Trivelle in Adriatico, referendum in aprile Cosa voteranno gli aspiranti sindaci?

Quesito su rinnovabilità dei permessi di estrazione entro 12 miglia
Ambientalisti per il sì (cioè lo stop) e mondo offshore in tensione

In vista delle amministrative di giugno 2016, continuiamo a rivolgere le nostre domande (una alla settimana) ai candidati in campo mentre stiamo organizzando una serie di incontri dal vivo con i candidati a partire da giovedì 24 marzo per permettere ai nostri lettori di conoscerli e vederli “dal vivo”. Intanto per quanto riguarda questa pagina, che segue la pubblicazione sul nostro settimanale, ribadiamo ancora una volta un’avvertenza importante: resta a tutt’oggi incerta la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive. Per suggerire quesiti da sottoporre ai candidati: redazione@ravennaedintorni.it.

«Ad aprile si vota per un referendum sul tema delle trivellazioni per l’estrazione di gas. Dei quesiti proposti da comitati e da dieci Regioni ne è rimasto uno solo che chiede sostanzialmente di impedire che i permessi di estrarre gas già accordati entro le 12 miglia possano proseguire oltre la scadenza e per tutta la durata della vita utile del giacimento, mentre gli altri sono stati superati dalla Legge di Stabilità varata dal Governo che ha per esempio stabilito che non possono essere più concessi permessi di ricerca o sfruttamento entro le 12 miglia. Negato dal governo l’election day insieme alle amministrative, due mesi prima delle votazioni di giugno saremo quindi tutti chiamati alle urne su un tema particolarmente rilevante per l’economia del territorio anche in senso simbolico. In concreto il quesito. Molte posizioni sono già note, basti dire che l’Emilia Romagna non è stata tra le regioni a chiedere il referendum, a differenza di altre anche a guida Pd. E la campagna per le ragioni del no coinvolge addirittura il mondo dello sport: già in occasione di partite di volley e basket sono apparsi striscioni e messaggi a favore delle aziende che operano nell’offshore e sostengono lo sport e che, dicono, potrebbero essere messe a rischio dalla vittoria del sì, le cui ragioni sono sostenute, tra gli altri, anche dai movimenti ambientalisti. Tra gli argomenti più gettonati per il sì la tutela dell’ambiente, tra quelli del no le possibili conseguenze per l’occupazione nel settore. Il panorama politico è molto frastagliato, anche all’interno delle stesse coalizioni. Chiediamo quindi ai singoli candidati cosa faranno il 17 aprile e perché».

Massimiliano Alberghini, 50 anni, commercialista, è il candidato sindaco di Lega Nord e Lista per Ravenna: «Inopportuno intervenire: il sindaco deve unire»
«La legge ha stabilito, conformandosi alle direttive europee, il divieto di estrazione a mare degli idrocarburi entro 12 miglia dalle coste. Il referendum riguarda solo le concessioni già rilasciate: se estrarre fino all’esaurimento del giacimento o no. Sulle leggi, il sindaco non ha competenze. Il suo voto vale quello di ogni cittadino. Mi pare inoltre inopportuno intervenire nella campagna referendaria, perché tende a dividere diametralmente la comunità in un sì o un no, quando invece, su una problematica così complessa, s’impone una sintesi ragionevole degli interessi pubblici in campo. Un sindaco non spacca, ma unisce. La portata del referendum, amplificata politicamente oltre i suoi limiti, richiede agli elettori ravennati di valutarne equilibratamente le ricadute sulla collettività: da una parte, la salvaguardia dell’ambiente, già martoriato da politiche irrispettose, anche locali, dall’altra la difesa e la promozione delle competenze altamente specialistiche di cui il distretto ravennate dell’offshore dispone e che sarebbe delittuoso disperdere. Come non si può pensare a un’industria che devasta il territorio, così la nostra comunità non può vivere senza industria».

Maurizio Bucci, 53 anni, imprenditore, consigliere comunale del gruppo misto (dopo essere uscito da Forza Italia) è il candidato della lista civica La Pigna
«Voto sì: estrazioni solo oltre le 12 miglia» «La possibilità di effettuare nuove trivellazioni è stata data dal Governo Pd di Matteo Renzi con la legge “Sblocca Italia”, quando il petrolio sul mercato costava 100 dollari al barile. Ora costa poco più di 30, con previsioni di ulteriore calo, rendendo l’estrazione meno conveniente. Non essendo accorpato alle amministrative, questo referendum ci costa 300 milioni di euro, mentre in passato lo stesso Pd ha criticato il Governo Berlusconi per una scelta simile. Lo “Sblocca Italia” avrebbe dovuto agevolare gli investimenti in energie verdi e tecnologie innovative, compresa quella interessante dei vulcani sottomarini di cui abbonda il nostro paese. A Ravenna le aziende che lavorano nel settore oil & gas sono in crisi. Imprese che, se intendono garantire la continuità aziendale, dovranno in fretta investire nelle energie rinnovabili. Se non si effettueranno le trivellazioni, ci penseranno i croati a farle nell’Adriatico, con rischi ambientali e sismici anche per noi. La Nam, la Eni olandese, ha ammesso che il terremoto a Groningen del 2013 è legato all’estrazione di gas. Tutto ciò premesso, diciamo SI alle trivellazioni oltre le 12 miglia, a patto che siano effettuate con moderne e avanzate tecnologie a ridotto rischio ambientale e con agevolazioni per le famiglie ravennati (riduzione forte del costo del gas in bolletta), e NO a quelle più vicine alla costa per tutte le ragioni prima esposte e quindi il mio sarà un “sì” a un referendum».

Michele De Pascale, 31 anni, segretario provinciale del Pd, candidato di una coalizione che comprende Pd, Pri e liste civiche tra cui Ama Ravenna guidata da Daniele Perini, Ixc guidata da Giovanni Poggiali e una lista di sinistra in via di formazione
«Contrapposizione sbagliata: non parteciperò alla conta» «Va evidenziato che da quando il referendum è stato promosso è intervenuta la decisione del Governo, condivisa da molte forze ambientaliste, di prevedere che le nuove estrazioni di metano potranno avvenire solo oltre le 12 miglia. Tale decisione interrompe l’iter per concessioni in zone di rilievo ambientale e ne ha di fatto azzerato le ragioni ispiratrici. Personalmente, quindi, non parteciperò a una conta tra sì e no al metano che riproduce una contrapposizione sbagliata tra fautori del lavoro e dello sviluppo e fautori dell’ ambiente e continuerò a battermi per una buona politica in campo energetico. Ciò che serve è un Piano Energetico nuovo orientato agli accordi di Parigi Cop 21. Le rinnovabili dovranno arrivare al 50% nel 2050 e per farlo servirà un’azione sinergica dello Stato, di grandi aziende come Eni, Eenl e Multiutility, ma anche di tutti noi, che nelle abitazioni e con le auto contribuiamo al consumo di energie fossili. Tuttavia, per decenni, non sarà pensabile rinunciare al metano che fra le fonti fossili è la meno inquinante. Il comparto dell’offshore di Ravenna, con decine d’imprese e migliaia di lavoratori, è leader nel mondo per tecnologia e per qualità ambientale e va sostenuto chiedendo a Eni di riprendere la manutenzione delle piattaforme esistenti e di programmare qui nuovi investimenti oltre le 12 miglia che rilancino l’occupazione, destinino le royalties a interventi anti-erosione e risparmio energetico, e permettano di superare i pozzi eccessivamente “sotto costa” come Angela-Angelina».

Michela Guerra, 43 anni, avvocato, è stata votata dal meetup di Ravenna come candidata sindaca ed è portavoce del programma lì elaborato. È in attesa di certificazione ufficiale da parte dello staff del Movimento 5 Stelle
«Nessun terremoto occupazionale, voterò sì» «Questi sono i due estremi, entrambi esagerati e quasi caricaturali, che non portano a nulla su un tema fondamentale: l’energia e il suo utilizzo. L’Italia non ha un piano energetico e alcuna progettualità. Navigazione a vista. Un piano energetico significa stabilire un percorso che, da qui al 2050, porti al minimo l’utilizzo delle fonti fossili e al massimo l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Un percorso di questo tipo non significa “chiudere tutto domani”, spauracchio utilizzato da chi vuole rimanere legato a concetti ormai superati da un secolo, ma una transizione equilibrata (trentennale) che non comporti terremoti occupazionali. Siamo orgogliosi dei progressi tecnico-scientifici delle nostre aziende, che nei decenni scorsi hanno prodotto lavoro e benessere, ma siamo altrettanto consapevoli come sia necessario indirizzare tutte le professionalità verso una visione moderna, che preveda la riduzione dei consumi e degli sprechi energetici, da un lato, l’utilizzo di fonti rinnovabili e la diminuzione di attività che contribuiscono alla subsidenza, dall’altro. Già oggi ci sono tecnologie per utilizzare vento, acqua e sole al 100%, coprendo i bisogni termici e non solo quelli elettrici (*), i numeri ci dicono che la transizione farebbe perdere 133mila posti di lavoro e ne farebbe guadagnare 510mila. È possibile evitare terremoti occupazionali in 30 anni? Sì, e “sì” sarà il mio voto al referendum». (*): Università di Stanford e di Berkeley con un contributo dell’ Università di Berlino

Raffaella Sutter, 61 anni, sociologa, ex dirigente comunale, candidata sindaca di Ravenna in Comune, nuovo soggetto politico che si colloca a sinistra del Pd
«Voto sì per la riconversione: oil&gas già in crisi oggi» «Voterò sì e Ravenna in Comune promuoverà le ragioni del sì. Non è un referendum trivelle zero, tappa finale di un processo di riconversione. Lasciare che i titoli di sfruttamento scadano secondo i programmi autorizzati non taglia posti di lavoro, ma consente di avviare la riconversione della filiera Oil&gas; prolungarli alla vita del giacimento è incongruente con la strategia energetica nazionale centrata sull’impiego di energie pulite a scapito delle fossili. Il tema della salvaguardia dei posti di lavoro è strumentale: il settore è già in profonda crisi occupazionale indipendentemente dall’esito referendario. A Ravenna Saipem ha chiesto il rinnovo di una banchina solo per quattro mesi; la Rosetti è già in crisi; Eni ha sostituito la Compagnia Portuale con ditte che garantiscono prezzi più bassi; i contratti con imprese di servizio sono già ribassati. Le trivellazioni sono incompatibili con la tutela dell’ambiente e turismo; l’impatto sulla subsidenza è evidente su Lido di Dante e Lido Adriano. Già ora il Comune deve impegnarsi per ricontrattare con Eni modalità di sfruttamento dei giacimenti, ricollocazione degli occupati, non dispersione del know-how, riconversione in energia pulita, compensazioni (una sentenza della Cassazione obbliga Eni a pagare a un comune l’Ici sulle piattaforme)».

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