«A Borgo Montone mancano le opere di viabilità previste prima di ampliare l’Esp»

Il consigliere comunale Ancisi (Lpr) presenta un question time al sindaco riprendendo le lamentele del comitato cittadino: mancano l’ampliamento di una rotonda, un collegamento con San Marco e pista ciclabile

IMG 0925Il maxi progetto di ampliamento del centro commerciale Esp prevedeva alcune opere di viabilità a servizio della frazione di Borgo Montone, dove sorge la struttura, come misure di compensazione per i prevedibili aumenti di flussi di traffico da realizzare prima dell’inaugurazione ma nulla è stato fatto. Lo segnala Alvaro Ancisi, consigliere comunale di opposizione, collegandosi a quanto lamentato dal comitato cittadino locale e presentando un question time al sindaco «sulle ragioni che ne avrebbero impedito la tempestiva esecuzione e sul da farsi di conseguenza».

Sono tre gli interventi che Borgo Montone attende: «Allargamento della rotonda Austria, tramite cui si accede all’Esp, con una corsia preferenziale verso Borgo Montone; collegamento stradale diretto tra San Marco e il nuovo ingresso dell’Esp, in modo che il traffico ivi diretto, proveniente dal forese sud sull’argine del Montone, non si rovesci sulla strettissima strada centrale di Borgo Montone; pista ciclabile tra l’Esp e il cosiddetto “centro commerciale della nuova piazza Elsa Morante”, tuttora peraltro solo uno spiazzo cementato di regime».

Nel giorno in cui l’Esp inaugura il suo raddoppio diventando un colosso di 47mila mq con cento punti vendita, Ancisi coglie l’occasione per tornare ancora sull’impatto che l’enorme struttura avrà sulla rete commerciale del centro cittadino: «Il sindaco De Pascale si è esaltato affermando che “Esp e centro storico lavoreranno in sinergia”. Ma appena venerdì scorso la Confesercenti ha fatto sapere che quest’anno, secondo i dati del primo trimestre, la già pesante crisi della piccola e media distribuzione commerciale si è perfino aggravata: “Si registrano 92 aziende in meno rispetto a fine 2016 nel commercio e 17 in meno nei pubblici esercizi”. Raccontare oggi che 50 negozi in più all’Esp servono a “promuovere nel suo complesso la rete commerciale della città” è dunque come farsi beffe delle proprie vittime: che peraltro non sono solo i commercianti non protetti, ma tutti quei cittadini che, trovando i negozi chiusi o spariti dai quartieri e dal forese, devono ogni giorno mettersi in macchina loro malgrado, stante la disgraziata rete ravennate dei trasporti e della viabilità, anche solo per comprare il pane».

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