Inchiesta terreni Cmc, la maggioranza chiude le porte del consiglio comunale

E il Pd vota contro la richiesta di Fds di costituirsi parte civile
Il sindaco: «Il Poc della logistica votato anche dall’opposizione»

La maggioranza decide di chiudere momentaneamente le porte del consiglio comunale a Ravenna e in seduta segreta rimangono in aula quattordici consiglieri su trenta, con tredici del Pd a votare contro l’ordine del giorno di Diego Rubboli della Federazione della sinistra, ex alleata dei democratici. Rubboli proponeva la costituzione di parte civile e la richiesta danni nell’eventuale procedimento penale che dovesse svilupparsi dall’inchiesta con dipendenti pubblici indagati per il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni della Cmc a Porto Fuori con presunti favori alla coop. «Speculazione politica», è l’accusa piddina rivolta alla Federazione della sinistra, recentemente uscita dalla maggioranza.

Si riassume così la riunione dell’assise di Palazzo Merlato convocata il 2 settembre in seduta straordinaria proprio per discutere dell’indagine che ipotizza vari reati, dal falso all’abuso d’ufficio per citare i più gravi, che avrebbero garantito un «vantaggio patrimoniale ingiustificato» al colosso dell’edilizia ritrovatosi con decine di ettari passati da agricoli a produttivi.

In discussione, oltre all’odg di Rubboli depositato in apertura della riunione, c’erano un question time presentato da Forza Italia e un ordine del giorno firmato da tutta l’opposizione in coro con cui si chiedevano sostanzialmente le stesse cose: trasferire ad altri incarichi i due dipendenti indagati per fatti risalenti tra il 2010 e il 2012 e attualmente nell’organico di Palazzo Merlato e valutare la possibilità che il sindaco costituisca il Comune come parte civile.

Va ricordato che allo stato attuale si è di fronte solo a un avviso di fine indagini, il cosiddetto 415bis che viene notificato alle persone sottoposte a indagini: nella maggior parte dei casi a questo atto consegue la richiesta di rinvio a giudizio. L’ipotesi tratteggiata dal pubblico ministero è di un consiglio comunale e una giunta provinciale che avrebbero approvato provvedimenti irregolari perché tratti in inganno dai sei dirigenti pubblici che confezionarono la documentazione preventiva (gli altri cinque indagati sono un ex manager di Cmc, uno di Consar e tre progettisti).

«Penso che la politica non debba interferire con le indagini», è la frase pronunciata dal primo cittadino Fabrizio Matteucci e che meglio di ogni altra racchiude il suo intervento in apertura con la lettura di una lunga informativa soprattutto concentrata sugli orientamenti di fondo che all’epoca portarono l’amministrazione comunale a muoversi in direzione di un ampliamento dell’area portuale di Ravenna. Il sindaco ci ha tenuto a precisare che «avendo avuto la conoscenza giornalistica dei fatti, ho ritenuto, ai fini della massima trasparenza della mia azione e considerando che le contestazioni riguardano comunque atti adottati dal Comune di Ravenna, di richiedere informazioni preventive e sommarie alla Procura della repubblica, il 17 agosto». E ha poi sottolineato che «l’unico dirigente in servizio, ha tempestivamente avvisato il servizio risorse umane dell’informazione di fine indagini ricevuto sin dall’atto della notifica secondo i doveri di correttezza nei confronti del datore di lavoro».

La discussione pubblica si è concentrata solo su temi generali per non incorrere nel rischio, presentato dalla presidente Livia Molducci riprendendo le osservazioni del segretario generale, di infrangere i limiti della privacy per le persone interessate. Per affrontare aspetti più specifici la maggioranza dei consiglieri presenti ha invece votato per procedere in seduta segreta. L’opposizione ha votato contro. Alvaro Ancisi, decano dell’opposizione e capogruppo di Lista per Ravenna, ha voluto ricordare che proprio la chiusura delle indagini sgombra il campo dai dubbi sulla privacy e tutta la minoranza è stata concorde nel sostenere che in discussione non fosse il merito dell’operato dei dirigenti bensì come intenda comportarsi l’amministrazione qualora si arrivasse allo scenario di un rinvio a giudizio e perché non disporre il trasferimento di dirigenti ad altri incarichi per un garantismo ulteriore in attesa dei prossimi passi della magistratura. Quando la maggioranza ha deciso per la riunione a porte chiuse, Forza Italia ha ritirato il suo question time e l’opposizione è uscita dall’aula. A rimanere è stato solo Rubboli.

Nel corso del suo intervento il sindaco ha messo in fila alcuni numeri per meglio descrivere il Poc della logistica oggetto dell’indagine e approvato dal consiglio comunale il 31 maggio del 2012 con un voto favorevole anche dell’opposizione: «L’ambito produttivo-portuale-logistico è stato ampliato di 91 ettari, passando da 1325 a 1416 ettari, pari ad un adeguamento del 6,8 percento di queste aree nel loro insieme.
 Quell’adeguamento di 91 ettari corrisponde allo 0,14 percento del totale del territorio comunale e allo 0,21 percento dello spazio rurale individuato dal Psc (43.300 ettari). I 1416 ettari corrispondono a circa il 2,17 percento del totale del territorio comunale che è di 65.222 ettari.
 Senza l’ampliamento di 91 ettari, l’ambito produttivo-portuale-logistico corrisponderebbe al 2,03 percento del territorio comunale».
 Un ampliamento che all’epoca veniva sostenuto da previsioni di futuro sviluppo dei traffici con necessità di nuovi spazi alle spalle delle banchine. Ma ci fu altro dietro? La magistratura è al lavoro.

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