Alluvione, urbanistica, emergenza casa, Amministrative: parla il segretatrio del Pd

Barattoni: «La Festa dell’Unità non è sottotono, utile a costruire un’aternativa a questa destra»

Alessandro Barattoni Pd

Alessandro Barattoni

Segretario provinciale del Pd da marzo 2017, Alessandro Barattoni è alla terza festa nazionale dei dem a Ravenna, in un momento quanto mai complicato per il territorio che sta attraversando il post-alluvione. Gli spazi per stand, dibattiti e spettacoli sono per la prima volta tutti concentrati sulla sinistra del Pala de André complici il cantiere del palazzetto e gli stand montati per l’Omc (tra cui quelli a ridosso della celebre scultura di Burri) in origine prevista a maggio e poi slittata a ottobre per gli eventi climatici estremi della scorsa primavera.

Segretario, siamo alla terza festa nazionale del Pd a Ravenna, anche se quest’anno appare forse un po’ sottotono? Colpa anche gli spazi ridotti?«
«No, non è una festa sottotono, è più compatta negli spazi, ma c’è tutto come gli altri anni con tanti volontari e la voglia di creare un momento di socialità e dibattito. Siamo felici della scelta del Pd nazionale di tornare a Ravenna, in questo caso per tenere accesa l’attenzione sull’alluvione, ma anche perché sappiamo, dagli anni precedenti, che la festa comporterà una ricaduta anche in termini economici su tutto il territorio. Ci saranno tante persone che verrano per partecipare o assistere ai vari eventi. Ho sentito critiche sulla programmazione degli spettacoli, che per alcuni non sarebbe all’altezza di un evento nazionale, ma abbiamo cercato di unire qualità alla possibilità di mantenere l’accesso libero e senza biglietto a tutte le serate. Così come abbiamo cercato di limitare al massimo gli aumenti, nonostante l’inflazione e il costo delle materie prime, sui due piatti simbolo della festa: cappelletti e pizza fritta. Una piccola cosa, forse, ma per noi importante. Inoltre, come sempre, ci saranno appuntamenti per persone di tutte le età, compresi i più piccoli, e tornerà la tombola, per la prima volta dentro il Pala de André».

A differenza delle scorse edizioni nazionali, non sono stati invitati esponenti del centrodestra. Perché? In particolare sull’alluvione, ma non solo, non si dovrebbe cercare un’unità perlmeno di intenti?
«Tutte le sfide che abbiamo davanti richiedono l’impegno di tutte le istituzioni a tutti i livelli. Purtroppo però basta leggere le dichiarazione dei parlamentari romagnoli  già dopo la prima alluvione, quella dei primi di maggio, per capire che non c’è possibile confronto. Alice Buonguerrieri, Marta Farolfi, Galeazzo Bignami hanno raccontato bugie cercando solo di sfruttare quanto è accaduto per demolire i governi locali. Non si può avere un confronto con chi vuole mistificare e fare solo campagna elettorale. Noi come Pd in tutte le aule istituzionali ai diversi livelli abbiamo cercato il dialogo in uno spirito collaborativo e di unità, le risposte che abbiamo ricevute sono pubbliche. Anche per questo si è preferito concentrare la Festa sulla costruzione dell’alternativa a questa destra».

Esponenti del Pd, come il sindaco De Pascale, hanno puntato inizialmente il dito contro gli ambientalisti che avrebbero in questi anni difeso le pericolose nutrie e impedito l’abbattimento di alberi negli alvei dei fiumi…
«Personalmente credo che il problema di fronte a fatti come questi lo ponga chi nega il cambiamento climatico e non chi lo denuncia da tempo».

Il Pd non nega il cambiamento climatico e lei dice che avete mostrato spirito collaborativo, ma parliamo di territori dove  voi governate su un tema in cui in particolare la Regione ha deleghe importanti, di cui peraltro si è occupata anche la segretaria del Pd Elly Schlein da vice di Bonaccini. Davvero non c’è nessuna autocritica da fare rispetto alla gestione del territorio e del rischio idrogeologico?
«Non ho mai detto né pensato che siamo infallibili. Ma c’è un modo per discutere di tutto. Innanzitutto, bisogna distinguere le cause dagli effetti. E le cause del disastro di maggio sono la straordinarietà secolare dell’evento e il cambiamento climatico che, soprattutto nell’area del Mediterraneo, sta causando fenomeni di tropicalizzazione del clima: lunghi periodi di siccità seguiti da eventi estremi sono sempre più frequenti e non solo qui, come ci mostrano le cronache. Di questo bisogna tener conto. La destra invece nega questo dato. Ed è un atteggiamento pericoloso per il futuro di questa terra: perché davanti ad eventi che potrebbero ripetersi non riconoscerne le cause è il modo migliore per non migliorare nella gestione dell’emergenza e nelle politiche di mitigazione e contrasto ai cambiamenti climatici. Del Pd si può dire che si poteva fare di più, ma non che non abbia coscienza del problema. Ora si tratta di agire di conseguenza».

Intanto Ravenna è in vetta alle classiche per consumo di suolo negli anni del Covid, in città apre un nuovo supermercato ogni quindici giorni, nuovi insediamenti abitativi stanno sorgendo in moltissimi lidi. Davvero sulla pianicazione urbanistica va tutto bene così, in un’ottica anche di salvaguardia del territorio e riduzione del danno?
«Sulla pianicazione urbanistica c’è da riflettere a lungo, ma la premessa deve essere che il disastro di maggio non è dovuto alla cementificazione, che può essere semmai considerata corresponsabile, insieme a un sistema fognario costruito spesso con criteri legati a eventi temporaleschi diversi da quelli attuali, degli allagamenti quando si verificano le cosiddette “bombe d’acqua” perché il suolo impermeabilizzato non è in grado di assorbire tutta la pioggia che cade in poco tempo. Ma qui sono franate intere colline e sono straripati tutti i fiumi contemporaneamente portando acqua e detriti. Non è stata certo la cementificazione di Casola o Brisighella a creare il disastro, né qualche albero nell’alveo del fiume. Bisogna quindi ripensare misure di mitigazione del danno che da oggi devono diventare prioritarie. Questo porta con se ragionamenti sulle politiche per le aree interne e collinari per evitare lo spopolamento e anche sull’urbanistica».

Però a Ravenna il Pug non è stato approvato e non sappiamo nemmeno quando lo sarà, anche perché la Regione non ha dato termini…
«Il Pug va fatto bene e approvato a breve. L’urbanistica è una questione fondamentale perché intreccia fattori diversi, ambientali, sociali, economici, di qualità della vita. E oggi anche Ravenna soffre sul tema della casa, che rischia, se non governato di diventare un bomba sociale».

I dati parlano di un problema abitativo già presente a Ravenna per chi vuole venire a lavorarci o a studiare…
«Vero, non ci sono abbastanza abitazioni in affitto in una città che ha ragioni di attrattività dovute all’università e a importanti investimenti anche di aziende private, in particolare nel settore del porto, che hanno bisogno di nuovi lavoratori. Siamo una città con piena occupazione, anche grazie a salari non sempre adeguati, e la questione abitativa rischia inoltre di esplodere a fronte dell’inflazione che erode la capacità di spesa di chi vive di un reddito fisso. A questo si aggiunga il caro mutui che rende sempre più difficile l’acquisto di una prima casa. Un dato recente ci dice che stava aumentando l’indebitamento delle famiglie per far fronte alle spese correnti già prima dell’alluvione. Dobbiamo evitare che Ravenna diventi una città “respingente” per chi desidera trasfervisi come abbiamo visto accadere a tante altre città, con insediamenti universitari o a vocazione turistica. Sicuramente l’urbanistica è una delle leve fondamentali per riuscirci. C’è bisogno di un intervento su più livelli: un patto per l’affitto, un intervento sull’edilizia popolare, oltre a misure per incentivare l’acquisto della prima casa».

E perché la giunta di Ravenna non lo sta facendo? In fondo, siete voi al governo della città.
«La giunta di Ravenna in questi anni ha fatto molto per cercare di temperare le conseguenze del Covid e tenere alto il sistema di assistenza dei servizi sociali. Queste sono sfide nuove e fino a poco tempo fa sconosciute, che devono coinvolgere istituzioni su più livelli, ma che certo dovranno vedere anche gli enti locali in prima fila».

Sono temi anche da campagna elettorale, peraltro alle porte per 14 dei 18 comuni della provincia, tutti più o meno toccati dall’alluvione e che andranno al voto nel 2024.
«I sindaci eletti quattro anni fa hanno dovuto affrontare ciò che nessuno poteva immaginare: Covid, crisi energetica, effetti devastanti del cambiamento climatico, non solo l’alluvione ma anche la tromba d’aria, se pensiamo ad Alfonsine, Voltana e Savarna. La nostra campagna elettorale dovrà intrecciare e declinare sui territori i temi che il Pd metterà in campo a livello nazionale per le europee, che saranno concomitanti, ascoltare le esigenze di cittadini e imprese e, insieme ai nostri alleati, fare una nostra proposta credibile, come abbiamo sempre fatto che ci porti innanzitutto a uscire da questo stato di calamità. Temo infatti che le mancate risposte del governo nazionale possano generare nuove incertezze e una perdita di competitività dei nostri territori sul piano economico».

A che punto siamo con l’individuazione dei candidati? In molti comuni anche importanti, come Bagnacavallo e Lugo, siamo al termine del secondo mandato. Per ora sappiamo chi correrà per succedere al primo candidato di Cotignola, altri nomi? Primarie in vista?
«Si stanno facendo riunioni e il percorso è iniziato ma credo che in questa fase sia importante che a gestire l’uscita dalla fase emergenziale siano i primi cittadini in carica. E credo che debba essere per tutti la priorità al momento. Anche per questo non immagino al momento situazioni in cui saranno necessarie le primarie, qualora dovessero emergere, valuteremo. Ma mi auguro che i candidati possano essere scelti o riconfermati in una discussione e un confronto ampio con gli alleati che portino a scelte unitarie».

Le ultime primarie furono a Cervia, dove nel 2019 l’attuale sindaco Medri si candidò in una situazione un po’ di emergenza per il partito e con la prospettiva allora dichiarata di fare un solo mandato. Intanto Cervia resta il comune dove alle politiche la destra continua a vincere. Cosa succederà nel comune costiero?
«Al momento si è tutti molto concentrati sul portare a termine nel migliore modo possibile una stagione turistica particolarmente difficile, oltre al pieno recupero delle saline, dopo l’alluvione. Ci confronteremo presto in totale accordo con il sindaco che, vorrei ricordare, in questi anni ha dovuto affrontare anche gli effetti di due trombe d’aria».

Stagione turistica difficile sulla costa e Bolkestein alle porte. Quindi il 31 dicembre le spiagge andranno a gara? Influirà anche questo sulla campagna elettorale?
«È l’ennesimo caso in cui il governo ha fatto promesse che non è stato in grado di mantenere e ora ha smesso di occuparsi della questione. Credo che per gli operatori il problema maggiore sia l’incertezza e che proprio questa incertezza possa aver portato, oltre a un rallentamento degli investimenti da parte dei gestori, anche a un aumento dei prezzi dei servizi».

C’è chi dice che Bonaccini sia tentato dall’idea di candidarsi per Bruxelles nel 2024 e che per questo la Regione abbia approvato un regolamento per cui, se accadesse, non sarebbero necessarie elezioni anticipate.
«Non so quali siano le intenzioni del presidente della Regione, mi auguro che porti a termine il suo mandato a Bologna, come tutti coloro che ricoprono un incarico grazie al voto dei cittadini».

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