Frasi choc della poliziotta sul web La politica si divide

Parole di condanna dal Pd e Cambierà, appoggio della Lega Nord, Forza Italia: “Termini inappropriati, ma anche un’occasione”

Come era facile immaginare il caso della poliziotta che ha affidato uno sfogo a Facebook con frasi durissime rivolte verso a parcheggiatori abusivi e quelli che lei definisce “finti profughi” e che le è valso un richiamo dal Questore e rischia di costarle un provvedimento disciplinare continua a far discutere. E se da subito moltissimi utente Facebook le hanno espresso solidarietà con il passare delle ore e la pubblicazione della notizia da parte della stampa anche la politica ha iniziato a occuparsi del caso.

Tra le prese di posizioni più critiche si annovera quella di Lina Taddei, consigliera comunale del Pd, responsabile immigrazione provinciale del partito e da sempre vicina all’europarlamente Cécyle Kyenge. Scrive l’avvocato sulla sua pagina Facebook: «Chi svolge una pubblica funzione benché difficile e stressante non può permettersi di “sfogarsi da cittadina” utilizzando termini indecorosi per il ruolo che si svolge, parlare di “cioccolatino” puzzone e via dicendo offende non solo le persone cui sono rivolti tali aggettivi ma offende quella stessa “divisa” rappresentativa di tutti i cittadini.
L’utilizzo di parole indecorose se non parole d’odio sta diventando un’insana abitudine anche in chi dovrebbe, per il proprio ruolo “istituzionale”, dare un esempio di rettitudine e fermezza nella gestione dei conflitti e delle situazioni di tensione sociale». In un secondo status, Taddei torna poi sul tema ammettendo la necessità di interventi scrivendo «Che aleggi un disagio è evidente e se ne deve tener conto, ma ritengo che strumenti simil repressivi a sè non siano sufficienti. Se una persona con il proprio comportamento integra un illecito giustamente deve essere sanzionato ovvero indagato se la condotta assume rilevanza penale, ma per soluzioni di lungo periodo che mirino all’inclusione occorrono anche politiche attive di altro stampo».

Crtica verso il comportamento della donna era stata anche Samantha Tardi del gruppo Cambierà che su facebook è stata tra le prime a sollevare il dibattito scrivendo: «Premesso che posso essere d’accordo sul discorso che la presenza di queste persone insistenti, sfinenti e spesso arroganti e maleducate, in quel parcheggio, come in molti altri luoghi della città, stia diventando un problema, in particolare per quelle persone anziane o donne sole con bimbi, che magari possono accusare di più il problema, per il quale, direi, è giusto prendere provvedimenti. Qui, però, ci troviamo di fronte ad una donna che di lavoro fa la poliziotta. Persona che indossa una divisa e presta servizio per il bene dei cittadini, ma in generale per gli esseri umani tutti. Un post del genere, con frasi del genere, millantando la sua appartenenza ad una categoria che, ahilei, dovrebbe quantomeno essere imparziale, beh, non le rende molto onore… »

Di tenore opposte le dichiarazioni invece di Samantha Gardin, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Merlato nonché segretaria provinciale del Carroccio che nelle parole della poliziotta vede l’esasperazione di tanti e in una nota alla stampa scrive: “Nel calcio, si chiama fallo “di frustrazione”. Quando, chi è avvilito, commette un fallo inutile di gioco, nel finale di partita. Nella vita di tutti i giorni, la frustrazione può essere alla base di comportamenti anomali» e aggiunge che «La poliziotta richiamata all’ordine dal Questore, per le frasi pubblicate su Facebook, in merito ai posteggiatori abusivi, ha tutta la nostra solidarietà. Perché rispecchia il nostro stato d’animo, di fronte a chi si comporta fuori dalle regole e tratta con sufficienza e sberleffi gli agenti, che tentano unicamente di fare il loro dovere.» Per Gardin, insomma, l’origine del problema va cercato più in profondità, nell’operato di chi agisce per «l’ordine e il decoro – spiega la consigliera Ln – mentre questi abusivi vengono arrestati, ed hanno spesso il foglio di via in tasca. Ma, nonostante tutto, si fanno sberleffi di tutti noi. Gli italiani non possono esprimersi contro la loro maleducazione, contro la delinquenza, perché altrimenti rischiano di essere tacciati di razzismo. Mentre, al contrario, loro possono delinquere tranquillamente. Forse, la poliziotta in questione non sarà stata elegante nel modo di esprimersi, ma capendo le condizioni in cui gli agenti delle forze dell’ordine devono lavorare, probabilmente il problema è un altro: secondo noi, la misura è colma».

Più moderata la posizione del capogruppo di Forza Italia Alberto Ancarani che scrive tuttavia «non cederemo al fascino di dire semplicisticamente “ha ragione lei”. Perché se sei un poliziotto, se sei un rappresentante delle forze dell’ordine, di quelli che devono tenere i nervi saldi e calmare coloro che saldi i nervi non li hanno, purtroppo devi morderti la lingua e intrecciare le dita sulla tastiera. Intendiamoci, il 90% del pensiero di quella poliziotta, da questa parte dello schieramento è ampiamente condivisibile, ma è sull’opportunità di esprimere quelle opinioni e di esprimerle in quel modo che non si può essere “solidali a prescindere”. Proprio perché non ci spaventa condannare il gesto diciamo altrettanto chiaramente che sarebbe del tutto intollerabile che nell’assumere ipotetici provvedimenti disciplinari, il Questore o chi per lui scavalcasse a piè pari quel macigno che l’esasperazione dell’agente troppo loquace ha reso palese». E conclude «Insomma se questo dibattito finisse semplicemente con una “lezione” alla “poliziotta indisciplinata” senza approfittare dell’occasione per una chiara denuncia, per bocca delle massime autorità di pubblica sicurezza della città, circa gli enormi problemi che costantemente si trova ad affrontare chi deve mantenere l’ordine pubblico a causa di uno stato più attento alle garanzie per i malfattori che ai diritti degli onesti, a vincere sarebbe solo l’ipocrisia. L’esatto contrario di quello di cui i ravennati, e non solo, hanno bisogno».

 

 

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