Candidato sindaco, l’ideale perduto

Fausto PiazzaSu questo spazio, a inizio anno avevo scritto che le elezioni amministrative sarebbero state il tormentone dei prossimi mesi e qualcuno mi ha preso in parola. Un vecchio amico mi ha sfidato sollecitandomi a individuare – visto il mio “osservatorio privilegiato” – chi fra partiti, liste civiche e di supporto, in lizza tuttora, aveva composto il profilo del candidato a sindaco di Ravenna in 10 punti ideali che elenco di seguito.
1. Faccia nuova: non deve appartenere al vecchio regime dei partiti.
2. Attenzione e capacità d’ascolto delle diverse aree politiche, culturali, sociali e generazionali.
3. Autonomia di giudizio: indipendenza da condizionamenti e capacità decisionali.
4. Successo e prova di sé in ambiti professionali.
5. Capacità di lavorare in equipe e di delegare.
6. Verità di linguaggio e capacità di comunicazione.
7. Conoscenza dei meccanismi giuridico/istituzionali.
8. Competenze nella gestione strategica dei servizi (marketing pubblico, sistemi informativi, controllo di gestione, risorse umane).
9. Capacità di formazione squadra di governo di qualità.
10. Capacità di rapportarsi col mondo internazionale.
Beh, gli ho confessato che dalle mie fonti non mi risultava alcunché… E in effetti il vecchio amico mi ha poi svelato che il decalogo ideale era in una “capsula del tempo” risalente al 1993! A quell’epoca si tenne la prima, inedita, chiamata alle urne per l’elezione diretta del sindaco. L’identikit era stato formulato da un gruppo di cittadini impegnati politicamente, trasversale e minoritario, autoproclamato “Tocca a noi”, ed è citato dallo storico Alessandro Luparini, direttore della Fondazione Casa Oriani, nella sua pubblicazione “Con la passione di un semplice cittadino”. Le elezioni, dopo un ballottaggio, furono vinte da Pier Paolo D’Attorre, candidato dell’allora Pds, la cui personalità si rispecchiava in tanta parte attorno a quel profilo ideale. Purtroppo, una malattia se lo portò via presto, senza consentirgli di dimostrare a fondo, e a vantaggio della città e degli elettori, le sue doti di intellettuale, uomo politico e amministratore.
Questa rivisitazione storica – che avevo rimosso pur avendola vissuta – mi ha notevolmente impressionato. A oltre 20 anni da quelle vicende è evidente come le prospettive della politica e del sistema di governo locale, dal punto di vista etico e culturale, si siano via via ristrette, oserei dire immiserite, se pensiamo a quanto ci ha riservato il passato prossimo della nostra città e l’attuale scenario della competizione elettorale.

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