Comune desportizzato

Andrea AlberiziaPrima di arrivare alla fine di questo editoriale non si potrà fare a meno di affrontare la reazione un po’ qualunquista un tanto al chilo e allora leviamoci subito il pensiero: se il Comune venisse a chiedere donazioni liberali ai cittadini per chiudere le buche delle strade sarebbe il festival dell’insulto verso il Palazzo ma se una società sportiva chiede aiuto ai tifosi per completare il budget con cui affrontare la prossima stagione si raccolgono più di 80mila euro in cinque giorni. C’è sicuramente più di qualcuno che sarà rimasto sconvolto dalla cosa. C’è sicuramente più di qualcuno che mentre legge queste righe sta urlando che la fede sportiva non va confusa con i balzelli dello Stato oppressore. Si potrà pensarla come vi pare a proposito del Comune o dello sport ma, al netto del periodaccio per la politica e del tifo viscerale, resta un dato di fatto: lo sport a Ravenna fa fatica. E questo, non ci stancheremo di dirlo, fa a cazzotti con la consapevolezza che il prossimo anno saremo città europea dello sport (titolo rilasciato da un’associazione privata che, in buona sostanza, lo concede senza andare troppo per il sottile). Il basket passa con il cappello tra i tifosi perché il presidente caccia 300mila euro (mica pochi) e altrettanti i sostenitori istituzionali ma non basta per stare in A2, che vorrebbe dire seconda categoria nazionale, perché lo sponsor principale si è tirato indietro. La pallavolo il prossimo anno forse la rivedremo qualche volta in città un po’ come omaggio alle radici perché l’esperimento di Forlì ha dato i suoi frutti: giocare sotto San Mercuriale costa meno e chissenefrega del campanile e là resterà. Il calcio si appresta a tornare in serie D, un gradino sotto il professionismo: il vero banco di prova arriverà adesso, la società avrà le spalle larghe a sufficienza per dare l’assalto alla Lega Pro? Insomma la domanda, già fatta ma meritevole di non essere dimenticata, è una sola: che città siamo sportivamente parlando? Di sicuro siamo una città senza impianti. E hai detto niente. Lo stadio cade a pezzi. Il Pala De Andrè non si sa bene che natura abbia e costa lacrime e sangue per riscaldarlo. Il Pala Costa è un gioiellino per categorie inferiori. La pista di atletica sembra più una pista da rally. Andiamo avanti? Possiamo aspettarci che siano i tifosi a fare i finanziatori dello sport? Anche se l’amorevole gesto dei tifosi di pallacanestro consentirà di sopravvivere un anno in più, fra dodici mesi che si fa? Avete presente quei cartelli stradali all’ingresso dei centri abitati con scritto “Comune denuclearizzato”? Facciamo così, a Ravenna scriviamoci “Comune desportizzato”.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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