Darsena di città, si fa sempre più tardi

Fausto PiazzaIl piazzale di fronte alla Darsena di città è stato intitolato recentemente al grande cantore del dialetto romagnolo Raffaello Bal­dini.
Un bel gesto da parte dell’ufficio toponomastica municipale ma quasi impalpabile rispetto ai poderosi provvedimenti che ci si aspetta dal Comune, rivolti a riqualificare e valorizzare quel luogo che è da tempo – e resta – una zona desolata.
Alcuni personaggi delle poesie dialettali di Baldini mi ricordano mio nonno che per una vita ha abitato sulla sponda de Cangiàn, poco più in là del vecchio Tiro a Segno, sulla via D’Alaggio. Quando ero piccolo mi portava a vedere “i vapori”, i facchini che dalle stive delle navi trasbordavano centinaia di sacchi da mezzo quintale sulle spalle, e mi magnificava la grandiosità dei magazzini e delle ciminiere del cementificio, dell’Interconsorziale, della Telejuta.
Era un luogo brulicante di persone e di lavoro, oggi è un cumulo di macerie.
Ha un bel dire il candidato a sindaco del Pd, il giovane Liverani – probabile primo cittadino della Ravenna degli anni a venire – che non si consumerà più territorio invano. La soluzione per la città futura in gran parte è lì, negli ettari in disuso della vecchia Darsena. D’altra parte l’hanno giurato e spergiurato per almeno vent’anni i vecchi sindaci e c’è scritto in decine di documenti, progetti e pianificazioni fra promesse e normative, incentivi e palliativi. Peccato che la trentina di proprietari di quei terreni intorno al Candiano non se ne curino più di tanto. In buona parte, sono gli stessi che continuano a ponderare e procrastinare ogni progetto incisivo di innovazione e apertura alla concorrenza del porto. Chissà com’è…
A ripetere queste cose mi sento un po’ arteriosclerotico, come certi soggetti di Baldini, come nella poesia Ch’or el molto surreale ma ficcante nel caso delle sorti della Darsena cittadina. Ecco il frammento finale: «Ch’or el? L’è téard… L’è téard? L’è sempar téard! Ma ch’or el àlora? Le téard e se tlà tir longa us fa piò téard. [Che ora è? È tardi… È tardi? È sempre tardi! Che ora è allora? È tardi, e se perdi tempo …si fa più tardi].

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