domenica
21 Dicembre 2025

Cocaina e hashish, fino a 300 dosi spacciate al giorno: arrestata una banda di nove persone

Il capo era l’unico che riceveva tutti gli ordini via telefono e affidava le consegne della droga ai galoppini che venivano pagati a cottimo, pochi euro per ogni recapito. La banda così organizzata arrivava a distribuire fino a trecento dosi al giorno tra cocaina (70-90 euro al grammo) e hashish (10-15), nel forese nord di Ravenna e nelle zone ferraresi confinanti. Giro di affari da mezzo milione di euro. Sono gli elementi principali che inquadrano un’organizzazione criminale al centro di un’indagine condotta dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Ravenna. Nelle prime ore della mattinata di oggi, 1 ottobre, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per nove persone (otto tunisini e un italiano) accusati di 120 capi di imputazione. L’inchiesta, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Ravenna, Rimini e Treviso. Eseguite anche una ventina di perquisizioni domiciliari che hanno portato al sequestro di denaro in contante, monili, telefoni cellulari e tre panetti di hashish per un totale di due kg. Curiosità: sui panetti, per renderli riconoscibili, gli spacciatori avevano messo i marchi di un brand di abbigliamento di lusso e di una marca di merendine per bambini.

L’operazione odierna è l’epilogo di un’attività investigativa condotta dall’Arma negli ultimi due anni. I carabinieri si misero al lavoro per chiarire i contorni di una brutale aggressione avvenuta il 10 ottobre 2023 a Mezzano: una spedizione punitiva di un gruppo di nordafricani verso un uomo solo che se la cavò con una prognosi di 40 giorni. A novembre 2023 arrivò un primo arresto e altri cinque sono stati eseguiti prima della misura cautelare odierna. «In breve tempo – spiega il colonnello Andrea Lachi, comandante provinciale dei carabinieri – ci siamo resi conto che quella era una punizione per un debito di droga ed eravamo di fronte a un sodalizio composto in maggior parte da persone di nazionalità tunisina che avevano il controllo dello spaccio in una zona specifica del territorio. Non era una semplice attività in concorso, ma c’era un gruppo organizzato».

Gli investigatori hanno individuato anche tre basi operative nel territorio ravennate, una delle quali all’interno di un bar il cui titolare non figura tra gli arrestati. «Le cessioni delle dosi avvenivano in vari luoghi – spiega ancora Lachi –, potevano essere cimiteri, supermercati o semplici parcheggi. La varietà dei punti di incontro serviva per essere meno individuabili».

Il comandante provinciale coglie l’occasione del risultato investigativo per attirare l’attenzione sul fenomeno dello spaccio: «Può sempre un argomento di poca importanza perché si sa che la droga circola, ma il contrasto al traffico è fondamentale per le forze dell’ordine perché attorno a quel mercato avvengono una serie di reati di altra natura che possono essere più gravi. Prendiamo il caso dell’aggressione di due anni fa: l’uomo pestato ne è uscito vivo, ma poteva finire peggio».

Curcio: «Contributi per quasi 7 miliardi. Tanto denaro, ma grandi rischi: auspichiamo legalità negli appalti»

«Destineremo in totale quasi 7 miliardi per la ricostruzione post alluvione in Regione: siamo stati praticamente ovunque, e visiteremo presto i pochi territori mancanti. Tanto denaro, buone possibilità ma anche un grande rischio. Fino ad oggi abbiamo lavorato sulle somme urgenze, ora iniziano appalti e interessi e ci auguriamo la massima legalità e trasparenza». Una nutrita platea di cittadini, artigiani e imprenditori ha assistito all’incontro pubblico con il commissario per la ricostruzione post alluvione ingegnere Fabrizio Curcio, ospite nella sede di Confartigianato ieri sera (30 settembre), insieme alla sottosegretaria alla presidenza dell’Emilia Romagna Manuela Rontini per un dibattito sul tema “Per non dimenticare il 2023: dopo l’alluvione in Romagna, il punto su risarcimenti e ricostruzione”.

Tra i punti centrali toccati dal commissario, è emersa con forza la discrepanza tra i numeri stimati delle persone colpite dall’alluvione (oltre 60mila secondo le valutazioni iniziali) e le segnalazioni effettivamente pervenute attraverso le procedure di richiesta aiuti, ferme a circa 4600. «I fondi non mancano: su 1,2 miliardi di euro a disposizione, ne sono stati erogati appena 110 milioni – ha spiegato Curcio -. Ma servono stime concrete che quantifichino i danni subiti dai privati, per non immobilizzare inutilmente le risorse». A pesare sul quadro generale, un clima di sfiducia crescente, alimentato dalla complessità burocratica e dalle difficoltà riscontrate nell’utilizzo delle piattaforme digitali dedicate alle richieste di risarcimento. Proprio per questo, il Il decreto legislativo 65 si pone l’obiettivo di semplificare le procedure sia per il settore pubblico che per quello privato: al debutto nelle ultime settimane anche Indica, una nuova piattaforma di facile accesso (attraverso Spid o Cie), che non corrisponde a una vera e propria richiesta di rimborso, ma alla volontà di presentare la domanda, dando diritto a una priorità nell’esame della propria pratica. Il termine per compilarla è fissato al 31 ottobre. Discorso a parte per i Cis (Contributi di Immediato Sostegno) che prevedevano un contributo pari al 50% del danno solo a fronte dell’altra metà coperta dal cittadino: «Questo rappresentava un problema per molte famiglie, che si trovavano poi senza liquidità per terminare i lavori – ha continuato il commissario -. per questo abbiamo studiato un cambio di paradigma, dove il 50% viene anticipato senza richieste dirette al cittadino e, una volta messi a terra i lavori con documentazione tangibile, vengono erogati gli incentivi successivi». Il termine ultimo per la richiesta di contributi immediati era fissata per il 30 settembre, ma è stata prorogata al 31 ottobre 2025.

Per quanto riguarda le opere pubbliche invece, sono stati stanziati circa 2,9 miliardi di euro, la maggior parte dei quali già assegnati. In arrivo anche un ulteriore miliardo di euro destinato a progetti a lungo termine, da ripartire tra Emilia-Romagna, Marche e Toscana (alla nostra regione però spetterà l’importo più significativo, oltre 900 mila euro sul totale stimato). Il totale di risorse stanziato per le opere di ricostruzione in Emilia-Romagna si avvicina quindi ai 7 miliardi di euro. Qui l’appello del commissario alla trasparenza e legalità dei procedimenti: «Perché fino adesso abbiamo lavorato con imprese più o meno note. Oggi iniziano gli appalti e le attività a più alto rischio. Trasparenza e legalità possono fare la differenza tra una ricostruzione di cui avremo o no una buona memoria – ha espresso chiaramente l’ingegnere -. Io non vorrei mai che il vostro e il nostro lavoro, in un ambito tanto delicato, possa essere sporcato dagli interessi personali».

Infine, il punto sulla delocalizzazione: «La normativa attuale non consente spostamenti basati sul rischio – ha precisato Curcio -. la delocalizzazione è incentivata solo per le abitazioni gravemente danneggiate e non ricostruibili, escludendo quindi gli immobili situati in aree problematiche». L’articolo 2 chiarisce che per “gravemente danneggiate” si intendono anche le abitazioni dichiarate inagibili da un’ordinanza del sindaco e, dopo una prima fase di valutazioni, l’indennizzo per la delocalizzazione è stato aumentato da 1.800 a 2.350 euro al metro quadrato (più iva), oltre a un contributo per spese notarili e demolizione (quest’ultima a carico del Comune, e successivamente risarcita dal Ministero).

Durante i lavori, la sottosegretaria Rontini ha avuto modo di illustrare la programmazione degli interventi di manutenzione e sicurezza idraulica: i fondi destinati alla manutenzione dei fiumi del territorio sono raddoppiati «Non credete a chi racconta che la sola pulizia dei corsi d’acqua avrebbe evitato il disastro, ma sicuramente ci impegneremo maggiormente nella manutenzione» ha precisato la funzionaria. Gli adeguamenti apriranno inoltre 20 nuove posizioni negli uffici territoriali, con un cambio di dirigenza anche nel ravennate. Con il Dl 65 poi viene assegnato un ulteriore miliardo a De Pascale, da spendere entro il 2030 e assegnare entro il 2026: «Ma puntiamo ad assegnarne almeno la metà a opere urgenti entro la fine di quest’anno» ha continuato Rontini. Infine, un’anticipazione sul progetto delle casse di espansione per il Lamone, in merito al quale uscirà un documento nei prossimi giorni: «Il progetto è confermato: abbiamo chiesto ai cittadini pareri, contributi e suggestioni e abbiamo ricevuto oltre 500 proposte e segnalazioni».

A chiudere l’incontro, le parole di Emanuela Bacchilega, Presidente Provinciale Confartigianato e imprenditrice bagnacavallese fortemente colpita dall’alluvione: «Abbiamo bisogno di procedure più veloci e aiuti concreti, come imprenditori non vorremmo mai smettere di investire sul nostro territorio per mancanza di sicurezza».

Ergastolo a due ex carabinieri per l’omicidio di un collega, i familiari: «Pier Paolo meritava giustizia»

La sentenza della corte d’assise d’appello di Bologna sull’omicidio del 21enne Pier Paolo Minguzzi di Alfonsine nel 1987, con la condanna all’ergastolo per due ex carabinieri (assolto un terzo imputato), è un concentrato di emozioni forti per i familiari della vittima che attendevano una risposta da 38 anni (qui tutti i resoconti delle udienze dei due gradi di giudizio).

Per tutti è difficile commentare perché sale il groppo in gola. Quel figlio e quel fratello non tornerà, ma ora un tribunale ha deciso che i colpevoli hanno un nome. È la cosiddetta giustizia terrena, per collegarsi al ragionamento della madre 92enne Rosanna Liverani: «Io so che lassù Pier Paolo è a posto – è il commento fatto dall’anziana con i parenti più stretti –, ma voglio che anche quaggiù si sappia che era un bravo ragazzo».

La donna è stata sentita dai giudici bolognesi anche ieri, 30 settembre, nell’ultima udienza del processo di secondo grado. Si impegna a dire la verità?, la domanda di rito del presidente della corte. «Solo quella so dire», la risposta che ha fatto bagnare gli occhi di tanti in aula, tra avvocati e parenti. E nelle poche risposte date per smentire il presunto alibi di uno degli imputati, c’era tutta la sofferenza di una madre che chiedeva solo di sapere chi le aveva ammazzato un figlio di 21 anni in una notte di aprile del 1987 quando era uscito con amici e fidanzata.

Dopo il verdetto il fratello Gian Carlo, oggi 71enne, riesce a dire solo poche parole: «È una sentenza che sarebbe dovuta arrivare 30 anni fa o 38 anni fa».

La sorella Anna Maria, 68enne, accoglie la condanna come la conferma di qualcosa che dice di aver sempre saputo: «Noi della famiglia abbiamo sempre avuto la convinzione che gli imputati fossero colpevoli, ma l’assoluzione di primo grado ci aveva davvero demoralizzato. In quel momento ho pensato di mollare».

Invece nessuno ha mollato e ora Anna Maria può ricordare l’incontro con l’avvocata Elisa Fabbri nove anni fa: «Se siamo arrivati a questa sentenza è molto merito suo perché mi convinse che si poteva ottenere giustizia. Era il 2016 quando cominciammo a lavorare per presentare un esposto. Noi avevamo un po’ perso le speranze, forse anche per dimenticare un momento così brutto per la nostra famiglia».

Fabbri ha lavorato con i colleghi Paolo Cristofori e Luca Canella, tutti del foro di Ferrara, ognuno in rappresentanza dei tre familiari come parti civili. Anche il commento dei legali dopo la sentenza parte da nove anni fa: «Era il 25 maggio 2016 e facemmo una conferenza a Ferrara per chiedere la riapertura del caso. È stato un percorso lungo e difficile per cui dobbiamo ringraziare i magistrati che hanno creduto in questa vicenda: Alessandro Mancini, Marilù Gattelli e Massimiliano Rossi. Hanno fatto un lavoro puntuale e meticoloso».

Alluvione 2023, il Comune di Ravenna mette a disposizione 1,6 milioni di euro di donazioni per i cittadini più danneggiati

Il Comune di Ravenna ha definito, con una delibera approvata dalla giuntamartedì 30 settembre, le modalità di erogazione di una quarta tranche di contributi del cosiddetto fondo comunale alluvione, costituito dalle donazioni di tutti coloro che hanno partecipato alla raccolta “Un aiuto per Ravenna”.

Per questa quarta fase sono stati stanziati 1 milione e 600mila euro, che potranno essere incrementati qualora necessario e che saranno destinati prioritariamente a coloro che sono stati maggiormente colpiti dall’alluvione di maggio 2023, con danni materiali molto rilevanti, e che avranno presentato la domanda sul portale Sfinge.
Ad oggi, dei quasi 8 milioni di euro del fondo donazioni, 5 milioni e 958mila sono già stati distribuiti o in distribuzione.

Con la delibera approvata ora dalla giunta comunale si riconosce quindi un contributo aggiuntivo da stanziare a favore di tutti i cittadini che non hanno ottenuto l’intera copertura del danno così come quantificato nella perizia tecnica di stima e in relazione alle spese effettivamente sostenute riscontrabili dalle fatture presentate in fase di rendicontazione finale, a saldo. L’importo erogato sarà calcolato sulla differenza tra quanto stimato nella perizia tecnica presentata su Sfinge e quanto riconosciuto da Invitalia, tenendo conto delle spese effettivamente sostenute riscontrabili dalle fatture presentate in fase di rendicontazione finale, degli indennizzi accertati dalle assicurazioni e degli altri contributi ricevuti (donazioni e Cis). Il contributo potrà coprire fino al 100% di questa differenza, ma senza superare in alcun caso il valore del danno effettivamente subito e stimato.

Per ottenere i nuovi contributi sarà necessario aver presentato o presentare la domanda sul portale Sfinge e la richiesta di contributo dalla quarta tranche del fondo comunale, compilando il modulo scaricabile al seguente link: https://www.comune.ra.it/news/quarta-tranche-dei-contributi-del-fondo-comunale-alluvione-stanziati-1-milione-e-600mila-euro-destinati-ai-cittadini-che-non-hanno-ottenuto-lintera-copertura-del-danno-domande-entro-il-31-m/

La richiesta può essere presentata fino al 31 marzo 2026 secondo le seguenti modalità:

  • via mail scrivendo all’indirizzo demografici.comune.ravenna@legalmail.it (si precisa che, pur trattandosi di un indirizzo di posta elettronica certificata, la mail dalla quale parte la richiesta può anche essere una casella di posta elettronica non certificata)
  • personalmente allo Sportello polifunzionale di viale Berlinguer 30 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13, martedì e giovedì anche dalle 14.30 alle 16.30, sabato dalle 8.30 alle 12.30;
  • agli uffici decentrati di via Maggiore 120 e via Aquileia 13 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12.30 e martedì e giovedì pomeriggio dalle 14 alle 17;
  • agli uffici decentrati del forese dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13, sabato dalle 8.30 alle 12.30.

Per informazioni: 0544.485080, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 17, il sabato dalle 8.30 alle 12.30.

La Flotilla verso Gaza, nella zona a rischio. Il ravennate Biasioli al timone della Morgana: «Andiamo avanti, seguiteci»

La Global Sumud Flotilla è a poca distanza dalla Palestina, entrata nella zona a rischio, a circa 120 miglia nautiche da Gaza (aggiornamento alle 8.30 di mercoledì 1 ottobre). Al limite delle 150 miglie la fregata Alpino della Marina Militare Italiana aveva diramato il secondo e ultimo avviso ufficiale a tutte le imbarcazioni, comunicando che non avrebbe oltrepassato tale limite. Fin dal primo avviso, diramato alle 16:30 di ieri, l’Alpino si era detta disponibile a «recuperare eventuale personale che avesse voluto essere trasferito a bordo».

Al timone di una delle barche coinvolte, la Morgana, c’è il ravennate Carlo Alberto Biasioli, che sui social ha comunicato l’intenzione di proseguire, invitando tutti quelli all’ascolto a continuare a seguire le varie dirette, per testimoniare quanto accadrà.

Si registrano quindi i primi contatti con l’esercito israeliano: due navi, la Alma e la Sirius, sono state avvicinate da due motovedette della Marina. Segnalato anche l’avvistamento di un sommergibile israeliano in immersione lungo la rotta. Il messaggio sui social è sempre lo stesso: «Continuiamo a navigare senza lasciarci scoraggiare dalle minacce e dalle tattiche intimidatorie di Israele».

Cambio gestione alla storica Caffetteria Ramiro di piazza Caduti

Da lunedì 6 ottobre la storica Caffetteria Ramiro di piazza Caduti, in centro a Ravenna, riaprirà con una nuova gestione tutta ravennate.

I dettagli sono riportati in un articolo pubblicato sull’edizione di oggi (1 ottobre) del Corriere Romagna.

Dopo diversi anni di gestione da parte di una società veneta specializzata in esercizi pubblici, nelle scorse settimane la chiusura del locale aveva suscitato curiosità tra i passanti. A rilevarlo sono tre ravennati già con esperienza nel settore, Enrico Gardini, Max Nano e Miriam Fulciniti. Il nome non cambierà, in omaggio al fondatore Ramiro Recine.

Inizialmente il locale (con tanto di licenza per i tabacchi) aprirà dalle 6 del mattino fino alle 21, con l’obiettivo di allungare l’orario fino alle 23 in estate.

Il ravennate Raimondo segna una doppietta al Cesena

Una doppietta del ravennate Raimondo abbatte il Cesena. Il centravanti 21enne di proprietà del Bologna ha segnato i suoi primi due gol con la maglia del Frosinone proprio contro la squadra in cui è cresciuto, il Cesena (che lo aveva prelevato quando era ancora un bambino dall’Azzurra, dove aveva iniziato a tirare i primi calci al pallone). Nel 2018, a causa del fallimento dei bianconeri, il passaggio in Emilia, dove debuttò in Serie A nel 2021 grazie a Sinisa Mihajlovic.

La sua doppietta è risultata decisiva nella vittoria del Frosinone (3-1 il finale) nel big match del turno infrasettimanale del campionato di serie B, che ha permesso alla squadra di Alvini di superare lo stesso Cesena e piazzarsi momentaneamente in testa alla classifica, in attesa del Modena, impegnato contro la Carrarese.

Dopo 38 anni un tribunale ha stabilito chi ha ucciso il 21enne Pier Paolo Minguzzi: due ergastoli

L’attesa è durata 38 anni, ma ora un tribunale ha stabilito chi ha ammazzato il 21enne Pier Paolo Minguzzi di Alfonsine. La corte d’assise d’appello di Bologna ha condannato all’ergastolo due uomini, due ex carabinieri, per l’omicidio dello studente universitario di Agraria e carabiniere di leva, terzo genito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta, trovato morto l’1 maggio 1987 a distanza di dieci giorni dal rapimento con la richiesta di 300 milioni di lire come riscatto. Assolto un terzo imputato. La procura generale aveva chiesto l’ergastolo per tutti, come fatto già in primo grado quando però arrivò l’assoluzione per tutti per non aver commesso il fatto. Entro novanta giorni il deposito delle motivazioni.

I condannati sono il 60enne Orazio Tasca di Gela e il 61enne Angelo Del Dotto di Ascoli Piceno, all’epoca dei fatti in servizio alla stazione di Alfonsine. Assolto il 69enne Alfredo Tarroni di Alfonsine, idraulico del paese e amico stretto dei due condannati. Vale la pena ricordare che per la drammatica vicenda nessuno era mai stato indagato fino al 2018, quando fu riaperto il fascicolo con un esposto dei familiari (nel 1996 la chiusura della prima indagine rimasta a carico di ignoti).

I giudici bolognesi – al termine di una camera di consiglio durata cento minuti nella quinta udienza che si è svolta oggi, 30 settembre 2025 – hanno quindi parzialmente ribaltato il verdetto di primo grado arrivato a Ravenna a giugno 2022. La corte d’assise d’appello, presieduta da Domenico Stigliano (a latere Rossana Maria Oggioni) ha condannato i due ex militari per sequestro di persona e omicidio, prescritto invece il reato di occultamento di cadavere. I giudici hanno anche quantificato in via definitiva i risarcimenti per le parti civili: un milione di euro per la 92enne madre Rosanna Liverani, mezzo milione a testa per i fratelli Gian Carlo e Anna Maria, 30mila euro per Nuovo sindacato carabinieri (avv. Maria Grazia Russo) e 30mila euro per il ministero della Difesa (avv. Uliana Casali dell’Avvocatura dello Stato).

Minguzzi fu rapito nella notte fra il 20 e il 21 aprile del 1987. Il giovane carabiniere era in licenza dalla caserma di Mesola (Ferrara) per le festività pasquali, era uscito con la fidanzata e non è mai tornato a casa. Secondo l’accusa fu ucciso poche ore dopo il rapimento perché riconobbe i sequestratori. Per i dieci giorni successivi i rapitori telefonarono una decina di volte ai familiari chiedendo 300 milioni di lire. L’1 maggio 1987 il corpo affiorò nelle acque ferraresi del Po di Volano legato a una grata divelta da un casolare poco distante che era stato il luogo di detenzione del 21enne.

I tre imputati Del Dotto, Tarroni e Tasca si sono sempre dichiarati innocenti, negando collegamenti con un’altra vicenda dai contorni molto simili che invece li vide protagonisti a luglio 1987: l’omicidio di un carabiniere che portò a tutti condanne ultraventennali (già scontate). I tre furono arrestati in flagranza a Taglio Corelli dopo una sparatoria in cui rimase ucciso il 23enne Sebastiano Vetrano (raggiunto da un colpo sparato da Del Dotto con un revolver di Tarroni). A bordo di una Fiat 127 bianca i tre andarono nei pressi di una casa colonica in via Reale per ritirare una borsa con 150 milioni di lire depositata da un altro imprenditore dell’ortofrutta, Roberto Contarini, che avevano minacciato al telefono chiedendo inizialmente 300 milioni per non fargli fare la stessa fine di Minguzzi.

Proprio dalla vicenda Contarini arriva l’elemento forse più importante a sostegno dell’accusa, la cosiddetta prova regina. Una perizia fonica – disposta dai giudici d’appello – ha appurato una forte corrispondenza tra la voce registrata del telefonista del caso Minguzzi e quella dell’imputato Tasca che era stato, per sua stessa ammissione, il telefonista del caso Contarini. Il perito fonico incaricato dai giudici di primo grado aveva invece escluso la corrispondenza fra le voci.

La polizia locale di Ravenna nel 2025 ha fatto 78 multe per utilizzo del cellulare alla guida

«Ho ricevuto una telefonata urgente». Questa la giustificazione più diffusa tra coloro che sono stati sorpresi a utilizzare il cellulare durante la guida dalla polizia locale di Ravenna. Dall’inizio dell’anno sono stati 78 i verbali contestati per violazione dell’articolo 173 del Codice della strada, che vieta l’uso di apparecchiature come i telefoni cellulari durante la conduzione del veicolo. Nel 94% dei casi l’irregolarità accertata ha comportato, oltre alla sanzione, la procedura di sospensione della patente, con decreto prefettizio, da 15 giorni a 2 mesi; nel restante 6% è stata disposta la sospensione breve di 7 giorni a cui si è aggiunto il provvedimento del Prefetto mentre per un automobilista, con meno di 10 punti sulla patente, è scattata una sospensione breve pari a 15 giorni, oltre alla sospensione ordinaria prefettizia. Complessivamente le sanzioni comminate ammontano a circa 20.000 euro.

«L’attività di controllo proseguirà – assicurano dalla polizia locale -, con l’intento di scoraggiare comportamenti pericolosi, tra le prime cause di incidente, spesso sottovalutati, che possono avere conseguenze gravissime».

Riparte la distribuzione gratuita di alberi o arbusti. Stanziamento di 3 milioni di euro della Regione

La Regione conferma anche quest’anno il progetto “Mettiamo radici per il futuro” con un nuovo stanziamento complessivo di 3 milioni di euro per il triennio 2025-2027.

Da mercoledì 1° ottobre, cittadini, associazioni ed enti pubblici potranno recarsi in uno dei vivai convenzionati (in provincia sono tre: Vivai Landi a Mezzano e Dalmonte Gaspare e Samuele) per ritirare gratuitamente uno o più alberi o arbusti tra le 100 specie autoctone disponibili per piantarli e prendersene cura.

Le imprese invece potranno partecipare al progetto attraverso la definizione di un accordo con un Comune o un ente territoriale (Unioni di Comuni) che si occuperà di ritirare gratuitamente le piantine dai vivai per poi consegnarle all’impresa che realizzerà la piantagione con propri mezzi.

La Regione ha predisposto una guida, l’Abaco degli Alberi, per aiutare a individuare le specie più adatte al terreno e alle condizioni climatiche del luogo in cui verranno messe a dimora, che dovrà comunque essere all’interno del territorio dell’Emilia-Romagna, in aree di proprietà, di cui si ha possesso o disponibilità.

Sul sito “Mettiamo radici per il futuro”, sono disponibili tutte le informazioni, compresi consigli utili sulla piantagione e la cura delle piante, oltre ad approfondimenti scientifici. Disponibili anche podcast di approfondimento su ognuno di questi aspetti in compagnia di esperti come il professore dell’Università di Firenze, Stefano Mancuso.

Far west a Classe al termine della partita di Juniores: rissa tra ragazzi (e genitori)

Una ventina di persone che si rincorrevano, cercando di colpirsi, e mamme con bambini piccoli che cercavano rifugio negli spogliatoi. È questa la scena che si è parata davanti agli occhi all’allenatore del Cava Ronco all’uscita degli stessi spogliatoi, così come raccontato agli agenti della polizia locale giunti sul posto sabato pomeriggio al termine di una gara del campionato Juniores “Elite” di calcio, a Classe, tra ragazzi di 16, 17 e 18 anni.

La rissa avrebbe visto coinvolti anche genitori dei calciatori. Ad avere la peggio un 18enne della squadra forlivese, soccorso dall’ambulanza per aver ricevuto un pugno allo zigomo da un coetaneo del Classe, con cui si era scontrato inizialmente in campo. La resa dei conti, evidentemente, nel parcheggio del campo sportivo, dopo la doccia. Stando ad altre testimonianze, lo stesso giovane aggressore dei padroni di casa sarebbe poi stato picchiato dal padre del ragazzo precedentemente colpito con un pugno, nel tentativo di farsi giustizia da solo.

Un altro dei presenti ha denunciato alla polizia locale di aver ritrovato la propria auto parcheggiata con un’ammaccatura.

Le testimonianze raccolte dagli agenti sono quindi state trasmesse alla procura della Repubblica, che potrebbe avviare un’indagine. Aspettando magari anche le inevitabili e formali querele delle persone coinvolte.

Alla Torre di via Vicoli sport e inclusione si uniscono per una giornata di arrampicata aperta a tutti

Sport, avventura e inclusione sociale si uniscono in un unico evento alla torre di via Vicoli, che ospiterà domenica 5 ottobre l’evento La Fenice, fortemente voluto dall’atleta in carrozzina Laura Rampini. «La Fenice come simbolo universale di rinascita – spiega Rampini -. Festeggio quest’anno il 30esimo “anniversario” in sedia a rotelle, dopo un grave incidente, e da quattro mi è stata diagnosticata la tetraplegia. Ogni volta è come rinascere. È stato mio figlio a farmi scoprire l’arrampicata, e salendo sulla torre a 15 metri di altezza, aiutata da imbracature speciali e operatori preparati ho rivissuto sensazioni che non provavo da tempo, lanciandomi da oltre 4000 metri: il vento tra i capelli, la vista dall’alto, la sensazione di essere sospesa».

Rampini è la prima paracadutista al mondo in carrozzina al mondo ed è presidente e fondatrice dell’associazione Liber-Hand-o che promuove l’evento in collaborazione con il comune e con la scuola di arrampicata Gravity Fighters di Dario
Tasselli.

L’evento prenderà il via alle 9 con il coordinamento delle attività e alle 11 avrà luogo l’inaugurazione alla presenza dell’assessora Hiba Alif: «Un progetto che, da arrampicatrice, non posso che supportare. Non solo per il valore sportivo, ma anche per quello umano e sociale: non solo è un’ottimo ambiente dove stringere conoscenze, ma anche dove porsi obiettivi, provare e riprovare, sempre con il supporto di qualcuno». Per l’intera giornata i partecipanti potranno arrampicare sulla ex torre dell’acquedotto, dal 2017 parete attrezzata per l’arrampicata sportiva, considerata la più alta d’Italia e gestita da Gravity Fighters.

«L’obiettivo è quello di una grande festa dello sport e dell’inclusione sociale aperta a tutti – commentano gli organizzatori -. dove la disabilità non diventa altro che un aspetto, non una diversità. Una condizione che forse non permette di fare tutto, ma a volte porta a fare anche di più di chi “può fare tutto”».

All’evento parteciperanno ospiti di spicco del mondo dello sport paralimpico e si potrà godere di un’animazione vivace pensata per grandi e piccoli tra truccabimbi, palloncini, magia, bolle di sapone giganti e musica diffusa. Verrà inoltre rilasciato un attestato di partecipazione. «Questa dev’essere una giornata di gioia, di condivisione, di ricordi – spiega Rampini -. Una giornata per ritrovare i luoghi, le emozioni e, forse, anche un po’ sé stessi. E da questa giornata, nascerà qualcosa di importante».
Durante la giornata verranno scattate fotografie che sarà poi possibile scaricare gratuitamente dalla pagina facebook di Laura Rampini, mentre il regista Gerardo La Mattina inizierà le riprese del cortometraggio “Normabili”, che verrà proiettato in un teatro della città e divulgato nei canali social e di riferimento dell’associazione. Saranno presenti Rai2 e altri media.

«Patrocinare questa iniziativa – sottolinea il sindaco Alessandro Barattoni – riafferma i valori dello sport e, al tempo stesso, permette ai giovani di conoscere l’esperienza di Laura Rampini, che è riuscita a cogliere da un evento drammatico nuove occasioni e opportunità di vita quotidiana, con uno spirito di condivisione dell’esperienza generoso e ammirevole. Questo evento non sarà “una tantum”, ma segnerà l’inizio di un nuovo percorso».

Grazie alla sua associazione Liber-Hand-O, Rampini ha intrapreso diverse iniziative in ambito sportivo e sociale, sensibilizzando sui temi di integrazione e abbattimento delle barriere non sono solo fisiche, ma soprattutto morali, sociali e culturali. Ha praticato lo sci disabili diventando campionessa interregionale nel 2004/2005; detiene il primato mondiale conseguito nel 2008 come prima e unica paracadutista paraplegica; sempre nel 2008 è stata riconosciuta “Atleta dell’anno” dall’Associazione Sport di Milano ed è protagonista del film-documentario “Falling” che tratta il tema della tenacia, della volontà e della voglia di ricominciare anche quando la vita ti abbatte. Infine è promotrice del progetto per le scuole superiori di Ravenna “Noi grandi domani”; ha ideato il progetto “Liberamondo” per promuovere la cultura dell’accessibilità, dimostrare le possibilità di viaggio anche per le persone disabili e incoraggiare l’esplorazione del mondo. “Nessuna barriera tra me e il cielo” è il libro che ha scritto, edito da Mondadori, sulla sua vita. È inoltre “Cavaliere della repubblica” per l’impegno nel sociale.

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