Fra feste e parate, l’illusione Darsena

Fausto PiazzaTra feste e parate, negli ultimi tempi, pare che i ravennati abbiano scoperto il suggestivo scenario della Darsena di città, e l’irrisolto rapporto con l’acqua che entra nella dimensione urbana. È accaduto in occasione di iniziative promosse da Ravenna 2019 e, più recentemente, nella settimana dedicata al raduno nazionale dei marinai. Per l’occasione si è goduto di spettacoli allestiti su un palco galleggiante, mangiato in in una barca-ristorante, sorseggiato l’aperitivo nel locale che si affaccia sul canale in fondo a via Zara. E il ponte mobile ha fatto il suo dovere, alzandosi per far passare vele e imbarcazioni che hanno vivacizzato il solitamente desolato specchio d’acqua. Una notevole folla ha aderito agli eventi, esaltando organizzatori e amministratori, compresi gli operatori del commercio che hanno visto un’opportunità per allargare, anche in futuro, gli orizzonti delle proprie attività. Il Comune si ripromette di organizzare nuove iniziative, magari di riproporre un pontone per eventi sull’acqua… Tutto bene, tutto giusto. Ma chi ha osato, anche nell’occasione delle luci e della festa, di uscire dai trecento metri della testata e percorrere a destra o a sinistra le sponde urbane del Candiano hanno potuto constatare come l’enorme area intorno (la superficie corrisponde più o meno al centro storico) sia un desolato spazio decadente, fra edifici in disfacimento, vaste sterpaglie e cumuli di macerie.
Una prospettiva paurosa, da film horror, che al degrado materiale rischia di coniugare quello sociale (si veda il caso recente dell’ex mangimificio Mosa, divenuto rifugio per diseredati).
Dopo vent’anni e quatto legislature (due governate da Mercatali e due da Matteuccci) quello che doveva essere l’area privilegiata della riqualificazine urbana e dello sviluppo cittadino senza consumo di territorio vergine – fra Prg, Master Plan, Poc, Agenzia d’area, Progettazione Partecipata e velleitari tentativi di  “condensazione” di capitali privati – sta diventanto sempre di più una grande illusione, che periodicamente emerge fra le luci di qualche festa effimera e di qualche locale trendy.
Non ci sono soldi, non ci sono idee, non c’è slancio imprenditoriale di ampio respiro, mentre i pochi progetti presentati languono o sono infognati in infiniti problemi autorizzativi (Sigarone ex Sir, comparto Cmc, area Consorzio Agrario, area ex Iter…). Uno scenario scoraggiante che andrebbe affrontato con un nuovo e grande patto fra pubblico e privato, incentivi e semplificazioni. Sicuramente una gatta da pelare, sempre più spelacchita, fra le tante che dovrà affrontare il prossimo Sindaco.

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