Il rusco per strada a un mese dal voto

Andrea AlberiziaUn bel giorno di metà aprile che era un sabato ci siamo svegliati con i cassonetti pieni e il rusco che si ammucchiava attorno. Che è successo? Hera ha appaltato il servizio di raccolta a un nuovo operatore, un raggruppamento di imprese capeggiato dal consorzio milanese Ambiente 2.0 che ha battuto in gara i vecchi operatori raggruppati attorno alla cooperativa ravennate Ciclat Trasporti Ambiente, e le cose sono partite maluccio.
Un paio di sindaci, quello di Cervia e quello di Ravenna, hanno fatto la voce grossa contro la multiutility dicendo che aveva la responsabilità di risolvere il problema nelle vesti di stazione appaltante. Qualcuno dall’opposizione ha alzato la manina: vi siete dimenticati che Hera è il giocattolo del vostro Pd e i suoi amministratori sono lì per appartenenza politica? Da cui la domanda conseguente: la monnezza in strada sposterà voti fra un mese?
Si è gridato allo scandalo per il dumping di Ambiente 2.0, vincitore dell’appalto con un ribasso del 14 percento (Ciclat da altre parti in Italia si è presentata con un meno 10 percento). Davvero vi pare così assurdo uno sconto monstre per entrare in un mercato nuovo dove entro un anno ci sarà un nuovo bando di 15 anni da un miliardo di euro?
Però qualcuno di Hera prima o poi dovrà spiegarci come sia accaduto che ai nastri di partenza ci fossero due società e abbia vinto quella sì più economica ma anche con dodici intoppi nei lavori fatti in passato e non quella più costosa ma senza rescissioni contrattuali in danno.
Poi ci si è chiesti come mai gli stessi lavoratori fossero diventati dei Fantozzi solo avendo cambiato casacca. E si è scoperto che un terzo dei netturbini, quelli più qualificati, ha scelto di non passare dal vecchio operatore al nuovo. La coop dice di aver fatto quello che deve fare una coop: garantire occupazione. Vero. Ma se il Tar non accoglierà il ricorso e tutto resterà così, i livelli occupazioni resteranno garantiti ugualmente?
Il racconto di quanto accaduto è passato anche attraverso una pioggia di foto e segnalazioni sui social network e nella posta elettronica delle redazioni: oggi tutti hanno uno smartphone ma è difficile non apprezzare il tempismo chirurgico con cui i cittadini di buon senso civico fossero sempre al posto giusto nel momento giusto quando un camion dei nuovi operatori combinasse un pasticcio.
Il caos pare già parecchio ma vanno aggiunti un’indagine in procura e un ricorso che pende al tribunale amministrativo: se accolto si ribalterebbe tutto e potrebbero tornare in sella i vecchi operatori. Siamo solo all’inizio.

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