venerdì
04 Luglio 2025

Alluvioni annuali e ricostruzioni, la nuova “normalità” del Ravennate

Scampato il rischio di un’altra diffusa inondazione, nel territorio si fanno i conti con la gestione delle precipitazioni sempre più intense e frequenti. Ma i lavori in corso non bastano

Brisighella Lamone
Campi allagati a Brisighella (14 marzo)

Nel Ravennate si è sfiorata un’altra grande alluvione. Tra il 13 e il 14 marzo due intensi temporali hanno messo a rischio la tenuta degli argini, in particolare del fiume Lamone, e provocato allagamenti e danni a Brisighella. La quantità media di pioggia caduta è stata inferiore rispetto agli eventi del 2023 e 2024 (50-150 mm, contro i 250-350 dello scorso anno) e solo per questo si è evitato il peggio. Ma il territorio resta molto fragile e compromesso dai precedenti eventi, e ogni volta che piove tanto, i pericoli e le criticità sono enormi. Sono le conseguenze del riscaldamento globale di causa antropica, che in Romagna colpiscono più che altrove, e che i lavori della Regione non possono bastare a contenere.

Precipitazioni Medie Randi
La tabella elaborata da Pierluigi Randi, presidente dell’associazione meteorologi professionisti

La cronaca: cosa è accaduto
L’evento temporalesco era atteso. La Protezione civile ha diramato l’allerta rossa per venerdì e sabato, e in tutta la provincia di Ravenna è stata ordinata la chiusura delle scuole, al fine di diminuire gli spostamenti. Le precipitazioni si sono accanite sulla fascia appenninica e hanno ingrossato i fiumi, facendo temere per l’arrivo delle piene in pianura. Tutti i sindaci del territorio coinvolto hanno disposto l’evacuazione delle case più a rischio, l’allestimento dei presidi di accoglienza e la chiusura delle strade vicino ai fiumi. Nel primo pomeriggio di venerdì il Santerno e il Lamone hanno superato la soglia rossa; il Senio, il Marzeno e il Ronco quella arancione. Ma gli argini hanno per lo più tenuto. Gli unici danni sono avvenuti a Brisighella, dove il Lamone ha allagato i campi e le case di circa 50 famiglie.

Il dibattito
Una nota della Regione Emilia-Romagna ha erroneamente paragonato le precipitazioni della settimana scorsa con quelle delle precedenti alluvioni, affermando che «la situazione è rimasta sotto controllo anche grazie ai lavori effettuati negli ultimi due anni». Ma la realtà è più complessa. Secondo i dati Arpae, le ultime precipitazioni sono state meno della metà rispetto alle alluvioni del 2023 e 2024. «Non è vero che questa volta non ci siamo allagati grazie ai lavori», ha commentato lo scienziato ambientale ravennate Antonio Lazzari. «I dati ci dicono altro: non ci siamo allagati solo perché è caduta meno acqua». Ad ammetterlo è anche il presidente della Regione Michele De Pascale: «Gli interventi fatti negli ultimi due anni sono stati molto importanti, ma non sono ancora sufficienti a fronteggiare questa nuova normalità di eventi di pioggia violenti e frequenti. Se avesse piovuto ancora di più, difficilmente saremmo riusciti a contenere le acque nell’area di pianura».

La situazione, sottolinea Lazzari, è di emergenza costante: «Il nostro territorio non è in grado di accogliere grandi quantitativi di pioggia. L’aumento della temperatura è direttamente proporzionale alla quantità di acqua che rimane in sospensione nell’atmosfera. Oggi siamo solo a marzo, ma purtroppo nei prossimi mesi potremmo aspettarci molto peggio di ciò che è accaduto negli anni precedenti. E ogni anno sarà sempre più grave. Prima ce ne rendiamo conto e smettiamo di blaterare sui social, prima potremo trovare delle soluzioni, che sono molto complesse e difficili». Ma quanti e quali sono i lavori in corso? La Regione ha pubblicato un database che elenca oltre mille interventi, di cui 395 conclusi e il resto da avviare o terminare. Ma nella lista sono state inserite sia le opere urgenti di ricostruzione e ripristino, sia quelle di ordinaria manutenzione, che si effettuano a prescindere dalle emergenze. Inoltre, tutto ciò non può bastare a mettere in sicurezza il territorio.

 

Gli interventi: come evitare che accada di nuovo
La crisi climatica è un fenomeno globale con conseguenze locali. Con l’aumento delle temperature dovuto alle emissioni di anidride carbonica, l’acqua evapora in maggiore quantità e si accumula nell’atmosfera, provocando precipitazioni sempre più intense e violente. Questo accade soprattutto nell’alto Adriatico, che essendo un mare basso, si riscalda più velocemente. Ma c’è un altro motivo per cui la Romagna è ritenuta un “hotspot climatico”, ovvero un luogo dove le conseguenze del riscaldamento globale sono più gravi che altrove: si tratta dell’eccessiva antropizzazione del territorio, favorita dalle politiche degli ultimi decenni. Il cemento, l’asfalto e la riduzione del verde contribuiscono ad aggravare le conseguenze delle forti piogge, poiché il suolo è più impermeabile e meno in grado di assorbire l’acqua. A ciò si aggiungono la deviazione e la costrizione dei fiumi in argini artificiali, che hanno eliminato lo spazio libero nel quale l’acqua poteva uscire in caso di piene. Peraltro, ogni piena stressa gli argini e quindi li rende più fragili e meno pronti a contenere l’evento successivo. In un territorio pianeggiante come l’Emilia- Romagna, un’ex palude con molte aree sotto il livello del mare, colpite dalla subsidenza e tenute all’asciutto da bonifiche e idrovore, tutto ciò è un mix esplosivo di cui oggi stiamo vedendo solo le prime conseguenze.

La situazione di emergenza è ormai costante. «È vietato utilizzare le parole eccezionale e straordinario», ha detto De Pascale al Post. «Se dopo una pioggia abbondante il livello sale fino a dieci metri, bisogna dare l’allerta. È come vivere in una zona sismica. Non è bello affrontare questo senso di precarietà, però non possiamo mentire alle persone». La consapevolezza sembra diversa rispetto a quella di maggio 2023, quando l’allora sindaco di Ravenna additava le tane delle nutrie (e gli ambientalisti che le difendevano) tra le cause delle esondazioni.

Mentre la duplice alluvione del 2023 ha rappresentato un trauma in un territorio ancora in gran parte inconsapevole, le repliche di settembre e ottobre 2024 sono state uno spartiacque necessario a far capire che questo tipo di evento sarà ricorrente e frequente. Le istituzioni locali sono dunque chiamate a ripensare subito e profondamente la gestione del territorio. Non per evitare altre alluvioni – che sono ormai certe – bensì per limitare i danni e invertire la rotta. L’interruzione delle emissioni inquinanti è una responsabilità delle politiche nazionali e globali, ma a livello regionale e comunale si può impedire altro consumo di suolo, smettere di costruire e rinaturalizzare il territorio. Oltre a ciò, sarà necessario spostare i complessi industriali e residenziali costruiti troppo vicino all’acqua, in zone oggi a elevato rischio di inondazione, e restituire più spazio ai fiumi.

I lavori propagandati da via Aldo Moro potranno cercare di tranquillizzare i cittadini impauriti, ma non bastano ad affrontare la situazione. Dopo l’evento del 2023, la Regione sta lavorando a un “Piano speciale per la ricostruzione post alluvione”. Si tratta di una serie di interventi per ridurre il dissesto idrogeologico, ripristinare o rafforzare le infrastrutture e potenziare la laminazione. Gran parte delle opere riguarda la ricostruzione di argini, strade ed edifici e la difesa attraverso muri e bacini di contenimento. In provincia di Ravenna, secondo il database della Regione, 99 interventi sono stati conclusi (per un totale di oltre 8 miliardi) e altri 205 devono ancora essere avviati o progettati. Tuttavia, il pensiero dietro il piano sembra quello di ripristinare la situazione pre-esistente e difenderla, anziché ripensarla. Nel piano non si parla di decementificare e delocalizzare interi quartieri o città, per dare più spazio ad acqua e piante, come la scienza suggerisce da tempo. Solo nelle aree più esposte alle inondazioni, i cittadini dovranno decidere se seguire il consiglio di traslocare oppure restare a proprio rischio e pericolo.

«Non parliamo di migliaia di abitazioni, ma sicuramente di qualche centinaio su cui agire in tempi rapidi, prevedendo per i cittadini un indennizzo per poter riacquistare una casa nuova», ha detto De Pascale. Tuttavia, le previsioni scientifiche prevedono che ad andare sott’acqua nei prossimi decenni non saranno poche centinaia di case, bensì un’intera regione. Per questo, anziché intervenire in post-emergenza, servirebbero visioni più lungimiranti e ingenti risorse.

Ad oggi il governo ha stanziato 2,5 miliardi per le opere più urgenti in tutta la regione, a cui si aggiungono 375 milioni dal Fondo di solidarietà europea, ma un’operazione di tale portata ha bisogno di molti più soldi – 40 miliardi solo nella provincia di Ravenna – e non è chiaro da dove arriveranno. Il rischio è che non basteranno per tutto, e che si sarà costretti a decidere quali zone salvare e quali sacrificare.

L’autore delle “più belle frasi di Osho” presenta il suo libro a Ravenna

Federico Palmaroli il 25 marzo al Salone dei Mosaici

Osho

Il creatore della pagina cult sui social #lepiùbellefrasidiosho sarà martedì 25 marzo a Ravenna. L’appuntamento è dalle 18.30 al Salone dei Mosaici con Federico Palmaroli che presenterà il suo libro “Nun Fate caso ar disordine” (ed. Rizzoli 2024), con la sua satira scorretta e fuori dagli schemi divenuta virale sul web.

A seguire una cena (costo 35 euro) al Ristorante Valentino. Ingresso su prenotazione fino ad esaurimento posti a info@tesseredel900.it

Lo stadio di Forlì sarà tutto esaurito per il derby con il Ravenna

I tifosi giallorossi sabato mattina al Benelli per dare la carica alla squadra

Tifosi Ravenna A Forli
I tifosi del Ravenna in una trasferta al Morgagni di Forlì

Sale la febbre per il derby di serie D di domenica (23 marzo, ore 14.30) a Forlì, che potrebbe valere un’intera stagione, con il Ravenna (secondo in classifica nel gruppo D) che cercherà di recuperare i 2 punti di ritardo dai padroni di casa. Come noto, i biglietti per i tifosi ravennati (poco più di 870) sono andati “bruciati” in poco più di mezz’ora di prevendita. Ma anche i forlivesi, per una domenica, si sono dati tutti appuntamento allo stadio, che sarà praticamente esaurito. A ieri sera (20 marzo) erano solo un centinaio i tagliandi ancora a disposizione in gradinata (solo per i residenti di Forlì-Cesena) ed è quindi probabile che domenica il “Morgagni” sarà per una volta tutto esaurito (circa 3.400 i posti complessivi, a fronte di una media spettatori in casa di poco più di 600 persone…).

I tifosi giallorossi – visto che la maggior parte non potrà essere presente a Forlì per indisponibilità di posti – si sono già dati appuntamento per caricare la squadra allo stadio Benelli di Ravenna, dove sabato mattina (ore 12) si terrà l’ultimo rifinitura in vista del derby.

All’asta l’affitto di un locale di 12 mq al Pavaglione: si parte da 4.117 euro annui

Gara pubblica bandita dal Comune. Offerte entro il 5 maggio

Il Locale Del Pavaglione In Locazione (2)Il Comune di Lugo ha aperto un’asta pubblica per la concessione in affitto di un locale del Pavaglione. Il locale è al civico 55 di piazza Mazzini e ha una superficie di 12,48 mq al piano terra e una vetrina con ingresso (catasto fabbricati del Comune di Lugo al foglio 107, mappale 269, sub 178).

L’importo a base d’asta è di 4.117,23 euro all’anno e saranno accettate esclusivamente offerte economiche superiori a tale importo. L’asta sarà dichiarata valida anche se perverrà una sola offerta regolare.

Il termine per la presentazione delle offerte è fissato per lunedì 5 maggio 2025 alle 13. Gli interessati potranno visionare l’immobile previo appuntamento da concordare contattando il Servizio Patrimonio del Comune di Lugo allo 0545-299367.

Per informazioni di carattere amministrativo contattare il Servizio Appalti e acquisti dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna allo 0545 299597, oppure 299533, mail appalti@unione.labassaromagna.it.

L’apertura delle offerte si terrà martedì 6 maggio alle 8.30 nella sala appalti dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, in piazza Martiri 1 a Lugo.

Tutte le informazioni e i documenti necessari per presentare l’offerta economica sono disponibili a questo link.

Assemblea studentesca pubblica: «Vogliamo proporre le nostre idee al futuro sindaco»

Iniziativa lanciata dall’associazione Sig. La coordinatrice: «Porte aperte a tutte le realtà giovanili, culturali e sociali, ma anche ai singoli»

Palazzo Corradini Campus UniversitàIn vista delle prossime elezioni comunali di Ravenna in programma il 25-26 maggio, l’associazione Studenti Indipendenti Giurisprudenza (Sig) ha lanciato un appello a tutte le associazioni studentesche e giovanili del territorio per partecipare a una tavola rotonda programmatica. La prima assemblea si terrà il 22 marzo alle 17 a Palazzo Corradini in via Mariani.

«Hanno già aderito molte realtà del territorio – afferma Arianna Castronovo, coordinatrice di Sig –. Dagli studenti delle scuole superiori, agli universitari ai dottorandi. Vuole essere un’occasione per confrontarsi, proporre idee e delineare una visione condivisa per il futuro della città: per una Ravenna città della conoscenza e a misura di studentesse e studenti. Vogliamo creare uno spazio di dialogo aperto, dove le nuove generazioni possano far sentire la propria voce e incidere concretamente sulle scelte politiche e amministrative che riguarderanno Ravenna nei prossimi anni».

L’invito è ancora aperto ed rivolto a tutte le realtà giovanili attive in ambito culturale, sociale, ambientale, studentesco e politico ma anche a singole e singoli, a partecipare e a contribuire con le proprie idee e proposte. «L’obiettivo è costruire insieme un’agenda condivisa su temi cruciali come istruzione, lavoro, ambiente, mobilità, cultura e diritti da sottoporre a chi si propone di amministrare la città».

È possibile aderire scrivendo all’indirizzo studenti.indipendenti.giuri@gmail.com.

Potenzialità e prospettive degli aeroporti minori: il caso Lugo, ma non solo

Appuntamento il 21 marzo alla Rocca con numerosi interventi di esperti del settore: si parlerà delle opportunità con particolare riferimento alle attività di protezione civile

Aeroporto Di Villa San Martino (1)Quali sono le potenzialità e le prospettive di sviluppo per gli aeroporti minori? Se ne parla venerdì 21 marzo dalle 10 alle 13 al salone estense della Rocca di Lugo, in piazza Martiri, in occasione di un convegno specifico: “Aeroporti minori: infrastrutture qualificanti il territorio”. L’ingresso è libero.

Dopo un inquadramento generale della situazione lughese, si parlerà delle opportunità offerte dagli aeroporti minori, con particolare riferimento alle attività di protezione civile, agli investimenti in atto, alle prospettive legate al turismo aereo e alle possibilità offerte dalla formazione professionale condotta dalle scuole di volo degli aero club.

Il benvenuto e l’introduzione al convegno saranno affidati alla sindaca di Lugo Elena Zannoni e al presidente dell’aeroclub “Francesco Baracca”, Oriano Callegati. Numerosi gli interventi in programma: Giuseppe Berardo (direttore dell’aeroporto di Lugo), Federico Vespignani (dirigente del Suap dell’Ucbr), Marco Buscaroli (vicepresidente dell’aeroclub “Francesco Baracca”), Luigi Farina (presidente del comitato Cri Bassa Romagna), Davide Drago (direttore standardizzazione, operatività e sviluppo aeroportualità regionale di Enac), Silvano Teodorani (presidente dell’associazione Piloti di Classe), Massimo Caravita (presidente regionale di Fiavet), Fabio Parma (aeroclub “Francesco Baracca”), Nicola Cazzamali (Itaer Forlì).

Sopralluogo della giunta a Palazzo Abbondanza: «I cantieri finiranno nel 2025»

Investimento di oltre 4 milioni finanziato da Pnrr, Regione e Comune: verranno realizzati sei alloggi di edilizia residenziale sociale e nuovi spazi per il centro sociale

Sopralluogo Palazzo Abbondanza 5Il cantiere di rigenerazione urbana a Palazzo Abbondanza a Bagnacavallo si concluderà entro la fine del 2025, in anticipo rispetto alle scadenze fissate dal Pnrr. Lo afferma l’assessore comunale con delega ai Lavori pubblici, Francesco Ravagli, dopo un sopralluogo svolto nei giorni scorsi in via Mazzini insieme al sindaco Matteo Giacomoni e alla vicesindaca Caterina Corzani.

Palazzo Abbondanza è interessato da tre cantieri attivi in contemporanea:

  • il primo è finalizzato alla realizzazione di sei alloggi di edilizia residenziale sociale;
  • gli altri due, finanziati dal Pnrr, mirano sia al recupero della restante porzione dell’immobile, da destinare al Centro Sociale Abbondanza e alle associazioni del territorio, sia alla riqualificazione della corte interna, con la realizzazione di una nuova struttura a servizio del centro sociale;
  • l’investimento complessivo è di oltre 4 milioni di euro, di cui 2 milioni e 855mila euro finanziati nell’ambito del Pnrr, 700mila euro grazie a un contributo della Regione Emilia-Romagna e la restante parte coperta da risorse comunali.

«Con quest’ultimo sopralluogo – afferma Ravagli – abbiamo avuto la conferma di come spazi importanti come Palazzo Abbondanza stiano cambiando volto. Questo permetterà, anche per le parti finora inutilizzate, di restituire alla comunità nuovi spazi moderni, vivibili ed energeticamente più efficienti».

La provincia di Ravenna consuma più di 30 milioni di mc di acqua potabile all’anno

La produzione è gestita da Romagna Acque, società pubblica che prevede 6 milioni di utile nel 2025. I prossimi interventi sulla rete: la terza direttrice dell’acquedotto e l’efficientamento energetico

Pexels Steve 861414Nella provincia di Ravenna si consumano circa 33 milioni di metri cubi di acqua all’anno, 36 a Forlì-Cesena e 36 a Rimini. In totale in Romagna circa 105 milioni di mc. I dati sono relativi al 2023, di poco inferiori ai 108 del 2022.

Romagna Acque, i padroni dell’oro blu

Tutte le fonti idropotabili della Romagna sono gestite da Romagna Acque, società per azioni a capitale pubblico nata nel 1994 dalla trasformazione del Consorzio Acque per le province di Forlì e Ravenna (che all’epoca coprivano l’intera Romagna), costituito nel 1966 dalla Provincia di Forlì e dai Comuni di Ravenna, Forlì, Faenza e Santa Sofia. Il graduale conferimento della proprietà dei principali impianti di produzione ha fatto sì che dal 2009 Romagna Acque sia l’unico produttore di acqua potabile per uso civile in Romagna. Romagna Acque soddisfa la domanda idrica di tutta la Romagna: quasi un milione di residenti e altrettanti turisti. Anche per questo i mesi con maggior richiesta sono luglio e agosto, mentre febbraio è il più scarico.

Chi sono i soci di Romagna Acque

Il capitale di 375 milioni di euro di Romagna Acque è ripartito fra 55 soci. Sono i Comuni e le Province del territorio servito. La quota più consitente (29,1 percento) è di Ravenna Holding, la società controllata dai Comuni di Ravenna, Cervia, Faenza e Russi. Il 16,1 percento è della Livia Tellus, la holding del Comune di Forlì. La terza fetta (11,9) a Rimini Holding. Il 10,1 percento è del Comune di Cesena. Il 4,7 è della Provincia di Forlì-Cesena. I primi cinque soci, quindi, detengono il 71,9 percento.

Ridracoli9Gli impianti di distribuzione dell’acqua in Romagna

Gli impianti e le reti di distribuzione sono di proprietà di Romagna Acque (l’acquedotto di Romagna si sviluppa per una lunghezza complessiva di oltre 600 km), la distribuzione è affidata a Hera in quanto gestore del servizio idrico integrato. L’acqua distribuita ha tre tipologie di fonti: la diga di Ridracoli (a Santa Sofia, completata nel 1982 dopo sette anni di cantiere) che fornisce mediamente la metà del fabbisogno idropotabile complessivo, le falde acquifere e le acque di superficie (fiumi, torrenti, ruscelli).

In provincia di Ravenna sono in funzione due potabilizzatori. Dal 2015 è attivo quello alla Standiana (in via Fosso Ghiaia), che riceve acqua dal Canale emiliano-romagnolo (Cer) collegato al Po che si affianca allo storico impianto Nip della zona Bassette dove vengono trattate acque prevalentemente dal fiume Lamone (integrato, in periodi particolarmente siccitosi, dal Reno) e dal Cer. Nell’area lughese, inoltre, una fonte non particolarmente significativa è data da alcuni pozzi a Cotignola. I principali bacini del ravennate funzionano in maniera simbiotica in base alla stagionalità.

Tra progettazione e realizzazione ci sono voluti undici anni per il potabilizzatore della Standiana. L’importo complessivo dei lavori è stato 33 milioni di euro a cui se ne aggiungono circa altrettanti per la posa in opera delle condotte di interconnessione con il territorio. Il nuovo impianto è infatti interconnesso alla rete del Lughese, al Nip e alla dorsale adriatica dell’acquedotto della Romagna: le principali aree servite sono dunque la Bassa Romagna, il territorio ravennate e la riviera adriatica, da Cervia a Cesenatico e anche oltre. La messa a regime del potabilizzatore – che ha una potenzialità massima di  1.100 litri al secondo – rende disponibile alla Romagna una rilevante quantità di risorsa, per almeno 20 milioni di metri cubi annui potenziali.

Ridra6Bilancio Romagna Acque e investimenti 2024-2027

Il 29 gennaio scorso l’assemblea dei soci di Romagna Acque ha approvato all’unanimità il preconsuntivo di bilancio 2024 e il budget previsionale 2025. Si prevede di chiudere il 2024 con una fornitura di 110,7 milioni di mc di acqua. L’utilizzo della risorsa di Ridracoli, di 57,3 mln/mc, è superiore al 2023 di un milione. Il preconsuntivo 2024 quantifica un valore della produzione di 68,6 milioni di euro, con un incremento rispetto al budget di 5,3 milioni e rispetto al consuntivo 2023 di 6,4 milioni. L’utile d’esercizio del budget 2025 è di 6,2 milioni di euro con un’incidenza sul valore della produzione di 9,1 percento. Per il 2026 è previsto 6,9 milioni e 8,2 per il 2027.

Per il periodo 2024-2027 sono previsti investimenti complessivi in Romagna per 71 milioni. Fra i principali interventi infrastrutturali previsti per il 2025, il proseguimento dei lavori della cosiddetta “terza direttrice”, cioè il collegamento fra il potabilizzatore della Standiana a sud di Ravenna e le vasche di carico di Monte Casale, con il conseguente sviluppo del potenziamento costiero Forlimpopoli-Casone-Torre Pedrera); il raddoppio della condotta principale Capaccio-Monte Casale, realizzata oltre 40 anni fa, che necessita di una ristrutturazione; il revamping dell’impianto di potabilizzazione del Nip 1 di Ravenna. Quest’ultimo intervento prevede l’implementazione di una nuova sezione di ossidazione-disinfezione, l’efficientamento energetico che potrà prevedere la sostituzione del parco motori delle elettropompe; la revisione ed implementazione degli impianti di automazione al fine di raggiungere gli attuali standard degli altri impianti (oltre l’automazione ed il telecontrollo anche un monitoraggio continuo sia dell’impianto, sia della qualità dell’acqua in trattamento) e consentire di ridurre gli attuali costi di gestione.

Podcast per la giornata mondiale dell’acqua

Il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua. Per l’occasione escono due podcast.

A partire dal 21 marzo, è disponibile online a questo link il podcast “L’acqua che siamo”, realizzato dalla giornalista Michela Monte e dedicato alla storia e al ruolo di Romagna Acque. In otto puntate il racconto di come la sete secolare che aveva arso la Romagna, ad un certo punto fu cancellata.

La7 amplia la propria offerta editoriale con “Sete – Un’indagine sul futuro che ci attende”, un nuovo originale podcast che esplora i grandi temi della nostra epoca. Grazie alla voce e al racconto di Elena Testi, insieme a quella di importanti ospiti del mondo del giornalismo e della scienza, saranno affrontati i temi della gestione sostenibile delle risorse idriche, delle sfide legate alla crisi idrica globale e delle possibili soluzioni per garantire l’accesso all’acqua per tutti. Un contributo per sensibilizzare il pubblico su un tema cruciale per il nostro futuro. Il podcast di La7 è promosso dal gruppo Hera.

Nasce la Fondazione geometri per promuovere e valorizzare la professione

L’obiettivo è il costante aggiornamento tecnico-scientifico e culturale dei professionisti iscritti al collegio provinciale. Il presidente è Filippo Rosetti: «Abbiamo avuto un ruolo indispensabile a supporto delle amministrazioni pubbliche per far fronte all’ultima alluvione»

IMG 1752A Ravenna è nata la Fondazione provinciale geometri. Lo scopo è promuovere e valorizzare la professione attraverso il costante aggiornamento tecnico-scientifico e culturale dei professionisti. Il collegio Geometri è l’organo fondatore: dopo l’approvazione ottenuta dall’assemblea degli iscritti, il 19 marzo, è stato firmato l’atto costitutivo nello studio del notaio Paolo Gentile.

La presidenza spetterà a Filippo Rosetti: «Nella società dei nostri tempi il geometra ricopre un figura fondamentale – si legge in una nota inviata alla stampa –, basti ricordare il ruolo indispensabile che hanno avuto i geometri a supporto delle amministrazioni pubbliche per far fronte all’ultima alluvione. L’obiettivo di primaria importanza della Fondazione sarà la formazione continua degli iscritti al collegio di Ravenna, in stretta collaborazione con il comitato tecnico-scientifico che verrà nominato nei prossimi giorni».

Il ruolo di segretaria sarà ricoperto da Denise Tamburini e la tesoreria da Bruna Camurani. Gli altri membri che completeranno il cda, in qualità di consiglieri, saranno Marco Calderoni (presidente in carica del collegio provinciale), Gabriele Venturelli, Tommaso Neri, Samuele Mazzoni, David Tabanelli e Michele Minguzzi. Il commercialista Marco Castellani seguirà la parte contabile della neo nata fondazione.

Da domani partiranno le procedure per il riconoscimento della Regione Emilia Romagna, il primo passo per la piena operatività e per il rafforzamento della professione: «La Fondazione Provinciale Geometri Ravenna si propone come punto di riferimento per il miglioramento della qualità e della preparazione dei professionisti locali – assicura Rosetti –, contribuendo al consolidamento del ruolo dei geometri nel tessuto socio-economico dei nostri tempi».

Giornate Fai: visite in musei, chiese, un giardino, una biblioteca e un’idrovora

Il 22 e 23 marzo i volontari del Fondo Ambiente Italiano e gli apprendisti ciceroni delle scuole accompagneranno il pubblico alla scoperta di luoghi che in alcuni casi apriranno solo per l’occasione

Anche a Ravenna e provincia tornano le Giornate Fai di Primavera, l’evento promosso dal Fondo Ambiente Italiano dedicato alla valorizzazione del patrimonio artistico, storico e ambientale del Paese: in oltre 400 città italiane i volontari e gli apprendisti ciceroni delle scuole accompagneranno il pubblico negli oltre 750 luoghi aperti, alcuni in via esclusiva proprio in occasione delle Giornate di Primavera. Tutti i luoghi sono accessibili senza prenotazione e a fronte di un’offerta libera, che contribuirà ai progetti Fai di riqualificazione, tutela e valorizzazione del patrimonio.

A Ravenna sarà possibile visitare la Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani, sabato 22 marzo dalle 15 alle 17 e domenica 23 marzo dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 per comprendere il ruolo dell’edificio all’interno della Zona Dantesca nella quale è inserito. I visitatori avranno accesso ai magazzini librari, alle rarità bibliografiche e ai manoscritti conservati nella più antica biblioteca di storia contemporanea in Italia. Sempre in città, il Gruppo Fai Ponte fra Culture, nato dal progetto formativo su storia e storia dell’arte dedicato ai residenti di origine straniera, propone visite guidate alla Chiesa di Santa Giustina, oggi dedicata al culto ortodosso bizantino: sabato dalle 10 alle 12.30 (alle 10 è in programma una visita in lingua ucraina) e dalle 15 alle 17 i volontari del gruppo e gli apprendisti ciceroni delle scuole accompagneranno i visitatori alla scoperta di questo piccolo gioiello in piazza del Duomo.

A Cervia sarà possibile visitare un luogo di stringente attualità: l’Impianto Idrovoro Madonna del Pino, storica struttura che ha svolto un ruolo cruciale nella bonifica del territorio e che, ancora funzionante, continua il suo lavoro di tutela. Le visite si terranno domenica dalle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 16.

A Faenza la Capanna Rustica già del Giardino di Palazzo Milzetti, visitabile in via eccezionale in occasione delle Giornate Fai, costituisce una rarissima testimonianza di arredo di giardino romantico, documentazione della cultura faentina di metà Ottocento. Le visite guidate saranno disponibili sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30.

Il Gruppo Fai di Lugo propone due itinerari. Il primo a Castel Bolognese per conoscere l’opera dello scultore Angelo Biancini, a cui è dedicato un vero e proprio museo all’aperto: sarà possibile visitarlo domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 16.30. Il secondo percorso è interamente dedicato al Museo Baracca, recentemente restaurato, dopo i danni subiti in occasione dell’alluvione del 2023, grazie al contributo delle Delegazioni Fai dell’Emilia Romagna. Il Museo Baracca sarà visitabile sabato dalle14.30 alle 17 e domenica delle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.

Durante le giornate sono previste due conferenze di approfondimento: domenica 23 alle 18, nella Sala Spadolini della Biblioteca Oriani, l’architetto Paolo Bolzani parlerà de “L’opera di Giulio Ulisse Arata nella zona dantesca di Ravenna”. Sempre domenica, alle 17.30, nel Palazzo Comunale di Castel Bolognese, Alberto Mingotti illustrerà “Angelo Biancini, le forme della scultura”.

Troppa pioggia sui campi, le Cab stimano 4 milioni di euro di danni in 6 mesi

Da settembre 2024 a marzo 2025 fino a 700 mm di acqua: i terreni sono saturi fino a 80 cm di profondità, rendendo impossibili o molto difficili le lavorazioni, mandando a male le colture presenti e compromettendo la struttura del suolo

Sui terreni delle sette Cooperative agricole braccianti (Cab) della provincia di Ravenna negli ultimi sei mesi sono piovuti 700 mm: troppa per le coltivazioni e il danno stimato è di circa 4 milioni di euro, il 16 percento in meno di produzione lorda vendibile del gruppo. Diverse centinaia di ettari rimarranno incolti nel 2025. Il patrimonio delle 7 Cab è di circa 12mila ettari su cui lavorano più di 600 persone.

L’eccesso di pioggia, che perdura ormai dall’autunno dell’anno scorso, genera impraticabilità, totale o parziale, e asfissia dei terreni oltre all’innalzamento eccessivo della falda idrica. Le piogge del weekend 12-14 marzo hanno aggravato un quadro già critico, che si inserisce in un’emergenza mai realmente rientrata dalle alluvioni 2023 e 2024. L’accumulo di acqua ha saturato i terreni delle cooperative fino a 80 cm di profondità, rendendo impossibili o molto difficili le lavorazioni, mandando a male le colture presenti e compromettendo la struttura del suolo.

Tra le coltivazioni più colpite: colture da seme, pomodoro, patate, grano tenero e duro, orzo, cipolla, bietola, coriandolo, bietola, erba medica, vivai fragola e asparago, pisello su circa il 25 percento dei terreni delle Cab.

Le attività agricole sono rallentate per le pessime condizioni dei terreni, come le operazioni per la fertilizzazione, con costi aggiuntivi ancora difficili da quantificare, legati anche all’eventuale risemina di altre colture in sostituzione di quelle andate a male o non germinate e alla minor produzione di quelle seminate o in previsione di semina.

Stefano Patrizi, presidente di Promosagri, società cooperativa di consulenza agronomica associata a Legacoop Romagna, si fa portavoce delle Cab: «Chiediamo con urgenza la liquidazione dei danni, ancora pendente, delle alluvioni 2023 e 2024 a partire dai sistemi Agricat e Sfinge, l’attivazione dello Stato di crisi per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna, un’ulteriore sospensione delle rate dei mutui e misure di sostegno per il ripristino della coltivabilità dei terreni».

Andrea Scanzi e le canzoni contro la guerra: «La musica può essere politica»

Il noto scrittore e giornalista al Socjale: «Il piano di riarmo non servirà, la Ue non ha capito nulla del conflitto in Ucraina»

Andrea Scanzi

Giornalista, scrittore e ormai volto noto della televisione, Andrea Scanzi sarà venerdì 21 marzo al teatro Socjale di Piangipane, protagonista di uno spettacolo musicale dal titolo “Give Peace a Song” (info e dettagli a questo link). Lo abbiamo intervistato.

Ci racconta qualcosa dello spettacolo? A quale pubblico si rivolge?
«Il titolo dello spettacolo è una parafrasi, una rilettura di “Give peace a chance” di John Lennon: il gruppo che è con me sul palco suona, ripropone brani iconici contro la guerra e per la pace e io racconto la storia di come quei pezzi sono stati concepiti. Le canzoni sono 9-10 e si alternano, un’italiana e una straniera. Il pubblico è un po’ mio e un po’ loro, si compone di chi ha voglia di ascoltare buona musica e chi magari mi conosce dal giornale o dalla tv».

Musica di ieri e musica di oggi: come percepisce il passaggio generazionale avvenuto in questo campo?
«È cambiato tutto. Da Spotify, dall’avvento della musica “liquida”, gratuita, si è persa la sacralità del disco. Oggi la musica non rappresenta più una parte incisiva delle nostre vite ma è qualcosa di accompagnamento, verso cui manca un interesse spasmodico. Non c’è più la discografia di un tempo, il talent scouting, e abbiamo assistito a un crollo qualitativo enorme, dagli anni ‘60 fino ai ‘90 abbiamo avuto un’età dell’oro, in Italia specialmente un periodo come il 1977-82 sarà irripetibile. Oggi quelli bravi, i pochi, sembrano fenomeni, come Lucio Corsi per esempio, che è bravo, ma forse negli anni ‘70 lo sarebbe stato come altri. Il mio giudizio sulla trap è molto negativo, mentre nel rap qualcuno si salva, Marracash ad esempio».

La musica è politica? Come si coniugano le due cose?
«La musica non è necessariamente politica, può esserlo; la musica non cambia il mondo, non fa la rivoluzione, ma può provare a incidere sul suo tempo. Ci sono due tipi di musica, semplificando: quella che ti fa sognare, evadere, ti accompagna, Lucio Battisti ne è un perfetto esempio, un musicista eccelso; oggi potrei citare Cremonini o Carboni. E poi c’è quella invece che si schiera, quella politica, non solo il cantautorato ma anche rock o hiphop. Io credo che l’artista si debba schierare, debba avere il coraggio di raccontare le sue idee, di non essere paraculo, qui cito Gaber, De André, Guccini».

Un ricordo, un aneddoto da una sua passata intervista ai grandi della musica e non?
«I ricordi sono fortunatamente molti. Ricordo ogni istante delle chiacchierate con Gaber, che doveva farmi da co-relatore della tesi, ricordo l’autografo di De André al teatro Verdi e il mio compleanno di tre anni fa nella sua vecchia dimora, il libro che ho scritto con Fossati, ricordo gli abbracci e i pranzi con Guccini, gli spettacoli con Bennato. Mi sono tolto tante soddisfazioni».

Lei è autore, conoscitore musicale, ma anche giornalista del Fatto quotidiano. Come percepisce oggi questo ruolo nell’epoca dei social e dell’intelligenza artificiale?
«Non credo di essere la persona adatta a rispondere, io non mi sento giornalista; scrittore, autore teatrale sì, ma io penso per esempio che l’Ordine dei giornalisti vada abolito. Non ho mai avuto il mito del giornalismo, ma della scrittura. Scrivo su un giornale meraviglioso come il Fatto e ne sono orgoglioso, credo che in futuro rimarranno i nomi delle grandi penne e il giornalismo di inchiesta, ma personalmente la questione non mi tocca nel profondo».

Da osservatore delle vicende politiche, come vive invece la situazione attuale, tra il poderoso piano di riarmo, le politiche di Trump e l’espansione di Putin?
«Sono spaventato, sconcertato. Le forze socialiste che avvallano lo scellerato piano della Von der Leyen, l’Ue che non ha capito niente del conflitto in Ucraina dal suo inizio e che rifiuta una pace seppur difficile e raffazzonata. Il “ReArm” non servirà a nulla perché la Russia sarà sempre militarmente più forte di noi, i 27 stati rimarranno divisi e renderà i rapporti più tesi, anche con gli Usa, e impoverirà le nazioni che contrarranno quel debito».

Tra le forze politiche italiane oggi come valuta il Movimento 5 Stelle che lei in qualche modo sosteneva? E il lavoro di Meloni al governo?
«Io non ho mai sostenuto i 5 stelle, li ho votati due volte, il fatto che io li abbia sostenuti mi sembra una delle tante puttanate che ti attaccano addosso. Sono un uomo di sinistra, capita che ciò che penso si rispecchi a volte nei 5 Stelle, a volte in Sinistra Italiana, a volta nella Schlein, spero infatti in una coalizione tra il M5S, Verdi e Sinistra e la parte più vicina alla Schlein del Pd per il 2027. Non mi interessa il singolo partito, mi interessa che venga edificata un’alternativa. Il governo Meloni è orrendo, ci ho scritto due libri e fatto uno spettacolo che gira da due anni: è uno dei peggiori della storia della democrazia italiana, un governo di arroganti, incompetenti, che ha fatto malissimo in ogni campo, economia, welfare, politica estera, riforma della giustizia, spero sinceramente che Schlein, Conte e Fratoianni costruiscano un’alleanza per far fronte alla destra alle prossime elezioni».

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