Da Jova al Mosaico, è anche una questione di immagine

Bisognerà aspettare lunedì per una prima conta dei pro e dei contro e poi, più a lungo termine, i prossimi Jova Beach Party, visto che già ora accade che in alcune localitàl’evento si ripeta. Un grande, enorme evento senza precedenti non è prevedibile a priori, ovviamente.
A priori si possono per ora vedere una serie di disagi per una località così piccola e non attrezzata.
Dai bagni che hanno accettato di smontare la propria spiaggia per un’intera settimana di caldo a luglio e per i loro clienti, che magari hanno lì l’ombrellone e avevano pure qualche giorno di ferie in quella settimana.
Per tutti gli altri esercenti di Marina che magari chissà in un futuro potrebbero capire come organizzarsi per abbeverare e sfamare una folla oceanica nelle ore precedenti e successive l’evento, ma che al momento non sanno bene cosa aspettarsi e in tanti sanno solo che, al contrario degli altri weekend, non hanno prenotazioni per cene o pranzi in quei giorni.
Ci sono gli ambulanti dei mercati che sono saltati. Ci sono tutte le persone che da un giorno all’altro hanno scoperto che un pezzo della battigia era off limits, così come la diga.

Poca roba, si dirà. Certo, poca roba. Nel senso che non è roba monetizzabile, questa. Poi c’è l’imponente organizzazione per l’ordine e la viabilità, con tanto di zone rosse e gialle che fanno tanto emergenza, come abbiamo imparato di recente. Alcuni pro già li vediamo chiari: albergatori che per un week end possono fare prezzi da capogiro per le camere. E il nome di Marina di Ravenna tra le tappe di un tour che fa notizia per tutta l’estate, anche se non sempre positivamente.
Ci sarà infatti anche qualcuno per cui il fatto che il lido ospiti il Jova Beach Party non è un plus, anzi. Il dibattito sui grandi eventi è aperto su più fronti, da quello ambientale a quello economico fino a quello, non secondario, dell’impatto sul mondo culturale.

Ma Ravenna, ce lo ripetono, è la città del mosaico dove le differenze si compongono. E sia. Resta che l’idea di una cittadella murata e fortificata sulla spiaggia in cui si entra pagando un costoso biglietto e da cui si può uscire una sola volta e mai più rientrare, un lido diviso in zone e in parte inaccessibile possa non entusiasmare. Soprattutto quando da queste parti, sul territorio, abbiamo esempi diametralmente opposti che certo non richiamano settantamila persone ma di cui fare l’elenco dei pro è facilissimo. Basta pensare al Beaches Brew dell’Hana-bi, ma anche a tante altre realtà diffuse e, come dire, “sostenibili” sotto più punti di vista.

E si può pensarla così senza dover essere annoverati come passatisti, tradizionalisti, provinciali. Sarebbe bello che lunedì, nella conta dei pro e dei contro, si mettessero un po’ da parte le tifoserie e si riuscisse a fare una vera riflessione su ciò che vogliamo essere e sull’immagine che vogliamo dare di noi insieme a quella nuova (e graficamente coraggiosa) di Città del Mosaico.

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