Parla Ivano Artioli, il presidente ravennate dell’associazione dei partigiani, rieletto tra le polemiche e schierato per il Sì
«In provincia di Ravenna ci sono 4.400 iscritti all’Anpi – attacca Artioli, schieratosi invece, appunto, per il Sì –, molti di questi sono del Partito democratico e proprio in questi giorni di fronte alle affermazioni di Smuraglia hanno espresso l’intenzione di non tesserarsi più. A me dispiace e sconsiglio loro fortemente di farlo: abbiamo a che fare con sindaci del Pd che favoriscono tutte le iniziative antifasciste, abbiamo contributi per affrontare i nostri impegni economici, per la cultura antifascista il Comune di Ravenna per esempio ha collaborato con l’Anpi per il progetto dell’Isola degli Spinaroni. Perciò dire che il Pd, quindi i sindaci del Pd, i Comuni a maggioranza Pd, sono contro la storia della Resistenza la ritengo anch’io un’offesa».
I dissidenti ravennati – 24 persone capeggiate dal candidato alternativo ad Artioli all’ultimo congresso, Giampietro Lippi, che per protesta sono uscite al momento della votazione decisiva ritenendola «una forzatura» – oltre alla vicinanza al Pd, gli contestano un «modus operandi autoritario» e, ritenendo irregolare l’elezione, hanno presentato un esposto «legato alle sue negligenze in fase pre-congressuale, congressuale e post-congressuale». Al centro della discussione ci sono in particolare i verbali dei congressi delle varie sezioni che sarebbero diventati top secret, mentre non è ancora possibile sapere con quanti voti è stato rieletto il presidente lo scorso 7 maggio. «Quello che posso garantire – taglia corto Artioli – è che le elezioni sono avvenute nei modi giusti e corretti, come sarà esplicitato nel verbale, un documento interno visibile a tutti i dirigenti provinciali e che al primo comitato provinciale, presumibilmente in settembre, sarà letto di fronte all’assemblea che deciderà se approvarlo, non approvarlo o emendarlo».
Tornando al referendum costituzionale, l’Anpi a Ravenna avrà quindi anche quest’anno uno stand all’interno della festa dell’Unità… «Sarà una gran festa – assicura Artioli –, e siamo orgogliosi di poter ospitare a Ravenna la mostra che viene da Massa Lombarda sulla Guerra di Spagna, che racconta di 36 antifascisti ravennati andati a combattere per la Repubblica spagnola, là dove altri 500 ravennati erano stati ingaggiati da Franco…». Ok, ma il referendum? «Certo, durante l’ultima riunione di presidenza abbiamo deciso che ci sarà un manifesto (oltre, notizia delle ultime ore, a materiale informativo, ndr) che riproporrà il documento nazionale per il No, ma non faremo volantinaggio. A chi ci chiederà informazioni, diremo quello che riterremo di dire…». E quindi dipenderà da chi sarà al banchetto? «No, semplicemente credo sia giusto dire qual è la situazione in tutta onestà, che l’Anpi a livello nazionale è per il No e che a Ravenna la situazione è meno netta, che ci sono diverse componenti. Ho sempre creduto che la soluzione migliore per l’Anpi fosse stata quella di lasciare libertà di scelta…».
Un partigiano che lascia modificare la Costituzione a Boschi e Verdini? «Ogni legge in un sistema democratico viene approvata a maggioranza, le norme giuridiche non sono mai di una parte sola. La legge di riforma è frutto anche di accomodamenti. Resta il fatto che se diciamo No, lasciamo tutte le cose come sono, a partire dal Cnel e dalle Province, non si contengono i costi della politica… Ma soprattutto, il mondo dal 1948 ha avuto una trasformazione e un’accelerazione, è necessario dunque un ammodernamento anche in Parlamento».
E in fondo, il presidente ravennate si aspettava di poter restare in minoranza nella “sua” Anpi: «Crisi di questo tipo l’associazione ne ha già superate, si pensi al cambiamento del nome e del programma del Pci… Oggi gli iscritti più anziani sentono la Costituzione come la loro prima legge, il risultato della lotta partigiana, si confrontano in modo aspro e passionale, che dimostra un’Anpi interessata al futuro del proprio Paese. Quello che più mi interessa è che, finita la consultazione, l’antifascismo torni a essere lo scopo dell’attività dell’associazione, nelle scuole e nella società, tornando a essere il sentimento che tiene unite associazioni, partiti e sindacati, il nostro Paese».
Intanto, Artioli dopo un’intervista al Corriere della Sera in cui esprimeva perplessità per la posizione dell’associazione contro la riforma costituzionale, è stato depennato dal comitato nazionale dell’Anpi di cui faceva parte nel precedente mandato e dove era stato inizialmente confermato all’ultimo congresso. «Al momento il posto è vacante e non credo ci siano margini per un mio reinserimento». Contestualmente è stato anche rimosso dall’incarico di coordinatore regionale – sostituito dalla presidente dell’Anpi di Bologna, Anna Cocchi, schierata per il No – ma in questo caso l’associazione è intervenuta per smentire presunte “punizioni” e sottolineare come siano solo state soltanto seguite consuete procedure di avvicendamento.