Provincia: metà dipendenti in Regione

Nessun esubero tra i lavoratori ma restano preoccupazioni per conti
e servizi. Nel 2016 Piazza Caduti dovrà versare 25 milioni al Governo

E le Province? Inserite nella legge di modifica costituzionale che sarà sottoposta al voto del referendum a ottobre in cui si cancella definitivamente l’ente dal dettato costituzionale con scenari futuri tutti da prefigurare, intanto le province continuano a esistere, anche se sono ormai ridotte soprattutto a una fonte da cui il governo attinge risorse.

Dopo i 15 milioni mandati a Roma nel 2015, nel 2016 piazza Caduti dovrà versare un obolo di addirittura 25 milioni di euro, sempre provenienti in gran parte dalle tasse pagate dai ravennati sulle Rc Auto (le province infatti non ricevono fondi dal governo). Intanto qui si resta a fare conti sempre più risicati e mentre si riorganizzano processi e metodi, visto che il personale si è intanto dimezzato. Fatto salvo qualche trasferimento a Comuni e Tribunale, 113 dipendenti della Provincia, tra cui tre dirigenti, dall’1 gennaio sono diventati dipendenti della Regione o di sue agenzie come Arpa a tutti gli effetti (salvo alcuni aspetti contrattuali per un periodo transitorio del 2016). Sono le persone che si occupavano (e si occupano) di ambiente, agricoltura e protezione civile, formazione professionale, cultura, sociale. Funzioni che almeno in parte la Regione aveva delegato alle Province e che ora si è vista costretta a riprendersi in carico, tornando indietro di fatto di qualche decennio: le persone lavorano negli uffici di prima, di proprietà della Provincia, ma per la Regione (e ancora non è chiaro ad esempio chi pagherà le utenze).

Il paradosso è che una volta a regime il sistema, questi lavoratori dovrebbero costare alle casse pubbliche più di quanto non costassero quando erano dipendenti della Provincia. Stato e Regioni insieme si occuperanno inoltre di pagare gli stipendi a sessantaquattro persone che lavorano nei centri per l’impiego e che saranno “comandati” alla nascitura nuova agenzia del lavoro, ma che restano al momento in Provincia.

Risparmi dunque in vista per le casse di piazza Caduti? Non proprio, poiché per tutti questi lavoratori era già intervenuta la Regione a coprire i costi degli stipendi nel 2015. Qualche fondo extra per il 2016 dovrebbe arrivare dalle funzioni che per esempio la polizia provinciale svolgerà per conto della Regione, ancora da quantificare. La polizia provinciale infatti sarà tra quei settori che resterà alla Provincia, ma non lavorerà solo per l’ente. E proprio qui potrebbero nascere i primi intoppi di riorganizzazione del sistema che se prima vedeva coinvolto un solo soggetto ora ne può vedere anche due o tre, per esempio Provincia, Regione, Arpa.

Nel complesso tuttavia non ci saranno esuberi. E in toto alla Provincia resteranno meno di 200 dipendenti (erano 480 all’inizio del mandato nel 2011) tra cantonieri, addetti a edilizia scolastica e manutenzione stradale, trasporti servizi generali, informatica e polizia, per quanto si tratti di servizi sempre più in sofferenza. «Lo sono per due ragioni – ci spiega l’assessore al Personale Paolo Valenti, che ci ha fatto il quadro generale della situazione – perché in alcuni casi siamo ormai senza personale sufficiente, visto che non si può per legge sostituire nemmeno in minima parte il personale che va in pensione e per ragioni di risorse. Non escludo nemmeno che possano esserci ritardi nel rilascio per esempio di permessi o altra documentazione».

Alcune attività svolte dalla Provincia, inoltre, rischiano semplicemente di sparire, con un danno al territorio. «Penso per esempio a tutti quei bandi europei vinti dalla Provincia per progetti che hanno portato risorse – dice ancora Valenti – e che oggi, semplicemente, non abbiamo più il personale per seguirli e mi chiedo chi abbia competenze e forze per farlo in futuro». Inoltre se alcuni servizi continueranno ad essere erogati (come gli impianti sportivi e il Servizio Bibliotecario) perché finiranno anche sul libro spese di altri, come Regione e i Comuni, sul fronte risorse i tagli si sono già visti negli anni passati, da quelli del sociale alla cultura e soprattutto quelli delle manutenzioni delle strade e degli edifici scolastici e per nuovi investimenti, soldi che sono “spariti” e non compensati da altri. Sono tutti andati, come si diceva, a Roma, così come andranno i 25 milioni del 2016 che nessuno però ora è in grado di dire esattamente come questo potrà accadere senza mettere a rischio le spese per le funzioni fondamentali dell’ente visto che dei 35 milioni circa di entrate una decina dovrebbero servire solo a pagare mutui. «Già per lo scorso anno – dice Valenti – ci fu bisogno di una legge ad hoc che ci permise, per esempio, di posticipare il pagamento di mutui e di utilizzare risorse precedentemente vincolate che venivano destinate, in via del tutto eccezzionale, alla spesa per i servizi erogati».

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