Dalla guerra al turismo, tra solidarietà e strategie

Se c’è una cosa che balza subito all’occhio cercando di fare qualche approfondimento sul tema della guerra vista da (neppure troppo) lontano, è la gara di solidarietà che scatta tra i ravennati ogni qual volta si trovino di fronte a un’emergenza. Successe con il terremoto (in Emilia e nelle Marche), poi naturalmente con il Covid (che però ci coinvolge pure tutti, e quindi probabilmente non vale…) e sta succedendo ora, con la comunità ucraina commossa per tanta generosità. Facciamoci i complimenti, per una volta.

Subito dopo però, a balzare agli occhi sono purtroppo le ricadute concrete che la guerra sta già avendo e potrà avere anche sull’economia ravennate, già sfiancata dal Covid. Basti pensare che nel 2021 sono state di oltre 63 milioni di euro le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia, a cui se ne devono aggiungere 15,5 milioni verso l’Ucraina.

Per una città d’arte come Ravenna, inoltre, il rapporto con quei due paesi si era fatto più stretto nel corso degli anni anche per via dei flussi turistici, con russi e ucraini che nel 2019, ultimo anno “completo” prima della pandemia, rappresentavano oltre il 6 percento di tutti i visitatori stranieri arrivati in provincia. Stranieri con la pandemia praticamente azzerati e che ora sarà bene cercare di riportare da queste parti, se si vuole davvero “campare” anche di turismo. Una prima mossa, che potrebbe essere decisiva in questo senso, è quella del rilancio del terminal crociere, con accordi importanti con operatori mondiali, oltre che con l’aeroporto di Rimini. Ma saranno proprio le infrastrutture a fare la differenza, e su questo fronte in questi anni si è mosso poco o nulla, con l’Alta Velocità (per esempio) che ancora è rimasta ferma solo alla carta, sull’ambizioso progetto di Confindustria Romagna.

E in tutto questo si inserisce il tema delle concessioni balneari, che a fine 2023 andranno all’asta e proprio in questi giorni ancora Regioni e associazioni di categoria chiedono al Governo importanti modifiche al testo della legge che non terrebbe infatti conto, al momento, di tutti gli investimenti fatti in questi anni dagli imprenditori. Imprenditori che a loro volta, nell’attesa snervante, bloccano nuovi investimenti, con tutto quello che ne consegue in termini di indotto.

Per dare una boccata d’ossigeno al comparto ci vorrebbe forse una strategia ben definita da parte dei Comuni del territorio, Ravenna e Cervia in primis, in grado di dare l’idea che sul turismo, da queste parti, si può davvero investire, che gli imprenditori non sono lasciati da soli, e che il tutto non si riduce solo alle concessioni balneari.
Finita la guerra, magari, saremo pronti ad aggiornamenti sul tema…

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