Interpellanza: «Con l’appalto per la materna sacrifici per i lavoratori»

Alvaro Ancisi di LpR all’attacco sull’esternalizzazione decisa dal Comune della scuola “Mani Fiorite” in Darsena. La questione era già stata sollevata dai sindacati

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«Non è bastata la contrarietà dell’Uil e nemmeno quella della Cgil, sostenuta anche da una raccolta firme, per evitare che l’amministrazione comunale di Ravenna, tirando dritto su una decisione assunta in sede politica, desse il via ad una procedura di gara per dare in appalto a un soggetto privato una scuola comunale in Darsena. Un evento mai successo nella storia di questo Comune e neppure mai discusso in Consiglio comunale».

Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna non lascia passare inosservata un’operazione senza precedenti e che, curiosamente, non aveva ancora suscitato la presa di posizione di nessuna forza politica. «La scuola, resterà sì comunale, ma non più gestita dal Comune, bensì da un privato, con personale proprio e trattamento impari». Come sia stato possibile, Ancisi lo spiega così: «La Giunta, avendo istituito una nuova sezione di nido, l’ha inserita nello stesso stabile della scuola per l’infanzia Mani Fiorite. La scorrettezza è stata di avere infilato la propria vecchia scuola nella gara d’appalto dei nidi, rivolta di fatto al settore privato delle cooperative. L’appaltone, comprendente anche un servizio integrativo ad un nido e i Centri ricreativi estivi, ha un costo base di 26,8 milioni per i prime due anni. Per quelli successivi, la Giunta si è riservata di aggiungervi automaticamente altre scuole per l’infanzia senza limite, costi compresi».

Secondo il consigliere, invece, «la sezione di nido comunale appaltata ad soggetto privato avrebbe ben potuto convivere con le due sezioni di scuola comunale gestite direttamente dal Comune. Oppure si sarebbe potuta aggiungere alla scuola per l’infanzia comunale una sezione di “nido primavera” per bambini di due anni, prevista dalla legge, esistente da anni anche sul territorio comunale». Ma soprattutto, Ancisi fa notare che se il Comune risparmierà soldi lo farà con «qualche sacrificio, ad esempio per i lavoratori. E soprattutto rompendo un principio sacrosanto. La scuola pubblica è pubblica e basta. Per esempio, la Costituzione dice che ci si entra solo per concorso, non per scelta discrezionale di un privato».

Su tutto questo Ancisi chiede al sindaco di rispondere in Consiglio comunale.

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