mercoledì
10 Settembre 2025

Lite in strada dopo un probabile tentativo di furto su un’auto in sosta, un uomo all’ospedale

Un uomo è stato trasportato da Lugo all’ospedale di Cesena nella serata di oggi, 14 luglio, per le conseguenze riportate in un litigio in strada. Al momento sono gli unici dettagli confermati di quanto accaduto in via Lato di Mezzo, nel quartiere Stuoie.

Sul posto è presente la polizia con la squadra volanti che sta ascoltando le altre persone coinvolte ed eventuali testimoni per fare chiarezza sull’episodio.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, tutto sarebbe iniziato quando una donna residente in zona avrebbe visto uno sconosciuto aggirarsi attorno a un’auto in sosta, non è chiaro a chi appartenesse il veicolo.

La donna è scesa in strada per chiedere spiegazioni e gli animi si sarebbero presto accesi: le voci della lite avrebbero portato in strada un’altra persona, probabilmente un parente della donna, e il litigio sarebbe diventato più animato fino a quando una spinta ha fatto cadere a terra l’uomo che era stato visto attorno alla vettura parcheggiata.

Subito è stato chiamato il 118 che ha soccorso l’uomo per trasportarlo al Bufalini.

Fallimento Lega Costruzioni Apistiche, la storica azienda rilevata all’asta da un 25enne

Una tra le più importanti e storiche aziende italiane nel settore, Lega S.r.l. – Costruzioni Apistiche, per decenni icona del “Made in Italy”  a livello globale nell’ambito dei macchinari e delle attrezzature per apicoltori, si prepara a un nuovo corso. Dopo un periodo di crisi culminato nel fallimento con la chiusura lo scorso febbraio, l’azienda di Faenza è stata rilevata all’asta dal 25enne bolognese Gaetano FasolinoIl nuovo proprietario è un giovane studente di Nutrizione all’università di Bologna, già laureato alla Triennale di Biologia, e proveniente da una famiglia di imprenditori. Vanta anche presenze nel calcio professionistico come portiere.

Fasolino ha rilevato l’azienda all’asta, con un bando che partiva da 800mila euro, al quale nessuno oltre a lui si è presentato.

GaetanoFasolino
Gaetano Fasolino

Nel corso degli anni Lega S.r.l. – Costruzioni Apistiche è passata da oltre 40 a 18 dipendenti, prima di dichiarare fallimento: «Per alcuni ex lavoratori dell’azienda si sta ragionando sulla possibilità di riprenderli, mentre altri hanno trovato già collocazione altrove. Stiamo facendo delle valutazioni per cercare un buon equilibrio, ma la nostra intenzione è quella di rinnovare la maggior parte del personale, che sarà in un primo momento di 10-15 unità per poi crescere a seconda delle vendite. All’inizio bisognerà darsi una mano a vicenda, dovremmo fare in modo di essere un po’ polivalenti tutti quanti, a partire da me stesso».

La sede della storica azienda nata nel 1937 resterà nel grande capannone (6.000 mq) di Faenza e l’attività ripartirà a settembre, dopo che agosto servirà per fare alcune valutazioni: «La nostra volontà – prosegue il nuovo titolare – è far ripartire tutto il processo produttivo, i macchinari e soprattutto cercare di andare incontro a quelli che sono i i clienti che purtroppo nell’ultimo periodo sono rimasti un po’ scontenti dal servizio della scorsa gestione, perché chiaramente un’azienda in difficoltà non riusciva a soddisfare del tutto i clienti. La fidelizzazione verso il brand è la cosa più importante per noi».

Fasolino ha una visione a lungo termine, fondata su innovazione e sostenibilità ambientale: «Ho intenzione di far tornare l’azienda al periodo in cui esportava in oltre 100 paesi. Il mio desiderio è far tornare Lega S.r.l un faro dell’apicoltura mondiale attraverso l’innovazione, perché nel 2025 non si può non parlare di innovazione e sostenibilità ambientale».

Data la formazione accademica del giovane imprenditore bolognese non mancherà un legame con le università: «Proveremo a fare in modo che i giovani laureati e laureandi siano una parte del nostro personale e del nostro centro di ricerca e sviluppo – conclude Fasolino -. Abbiamo intenzione di istituire all’interno dell’azienda un centro di ricerca specializzato su nuove tecniche di apicoltura, oltre a puntare su nuovi macchinari. Potremmo appoggiarci ai corsi di Ingegneria meccanica, piuttosto che Meccatronica, come addirittura ad Agraria o Scienze dell’alimentazione».

Chiude per sette settimane il ponte di via Cella, tra Ravenna e Madonna dell’Albero

Inizieranno giovedì 17 luglio alcuni interventi localizzati sul ponte di via Cella sul fiume Ronco, in prossimità di Madonna dell’Albero, resisi necessari per rinforzare e risanare la struttura. Il ponte verrà chiuso al traffico per circa sette settimane, con la riapertura prevista dal Comune in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico.

Sono previste le seguenti deviazioni alla viabilità e al trasporto pubblico: i veicoli provenienti da Ravenna ovest per raggiungere Madonna dell’Albero e San Bartolo potranno percorrere viale Galilei o viale Alberti, via Romea, via Dismano e via Stradello; quelli provenienti da Ravenna est per raggiungere Madonna dell’Albero e San Bartolo potranno percorrere via Romea, via Dismano e via Stradello mentre i veicoli provenienti da San Bartolo e Madonna dell’Albero per raggiungere Ravenna potranno percorrere via Stradello, via Dismano e via Romea.

I lavori si svilupperanno in tre fasi, nella prima fase si procederà con il rinforzo a taglio delle travi mediante fasciature con materiali polimerici compositi in fibra di carbonio; nella seconda fase verranno rinforzate le spalle con la realizzazione di un presidio formato da una mensola capace di migliorare il trasferimento dei carichi sulla pila, quindi si provvederà ai rinforzi delle selle Gerber mediante l’installazione di tiranti metallici esterni e un sistema di appoggio passivo.

L’intervento, del valore di 276mila euro, è finanziato dal Piano degli Investimenti 2024 a carico dell’Amministrazione comunale di Ravenna

Tira un calcio a un cane e aggredisce un gruppo di persone con una radice, intervengono i carabinieri

Un gruppo di persone è stato aggredito in strada a Ravenna, apparentemente senza motivo, da un passante con sputi e colpi di bastone; l’aggressore è stato bloccato e portato via dai carabinieri. È successo nella serata di ieri, 13 luglio, attorno alle 21 in via Pomposa nei pressi dei cancelli di ingresso al parco Teodorico.

Una delle persone aggredite, un uomo di circa 60 anni, descrive così quei momenti: «Come tutte le sere, dopo cena, eravamo tra amici per trascorrere qualche ora insieme nei pressi delle nostre case. Siamo stati colti di sorpresa da un uomo, probabilmente straniero di 35-40 anni di età, che sembrava in stato di alterazione, forse drogato o ubriaco: prima ha sferrato un calcio al cane di un mio amico senza motivo e quando gli abbiamo chiesto la spiegazione del gesto ci ha aggredito violentemente con sputi e colpi usando una grossa radice come arma. Da lì è partita una colluttazione tra l’uomo e noi che abbiamo riportato lividi e lievi ferite. Siamo riusciti a bloccarlo e intanto sono arrivati i carabinieri che lo hanno portato in caserma». Secondo l’uomo residente nel quartiere, l’aggressore è noto per dormire abusivamente all’interno del vicino centro sociale. Nella mattinata di oggi è stata fatta una formale denuncia alle autorità.

Sul fatto si è espressa anche Veronica Verlicchi, capogruppo della lista La Pigna: «Questi episodi non sono più eccezioni, ma diventano intollerabili segnali di degrado e insicurezza diffusa, soprattutto in una zona frequentata da famiglie, bambini e anziani. Il fatto che l’aggressore fosse legato all’occupazione illegale del centro sociale attiguo, da tempo tollerata dalla giunta comunale, è una responsabilità politica gravissima. La Pigna chiede con forza che la giunta comunale intervenga di concerto con le forze dell’ordine, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per il ripristino della legalità e del controllo del territorio. Chi oggi ha paura di uscire col proprio cane in un parco cittadino, o per una passeggiata, non è più un cittadino libero. Questa amministrazione ha sulla coscienza la scelta di chiudere gli occhi per ideologia, tollerando occupazioni abusive e la presenza di soggetti pericolosi. Siamo al fianco dei cittadini aggrediti e chiederemo in consiglio comunale che si intervenga subito e senza tentennamenti. La misura è colma. Ravenna ha diritto a vivere in sicurezza, non nella paura».

Il Ravenna che aspetta la C: ufficialità il 24 luglio, gironi il 25, campionato al via il 24 agosto (in diretta su Sky e Now)

Ancora pochi giorni di attesa per i tifosi del Ravenna Fc, che sperano di poter al più presto festeggiare il ripescaggio in serie C.

La data da fissare in calendario è il 24 luglio, quando dovrebbe arrivare la comunicazione della Lega Pro (relativa anche all’Inter Under 23, che prenderà il posto della Spal, mentre i giallorossi come noto subentreranno al Brescia). Il giorno dopo, 25 luglio, verranno presentati i tre gironi del campionato (il Ravenna dovrebbe finire nel B insieme ai cugini del Forlì e del Rimini). I calendari saranno invece pubblicati il 28 luglio.

Il 26 luglio prenderà forma anche la Coppa Italia Serie C con il sorteggio degli abbinamenti, il via nel terzo weekend di agosto. Il campionato inizierà invece la domenica successiva, il 24 agosto.

Le partite della Serie C di calcio verranno trasmesse su SkySport e in streaming su Now, con una gara per turno in chiaro sui canali Rai.

Intanto, il Ravenna ha ufficializzato un nuovo acquisto. Si tratta di Alessio Rizzo, centrocampista classe 1998. Cresciuto nel settore giovanile del Catania, Rizzo ha maturato esperienze importanti in Serie D dove nell’ultima stagione ha vestito la maglia della Novaromentin, con cui ha vinto i play-off del proprio girone (come il Ravenna) affermandosi come uno dei centrocampisti più prolifici della categoria grazie a 12 reti in campionato e 3 negli spareggi finali.

Rizzo

Intanto, la società ha comunicato la tabella di marcia di questa prima parte di stagione. Mercoledì 16 luglio i giocatori si ritroveranno nel pomeriggio al centro sportivo di Glorie, sede della prima fase della preparazione, e svolgeranno il primo allenamento agli ordini di mister Marco Marchionni a partire dalle ore 18. La squadra proseguirà la preparazione a Glorie fino al 28 luglio, giorno in cui è previsto il trasferimento ad Acquapartita per il ritiro estivo. I giallorossi alloggeranno presso l’Hotel Miramonti e proseguiranno il lavoro in collina fino all’8 agosto, in vista dell’inizio ufficiale della nuova stagione agonistica.

Durante il periodo di preparazione sono in programma cinque test amichevoli, tutti con fischio d’inizio fissato alle ore 18:
– 26 luglio a Milano Marittima contro la Primavera del Sassuolo
– 30 luglio ad Acquapartita contro la Rappresentativa Montana
– 2 agosto ad Acquapartita contro il Progresso
– 6 agosto a San Piero in Bagno contro la Sampierana
– 9 agosto allo stadio Benelli contro la Virtus Verona.

A Faenza torna il festival del “Post”. Tra gli ospiti anche Cecilia Sala

Anche quest’anno Faenza si prepara ad ospitare una delle più attese manifestazioni di informazione e attualità: il Talk del Post. La settima edizione dell’appuntamento organizzato dal giornale online Il Post, ideato e fondato da Luca Sofri e diretto da Francesco Costa, con il patrocinio e contributo del Comune di Faenza, anche quest’anno conferma la durata di tre giorni, con un palco principale nella cornice di Faventia Sales e con due serate di spettacoli al Teatro Masini, per arricchire la proposta culturale.

TalkPost 2 2025

Gli incontri sul palco grande inizieranno nel pomeriggio di venerdì 19 settembre, per concludersi nel tardo pomeriggio di domenica 21 settembre, tre giorni intensi in cui giornalisti, scrittori, scienziati, artisti e personalità del mondo della cultura si alterneranno con dialoghi e occasioni di confronto. L’ingresso sarà gratuito nella giornata di venerdì, mentre le giornate di sabato e domenica saranno a pagamento, così come i due spettacoli serali al Teatro Masini, in programma venerdì e sabato. Il programma completo sarà online sul sito del Post dal 4 settembre, giorno in cui sarà possibile acquistare i biglietti.

Alla tre giorni ci saranno il direttore editoriale Luca Sofri, il direttore Francesco Costa, la vicedirettrice Elena Zacchetti e molti giornalisti e giornaliste del Post, tra cui Luca Misculin, Emanuele Menietti, Alessandra Pellegrini De Luca, Eugenio Cau, Stefano Nazzi (che avrà uno spettacolo e presenterà il suo nuovo libro), Daniele Raineri (con il racconto del suo lavoro), Valerio Valentini, Nicola Ghittoni, Matteo Bordone (che avrà anche un suo libro) e Matteo Caccia (che farà una puntata speciale del suo podcast Orazio). E poi ci saranno, tra gli ospiti, Cecilia Sala (con un suo nuovo lavoro editoriale), Beatrice Mautino, la giornalista scientifica americana Sadie Dingfelder, Francesca Crescentini (Tegamini), Marino Sinibaldi e la short List del Premio Vero (Paola Caridi, Francesca Cicculli, Anna Foa, Antonio Galdo e Stefania Prandi).

Al Teatro Masini, sabato sera, andrà in scena una serata speciale, Altre Indagini. La storia di Enrico Mattei, un appuntamento imperdibile per gli appassionati di cronaca e di storia italiana, in cui Stefano Nazzi e Giulia Balducci guideranno il pubblico in un racconto approfondito e coinvolgente.

Le giornate del Post saranno un’occasione di racconto del presente e di racconto live di alcuni prodotti del giornale che, di anno in anno si arricchiscono, ci saranno anche due rassegne stampa speciali, anticipazioni di nuovi podcast e ci sarà un nuovo format di racconto dei reportage del Post.

Tra le conferme di questa edizione la collaborazione, ormai consolidata, con la libreria Moby Dick, che anche quest’anno avrà un’area libreria negli spazi del Talk e un’area food ampliata.

“L’arte delle Fondazioni” porta ai Magazzini del Sale i tesori delle grandi raccolte del territorio

I Magazzini del Sale Torre di Cervia si preparano a ospitare “L’arte delle Fondazioni”, una raccolta di opere eterogenea per stile, linguaggi, datazione e provenienza. Il progetto, promosso da Cna Ravenna in collaborazione con il Comune di Cervia è curato dal professore Claudio Spadoni che ha selezionato alcuni dei pezzi più significativi delle fondazioni Tito Balestra Onlus di Longiano, Cassa di Risparmio (CarisBo) e Fondazione Golinelli di Bologna, Cardinale Giacomo Lercaro di Bologna e Dino Zoli di Forlì. Non è la prima collaborazione con lo studioso, già promotore negli scorsi anni di un ciclo di mostre dedicate al collezionismo, che culminerà proprio con questa esposizione. La rassegna d’apertura è stata “Quattro gallerie per un secolo d’arte” (2021) seguita da “Le passioni dei collezionisti: da Bertelli a Cattelan” (2023) fino alle raccolte d’arte acquisite da fondazioni bancarie e private che saranno protagoniste quest’anno.

«Realizzare mostre tematiche senza ripetersi nelle opere e nei concetti è una sfida ogni anno più difficile – commenta il professore –  Questo trittico di mostre vuole chiudersi documentando, per campionatura, alcune delle raccolte delle diverse tipologie di fondazioni. Ho scelto quindi cinque fondazioni molto diversi per carattere, per storia e per dotazioni. Con la Fondazione Golinelli sono state selezionate opere d’arte contemporanea, opere singolari relative a artisti contemporanei africani, realizzate con materiali di recupero e non convenzionali in cui si legge anche un significato storico-politico e sociale. Della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna si potranno vedere opere di lascito arcangeliano, con artisti come Bertelli, Morlotti e De Pisis e gli Ultimi Naturalisti. La Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro porta una selezione composta da artisti molto eterogenei come Giacomo Balla, Aldo Borgonzoni e Giacomo Manzù. La Fondazione Tito Balestra porta opere che corrispondono ai gusti del poeta ed epigrammista a cui la Fondazione è intitolata. Spiccano, tra gli artisti di questa sezione, Renato Guttuso e Mino Maccari. La Fondazione Dino Zoli, infine, affronta con la sua selezione non solo opere pittoriche, ma anche installazioni, fotografie e sculture, con nomi particolarmente interessanti come Achille Perilli, Enrico Baj e Giosetta Fioroni».

La mostra inaugurerà venerdì 18 luglio, alle 18.30 e sarà visitabile fino al 17 agosto in orario serale, dalle 18 alle 24. Per il momento non sono previste visite guidate, ma l’esposizione sarà accompagna da un saggio e dai testi istituzionali del curatore che presenteranno le realtà di provenienza delle opere.

«Un appuntamento importante – sottolinea Massimo Mazzavillani, direttore della Cna di Ravenna – che quest’anno si inserisce nel programma di iniziative di celebrazione dell’80° anniversario dalla fondazione della nostra Associazione e che, ancora una volta, conferma l’impegno di Cna nell’investimento culturale. Valorizzare l’arte, per noi, significa contribuire al progresso del territorio e stimolare la crescita creativa della comunità testimoniando il solido e intimo legame tra artigianato e arte». Anche secondo l’amministrazione comunale, l’esposizione si inserisce in un programma di eventi e iniziative che vuole rilanciare Cervia aprendo nuove traiettorie culturali: «Una forma di intrattenimento sana che porta valore alla città – commenta il sindaco Missiroli – Cervia non è meta da turismo balneare di massa, ma un piccolo gioiello che va preservato nelle sue unicità e nei suoi valori. La cornice del Magazzino del Sale, la “cattedrale laica della città”, intensifica questo spirito: dare nuova vita a un’architettura identitaria della nostra città, che da vecchio deposito si fa punto d’attrazione turistica, rientra perfettamente in questa filosofia».

La mostra sarà a ingresso gratuito, proprio per rimarcare il ruolo dell’arte come volano per la crescita turistica e di valore della città.

«Cerchiamo di valorizzare ancora una volta la cornice dei Magazzini un evento di eccellenza – conclude l’assessora alla Cultura Federica Bosi – e auguriamo a tutti i visitatori che la mostra possa offrire un ulteriore arricchimento personale e regalare emozioni, augurandoci la nutrita affluenza delle scorse rassegne, che hanno contato dalle 15mila alle 20mila presenze in un mese di esposizione».

I sindacati contro Enel: «Deve tornare a investire. Verso il collasso del servizio»

I sindacati chiedono a Enel di tornare a investire, «se vuole portare a termine gli impegni presi per la realizzazione di progetti legati al Pnrr e per garantire un buon funzionamento della rete».

Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil parlano di «situazione molto critica anche a livello locale» con il nuovo modello organizzativo, portato avanti unilateralmente dall’azienda, che non starebbe portando i frutti sperati. Nel Ravennate sono operativi 70 dipendenti ma le scelte organizzative hanno di fatto dimezzato gli effettivi per ogni turno, «creando un boom di trasferte, ordini di servizio e task force per potere gestire gli innumerevoli blackout e le emergenze sulla rete di distribuzione elettrica».

Filctem, Flaei e Uiltec, da mesi, hanno aperto una vertenza, «per ottenere non solo qualità e dignità del lavoro e dei lavoratori, ma anche per garantire un servizio efficiente ogni volta che nelle abitazioni viene a mancare l’energia elettrica». I sindacati chiedono «più assunzioni e un cambio del modello organizzativo» sottolineando come solo lo spirito di sacrificio del personale di Enel – Distribuzione abbia evitato per lunghi periodi di sopperire alla carenze organizzative aziendali. «Il nostro territorio, negli ultimi anni, è stato un esempio, i lavoratori hanno gestito le emergenze climatiche, dai tornadi alle alluvioni, con grande professionalità e dando piena disponibilità. Nelle ultime settimane – prosegue la nota dei sindacati – abbiamo inviato una mail via Pec ai Prefetti di tutta Italia, compreso quello di Ravenna. Non abbiamo avuto alcuna risposta. Abbiamo coinvolto anche la politica in maniera trasversale scrivendo a tutti i capi gruppi di Camera e Senato per metterli al corrente della situazione oramai non più sostenibile».

A Ravenna, come nel resto d’Italia, si sono svolti negli ultimi mesi tre presidi accompagnati da altrettanti scioperi: «Il modello organizzativo di Enel è fallito – concludono i sindacati –. Enel ha stravolto l’organizzazione del lavoro, senza aprire ad un numero adeguato di assunzioni. Tutto questo sta portando al collasso l’operatività del servizio e sta mettendo a rischio l’incolumità delle persone costrette a sobbarcarsi turni estenuanti di lavoro, ben al di là di quanto fissato nel contratto».

La “Notte rossa” dell’Advs in spiaggia tra festa in maschera e fuochi d’artificio

Domenica 27 luglio sulla spiaggia di Marina di Ravenna approderanno i colori del carnevale con la “Notte Rossa” Carnival Theme, l’appuntamento estivo dedicato alla donazione di sangue, organizzato da Advs Fidas Ravenna.

L’evento, giunto alla sua decima edizione, vuole celebrare e diffondere la cultura del dono e la sua importanza. La donazione di sangue e plasma è fondamentale in qualsiasi periodo dell’anno e soprattutto in estate, momento critico dato dal calo di donazioni nonostante il bisogno di emoderivati aumenti. Per questo motivo è fondamentale sensibilizzare la popolazione a prenotare la propria donazione di sangue o plasma prima di partire per le vacanze.

Dalle ore 19.30 sulla spiaggia del Bagno Corallo di Marina di Ravenna, inizia la grande festa con lo spettacolo “Nil Do Brasil”, il Dj Set Berdondini e lo spettacolo di fuochi d’artificio.

La serata si apre con la cena sulla spiaggia con pasta, spiedone di carne con contorno e il cocomero fresco, il tutto a soli 15 euro. L’intero ricavato della serata sarà utilizzato per la promozione della donazione di sangue.

Per tutta la serata sfilata di maschere di carnevale e per ogni partecipante “mascherato”, alle 22 un bombolone gratis fino a esaurimento scorte. Il gran finale è previsto per le ore 23 con i fuochi d’artificio in riva al mare.

Prenotazioni entro il 22 luglio fino ad esaurimento posti allo 0544/403462.

Info: www.advsravenna.it.

Una pedalata “per la pace” a Russi

C’è chi corre verso il riarmo. E chi, come Emergency, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Tavolo per la Pace Russi e Comune di Russi, sceglie di pedalare verso la pace.

A Russi, i gruppi locali di queste associazioni organizzeranno per lunedì 21 luglio una pedalata accessibile, per riportare nella vita quotidiana un messaggio collettivo contro la logica delle armi e a favore dei diritti: il percorso partirà alle ore 18 da piazza Farini, sotto lo striscione R1pud1a appeso sotto il loggiato del Comune, e si concluderà al Parco Falcone e Borsellino; a seguire Pastasciutta Antifascista e concerto a cura di Anpi. Il percorso sarà di circa 6 km all’interno del Comune di Russi, con fermate ai cippi e luoghi della Resistenza. Sarà una delle decine di pedalate simboliche organizzate dalle associazioni per «Pedaliamo per la Pace», un evento diffuso per portare un messaggio urgente e necessario: la pace si costruisce insieme, scegliendo percorsi comuni, invece di alimentare divisioni.

A tutti i partecipanti verrà consegnato uno «straccio di pace», simbolo del rifiuto della guerra – di tutte le guerre, da portare con sé. Un gesto collettivo per dire che la pace si può portare, insieme, faticando, anche in salita. Il calendario in costante aggiornamento con le date e le località è pubblicato su: emergency.it/pedalata andiamoinbici.it

Per informazioni: Emergency Faenza, tel. 338 6977693.

Il lupo, da archetipo del male ad animale non più in competizione con l’uomo

Autore di romanzi e saggi di antropologia legati al nostro territorio, Eraldo Baldini da tempo scrive di lupi, o meglio del rapporto tra uomo e lupo e della sua difficile convivenza nei secoli. Per prima cosa, quindi, dopo l’apparizione di un lupo alle porte del centro di Ravenna, gli abbiamo chiesto se la nostra sia storicamente una terra di lupi. «In passato – spiega l’antropologo – l’Italia era tutta terra di lupi e il lupo è tra gli animali che storicamente ha più interagito con l’uomo, perché sono due animali ai vertici della catena alimentare e nel tempo sono entrati spesso in attrito. Non a caso e per secoli questa faccenda si è risolta con una lunga operazione da parte dell’uomo di contenimento e sterminio, tanto da arrivare nel 1900 alla quasi estinzione dell’animale, eccetto qualche esemplare nelle Foreste casentinesi».

Baldini ci racconta come per ogni lupo ucciso il cacciatore per secoli veniva premiato economicamente da parte delle autorità o dagli allevatori. Poi negli ultimi decenni il cambiamento radicale delle economie del territorio che si è accompagnato a una nuova sensibilità rispetto al tema della fauna selvatica, ha riportato una diffusione dell’animale sia in collina, sia nelle pinete, da dove forse proveniva l’esemplare avvistato nel parcheggio dell’ospedale Santa Maria delle Croci il 7 luglio. «Quell’immagine mi ha fatto una grande tenerezza – commenta Baldini – non sono uno zoologo, ma mi è sembrato un esemplare forse giovane in dispersione, che si guardava intorno senza capire dove fosse finito, piuttosto disorientato». “In dispersione” è come si definisce l’esemplare che si allontana dal branco divenuto forse troppo numeroso alla ricerca di nuovi spazi, perché, dice ancora Baldini, «il lupo è un animale che si autoregola».

Ma quindi oggi il lupo non è più un pericolo? «Oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, il lupo ha di che nutrirsi grazie per esempio alle nutrie, ai daini in pineta, non è quindi in concorrenza con l’uomo, come accadeva quando la popolazione umana era soprattutto non inurbata e viveva in insediamenti nelle campagne, con allevamenti diffusi. Allora ci poteva essere concorrenza per lo spazio e il cibo, oggi non più». Del resto proprio da quel mondo nasce l’immagine archetipica del lupo come minaccia tramandata da tante fiabe. Nasce anche la figura sovrannaturale del “lupo mannaro”, ossia il lupo che si nutre di uomini.  «Accade probabilmente nei secoli in cui la cristianizzazione delle campagne si manifesta mettendo in campo la paura per la figura del diavolo, della strega e in generale di creature che sconfinavano nel sovrannaturale. Troviamo il lupo mannaro in cronache del ‘500 e ‘600 e fino al  ‘700. Non possiamo negare che nella storia non ci siano stati mai attacchi di lupi agli uomini: basti pensare che spesso a badare per esempio i greggi di pecore venivano mandati bambini anche di cinque o sei anni. Ma le ragioni che possono aver portato a questi confronti oggi non ci sono più».

Quindi non c’è motivo di aver paura del lupo, oggi? «Per il momento il lupo il cibo ce l’ha, anche se come ogni predatore non disdegna il  cibo facile, come l’orso. Noi, da parte nostra, dopo un’assenza di questo animale tanto prolungata, dobbiamo forse riprendere abitudini che avevamo perso, alcune accortezze, come tenere gli animali domestici più riparati e i rifiuti più custodi o mettere un recinto per gli animali dove prima non c’era. Precauzioni minime che erano abituali in passato. In questo momento non ci sono elementi di contrasto vitale e per fortuna mi sembra che ci siano tante persone che hanno accolto questo ritorno con gioia.  Siamo lontani da quell’“ammazziamoli tutti” dominante in passato, in cui un certo antropocentrismo vedeva l’uomo come padrone di tutto, autorizzato a liberarsi di ogni concorrente».

9791259784018 0 0 0 0 0Un rapporto quello tra l’uomo e la natura in continuo mutamento che è anche al centro del recente volume firmato da Eraldo Baldini a quattro mani con Massimiliano Costa dal titolo La Romagna selvatica ieri e oggi (Il Ponte vecchio). «È una fotografia, molto accurata, dell’oggi alla luce anche del cambiamento climatico e che per questo potrebbe mutare in fretta. Un esempio su tutti? Gli uccelli migratori che oggi non hanno più bisogno di andarsene in inverno perché continuano a trovare il cibo…». Per approfondire questo argomento di sicuro fascino, il prossimo appuntamento è mercoledì  16 luglio alle 21 al bagno Luana Beach di Marina di Ravenna con gli autori.

«Con il “Don Chisciotte” ho conosciuto il vero teatro, dove gli Erranti, gli spettatori, sono parte dell’opera»

Oggi sono uno spettatore di parte. Sono a una replica a Palazzo Malagola del Don Chisciotte ad ardere di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Io ho iniziato, come migliaia di ragazzi e ragazze di Ravenna, in un coro teatrale alla non-scuola. Non so quante città in Italia possano vantare qualcosa di simile, non credo molte. Io, in prima media, ho scoperto una chiamata, una storia, durata otto anni di non-scuola e un anno di Don Chisciotte. Quell’anno, a 18 anni – era il 2023 – ho conosciuto il vero teatro. Un grande set che prendeva vita: Marco Martinelli che dirigeva le operazioni, Ermanna Montanari che mi istruiva sulla posizione in scena, Roberto Magnani, Alessandro Argnani e Laura Redaelli che ripetevano le loro parti. Mentre tutt’intorno un coro di genti diverse, che arrivavano da tanti mondi.

Coro è la parola fondamentale per raccontare questo spettacolo, questa compagnia, quel Teatro delle Albe che sta pian piano, da decenni, spiegando a Ravenna, all’Italia e al mondo cosa può fare un gruppo di gente apparentemente comune che si dà regole, battute e voce. La ripetizione e le prove mettono a punto un’orchestra che inizia dall’entrata nel “Di legno porton” – così lo definisce Ermanita (Ermanna Montanari) nel monologo d’apertura – e termina sostanzialmente alla terza anta sul palco del Rasi, dove corpi e figure si muovono come burattini sul palco del “Teattrino” un’ultima volta nelle 4 ore di spettacolo, per lasciar spazio alla morte di Don Chisciotte, senza pentimento. Un coro di arti affianca le genti, canto, disegno, scenografia, sceneggiatura, glossolalia, musica e racconto, una scultura a tutto tondo di ciò che siamo in grado di rappresentare.

Nella prima anta la passeggiata per palazzo Malagola è mozzafiato, le musiche, le danze e le scene corali guidano; ricordo la minuziosità di Martinelli nel posizionare tutti quanti in modo da creare un quadro in movimento, dove ognuno era fondamentale allo sviluppo della scena. Io avevo giusto qualche battuta, come molti altri, Martinelli veniva da ognuno di noi, si ripeteva e si provava, si ripeteva e si provava. Vengono presentati i personaggi e gli attori che li interpretano, facciamo conoscenza con le dinamiche della compagnia composta da Roberto del Castillo, Laura Ros de la Brianza e Alejandro Argnan de Puerto Foras (Magnani, Redaelli, Argnani), dalle scene traspare un’intesa costruita in anni di lavoro insieme. Gli interventi di Marcus (Martinelli) ed Ermanita danno infine respiro a un ritmo teso e incalzante.

Lo spettacolo prosegue sfondando spesso la quarta parete: si usa questa tecnica per parlare di teatro, della compagnia stessa, nella seconda anta al Palazzo di Teodorico, della fatica di fare teatro in questo mondo, ma quindi della sua importanza, di quello specchio “luminoso e zoppicante” che è l’arte drammatica, necessaria a tutti.

Il messaggio politico è forte e chiaro. il Don Chisciotte ad Ardere è contro la guerra, contro il “maledetto archibugio”, contro la tendenza a cui il mondo che dista ormai secoli dai tempi di De Cervantes si sta abbandonando, contro i triliardi di dollari nelle mani di pochi, contro la fame, lo sfruttamento, per le donne, per la parità dei generi.

I migliori momenti sono sicuramente alcuni monologhi di Don Chisciotte o Roberto del Castillo (Magnani) sulla guerra e sul mondo nella prima e terza anta; invece a illuminare la notte al Palazzo di Teodorico è un folgorante intervento nella seconda dal gruppo delle Marcelle e dei Marcelli su una ragazza adolescente usata come schiava di piacere per mezza Europa e lasciata con suo figlio in grembo “sul fondo di un lago”. La terza anta inizia con un ritorno alla Divina Commedia e un rinfresco al Forno la “Vela Bianca” di Sancho Panza al ridotto del Teatro Rasi con pane, acqua e vino; si prosegue poi nel vero e proprio teatro con le nozze di Gamaccio, dove il coro riprende centralità con danze e musiche. Dopo un poderoso intervento da alcuni minuti tutto d’un fiato, saltellando a destra e sinistra, di Sancho Panza (Argnani) lo spettacolo si conclude con le ultime battute dei cinque protagonisti, la morte di Don Chisciotte e un immenso cavallo alato posizionato nell’abside della chiesa che ora ospita il palcoscenico.

Uno sforzo “titanico” come lo definisce Martinelli, dove gli Erranti, gli spettatori, noi, sono parte dell’opera; un mondo intero prende vita, una città chiamata a raccolta, un gruppo di artisti che mette in atto un grande lavoro. Con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua partecipazione e la sua politica, con la sua fatica e la sua storia, questo è il Teatro delle Albe.

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