Il Grande Ferro R non può essere trattato da ferrovecchio

Fausto PiazzaRecentemente il Comune ha anticipato, con una certa ma comprensibile enfasi, l’allestimento nel prossimo autunno al Mar di una mostra dedicata ad Alberto Burri, nell’ambito della Biennale del Mosaico Contemporaneo. La mostra è una bella notizia, sia per il valore dell’artista, sia perché rende prestigio alla biennale 2023 e al museo d’arte della città, la cui immagine e attività negli ultimi anni si è non poco appannata.

Anche se Burri – fra i più grandi artisti italiani del secondo Novecento – non era mosaicista le diverse opere che vedremo esposte svelano riflessi del suo rapporto con l’antico splendore musivo della citta. E in virtù del legame con Raul Gardini che per il Pala De André gli aveva commissionato una delle poche sculture monumentali realizzate dall’artista, l’evento espostivo non può che rimandare all’imponente “Grande Ferro R” che campeggia nel circostante parco delle arti e dello sport da più di trent’anni. Nonostante il valore, quest’opera non ha avuto fortuna: isolata e trascurata nella periferia est della città, poco o per nulla citata nelle guide turistiche, bistrattata dagli organizzatori di fiere e feste. Questa incuria è stata documentata recentemente da una nota stampa dell’associazione culturale “Dis-Ordine” pubblicata sul nostro sito web. A questo proposito va ricordato che nel 2018 il compianto Nino Carnoli, agitatore culturale sempre in cerca di idee originali, propose provocatoriamente di traslare la grande opera di Burri dal Pala De Andrè a Piazza Kennedy per dargli visibilità e sottrarla all’isolamento e alla sciatteria.

Poi Nino organizzò anche una delegazione ravennate informale (diciamo di cittadini appassionati d’arte, comprendente Marcello Landi, Guido Guerrieri, Danilo Montanari, e a cui partecipai come “osservatore”) che dopo una visita ai due musei dedicati al Maestro nella sua nativa Città di Castello fu accolta con rispetto e attenzione dal presidente della Fondazione Burri, il critico d’arte Bruno Corà. Il quale mostrò un inatteso interessamente ad allacciare un rapporto di collaborazione con Ravenna. La morale di questa rievocazione? Beh, da una parte mi fa piacere credere che la prossima mostra di Burri al Mar sia un po’ anche frutto di quella “gita”, che ha innescato un percorso importante. E questo da parte di persone senza patente istituzionale ma con un certo senso civico e di premura per la propria città.

D’altra parte – visto che la mostra del Mar finirà ma la scultura di Burri resterà lì dov’è – è soddisfacente anche la dichiarazione dell’assessore comunale alla Cultura Fabio Sbaraglia rispetto alla necessità di tutelare e curare il Grande Ferro R, per quel che vale e non certo come un ferrovecchio. Nei piani dell’amministratore pubblico c’è senz’altro un restauro dell’opera che ha perso il colore originario, e una sua valorizzazione anche in termini di promozione, accesso e maggiore visibilità. Finanze permettendo ovviamente, ma almeno ci sono serie intenzioni che prima non si erano mai palesate verso quello che è uno straordinario pezzo d’arte contemporanea ma anche un bene comune dei ravennati.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24