Cosa voterà chi applaudiva Bersani?

Era un novembre, di quattro anni fa. Obama veniva rieletto e Pierluigi Bersani veniva accolto in pompa magna a Ravenna per la sua campagna per le primarie contro Matteo Renzi, quelle che poi vinse. Era un’epoca ormai lontana dove tutto l’establishment del partito tifava Bersani incondizionatamente. Ma quattro anni sono ormai un’era geologica in politica. Da allora, come noto, Bersani ha non vinto le elezioni e Matteo Renzi è poi diventato in rapida successione segretario del partito e premier. Qui, come noto, la vittoria di Renzi non ha provocato alcun cambiamento radicale della classe dirigente Pd che, semplicemente, da bersaniana è diventata più o meno convintamente renziana, mentre vinceva le amministrative con margini sempre più risicati. Non è mancato chi si è allontanato dal partito, qualcuno vi si è avvicinato, ma grossi sommovimenti non si sono visti. Alle feste dell’Unità è venuta spesso la Boschi e Renzi era addirittura a chiudere la campagna di De Pascale in piazza. Ma  poi è successo che le amministrative di giugno non sono andate benissimo. E il vento renziano che già non era travolgente si è ancor più affievolito. All’ultima festa dell’Unità ministri se ne sono visti meno, ma Bersani è tornato in “prima serata” e ha fatto  il tutto esaurito. Il nuovo segretario provinciale (peraltro part time) renziana non è, e si è in attesa di scoprire chi sarà il nuovo segretario comunale che mesi fa sembrava dovesse essere renziano e ora chissà. Perché la sensazione è che per molti Renzi non vada bene, ma non ci sia nemmeno una vera alternativa che non venga dal passato e che tutto sia un po’ sospeso, in attesa di un Godot che, per sua natura, non può arrivare. Forse anche per questo a oggi la campagna per il sì ha visto forse più attivi i comitati nati al di fuori del partito (soprattutto ex Pd). Oggi scopriamo, senza troppe sorprese, che per il no c’è anche Miro Fiammenghi, che a Ravenna ha fatto la storia del partito. Ma nelle dichiarazioni gran parte della dirigenza è per il sì. E nella base? Quanti di quelli che due mesi fa erano ad applaudire Bersani hanno capito le sue ragioni e voteranno no? Quanti daranno retta a Bonaccini, il primo dei bersaniani fino alla conversione renziana, quando  dice che chi vota no è “nella foto con Salvini e Grillo” dimenticando Anpi, Cgil e altre forze di sinistra e, soprattutto, dimenticando i compagni di partito? Non c’è da stupirsi se in giro c’è  scarso entusiasmo da queste parti. Renzi non convince, ma su chi può avere davvero appeal  Bersani oggi, dopo quattro anni da quell’accoglienza trionfale? Intanto, in Usa, dopo quattro anni ha vinto Trump. A proposito di ere geologiche.

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