Regione Romagna? De Pascale: area vasta addio, ora si punta alla Provincia unica

Il presidente della provincia di Ravenna: «Servono però funzioni e risorse. Ausl banco di prova»

DepascaleC’è stato un tempo nemmeno troppo remoto in cui la parola d’ordine era “area vasta”, locuzione con cui si intendeva un’organizzazione istituzionale che superasse le tre province romagnole per dar vita a un soggetto più ampio. Era il tempo in cui si costruiva in particolare l’Ausl Romagna che appunto, non senza difficoltà, nacque formalmente l’1 gennaio 2014 e riunì le Ausl di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini in un’unica grande struttura in un percorso che ancora non è giunto a compimento. «Abbiamo calcolato – ci spiega Michele de Pascale, sindaco di Ravenna ma qui in veste di presidente della Provincia – che la spesa regionale pro capite è più bassa di una cifra tra i 50 e i 70 euro per i romagnoli rispetto agli emiliani. Una situazione che va affrontata e risolta, mi aspetto che la Regione a settembre dia segnali importanti in questo senso».

Potrebbe essere una prova del nove per chi ha difeso a spada tratta il progetto negli anni (ossia il Pd, in primis): se quei 50/70 euro venissero gradualmente concessi i sindaci dei territori potrebbero dire che uniti hanno fatto la forza, divisi chissà se mai si sarebbero ottenuti quei denari in più. La ragione di questa disparità di trattamento starebbe nel fatto che molti romagnoli vanno a Bologna per gran parte delle cure di terzo livello, ma è evidente che senza maggiori risorse la Romagna non potrà sperare di avere eccellenze in futuro.

Questione di risorse, come ribadisce De Pascale, allargando il discorso. «L’area vasta come architettura istituzionale aveva un senso in vista dell’abolizione delle provincie, che però non c’è stata. Ora ha senso parlare di provincia unica, ma solo se da Stato e Regione arrivano funzioni e risorse, se le cose devono restare così come sono, non so quanto senso possa avere, considerato che un sindaco dovrebbe occuparsi delle scuole di un territorio vastissimo senza nemmeno poter contare su uno staff e senza poter assumere personale. Non ne faccio quindi una questione ideologica: per noi sarebbe interessante per esempio poter avere maggiore autonomia in fatto di strade per gestire, per esempio, la Ravegnana che riguarda sia i territori di Ravenna che Forlì, ma anche in questo caso servirebbero risorse. Noi saremmo pronti».

Contrario però alla regione autonoma. «Credo che in Italia dovrebbero esserci meno regioni e tutte di dimensioni pari a quella dell’Emilia Romagna e non tante piccole regioni da un milione di abitanti, come sarebbe la Romagna da sola.  L’identità romagnola? Sì, posto naturalmente che viene dopo quella italiana, credo che esista e credo che questo territorio abbia dimostrato di saper lavorare bene insieme. Penso per esempio al turismo, la nuova legge regionale che prevede la Destinazione turistica, è molto pensata proprio in ottica Romagna, dove abbiamo saputo mettere insieme mare, collina e città d’arte».

Un altro esempio virtuoso offerto in passato dalla collaborazione dei territori è sicuramente quello della Reter interbibliotecaria, per anni all’avanguardia nella catalogazione on line del patrimonio librario. Oggi, smantellate le provincie, viene finanziata dalla Regione e gestita da Ravenna per le tre aree.

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