Educazione sessuale, perché non osare di più?

Tutti a parlare di educazione e prevenzione, tutti a stracciarsi le vesti quando si legge di un’ennesima violenza su una donna o un atto di bullismo o una storia di discriminazione sessuale. Tutti a parlarne e addirittura a presentare mozioni in consiglio comunale, salvo poi rendersi conto che, tanto per cambiare, si sta parlando del nulla. Perché nelle scuole italiane e ravennati l’educazione sentimentale, affettiva e sessuale, quella che viene praticata da decenni in Paesi del resto d’Europa, è pressoché inesistente. C’è un progetto  che pare decisamente meritorio e di cui parliamo a lungo su questo giornale che si deve alla Regione e all’Ausl ma che in tutta la provincia è attivo solo in 4 scuole medie e che prevede comunque interventi solo nelle terze medie. In tutto il Comune di Ravenna nella sola Montanari. Il Comune stesso spende oltre 110mila euro l’anno per progetti e attività che vanno ad arricchire il piano dell’offerta formativa delle scuole  ma non prevede nulla specificatamente in questo ambito. Cionostante gran parte del discorso pubblico e politico sembra incentrato a dettare linee e porre confini rispetto a  qualcosa che di fatto nemmeno esiste. C’è qualcosa di davvero simbolico e rappresentativo in tutto questo, a pensarci bene. Forse più di una mozione dell’opposizione per chiedere il coinvolgimento delle famiglie, servirebbe un ordine del giorno per chiedere che progetti di educazione sessuale diventino la norma? Non si può tentare, insieme alla Regione e all’Ausl, di colmare un vuoto con una sperimentazione sul territorio? Il punto è che il tema resta complicato, che sarebbe meglio naturalmente avere quadri legislativi nazionali, che in fondo se ci pensa l’Ausl è meglio. Intanto, però, nulla o troppo poco sta accadendo.  E forse la ragione sta anche e proprio nel timore di andare a suscitare vespai, sollevare polemiche per il presunto timore delle famiglie di non essere coinvolte in una programmazione scolastica su un tema tanto delicato. Come se il problema non fosse esattamente questo: molte, troppe famiglie non sono in grado di educare adeguatamente i figli all’affettività e alla sessualità, per i motivi più svariati e in modo peraltro quasi sempre del tutto incolpevole (del resto, i genitori stessi potrebbero non aver mai ricevuto un’educazione sentimentale e sessuale adeguata). Magari lasciamo stare i piccolissimi, i nidi e anche le materne, magari limitiamoci a medie e superiori. E magari finiremmo per scoprire che per svariate ragioni la stragrande maggioranza delle famiglie è ben felice di questa offerta formativa.

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