Referendum: «Questa non è la riforma di Renzi»

Il deputato Pagani (Pd): «Migliorerà la vita delle persone.
Modifiche nate da accordi ampi»

Deputato del Pd, ex segretario provinciale del partito, Alberto Pagani sarà sul palco della Festa dell’Unità di Ravenna l’11 settembre alle 21 per difendere le ragioni del sì al referendum in un confronto con il politologo Gianfranco Pasquino, convinto sostenitore del no.

Pagani, lei non è mai stato un “renziano” ma lo stesso difende a spada tratta le ragioni del sì?
«Se non lo facessi, sarei un caso pischiatrico, visto che ho votato a favore in tutti i passaggi parlamentari. Ma cosa c’entra l’essere o meno renziani? Questa riforma nasce da un iter che ha visto il coinvolgimento ampio di forze del parlamento che includeva anche gran parte del centrodestra, in particolare Silvio Berlusconi. Tutti ricorderanno il cosiddetto “patto del Nazareno”».

E però oggi Forza Italia vota contro e con voi in parlamento è rimasto solo Verdini…
«Sì, ma questo non cambia il dato di fatto: la Riforma è nata sulla base di un accordo ampio e, anche se è secondo me perfettibile, credo sia stata fatta la scelta giusta nel tentare appunto di non imporre una riforma del solo Pd».

Peraltro nel Pd c’è chi invita a votare no, come D’Alema, e chi invece invita ad ascoltare le ragioni del No, come Vasco Errani. Ma non è un po’ tardi?
«La Riforma è stata approvata dal Parlamento e ora si tratta di scegliere tra un sì e un no, non c’è la possibilità di un “ma…”. Detto questo, credo che cercare un dialogo e cercare di svelenire i toni, di spersonalizzare e togliere di mezzo sciocchezze come quelle sui veri o finti partigiani (il riferimento è a una frase della ministra Maria Elena Boschi, ndr.) credo possa portare benefici proprio alla causa del Sì».

Eppure lei stesso dice che la riforma è perfettibile, per esempio, il Senato non si poteva abolire del tutto?
«Forse sì, ma è un dibattito che non mi interessa. Credo convintamente che sia stato giusto coinvolgere anche il centrodestra nella stesura e che questa Riforma rappresenti un miglioramento per il Paese rispetto a quanto esiste ora. A cominciare proprio dal superamento del bicameralismo e da quel vai e vieni tra Camera e Senato che oggi rallenta il lavoro parlamentare».

Si rischieranno ricorsi e sovrapposizioni data l’ampiezza e la trasversalità delle materie assegnate al Senato?
«Non lo so, non ho la sfera di cristallo. So che oggi, per esempio, siamo pieni di ricorsi per le competenze tra Stato e Regioni. Vedremo, ma sono convinto che comunque sarà migliorativo».

A proposito, sotto accusa c’è in particolare l’articolo 70 sulle nuove funzioni attribuite alle Regioni. Oltre al tema sulla modalità di designazione del Senato stesso da parte delle Regioni.
«Il Senato diventerà qualcosa di più simile alla Conferenza Stato-Regioni, non sarà più un organo politico, per questo non sarà eletto insieme alla Camera. Per quanto riguarda le competenze, credo sia stato giusto mettere mano al Titolo V e riaccentrare temi delegati alle Regioni, come il turismo o le politiche energetiche. Non possono essere i singoli territori, per esempio, a promuoversi da soli nel mondo né a decidere dove e se può passare un gasdotto da cui dipende il rifornimento energetico di tutto il Paese».

I difensori del no dicono anche che si rischia un accentramento e maggiori poteri al governo con le nuove norme sulle “corsia preferenziale” nelle leggi proposte dal governo.
«Chi lo dice dovrebbe anche dire che già oggi e da molto tempo la stragrande maggioranza delle leggi nascono dal governo, si tratta della costituzione “materiale”, cioé quella della prassi consolidata. Sono convinto che anche in questo caso si porterà a rendere più efficiente il sistema e a migliorarlo rispetto all’esistente».

Un’ultima obiezione, tra le tante che vegono mosse: la nuova Costituzione sarebbe scritta in modo farraginoso e non comprensibile ai più, a differenza di quella esistente…
«Non intendo far influenzare il mio voto da una questione estetica. Credo che la maggior parte delle persone nemmeno l’abbia mai letta la Costituzione, né la leggerà. La Riforma serve a migliorare anche la vita di tutte quelle persone. Ed è questo che mi interessa». Federica Angelini

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