Regione: bagarre sull’autonomia. Sulla Romagna il Pd apre solo alla provincia unica

La Lega critica il percorso autonomista di Bonaccini: «Persa una grande occasione». La Lega paragona Catalogna e Romagna

I consiglieri leghisti con la bandiera della Catalogna e della RomagnaNo all’autonomia della Romagna. Non poteva arrivare in un momento politico più caldo la discussione sull’autonomia della Romagna. Così la giornata di ieri in aula a Bologna, nel consiglio regionale, è stata calda. Due le soluzioni di cui si è parlato:  una provincia unica per la Romagna. Oppure una nuova Regione con il vessillo romagnolo. Prima ipotesi per cui propende il Pd, mentre la seconda è la proposta della Lega Nord.C’è poi stato il dibattito sull’autonomia dell’intera Regione, un percorso costituzionale proposto dal presidente Stefano Bonaccini. I consiglieri leghisti si sono presentati con la bandiera della Catalogna e quella della Romagna, a sottolineare quelle che secondo loro sono le analogie tra la Romagna e la regione spagnola.

La Romagna Aspro lo scontro in Aula tra Pd e Lega.  Lia Montalti (Pd) ha ribadito la «totale contrarietà» del suo partito alla separazione della Romagna dall’Emilia, «ci renderebbe, come ha affermato Bonaccini, due terre più deboli».  Di parere opposto invece sull’ipotesi della provincia unica della Romagna, «i cittadini ci chiedono un impegno concreto sulle necessità del territorio, non la separazione dell’Emilia-Romagna». La Lega, ha quindi concluso la consigliera criticando le posizioni del Carroccio, «sceglie la strada che più impoverisce e più ci impoverisce, noi vogliamo al contrario una regione sempre più aperta, attrattiva e internazionale». Il leghista Daniele Marchetti ha attaccato chiedendo un referendum tra Regione e provincia unica: «Facciamo scegliere ai cittadini poi applicheremo la riforma che uscirà vincitrice».

L’autonomia Regionale  L’altra riforma di cui parla Marchetti è appunto il percorso costituzionale scelto dalla Regione per chiedere e ottenere una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Dopo aver discusso il Documento di indirizzi varato dalla Giunta regionale, l’Assemblea legislativa ha infatti approvato nel pomeriggio una risoluzione che impegna il presidente Stefano Bonaccini “ad avviare il negoziato con il Governo ai fini dell’intesa prevista dall’articolo 116, comma terzo, della Costituzione”, che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata. Hanno votato a favore Pd, Si e Mdp, astenuti Fi e AltraER, contrari Ln e Fdi mentre il M5s ha deciso di non partecipare al voto.

Giulia Gibertoni ha ribadito il favore del Movimento 5 stelle alla richiesta di maggiore autonomia. Diverse però, ha rimarcato, sono le perplessità, in particolare relativamente all’iter scelto per arrivare al risultato. «Riteniamo che l’attuazione dell’articolo 116 debba essere accompagnato da un referendum consultivo».  Inoltre, «va anche ripensato il sistema della fiscalità generale».  È poi arrivata la critica al Pd su quello che i 5Stelle considerano un cambio di rotta: «Non era mai emersa fino ad ora in Emilia-Romagna una reale attitudine di contrasto al centralismo statale».

Autonomia cui Forza Italia non chiude la porta: «A noi non ci interessa- ha sottolineato Galeazzo Bignami- di che colore è il gatto, ci sta a cuore che il gatto mangi il topo. Se Bonaccini saprà rivendicare e ottenere dal governo quegli obiettivi dichiarati non avremo problemi a votare a favore di questo processo. Viceversa, se non accadrà o se sarà un accordo al ribasso, voteremo contro. Mancando i contenuti, visto il perimetro generico del documento che è stato presentato in Aula, oggi ci asterremo».

Ed è stato invece Daniele Marchetti da banchi della Lega nord a spiegare come sia stata persa «una grande occasione. Cioè avviare un iter serio per una vera autonomia. La nostra è una terra che ha già dato e dà ancora tanto allo stato ma che non riceve servizi appropriati per i propri cittadini. Ora è arrivato il momento di battere cassa, di pretendere qualcosa per riuscire a garantire servizi adeguati ai nostri cittadini».

Poi, entrando nel merito del documento, ha attaccato: «Non si dice assolutamente nulla. Poteva essere un’occasione per richiedere risorse adeguate per combattere l’emergenza smog, visto che con le risorse previste faremo poco. Nemmeno una riga sul sociale, non una«. E poi ha affondato: »Capisco che questa iniziativa sia stata portata avanti per arrivare prima di Lombardia e Veneto. Ma è surreale che un assessore vada in Veneto per chiedere ai cittadini di non andare a votare”»

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