizia ha bussato alla sua porta. Agli agenti ha raccontato di aver sentito che la compagna e la figlia si erano alzate e stavano facendo colazione e lui è rimasto a letto. I poliziotti hanno trovato la casa in ordine. La camera da letto è sul lato opposto dell’appartamento rispetto alla finestra usata dalla 41enne poco dopo le 7 per uscire all’esterno sulle impalcature che coprono l’intera facciata del condominio in via Dradi, zona Zalamella. Utilizzando un pouf si è aiutata per scavalcare il davanzale e poi ha scavalcato anche i tubi esterni dell’impalcatura.

Una vicina che abita al piano di sotto ha poi raccontato agli investigatori di aver sentito un rumore sui ponteggi e la voce di una bambina che diceva “No, mamma” ma non ha potuto immaginare cosa stava per accadere. Sono stati alcuni operai del cantiere a dare l’allarme per primi quando hanno sentito il tonfo dei corpi, un rumore udito anche da altre persone nella palazzina di fronte.

La 41enne è laureata in Ingegneria civile. In passato ha dato ripetizioni private e aveva avuto qualche incarico come supplente. In questo periodo non stava lavorando, ma si stava dedicando alla preparazione di un concorso in ambito scolastico.

L’appartamento apparteneva in precedenza al padre del marito che poi, più di dieci anni fa, lo aveva lasciato al figlio e alla nuora. Di recente però la coppia aveva acquistato una nuova casa indipendente che stavano ristrutturando grazie al Superbonus 110 sotto la supervisione del padre della donna che è ingegnere. Le difficoltà delle pratiche burocratiche e alcuni problemi legati alle cessioni del credito – con il timore di un pesante indebitamento – erano uno dei motivi che ultimamente stavano aumentando lo stato di angoscia della 41enne che era seguita dal Centro di salute mentale dell’Ausl da una decina di anni.

Il lungo post pubblicato dalla donna su Facebook circa un’ora prima di lanciarsi fa riferimento, in maniera confusa, a problematiche familiari in particolare nel rapporto con il padre. Alcuni anni fa la coppia era stata ascoltata in questura proprio su questo aspetto e le sarebbero state date le informazioni necessarie per eventuali azioni a sua tutela. Non risultano denunce presentate.

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