Con il pop dei Baustelle un’altra festa annunciata

Baustelle Color ChairsA sentirli ormai quasi vent’anni fa sul piccolo palco del Mei, il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, l’impressione era che suonassero effettivamente come qualcosa di nuovo nel panorama italico. In quel periodo il rock cantato in italiano doveva infatti essere prima di tutto rock, in effetti, per essere definito davvero “indie” o alternativo. Chitarre, distorsioni, voci incazzate (o comunque piuttosto serie), al massimo qualche violino a distendere l’atmosfere, toni spesso depressi. A tutto questo i Baustelle opponevono un modo di cantare démodé al limite dell’ostentazione, suoni così chiaramente influenzati dalla canzone d’autore italiana e francese, testi colti ma una volta tanto all’apparenza anche tanto, tanto leggeri. D’accordo, c’era già stato Battiato, ovviamente. Però di gruppi alla Battiato pochi o nessuno in grado realmente di funzionare. In grado di diventare qualcosa che potesse andare oltre Battiato, invece, probabilmente solo loro.

Inevitabile che con il passare degli anni siano aumentati a dismisura i loro fan e parallelamente anche i critici, quelli che incolpano i Baustelle di aver creato dei mostri, di colpe non certo solo loro. Li accusano di aver sdoganato il pop nella scena indie italiana, della sua deriva cantautorale naif, chiamiamola così. Di aver fatto passare il concetto di leggerezza come un vanto, non più da rinnegare. Di nuovi Baustelle, però, in realtà non ne sono nati. Per fortuna, dirà qualcuno. Ma anche no, perché ce ne fossero comunque di band in grado di unire con la loro disinvoltura alto e basso, colto e popolare, insomma, avete capito.

Certo, non sempre tutto funziona, il nuovo disco per esempio è il classico album di transizione verso chissà quali lidi, che però al momento sembra solo un po’ stanco. L’amore e la violenza si ferma un po’ a metà delle intenzioni, riportando tutto a casa ma senza emozionare come un tempo. D’altronde è arrivato, a inizio 2017, dopo il punto più alto del percorso del gruppo di Montepulciano, quattro anni dopo quel Fantasma che era riuscito a dare un volto orchestrale al pop d’autore, spiazzando pure il pubblico con strutture piuttosto complesse. Ora, invece, i Baustelle al pubblico hanno deciso di strizzare nuovamente l’occhio, riuscendo a conquistarne fette sempre più consistenti. Le canzoni sono tornate semplici e dirette come agli esordi, il tour che ne è seguito è stato il classico successo annunciato. Tanto che sono arrivate nuove date estive. Quella del Ravenna Festival (il 16 giugno) sarà in particolare un’altra festa annunciata, nella cornice danzereccia del grande giardino di palazzo San Giacomo, a Russi, per un appuntamento con i nuovi Baustelle «oscenamente pop», per dirla con le parole del leader Francesco Bianconi, forse la frase più citata di sempre da una cartella stampa nell’ambito del rock italiano. Forse perché, in effetti, rende piuttosto bene l’idea.

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