Darsena, ora che i soldi ci sono toccherà davvero cambiarla

Andrea AlberiziaDopo mesi di stallo, il braccio di ferro tra Comuni e governo è finito. L’esecutivo gialloverde è tornato sui propri passi e ha deciso di confermare i finanziamenti del Bando Periferie anche per i progetti arrivati dopo il 24esimo posto in graduatoria (come aveva già deciso di fare il precedente Governo che lanciò l’iniziativa) e quindi anche il Comune di Ravenna con la sua Darsena (73esima in classifica, non proprio a un soffio dai 24 secchioni) potrà contare su 12 milioni di euro.
Una botta di salute che servirà a coprire una fetta di costi di infrastrutture. Quelle cose che sono necessarie per rendere vivibili gli ambienti e consentire altri interventi – tipo le fognature – ma siccome non si vedono non ci si immagina quanto siano fondamentali e quanto possano costare.

Il sindaco Michele de Pascale può tirare un sospiro di sollievo: nella battaglia con lo Stato – portata avanti chiamando a raccolta anche i cittadini, in veste anche di presidente regionale dell’Anci – aveva annunciato che le risorse le avrebbe messe in ogni caso Palazzo Merlato. Il De Pascale sindaco è sicuramente soddisfatto dell’esito, il De Pascale politico Pd forse nella contesa contro Lega e Cinquestelle magari avrebbe preferito che toccasse al Comune mettere mano in tasca, tanto per far pesare al governo Conte-Salvini-Di Maio una mancata promessa.

Avevamo già scritto in un Bombolone, rubrica satirica sul nostro sito web, che l’eventuale mancato rispetto delle promesse sul Bando Periferie per quanto riprorevole non sarebbe stata una giustificazione sufficiente per l’amministrazione locale per non agire sulla darsena. Vedersi assegnare 12 milioni e poi vederli sparire non fa piacere a nessuno. Ma di riqualificare la darsena a Ravenna se ne parla da una ventina d’anni, per stare scarsi. E dare le colpe di tutti i mali a un bando del 2017 sarebbe stata un po’ una paraculata. Rischio scongiurato perché i soldi ci sono.

E adesso? Adesso tocca davvero svoltare. Non ci sono più scuse. Per nessuno. Non ci sono per la pubblica amministrazione: gli errori in passato non sono mancati. Dalle scelte di pianificazione a quelle strategiche (sarà sempre troppo tardi quando qualcuno ci spiegherà perché l’unico immobile comunale sulle banchine in testa al Candiano, l’ex dogana, è stato utilizzato come distaccamento della polizia municipale). Ma non ci sono scuse nemmeno per i privati. Quando non c’erano risorse pubbliche si lamentavano della mancanza e dicevano di non potersi fare carico di certe spese. Quando le hanno messe e tolte si lamentavano che così non si poteva certo pianificare sul lungo periodo e c’era troppa incertezza sul futuro.

Adesso che ci sono i soldi pubblici, toccherà smettere di lamentarsi. E magari inventarsi qualcosa che possa avere un orizzonte capace di andare oltre l’eventuale futuro scoppio della bolla enogastronomica.

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