Quelle sardine salutari, sintomo di un fallimento

Dire che sotto o dietro le sardine (a Ravenna il 4 dicembre) ci sia il Pd mi pare sinceramente una sopravvalutazione delle capacità organizzative, inventive e comunicative del Pd. Che tra le sardine ci siano iscritti, simpatizzanti o elettori del Pd mi sembra cosa di per sé ovvia, visto che trattasi del principale avversario politico di Matteo Salvini (a Ravenna il 5 dicembre), lo stesso contro cui si schiera il neonato movimento. Ma oltre a elettori del Pd tra le sardine ci sono persone della galassia a sinistra e a destra del Pd, elettori o ex elettori dei grillini, ma, soprattutto, ci sono persone che magari non votano da un po’.

C’è quindi da sperare che le sardine servano intanto a muovere un po’ gli animi e le gambe, che in quello scendere in piazza contro Salvini ci sia un po’ di ritrovata voglia di partecipazione e politica (ricordiamo sempre che qui cinque anni fa votò per la Regione il 37 percento degli aventi diritto). E forse c’è anche un po’ di orgoglio campanilistico, non a caso sono nate in quella Bologna che Salvini si propone di venire a “liberare” il 26 gennaio, un po’ con l’atteggiamento del conquistatore che arriva da fuori a portare la cività lombarda.

SardineE così le sardine sono riuscite per ora in una cosa che a nessuna forza della sinistra era riuscita: ribaltare la narrazione, oscurare la potenza comunicativa del “Capitano”, far diventare le sue piazze (pure piene) piccole di fronte alle altre. Significa questo che la Lega non ha speranze? Ovviamente no. Non solo perché in piazza ci vanno tante persone, ma che restano una percentuale minima degli aventi diritto del voto, ma perché le sardine appunto non possono avere, per loro natura, una vera rappresentanza politica strutturata, riconoscibile sulla scheda. Non sono le folle del Movimento 5 Stelle di un tempo, che nascevano soprattutto “contro” (senza un programma su molti temi, come si è visto poi alla prova dei due governi) ma con un leader e disposte ad avere un leader.

Qui è tutto più fluido, magmatico e davvero sembra difficile ora immaginare un futuro politico nella selva del centrosinistra italiano. Hanno però avuto il merito di dimostrare che il Salvini-pensiero non è per forza dominante, che i social non li sa usare solo lui, che se anche vincesse le elezioni per la Borgonzoni non sarà poi una passeggiata governare e le piazze potrebbero riempirsi spesso.
Allo stesso tempo, le sardine sono anche il segno di un fallimento: della sinistra esistente, anzi inesistente, frantumata, conflittuale. E così è dovuto nascere un nuovo movimento capace di raccogliere il sentimento diffuso di disagio per esprimerlo in un modo che è insieme nuovo e antico.

Che si sia d’accordo o meno, le sardine sono un segno vitale in una politica altrimenti asfittica: forse di breve respiro, forse effimere, forse innocue, ma certamente non nocive alla democrazia e quindi, in ultima analisi, a tutti noi.

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