Regione: una proposta per limare e tagliare i vitalizi degli ex consiglieri

Si comincerà a riscuotere a 67 anni e non si potranno accumulare assegni diversi. La relatrice è la faentina Rontini (Pd). Ecco su chi avrà effetti

Appena eletti, con un’affluenza bassissima come mai si era vista prima a queste latitudini a novembre 2014, i consiglieri regionali, a 45 giorni dall’insediamento della giunta, approvarono la legge che prevede notevoli riduzioni dei costi di funzionamento dell’assemblea regionale. Entro la fine del 2016 potremmo assistere alla seconda parte di questo processo di riduzione dei costi: in Regione è stata incardinata una nuova proposta di legge che ha come relatrice la faentina Manuela Rontini (Pd).

In sostanza la proposta vuole parificare l’età di accesso al vitalizio con l’età richiesta ai dipendenti pubblici per la pensione di anzianità, ossia i 67 anni. Come noto infatti il vitalizio è una cifra che gli ex consiglieri regionali percepiscono a partire oggi dai 60 anni di età. La cifra è calcolata sulla base della durata dei loro mandati, durante i quali hanno versato una quota, slegata dai meccanismi di calcolo della pensione, e che non è comunque sufficiente oggi a pagare questi vitalizi, per cui si accede a risorse della Regione. Soprattutto in virtù del fatto che ormai gli attuali consiglieri non versano più alcuna quota, essendo stato per loro completamente abolito.

Nella scorsa legislatura, invece, i consiglieri poterono scegliere se mantenerlo o meno. Ma ora, anche chi aveva scelto di tenerlo (continuando quindi a versare una quota mensile), pare potrà incassarlo solo a partire dai 67 anni di età se non avrà compiuto i 60 anni entro l’approvazione della legge. A meno che, come appunto un dipendente pubblico, non voglia rinunciare al 3 percento l’anno per ogni anno di anticipo.

Non solo, le novità sono in arrivo anche per chi già percepisce il vitalizio: la legge dovrebbe infatti introdurre il divieto di cumulo con altri vitalizi, come quelli di parlamentare nazionale, europarlamentare o assessore regionale. Ma anche a chi percepisce solo quello regionale viene chiesto un sacrificio: un taglio tra il 6 e il 12 per cento fino al 2019, per la parte eccedente i mille euro.

A oggi i vitalizi costano alle casse regionali 5 milioni e mezzo di euro ogni anno. Si stima che il provvedimento possa garantire un milione di euro di risparmi in tre anni. Tra i ravennati che saranno interessati da questa riforma ci saranno certamente Elsa Signorino (oggi assessore al Comune di Ravenna, incarico per il quale non percepisce alcun emolumento) che dalla Regione riceve oltre 2.800 euro lordi al mese che si sommano al più consistente vitalizio ricevuto dal Parlamento; Guido Pasi (ex assessore regionale) che riceve poco meno di 2.900 euro al mese; Guido Tampieri, il cui assegno sfiora i 4.200 euro lordi al mese e che anche lui accumula pure una “pensione” dal parlamento. E dal 2015 alla lista si è aggiunto anche l’ex presidente della Regione, Vasco Errani, oggi 61enne con un vitalizio mensile lordo di 4.125 euro.

Inoltre i tre ex consiglieri regionali ravennati, i Pd Mario Mazzotti (oggi direttore di Legacoop Romagna) e Miro Fiammenghi e l’ex capogruppo del Pdl Gianguido Bazzoni, tutti e tre classe 1957, che non avevano rinunciato all’ipotesi del vitalizio allora previsto dai 60 anni, dovranno ora per incassarlo subito rinunciare al 3 percento dell’assegno. Stessa situazione potrebbe essere quella dell’ex sindaco Fabrizio Matteucci (oggi direttore regionale Anci) che compirà 60 anni a febbraio 2017 ma che avendo alle spalle un solo mandato da consigliere regionale potrebbe in ogni caso contare su una cifra ridotta rispetto ai colleghi di partito che hanno completato i due mandati.

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