Un accesso agli atti della lista civica di opposizione fa emergere dettagli sulla vicenda delle aree naturali protette alla foce del Bevano che a marzo 2023 sono state scambiate fra due società immobiliari. E una di quelle figura tra gli sponsor del Ravenna Fc
Nel bilancio di previsione 2021-2023 del Comune di Ravenna, approvato dal consiglio comunale, era stato inserito lo stanziamento di 514.400 euro per l’acquisto delle aree naturali protette Ortazzo e Ortazzino di proprietà privata ma non fu presentata una proposta di acquisto. Lo rende noto la lista civica di opposizione La Pigna che ora chiede spiegazioni al sindaco Michele de Pascale: «Da un accesso agli atti è emerso che la somma non sia stata utilizzata in quanto “non risulta sia stata presentata una proposta di acquisto dell’area in questione per cui non si è presentata l’ipotesi se finanziare o meno l’intervento”».
Non essendo stato utilizzato, lo stanziamento è sparito dal successivo bilancio di previsione 2022-2024. «Indicando nella parte investimenti del bilancio comunale un valore di acquisizione per quest’area privata – si legge ancora in una nota de La Pigna –, significava quanto meno che vi fosse la volontà di effettuare l’operazione se non addirittura contatti, anche informali, già avviati con il proprietario di Ortazzo-Ortazzino. Perché non è stata acquistata l’area?».
Di Ortazzo e Ortazzino e del loro possesso si è parlato a lungo in agosto quando, dalla voce delle associazioni ambientaliste, è emerso che lo scorso marzo quei 500 ettari sono stati venduti tra due società immobiliari per circa 600mila euro senza che il Parco del Delta riuscisse a fare un’offerta pur avendo il diritto di prelazione.
La compravendita dei terreni conclusa a marzo è arrivata nell’ambito della procedura di liquidazione volontaria avviata sei anni fa dalla società Immobiliare Lido di Classe con sede a Roma (con capitale sociale di 255mila euro, detenuto da Italmobiliare spa, Banca Nazionale del Lavoro, Parsitalia spa) che aveva comprato l’area agli inizi degli anni Settanta con il progetto di realizzare un villaggio turistico con stabilimenti balneari e un porticciolo per piccole imbarcazioni alla foce del Bevano. È sempre Il Post a ricostruire cosa accadde 50 anni fa. Il piano regolatore del Comune aveva dato l’assenso all’edificazione di 5 milioni di metri cubi di cemento, poi ridotti a tre nel 1975. I lavori erano già iniziati (realizzate due strade, oggi coperte dalla vegetazione) quando vennero bloccati grazie alle denunce delle associazioni ambientaliste tra cui il Wwf. Il 31 luglio 1975 il pretore Vincenzo Andreucci ordinò il sequestro dell’area sulla base della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale firmata nel 1971 in Iran.