L’impegno del sindaco su piazza Kennedy per i reperti e per il rispetto dei tempi

I lavori nell’ex parcheggio continuano parallelamente con gli scavi
degli archeologi alla ricerca della chiesa di Sant’Agnese

Il sindaco Fabrizio Matteucci in un tweet conferma ufficialmente l’intenzione del Comune di voler valorizzare i reperti archeologici di piazza Kennedy (che senza un adeguato progetto di recupero dovranno essere ricoperti) ma allo stesso tempo tranquillizza i commercianti assicurando di essere al lavoro con l’assessore Enrico Liverani per rispettare i tempi del cantiere. Cantiere che, come noto, è partito circa a metà giugno con l’obiettivo di tagliare il nastro alla nuova piazza pedonale un anno dopo.

I lavori, infatti, nonostante i ritrovamenti (ampiamente preventivati) di questi giorni (vedi articoli correlati) stanno procedendo secondo i piani e continueranno anche nei prossimi giorni in maniera parallela a quelli degli archeologi che continueranno a sondare l’area dove sorgeva la chiesa di Sant’Agnese (all’angolo della piazza tra il palazzo del Mutilato e palazzo Rasponi) alla ricerca dei suoi resti.

Al momento – come spiega una funzionaria della Soprintendenza archeologica alla giornalista Chiara Bissi in un articolo sul Corriere Romagna in edicola oggi, giovedì 1 ottobre – è stato scoperto il piano di calpestio (nel quale è apparso anche un pilastro) del XII secolo, quando la chiesa (eretta nel V secolo) fu rialzata, prima di essere successivamente ridimensionata nel 1682. A questo periodo risalgono il muro, le arcate e il lastricato di mattoni emersi in questi giorni in piazza Kennedy dopo aver scavato a circa 1 metro e 20 centimentri di profondità. Come ha annunciato l’assessore Liverani, si proseguirà fino a 2 metri e mezzo per scoprire i resti di età romana, allargando l’area di scavo per definire il perimetro e le dimensioni della chiesa.

Ma gli eventuali reperti, che fine faranno? Il Comune si è detto disposto a rivedere il progetto di piazza Kennedy ma le ipotesi – come spiega anche l’architetto Paolo Bolzani sui quotidiani – sono tendenzialmente tre: coprire tutto in mancanza di fondi e di un progetto adeguati; prelevare i reperti per portarli in un museo; e infine la più affascinante, lasciarli nella piazza coprendoli mettendoli in sicurezza rispetto alla falda acquifera, illuminarli e magari installare lastre di cristallo trasparenti sulle quali poter camminare. Prima di prendere la decisione sarà necessario aspettare l’esito degli scavi e capire se sarà possibile reperire ulteriori fondi.

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