Bakkali: «Più spazio alle donne nel Pd, ma sta anche a noi farci avanti più spesso»

L’assessora del Comune di Ravenna tra le firmatarie del documento che denuncia un arretramento dei democratici sulla rappresentanza femminile

Bakkali

Ouidad Bakkali

Tra le firmatarie del duro documento di accusa ai vertici Pd da parte di oltre quattrocentocinquanta donne c’è anche Ouidad Bakkali del Pd ravennate che ricopre pealtro l’incarico di assessora alle Politiche di genere nel Comune di Ravenna e che ci spiega: «L’ho sottoscritto in maniera convinta perché è un tema che il nostro partito deve trattare nella sua organizzazione interna, soprattutto in questa fase».

La fase naturalmente è quella post elettorale in cui rilanciare l’azione di un partito che ha perso milioni di voti e ha incassato la sconfitta forse più cocente. Tanto da far sorgere un dubbio, non è forse tardi? I segnali c’erano tutti e le critiche forse andavano mosse prima. Insomma, negli ultimi due anni, dov’erano le donne del Pd?
«È possibile che dovessimo muoverci prima, ma di certo è fondamentale farlo adesso in cui appunto il partito è in una fase di profonda discussione interna. Ed è importante sottolineare che si tratta di un documento trasversale, non di corrente. Una volta individuato il percorso, che si tratti di congresso o primarie, lo sottoporremo a tutti gli eventuali candidati».
Eppure pare evidente che ci sia anche una critica alla gestione Renzi del partito.
«In realtà in questi anni sono stati presi molti provvedimenti a favore delle donne importanti sia dal governo, penso per esempio alle vittime di violenza, sia  nelle politiche locali, ma ci sono cose che vanno cambiate. Di certo per esempio separare il ruolo di “madre” da quello delle politiche di conciliazione è un errore a cui porre rimedio: abbiamo bisogno di parlare di famiglie e di donne, non di madri. La società è già più avanti di queste rappresentazioni. vogliamo fare una battaglia culturale e discuteremo in tutte le sedi, a partire dai circoli, perché si tratta di un tema fondamentale».
La lettera parla di elezioni politiche e di vertici nazionali, ma nemmeno il livello locale pare esente. Basta guardare tante foto della scorsa campagna elettorale, dove le donne erano praticamente assenti.
«Non lo nego, anche se c’è molta attenzione invece in quelle che sono le politiche delle amministrazioni. L’invito che vorrei rivolgere non è solo agli uomini, ma anche alle donne, perché facciano un passo avanti, siamo noi che spesso non interveniamo in direzione. Questo è un profondo lavoro culturale che va affrontato, insieme a quello del linguaggio. Le donne del Pd devono essere più visibili, dobbiamo dare un’immagine diversa da quella che abbiamo trasmesso del partito».
E però il fatto che il documento sia firmato da sole donne non rappresenta invece un limite, l’ennesimo recinto?
«Come dicevo, il documento sarà discusso in più sedi e certo sono convinta che potrà essere appoggiato da molti compagni di partito».
La possibile candidatura di Deborah Serracchiani alla segreteria è una buona notizia?
«Certo, ogni candidatura femminile lo é. Poi la si valuta sulla base delle proposte, esattamente come accade per gli uomini».
E la prima donna presidente al Senato, anche se è di Forza Italia, per lei è una buona notizia?
«Sì che lo é, naturalmente. È importantissimo per il lavoro culturale anche sulle nuove generazioni, come ispirazione per le future donne che così possono più facilmente immaginarsi, da grandi, a ricoprire qualsiasi ruolo».

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