La mostra di Tugnoli: la guerra in Palestina in un labirinto tra foto e parole Seguici su Telegram e resta aggiornato Per la festa della Liberazione inaugura l’esposizione del fotoreporter: il racconto di un anno e mezzo di conflitto a Gaza, Cisgiordania e Libano vuole coinvolgere il visitatore in maniera attiva tra Qr Code da inquadrare e descrizioni delle immagini da scoprire alla fine del percorso Ci sono 40 foto in bianco e nero alle pareti dell’ex convento di Bagnacavallo per mostrare un anno e mezzo di guerra in Palestina e Libano, ma la mostra di Lorenzo Tugnoli, il fotoreporter 45enne di Sant’Agata sul Santerno che lavora per il Washington Post (qui la nostra intervista) ed è stato il primo italiano a vincere il premio Pulitzer nel 2019, vuole dare occasioni al visitatore per non restare spettatore passivo ma aumentare la propria conoscenza dei fatti. Appena si entra si viene accolti da un insieme di dadi con le parole delle conflitto sulle varie facce: il visitatore può disporli a suo piacimento per scegliere le parole che ritiene più opportune. Il percorso di visita è disseminato di Qr Code da inquadrare con il cellulare per accedere a fonti varie: da video Youtube a documenti ufficiali passando per post Instagram. Sul pavimento di un corridoio una distesa di faldoni e carte che formano una sorta di labirinto attraverso cui si è costretti a passare ma dove ci si può anche fermare per la consultazione: sono risoluzioni Onu a partire dal 1907, report e relazioni che toccano i fatti che riguardano Israele e le sue azioni, 140 testi per un totale di 36mila pagine. Una delle ultime sale offre una scrivania di libri sul tema con l’invito a sedersi per leggere (i volumi saranno poi lasciati alle biblioteche della Romagna). Quello che si può vedere fino al 2 giugno (giovedì e venerdì 16-21; sabato e domenica 10-12 e 16-19, ingresso gratuito) è il risultato del lavoro della curatrice Francesca Recchia, studiosa e scrittrice interessata alla dimensione geopolitica dei processi culturali, e dell’architetto e designer Diego Segatto che si è occupato dell’allestimento. Le foto sono mute: non ci sono le classiche didascalie con data, luogo e descrizione, come ci aspetteremmo in una mostra fotografica. Una scelta voluta che chiama in causa un altro tema al centro della mostra: la responsabilità della mediazione nel racconto dei fatti in Medioriente. Solo alla fine del percorso di visita di trova una sorta di fanzine di quattro pagine che offre informazioni e spiegazioni delle immagini, così che il visitatore possa riguardarle a ritroso. Così si legge nel pamphlet: «La mostra “fa che sia un racconto” – titolo tratto da un verso di un poeta e intellettuale palestinese ucciso da un raid israeliano – offre un’inedita riflessione individuale e civica sulle difficoltà, i vuoti, le complicità, le manipolazioni e i silenzi che caratterizzano l’atteggiamento dei media e del pubblico attorno all’escalation militare tra Israele, Palestina e Libano, iniziata il 7 ottobre 2023. Di fronte al rischio di assuefazione al dolore e alla brutalità della guerra, il progetto espositivo vuole suscitare interrogativi sull’importanza di difendere il diritto fondamentale alla corretta informazione, mostrando la necessità di disporre della conoscenza dei fatti e riconoscendo situazioni in cui l’informazione è vittima di eufemismi e censure». L’accento posto dagli autori della mostra sul ruolo dei media si vede anche da un aspetto ludico. Nelle ultime sale c’è un computer con un videogioco ideato nel 2024 da Molleindustria, nickname del game designer Paolo Pedercini: un videogame satirico che invita ad assemblare i titoli del New York Times per non scontentare politici, poteri economici e Israele. Il testo della brochure ricorda che «da ottobre 2023 siamo testimoni di equilibrismi verbali e circumnavigazioni dei fatti che vengono elaborati con grande maestria al fine di non prendere posizione, non schierarsi, non nominare i colpevoli e soprattutto non correre mai il rischio di subire l’infida accusa di antisemitismo». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Tugnoli, foto dalla guerra in Palestina e Libano: «I popoli oppressi reagiscono» La protesta pro Palestina attacca la sede di Curti: striscione appeso nella notte In piazza fino a fine novembre contro la guerra Seguici su Telegram e resta aggiornato